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Tour de France 2013: Marasma a Bastia, ma Kittel se la ride - Tappa e maglia al tedesco, quinto Trentin

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Marcel Kittel, vincitore a Bastia della prima tappa del Tour de France. A sinistra il battuto, Alexander Kristoff © BettiniphotoDi sicuro la Corsica ha avuto il suo battesimo indimenticabile al Tour de France: non si ricorda infatti un finale concitato come quello della prima tappa della Grande Boucle, a Bastia. Dire che è successo di tutto quasi non rende l'idea del caos causato dal bus della Orica, rimasto incastrato sotto la struttura del traguardo mentre il gruppo si avvicinava (era a 17 km dalla fine). Minuti di concitazione, decisioni avventate, panico nell'organizzazione, e il povero Marcel Kittel che, pur avendo vinto la tappa conquistando di conseguenza la prima maglia gialla, si troverà soppiantato su tutte le prime pagine dalla foto del pullman australiano.

È andata così: il mezzo della Orica era finito fuori dal percorso di gara, e ha chiesto in via eccezionale di rientrare per raggiungere il parcheggio previsto per questi giganti della carovana. Ricevuto l'ok a passare per il traguardo, l'autista l'ha fatto senza accorgersi che il bus che guidava era un tantino troppo alto per filare indenne sotto la struttura d'arrivo, rimanendo così incastrato per lunghi, interminabili minuti. Di chi sia la colpa dello scatafascio, non è ancora chiaro: dell'autista che non ha chiesto che venisse alzata la struttura, di qualche addetto dell'organizzazione che non ha pensato di avvisarlo, del fato?

Col bus incagliato e il gruppo in rapido avvicinamento, bisognava decidere cosa fare: annullare la tappa? Non se ne parlava. Fare come se nulla fosse? Impossibile per ragioni di sicurezza? Anticipare il traguardo? Questa l'opzione scelta dalla giuria, che (agli 8 km) ha avvisato via radio tutte le ammiraglie che la linea d'arrivo era anticipata ai 3 km. Il motivo di tale scelta è che proprio a 3000 metri dalla conclusione della tappa vengono presi i rilevamenti cronometrici per stabilire chi è in ritardo e chi no (perché poi se uno cade dopo i 3 km viene accreditato dello stesso tempo del vincitore). Il problema era che il punto scelto dalla giuria non era per niente sicuro, visto che si trovava su un curvone prima di una rotonda.

Fortunatamente, a quel punto si è riusciti a spostare il bus, sicché è stato ripristinato il traguardo originario a Bastia (con comunicazione alle ammiraglie ai 6 km. I corridori pare invece che non abbiano mai saputo nulla); gli strumenti per il fotofinish e il cronometraggio, divelti dalla manovra dell'autista Orica, non garantivano però più la possibilità di effettuare i cronometraggi in maniera precisa, sicché - con decisione inappellabile - i commissari di gara hanno deciso di annullare tutti i distacchi della tappa. Perché, c'erano dei distacchi? Eccome se c'erano: non causati dalle salitelle sul percorso, non dai temuti ventagli, non da altro se non dalle cadute che nel finale hanno caratterizzato la corsa.

Il primo ad andare giù, a 15 km dal traguardo, è stato Johnny Hoogerland, fresco campione nazionale d'Olanda. Il Toro di Beveland si è sfranto contro una transenna a bordo strada, finendo fuori dalla carreggiata, ma non ha riportato danni (a parte qualche escoriazione) e comunque per uno abituato a misurarsi col filo spinato (cfr. Tour 2011) cosa volete che sia un semplice ruzzolone come tanti? Ai 12 km un'altra caduta ha coinvolto diversi corridori, tra cui Moreno Moser, Ryder Hesjedal, Manuele Mori e Ian Stannard; ma il capitombolo definitivo è stato quello che ai 5 km ha fatto fuori mezzo gruppo.

A innescarlo, Tony Martin, che andando giù ha coinvolto decine di colleghi, a partire da Peter Sagan che gli era accanto ed è stato malamente agganciato dal tedesco: la velocità - con l'appropinquarsi del volatone - era alta, in tanti non sono riusciti a evitare la caduta e sono finiti addosso ai primi sfortunati. Steegmans, Ferrari, Bouhanni, Gilbert, Gallopin, Klöden, Thomas, Rui Costa, Van Garderen sono tra quelli che hanno conosciuto da vicino l'asfalto di Bastia; altri son rimasti intruppati nel groviglio pur senza cadere, e tra questi citiamo Cavendish, Contador e molti, molti altri. Qualcuno, come Greipel, ha evitato con dei funambolismi la caduta, passando a lato (sfiorando tra l'altro un palo della luce), ma proprio il tedesco, più avanti, ha dovuto fermarsi per un guaio meccanico. Per tutti, come detto, è stato validato il tempo del vincitore, e domani si ripartirà con la classifica ancora compatta.

La volata, come si capisce, si è disputata a ranghi tutt'altro che compatti, con la Argos che ha lavorato per portare Kittel nella migliore posizione, e la Omega Pharma che, rimasta senza Cavendish, ha provato in tutti i modi a sparigliare, con Terpstra che ai 1200 metri ha tentato una sortita, annullata però ai 400 metri proprio dalla trenata della Argos (e in quel momento Goss, piazzato in settima ruota, è a sua volta caduto). Matteo Trentin, anche lui solitamente al servizio di Cav, si è allora incaricato di far le veci del suo capitano, lanciando uno sprint anticipatissimo, ai 300 metri.

A ruota dell'italiano c'era Kristoff, che è uscito ai 150 metri; purtroppo per il norvegese, a centro strada è scattato contemporaneamente Kittel, che ha affiancato l'avversario andando a superarlo in dirittura d'arrivo e conquistando, contestualmente a ciò, anche la prima maglia gialla del Tour numero 100. Alle spalle di Kristoff secondo, si sono piazzati il giovanissimo (19 anni) Danny Van Poppel, quindi David Millar e Trentin, e poi Samuel Dumoulin, Henderson, Roelandts (che corre con una costola rotta), Rojas e Boeckmans. La classifica è identica.

Tra le note di cronaca precedenti il marasma finale, bisogna citare un piccolo guaio per Froome nel tratto di trasferimento ancora prima del km 0 (il capitano della Sky è scivolato dopo essersi agganciato con un altro corridore, e ha dovuto subito inseguire...), quindi la fuga del giorno, partita immediatamente dopo il citato km 0. Boom e Flecha sono stati gli iniziatori dell'azione, e ai due noti paveurs si sono subito messi in scia Lemoine, Cousin e Lobato. Quest'ultimo ha vinto il traguardo Gpm della Côte de Sotta, al km 45, e domani indosserà la prima maglia a pois.

Il gruppo non ha lasciato spazio alla fuga, controllando con Lotto, Omega e Argos (i team dei principali velocisti) ed impedendo che il distacco dai battistrada superasse i 3'. Per questo motivo Flecha ha per ben due volte convinto i suoi compagni d'attacco a rallentare, spingendo in questo modo anche il plotone a diminuire l'andatura (quelli dietro non volevano annullare la fuga troppo presto); a quel punto i 5 di testa riprendevano a pedalare di buona lena, e questo andamento ha fatto sì che il margine oscillasse tra i 15" e i 4'30" (vantaggio massimo raggiunto a circa 80 km dalla conclusione). Ad ogni buon conto, dopo un tentativo solitario di Cousin (raggiunto poi dai compagni) e dopo che Lobato si è rialzato ai 60 km (subito dopo che Boom ha vinto il traguardo volante su Flecha e Lemoine), il plotone ha risolto ogni questione riprendendo tutti gli attaccanti a 37 km dalla fine.

Domani da Bastia si andrà ad Ajaccio, capoluogo corso, con una tappa di 156 km nella quale si affronteranno 4 Gpm: tre di questi son troppo lontani dal traguardo, l'ultimo (la Côte du Salario) è a 12 km dalla conclusione, ma pare troppo facile per causare qualche scossone. Possibile quindi un'altra volata, anche se qualche velocista potrebbe comunque staccarsi.

Marco Grassi

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