Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Tour de France 2013: Bakelants, giornata da imperatore - Ad Ajaccio vince ed è leader. Deludono gli sprinter

Versione stampabile

Jan Bakelants precede di un soffio il gruppo ad Ajaccio e va in maglia gialla © BettiniphotoLa tappa che visse tre volte, la potremmo definire. La prima, con la fuga da lontano, le salite che tagliano fuori molti velocisti - anzi quasi tutti - e il gruppo che controlla perfettamente o quasi la situazione; la seconda, con gli attaccanti ripresi e il plotone (quel che ne è rimasto) impegnato a tenere a distanza alcuni veloci ritardatari (tra cui, il più vicino, Greipel); la terza, i 7 km finali in cui qualcuno prova a far saltare il banco, e uno solo ci riesce, e quell'uno solo è Jan Bakelants, 27enne belga della RadioShack che quando era più o meno un ragazzino (ovvero a 22 anni) vinse l'Avvenire e nel suo avvenire era dunque un po' scritto che la sua prima affermazione da professionista dovesse avvenire nel fratello maggiore di quella corsa, ovvero il Tour de France.

Una prima affermazione che peraltro vale doppio, perché insieme ai fiori per il primo della tappa (la seconda del Tour 2013, da Bastia ad Ajaccio), porta pure quelli per la maglia di leader della corsa, per un primato in classifica che viene conquistato per il rotto della cuffia, grazie al piccolo secondo conservato da Jan sulla linea d'arrivo rispetto al gruppo lanciatissimo al suo inseguimento e regolato da Peter Sagan su Kwiatkowski e un bravo Cimolai.

Andiamo comunque con ordine, avendo tutta la possibilità di farlo. Non sono passati nemmeno 5 km (4, per la precisione), che nella periferia di Bastia, col ricordo ancora vivo del caos del finale di prima tappa (tra bus Orica impantanato sotto la struttura del traguardo, e caduta frantuma-gruppo a 5 km dalla conclusione ieri), si sono messi in movimento i 4 fuggitivi della giornata. Lars Boom l'avevamo visto all'attacco già ieri, oggi ci ha riprovato perché evidentemente sente la gamba che gli scappa; David Veilleux è un ragazzo abituato alle azioni a lunga gittata, le sue più importanti vittorie da pro' le ha ottenute - a Tre Valli 2012 e tappa al Delfinato 2013, pochi giorni fa - proprio partendo da lontano; Blel Kadri ce lo ricordiamo tutti al Roma Maxima, in quell'imperiale successo sul viale degli omonimi Fori; e Rubén Pérez Moreno è un altro di quei corridori che si vedono poco negli ordini d'arrivo e molto nelle fughe disperate.

Il quartetto ha messo insieme non più di 3' di vantaggio massimo, perché le squadre dei velocisti - destinate a vivere una Waterloo (si potrà usare questa metafora o ad Ajaccio s'offendono?) - hanno lavorato bene, spartendosi i compiti tra Omega (per Cavendish), Argos (Kittel o Degenkolb), Cannondale (Sagan) e Lotto (Greipel), e tenendo gli attaccanti lì a tiro. Boom, esattamente come ieri, ha vinto il traguardo volante, e giacché si sentiva in palla, si è pure ripetuto al primo Gpm di giornata, il Col de Bellegranajo (3a categoria al km 70, quindi a 86 km dal traguardo). L'ultimo atto d'autorità dell'olandese, oggi, perché poco dopo, sulle prime rampe del successivo Col de Serra, si è staccato - con Pérez - da Kadri e Veilleux.

Effetto Serra sul gruppo e soprattutto sui velocisti
Se il quartetto di testa si dimezzava, anche il gruppo dei migliori perdeva pezzi, tanti pezzi, sul Serra. Non appena la salita - più tosta della precedente - si è manifestata davanti ai corridori, la FDJ di Pinot (ma anche del vecchio campione di Francia, Bouhanni; e del nuovo, Vichot) ha preso il comando delle operazioni, imponendo un ritmo martellante e mettendo in fila indiana il plotone medesimo. Il risultato è che i velocisti hanno subito visto le streghe, e non poteva essere che il principale rappresentante della categoria a indicare la via (crucis) del giorno: Cavendish è stato infatti il primo a staccarsi, a 75 km dalla conclusione (e a 4 dalla vetta), presto imitato dalla maglia gialla Kittel, e da Van Poppel, Lobato, Ferrari, ma anche Kristoff (in teoria più resistente in salita), Bouhanni (fatto fuori dai suoi stessi compagni), e poi ancora Degenkolb, e Goss, e infine Greipel, e altri ancora ne dimentichiamo. Determinante (e a posteriori poco comprensibile) l'azione della FDJ, per imprimere alla giornata una svolta in senso negativo per i velocisti, molti dei quali speravano di salvarsi in salita, o di limitare i danni, per poi sprintare ad Ajaccio: non sarebbe andata proprio così.

A quel punto, visto che il plotone si assottigliava, Voeckler ha voluto sparare la prima cartuccia del suo Tour 2013, ed è scattato ai 74 km, raggiungendo con quattro pedalate Boom e Pérez (ormai allo svacco) e rimanendo tutto solo all'inseguimento della coppia di testa, che aveva ancora un minutino sul gruppo dei migliori, e quindi un minutino meno qualcosa su T-Blanc. Col procedere della salita, Kadri è riuscito a staccare Veilleux, ma quest'ultimo (compagno di Voeckler) non ha fatto in tempo ad aspettare il suo capitano, perché intanto il Gpm si appropinquava e il gruppo teneva sempre a distanza ravvicinata l'alsaziano.

Così, proprio al traguardo Gpm (a -71), Kadri è passato con ancora 50" sul gruppo, che nel frattempo riprendeva Voeckler a un passo dallo striscione, e Veilleux subito dopo. Il problema per l'attaccante rimasto solo è stato che non una bella discesa (per recuperare un po' di fiato) lo attendeva dopo il Serra, ma, quasi subito, una nuova salita, che si inerpicava ancora più su, il Col de Vizzavona, oltre quota 1000. Il bravo franco-algerino della AG2R ha cercato di salvare il salvabile per scollinare ancora al comando (e assicurarsi così la maglia a pois), ma un guaio meccanico (la caduta della catena a 3 km dal Gpm) gli ha fatto perdere una ventina di secondi, riportandolo nel mirino di un gruppo in cui la FDJ, per qualche motivo, aveva abbassato il ritmo rispetto alla scalata precedente.

Con Kadri ormai vicino, dal plotone dei migliori è emerso con prepotenza Rolland, a 1 km dalla vetta (e 61 dal traguardo); stessa cosa, poco dopo, ha fatto Brice Feillu, ed entrambi, uno dopo l'altro, hanno preso e superato Kadri; ma mentre il corridore della Europcar (ovvero Rolland) è riuscito a tenere un buon ritmo fino in cima, l'altro si è stancato presto, venendo raggiunto ancora dal fuggitivo della prima ora, il quale ha fatto in tempo a sprintare al secondo posto al Gpm. Poco se ne fa, Blel, dei 3 punti guadagnati su quel traguardo di 2a categoria, che sommati ai 2 del traguardo di 3a di poco prima danno un totale di 5: se ne fa poco perché Rolland, prendendone 5 tutti insieme (e cioè conquistando un Gpm di maggior valore rispetto all'avversario), a parità di punteggio ha preso la maglia a pois, come da regolamento.

Il lungo vano inseguimento di Greipel
Risolta così la questione montanara della giornata, la corsa è entrata nella sua seconda fase, quella in cui il gruppo dei migliori, sulla lunga discesa verso Ajaccio, ha raggiunto rapidamente Feillu e Kadri e poi (ai -46) pure Rolland (i distacchi erano minimi), e poi ha lavorato, con Cannondale, BMC e Sky su tutte, per tenere a distanza gli inseguitori. Il problema non erano tanto Cavendish, Kittel e soci, che già sul Vizzavona avevano minutate di ritardo, quanto un drappello con Greipel, che aveva limitato i danni e gravitava lì dietro a un paio di minuti.

I vari Sagan, Boasson Hagen e Gilbert, tra i pochi superstiti veloci, non volevano certo tra i piedi il gorillone che probabilmente li avrebbe battuti al traguardo. Il tema della picchiata, quindi, è stato proprio questo: l'impegno dei battistrada per non far rientrare Greipel e compagni; si segnalavano momenti di protagonismo negativo per Péraud (ben due forature) e il ricongiungimento del gruppo Kittel con quello di Kristoff e Bouhanni, nelle retrovie.

A 20 km dalla conclusione, il dispendioso inseguimento di Greipel pareva ad un passo dal coronamento: il gruppo dei primi era lì a 400 metri da lui, poi a 200... ma le ulteriori sgasate di Cannondale (ottimo Bodnar), Sky (Kiryienka sontuoso) e BMC hanno ricacciato indietro l'alemanno, riducendo così la prospettiva della lotta per il successo di giornata agli atleti che già erano davanti.

Chi suda al Salario? Froome e non solo
Col gruppo forte di oltre 100 atleti, non rimaneva che un'asperità prima della conclusione: la Côte du Salario, 1 km di salita dai -13 ai -12. Appena iniziata la salitella (che aveva il tratto duro verso la cima), Flecha (già in fuga ieri) è scattato secco, subito rintuzzato da Gautier. Il francese è poi presto passato a condurre, staccando addirittura lo spagnolo nella seconda metà del muro, mentre Richie Porte si incaricava di tirare il gruppo col capitano Froome immediatamente alle sue spalle. Era casuale la presenza dell'anglokeniano lì davanti? Certo che no.

Infatti, non appena Flecha è stato ripreso a 200 metri dalla vetta, Froome è partito in contropiede, ponendosi tutto solo all'inseguimento di Gautier. I motivi di tale mossa? Non certo la voglia di dimostrare alcunché, né di provare seriamente ad avvantaggiarsi rispetto ai rivali di classifica. Semplicemente Chris, che avrà seguito con attenzione l'ingloriosa fine fatta dal suo coéquipier Wiggins sulle discese del Giro, non vuole rischiare di perdere stupidamente terreno per qualche errore in discesa.

Finché la picchiata è a metà tappa, se pure si sbaglia c'è sempre il tempo di rimediare, con l'aiuto della squadra; ma lì, a poco più di 10 km dal traguardo, non era il caso di sfidare la sorte, col pericolo di prendere qualche buco rispetto a Contador e soci. Ecco quindi che Froome ha potuto fare la sua brava discesina tutto solo, con minore stress, e avendo quindi pure la possibilità di sbagliare una traiettoria (l'ha fatto in fondo alla picchiata) senza per questo doversi mettere le mani nei (pochi) capelli.

Com'era naturale che fosse, a fine discesa, a 9.5 km dalla fine, Chris è stato ripreso dal gruppo guidato da Roche (che ora è luogotenente di Contador), e con questo ricongiungimento si è entrati nell'ultima gloriosa fase della tappa. Avevamo ancora Gautier al comando, con pochissimi secondi da amministrare, quando un terzetto con Chavanel (nel giorno del suo compleanno), Kreuziger e Fuglsang, ha tentato di riportarsi sul battistrada.

Dall'azione a 6 allo spunto vincente di Bakelants
I tre non sono riusciti, nell'occasione, a chiudere sul corridore della Europcar, ma sono rimasti nelle posizioni di vertice del gruppo; cosicché quando, ai 7 km, si è consumato il ricongiungimento del plotone con l'attaccante, Chavanel è subito ripartito in contropiede, tenendosi alle calcagna ancora Fuglsang e Bakelants, Gorka Izagirre, l'indomito Flecha e pure un italiano, Manuele Mori, che peraltro non era nemmeno troppo più lento dei colleghi ivi presenti, nell'ipotesi di un arrivo a 6.

Con la Cannondale rimasta coi soli De Marchi (che alla fine è letteralmente scoppiato) e Moser in aiuto di Sagan, non era facile per il gruppo ricucire sui battistrada, i quali hanno peraltro trovato subito un ottimo accordo. Il margine di una decina di secondi è stato difeso coi denti dai 6 al comando fino ai 2 km dalla conclusione, e mantenuto su quelle grandezze nonostante l'intervento - nei lavori di ricucitura - della Sojasun (che aveva in Hivert una buona carta da giocare, ipoteticamente) e della Garmin (che se avesse ricompattato il gruppo avrebbe piazzato Millar in maglia gialla). Ai 4 km, momento da brivido, con un cagnolino che si è piazzato in mezzo alla strada e il suo padrone che stava per lanciarsi a recuperarlo, col gruppo che arrivava in velocità: fortunatamente entrambi (cane e padrone) si sono messi in salvo in tempo sui lati opposti della carreggiata, ma il disastro (sarebbero andati giù a decine, probabilmente) è stato evitato per mezzo secondo, non di più.

A 2000 metri dal termine l'accordo tra gli attaccanti si è consunto, insieme alle energie di diversi di loro. Capita la mala parata, Bakelants ha tentato il tutto per tutto come il più disperato dei finisseur, e a 1.7 dalla conclusione è partito, approfittando anche della fase di rottura dei suoi compagni d'azione. Solo Chavanel e Izagirre hanno tentato di resistere per qualche metro ancora, prima di essere risucchiati - come già Fuglsang, Mori e Flecha - dal gruppo rombante.

Bakelants però aveva preso quell'abbrivio, quell'aire - direbbero i poeti - che gli faceva accarezzare un sogno fino a stamattina scabroso, proibito, impensato. Vincere una tappa al Tour de France è un punto d'arrivo per moltissimi corridori del gruppo, accoppiare la vittoria alla maglia gialla è addirittura osé, ma fare tutto ciò a 27 anni, ovvero in un momento della carriera in cui la giovinezza si fonde con l'esperienza (non a caso è una fase decisiva per molti campioni), può aprire grandi scenari davanti ai propri occhi.

E davanti agli occhi di Bakelants c'era anche questo, oltre a quella linea d'arrivo così rovente, c'era anche la prospettiva di una nuova carriera per un corridore che da anni sta gravitando dal ruolo di grande promessa a quello di promessa mancata, ma ora forse non più così mancata. Vittoria per lui, quindi, sul mare di Ajaccio, e davanti a Sagan che, rosicando moltissimo, ha vinto la volata dei battuti su Kwiatkowski (ragazzo ogni giorno più interessante: va bene a cronometro, si difende in salita, è pure abbastanza veloce; e ha solo 23 anni), Cimolai (quarto come non avrebbe probabilmente sperato; ieri avevamo piazzato Trentin al quinto posto, c'è un po' di giovane Italia che si fa intravedere), Boasson Hagen, Simon, Gavazzi (e due), Impey, Bennati (e tre!) e Lagutin. Per poco non abbiamo infilato pure il quarto dei nostri in top ten, visto che Favilli si è piazzato in undicesima posizione.

Dal gruppo dei migliori, classificati - in 92 - a 1" da Bakelants, non manca praticamente nessun uomo di classifica. A parte Taaramäe (che ha pagato 5'39") e De Gendt (17'35" sul suo groppone), i quali però non sono pienamente da annoverare tra i big per la generale; si sono invece salvati Péraud (dopo la citata doppia foratura) e pure Rolland, che aveva avuto un guaio meccanico all'inizio della Côte du Salario, ma aveva trovato accanto un angelo custode in David Veilleux, che gli ha passato al volo la sua bici, permettendo quindi all'uomo di classifica della Europcar di non perdere terreno.

Domani la terza e più difficile tra le tappe corse è la Ajaccio-Calvi, con quel Col de Marsolino decisamente duretto - benché breve, solo 3.5 km - a 13 km dalla fine. Roba da classicisti, non volendo pensare che la lotta tra gli uomini di classifica si accenda di già. La tappa è corta, 145 km il chilometraggio, e terminerà un'oretta prima del solito: incombe il ritorno in continente, con approdo a Nizza da cui il Tour ripartirà martedì dopo questa bella gita in Corsica.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano