Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Tour de France 2013: Demolition Man - Sensazionale Froome sui Pirenei, avversari annichiliti. Solo Porte alla sua altezza

Versione stampabile

Chris Froome superbo sulla salita di Ax 3 Domaines © Bettiniphoto

Anche se tutti ora sono convinti che Chris Froome sia arrivato in anticipo rispetto agli avversari del Tour de France, noi possiamo qui asserire senza tema di smentita che l'anglokenyano è arrivato invece in ritardo. In ritardo all'appuntamento con la maglia gialla, di almeno un anno. Un corridore così, che già nel 2012 aveva dato a tutti l'impressione di poter essere devastante, e che oggi ne ha dato una conferma a dir poco sensazionale, doveva arrivare sul tetto del mondo ciclistico almeno da 12 mesi; o forse da ancor più tempo, dalla Vuelta 2011 (anche lì, come al Tour dell'anno scorso, fu costretto a frenare per non staccare il suo capitano Wiggins).

Ma chi guarda troppo al passato rischia di perdersi il meglio del presente, e nel caso del nostro uomo questo presente così chic sarebbe veramente sciocco lasciarselo sfuggire: a 28 anni, dopo aver perso intere stagioni a causa di problemi di salute (la bilharziosi, malattia parassitaria che può essere cronica, tipica di chi viene dall'Africa) che ne hanno ampiamente minato il rendimento, è finalmente giunto a poter concretamente centrare l'obiettivo di una carriera: vincere il Tour de France.

L'impressione che oggi il capitano della Sky ha destato in tutti gli appassionati di ciclismo è grande. Alla prima tappa di montagna della Grande Boucle, dopo una settimana di cincischiamenti, ci si poteva aspettare anche una notevole scossa nella classifica, ma una demolizione così radicale di tutti i possibili rivali era fuori dalla nostra immaginazione. Messa in atto, poi, nel giro di 5-8 km: 5 se vogliamo contare dal momento in cui Chris è rimasto da solo al comando; 8 se vogliamo considerare anche l'ottimo lavoro preparatorio di Richie Porte all'inizio della salita di Ax 3 Domaines.

Intorno ai due uomini Sky, capaci di fare primo e secondo al traguardo, un vero e proprio deserto. Spazzate via in poco più di un quarto d'ora tutte le ipotesi, le valutazioni, le speranze di chi alla vigilia sognava un Tour equilibrato, battagliato, il più possibile incerto. Come si fa a nutrire qualche minima riserva, dopo una tale esibizione di superiorità? Se quel che abbiamo visto oggi sarà non diciamo replicato, ma almeno avvicinato nelle prossime frazioni di montagna, a fine Tour saremo costretti ad andare a cercare la classifica dei massimi distacchi inflitti dal vincitore ai suoi avversari, per trovare adeguati termini di paragone per Froome.

Eppure l'esperienza ci obbliga a non porre sin da ora la parola fine su questa Boucle. Per quanto difficile possa essere immaginarlo ora, qualche possibilità di ribaltare il centesimo Tour resiste, nelle gambe ma soprattutto nella fantasia degli avversari della maglia gialla; e nel disegno di qualche tappa (a partire da quella di domani) in cui provare a inventare qualcosa per mettere in difficoltà colui che oggi, a due settimane dalla fine, è il padrone della corsa.

La lunga attesa delle prime salite
I fuggitivi della prima ora: il meno che si possa dire di loro è che hanno proprio sbagliato giornata per muoversi, visto che - dato quel che sarebbe successo poi - non resterà quasi traccia della loro azione odierna. Ad ogni buon conto Johnny Hoogerland (il primo a partire, al km 0), Jean-Marc Marino (il primo ad accodarsi), Rudy Molard e Christophe Riblon (che sono rientrati al km 10) il loro bravo sforzo l'hanno fatto, hanno messo insieme un vantaggio massimo di 9'10" (toccati al km 48) e hanno resistito al comando fino al Col de Pailhères, ovvero per i primi 150 km della tappa.

Appena la strada ha iniziato a salire, a 44 km dal traguardo, Riblon si è avvantaggiato, certamente memore di quanto fatto 3 anni fa (allorquando vinse dopo una fuga proprio la tappa di Ax 3 Domaines). In quel momento però il lavoro della Sky (iniziato una ventina di km prima) aveva già ridotto ad appena un minuto il margine dai battistrada, e quindi le speranze per il francese della AG2R erano proprio poche. Riblon, dando fondo a quel che gli rimaneva, è comunque riuscito a risalire a 1'30" di vantaggio, segno - ciò - che il ritmo imposto dai compagni di Froome non era poi indiavolato.

Questo particolare dava da pensare, insieme al fatto di non vedere il trenone nerazzurro di un anno fa: che Thomas fosse in condizioni fisiche precarie lo sapevamo; ma vedere staccarsi abbastanza presto Stannard, Boasson Hagen, e poi Siutsou, e poi ancor prima di metà salita López García, ci convinceva di una certa fragilità di fondo della British Armada. Il punto è che - avremmo poi scoperto - avere una squadra un po' più debole ma un capitano molto più forte rispetto al passato, fa ancor più pendere la bilancia dalla propria parte.

Primi fuochi sul Pailhères e un bravissimo Quintana
Il già citato ritmo non indiavolato della Sky sul Pailhères ha permesso che qualche scatto vivacizzasse il frangente di gara in questione. Ai -40 (quindi a 11 km dal Gpm) è scattato Gesink, uscito di classifica nei giorni scorsi proprio per potersi permettere azioni di questo tipo; un chilometro più avanti, subito dopo che Marino, Molard e Hoogerland erano stati raggiunti, è partito pure Voeckler, per un'azione non troppo sensata, visto che il corridore della Europcar non aveva certo la gamba dei giorni migliori. Fino a metà salita, comunque, Riblon è rimasto da solo al comando, con diverse decine di secondi su Gesink, un po' di più su T-Blanc, e un minutino abbondante sul gruppo della maglia gialla, in cui Impey (leader della classifica fino a stamattina) resisteva più che poteva, e da cui - al leggero aumento di ritmo imposto da Kiryienka - iniziavano a staccarsi sempre più corridori.

Ai -37 ha alzato bandiera bianca Damiano Cunego, il migliore degli italiani, il quale covava speranze di fare una discreta classifica, ma che esce dalla tappa odierna con le ossa rotte, metaforicamente parlando. Chi ce le ha rotte davvero (almeno uno: una costola), Ryder Hesjedal, è stato il secondo grosso nome a saltare, poco dopo. Insieme al canadese vincitore del Giro 2012 si è staccato Navarro, lasciando la Cofidis senza capitani (Taaramäe aveva perso terreno subito prima).

A quel punto abbiamo avuto modo di gioire per una promettente azione da parte di uno dei più interessanti giovani del gruppo: Nairo Quintana, colombiano molto atteso, è scattato con decisione, e col suo rapporto duro, da scalatore puro, ha ripreso e superato rapidamente prima Voeckler e poi Gesink.

Ai -36 Impey si è staccato dal gruppo, ai -35 è toccato a Voeckler, quindi anche a Niemiec e a Gesink, che dopo il passaggio del ciclone Quintana aveva subito esaurito la fase di spinta. Intanto il colombiano della Movistar si portava su Riblon, e con altre due pedalate lo staccava, volando a prendersi un minuto intero di vantaggio sul gruppo dei migliori. Nell'ultima parte di ascesa anche Rolland (uscito per cercare punti Gpm) e poi Antón hanno azzardato l'evasione, mentre Van Garderen confermava di non essere al meglio e si staccava a 3 km dalla vetta, insieme a Malacarne (ultimo degli italiani a resistere in zona).

A 2 km dal Gpm il gruppetto ora tirato da Kennaugh ha ripreso Riblon (ormai esaurito) e Antón, e proprio in vista dello scollinamento Nieve ha proposto uno scattino per anticipare il resto del drappello (formato da circa 25 unità), a un minuto dal battistrada e a mezzo dal contrattaccante Rolland, passato per secondo al traguardo del Pailhères (a 29 km dalla conclusione) e riappropriatosi così della maglia a pois che ieri gli era stata temporaneamente sottratta da Kadri.

La discesa negativa di Nairo e Pinot, il ritmo spaccagambe di Porte ad Ax
Quel che Quintana aveva mirabilmente costruito lungo la scalata al Col de Pailhères, l'ha purtroppo dissipato nella successiva picchiata di 20 km verso Ax-les-Thermes. Non per propri limiti da discesista, quanto per la conformazione di quella strada, troppo poco tecnica per non facilitare il compito di chi inseguiva (nella fattispecie: sempre Kennaugh, ottimo apripista Sky nel frangente), ma ugualmente troppo difficile per le possibilità attuali di un corridore come Thibaut Pinot, che ha davvero un grande problema psicologico nelle discese, e che ha presto perso le ruote dei migliori, uscendo così di colpo dal novero dei protagonisti della classifica.

A fine discesa (a 10 km dalla fine) Quintana conservava solo 20" sui resti del gruppo, e ai piedi dell'ascesa conclusiva (ai -8.5) Rolland si è per un attimo portato su di lui. Purtroppo per il francese, appena la strada ha ripreso a salire Nairo è ripartito di slancio, riprendendo l'azione solitaria che tanto efficace era risultata essere sul Pailhères.

Il colombiano, però, si ritrovava ora a dover fare i conti non più con l'andatura sostenuta ma tutto sommato regolare di Kiryienka e Kennaugh, bensì con un ritmo veramente acido (nel senso di lattico) tenuto da Richie Porte sin dalle prime rampe di Ax. L'accelerazione impressa dal diavoletto della Tasmania ha segnato un netto cambio di passo nella tappa. In rapida sequenza abbiamo visto cedere ai -8 il giovane Kwiatkowski (maglia bianca) con Gadret, quindi ai -7 una serie di pezzi grossi (Schleck, Evans, Talansky, Martin, Rolland, pure Bardet e Serpa). Ai 6.5 hanno perso le ruote Péraud e Rogers, mentre Quintana, ancora al comando, vedeva iniziare a scendere il suo vantaggio.

Ai 6 km il penultimo colpo di grazia di Porte è costato caro ad Antón, Nieve, Poels (andato in crisi nera), Rui Costa, Fuglsang e Mollema, e poi ancora a Ten Dam e Joaquim Rodríguez. Ai 5.5 km, quando il trenino guidato da Richie si riportava su Quintana, con l'australiano e con Froome erano rimasti solo Valverde e Contador col fido Kreuziger. Ma l'impietosa opera di smantellamento delle altrui forze da parte di Porte non era ancora compiuta: lo è stata quando anche Contador e Valverde hanno dato segni di cedimento. In coda al drappello soprattutto Alberto, metro dopo metro, ha dato segni di crescente affanno. Era quello che Froome aspettava.

Il volo d'angelo di Froome verso la maglia gialla
Appena il britannico ha percepito le difficoltà del suo più accreditato avversario, ha aperto il gas e ha preso il largo. Quintana sulle prime ha provato a resistergli, ma è inevitabilmente rimbalzato, mentre Chris si alzava letteralmente in volo verso la vetta di Ax 3 Domaines. Non contento di aver subito, col primo scatto, aperto un solco tra sé e gli altri, Froome ha continuato a insistere sempre più forte, sempre meglio, in maniera via via più efficace, e ha buttato fuori dalla contesa tutti quelli che non erano lui (altro modo per dire che è rimasto a gareggiare solo con se stesso).

Alle sue spalle, peraltro, l'uomo che dimostrava di averne ancora di più era proprio il suo compagno Porte, che ai 4 km si è sbarazzato della compagnia dei due Movistar (Quintana e Valverde), mentre Contador, più indietro, faticava addirittura a tenere le ruote del generoso Kreuziger, più volte voltatosi ad aspettare - e incoraggiare - il suo capitano. Prima Ten Dam, poi (ai -3.5) Mollema e Nieve si sono portati sulla coppia della Saxo Bank, superandola e raggiungendo più su Quintana (che intanto aveva a sua volta perso contatto da Valverde).

Nel finale della salita i Belkin (Mollema e Ten Dam) hanno mostrato la migliore reattività tra gli avversari degli Sky, ma di fatto parliamo di due universi distinti e paralleli: da un lato i nerazzurri di Brailsford, dall'altro il resto dei contendenti. L'ordine d'arrivo è impietoso: Froome ha vinto con 51" su Porte, 1'08" su Valverde, 1'10" su Mollema, 1'16" su Ten Dam, 1'34" su Nieve, 1'45" su Kreuziger, Contador, Quintana e Antón, 2'06" su Rodríguez, 2'28" su Rui Costa e Péraud, 2'34" su Bardet, Martin, Talansky, Fuglsang e Rogers, 3'04" su uno stoico Zubeldia (che corre con una frattura a una mano), 3'27" su Kwiatkowski, 3'34" su Schleck, 3'47" su Rolland... dobbiamo proseguire?

Evans ha pagato 4'13", Pinot 6' tondi, Hesjedal 8'15", Niemiec 8'57", Navarro 9'13", Poels 9'15", Van Garderen 12'15". Una dispersione incredibile. Il migliore degli italiani (si parva licet), Davide Malacarne, ha chiuso la tappa al 32esimo posto a 6'30" dal vincitore; il secondo, Cunego, in 59esima posizione a 14'27". Ma sapevamo di non avere grandi chance per la classifica.

Ah sì, la classifica, eccola qua: Froome ha 51" su Porte, 1'25" su Valverde, 1'44" su Mollema, 1'50" su Ten Dam, 1'51" su Kreuziger e Contador, 2'02" su Quintana, 2'31" su Rodríguez, 2'40" su Rogers che chiude la top ten. Tutti gli altri ovviamente più indietro, ma con ritardi già vicini (o superiori) ai 3', oggi come oggi, pare impossibile sperare di rientrare nella lotta di alto livello.

Domani la nona tappa (da Saint-Girons a Bagnères-de-Bigorre, 168 km) permetterebbe pure di architettare qualcosa, ma se prevarrà il timore reverenziale successivo all'esibizione odierna, possiamo metterci l'anima in pace. Sui 5 colli pirenaici che verranno affrontati (Portet-d'Aspet, Menté, Peyresourde, Val Louron e Hourquette d'Ancizan, ultimo con vetta a 30 km dal traguardo) qualcuno sentirà in ogni caso l'obbligo di provarci. Se non per rimettere subito in discussione il Tour, per recuperare qualcosa a livello di morale, prima di una seconda settimana piuttosto interlocutoria. E per far lavorare la Sky, che dovrà essere spremuta immediatamente, nella speranza di aprire qualche crepa nel team britannico. L'alternativa, in ogni caso, non ci spaventa: onorare da qui a Parigi il Froome visto oggi può essere esercizio piacevole, e non solo per senso del dovere (di cronaca).

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano