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Campionato Italiano 2013: Superbo Stortoni, male la Cannondale - Le pagelle: Moser e Cunego tra gli invisibili

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Il podio del Campionato Italiano con Santaromita tricolore © Bettiniphoto

Ivan Santaromita - 9.5
Alzi la mano chi avrebbe dato il varesino come nuovo Campione d'Italia. A ripensarci, vista la costanza mostrata durante tutta l'anno - peggior piazzamento finale, un 39° alla Vuelta a Catalunya - considerata anche la ridotta concorrenza, le sue carte in un percorso simile potevano essere interessanti. Poco dopo l'inizio dell'ultimo giro è stato attento ad attaccarsi alla coppia Lampre che aveva tentato l'allungo nella salita dopo Fondo; nei successivi 20 km, dopo un'iniziale attesa in cui ha lasciato il lavoro ai due uomini di Saronni, ha contribuito a mantenere il vantaggio dando cambi regolari. Quando Scarponi ha cercato il primo allungo ai meno 5 km ha recuperato rapidamente la ruota del marchigiano; nei successivi tentativi di De Marchi e dello stesso Scarponi si è sempre portato sotto senza troppi patemi. A 500 metri dalla fine è riuscito a piazzare lo scatto decisivo: nessuno dei due più rinomati compagni di viaggio ha chiuso il buco, permettendo al ventinovenne di arrivare a braccia alzate. È interessante notare che in un Campionato così duro, pur avendo un solo compagno di squadra per giunta pure fuori forma (Ballan, nel caso), abbia saputo essere presente nei frangenti decisivi a differenza di altri colleghi maggiormente protetti da propri coéquipiers. In chiave Firenze la sua candidatura acquista forza per un ruolo di supporto, visto il percorso di gara.

Michele Scarponi - 7.5
Il marchigiano ha avuto a disposizione una grande squadra che ha controllato la corsa assieme alla Cannondale; l'azione buona è stata propiziata proprio da lui assieme al sempre ottimo Simone Stortoni (un 8.5 non glielo toglie nessuno). Il gruppetto di cinque in cui si trovava era parso sin da subito ben assortito, con la presenza di un compagno di squadra del favorito Moser che bloccava di fatto l'azione dell'altra squadra World Tour. Il lavoro di Stortoni ha permesso di mantenere sempre un vantaggio interessante. Non appena il gregario ha finito di tirare a tutta è stato il caposquadra ad accendere la lotta per la vittoria con una serie di allunghi, nessuno dei quali indimenticabili. Quando Santaromita è partito a 500 metri dal traguardo, Michele ha lasciato che fosse Rebellin a chiudere il buco; vedendo l'inefficacia dell'uomo CCC ha provato una disperata accelerazione, restando distanziato dal vincitore. Per lui un più che positivo campionato in cui si è comportato da leader in corsa; le premesse per una seconda parte di stagione importante ci sono tutte, sta a lui rispettare le attese.

Davide Rebellin - 7
In una corsa, il Trofeo Melinda, in cui ha sempre ben figurato, raccogliendo due vittorie e altri due podi, il quasi quarantaduenne ha gareggiato con la solita attenzione, nonostante fosse l'unico membro della propria squadra. Negli ultimi 50 km non ha mai lasciato le prime venti posizioni del gruppo, controllando sempre i velleitari tentativi che si sono succeduti. Questa sua caratteristica si è ben vista quando i Lampre hanno attaccato; il primo ad incollarsi alle ruote dei due marchigiani è stato proprio il leoniceno. La tenuta alla distanza è stata come sempre eccellente; tuttavia gli sono mancate le forze per riprendere prima Santaromita e poi Scarponi, finendo con un comunque meritatissimo terzo posto

Alessandro De Marchi - 6.5
Il "rosso di Buia" era la terza pedina in casa Cannondale; nell'azione dei Lampre lui è stato l'unico degli uomini di Zanatta a rispondere, restando tranquillo in ultima posizione per i primi km dell'azione. Quando ha ricevuto il via libera dall'ammiraglia ha anche lui contribuito al buon esito della fuga. Al primo allungo di Scarponi si è subito staccato ma, grazie alla più conosciuta delle sue qualità, ossia la tenacia, ha saputo ogni volta rientrare quando il ritmo si abbassava. Alla fine, stremato, è stato costretto a cedere ed a concludere quarto.

Rinaldo Nocentini - 6
L'aretino, ancora non sicuro della partecipazione al Tour, era uno dei nomi principali per la vittoria. Non essendo riuscito a prendere le code dei cinque ha cercato in tutti i modi di rimediare, favorendo un paio di azioni, conclusesi entrambe in breve periodo, stesso esito avuto da un'ulteriore azione, questa volta solitaria. Il quinto posto finale dimostra che le gambe girano bene e, in caso di presenza sulle strade di Francia, sarà uno degli azzurri maggiormente da seguire.

Cannondale - 4
Premessa: il voto va non tanto ai singoli atleti quanto alla gestione complessiva della squadra. Già nei primi km di gara la squadra si era messa a tirare quasi in solitaria, coadiuvata successivamente dalla Lampre, segno che le condizioni di Moser erano eccellenti; il trentino (voto 3), grande favorito della prova casalinga, ha fortemente deluso, venendo sorpreso irrimediabilmente ai meno 30 dalla fine. Un successivo tentativo di Moreno in compagnia di Rabottini si è concluso dopo pochi metri. Brutta giornata per il padrone di casa, da cancellare al più presto vista la cronometro di domani. L'altro capitano della formazione italiana era Damiano Caruso (5.5), proveniente come il compagno di squadra da un Tour de Suisse corso al servizio di Sagan. Non era dato in condizioni ottimali e parzialmente lo si è notato; a differenza di Moser ha comunque cercato di rimettere in piedi la situazione che si era venuta a creare. Il nono posto finale è comunque un segnale della regolarità del siciliano lungo tutto l'arco di gara.

Damiano Cunego - 4
Se questo è il corridore che fra una settimana capitanerà la Lampre al Tour de France, si prospetta una debacle importante. Considerata comunque la maggior forma di Scarponi, anche alla partenza il suo ruolo non era quello di leader della formazione. Tuttavia era innegabile che ci si attendeva una prestazione quantomeno orgogliosa, con un lampo, e non una prova in cui non si è letteralmente mai visto. Ora sotto con Tour, obiettivo principale della stagione, fin qui totalmente deludente. Sempre nella stessa squadra c'era anche Diego Ulissi (s.v.), anch'egli mai visto; le motivazioni sono diverse, visto che il toscano sta costruendo la forma che lo porterà a disputare la Vuelta in agosto.

Franco Pellizotti - 4
Il campione uscente ha francamente corso molto male; le possibilità per un bis c'erano tutte, considerati percorso, avversari, squadra e condizione. Non si è mai notato, lasciandosi preferire Rosa e Sella, che hanno cercato di tenere alto il nome della squadra. È un peccato non aver visto il miglior Pellizotti all'opera, nel finale avrebbe certamente potuto essere un protagonista.

Matteo Rabottini - 6,5
Ha concluso in sesta posizione, risultato in controtendenza con l'annata sinora vissuta. Per la Vini Fantini menzioni anche per Alessandro Proni (7), protagonista di un tentativo solitario a lunga gittata, e Stefano Borchi, fuggitivo dal km 0 assieme ai colleghi Omar Bertazzo e Filippo Fortin (voto 6.5 a tutti e tre). Almeno quattro tentativi di allungo per Stefano Pirazzi (5.5), tanto encomiabile per la volontà quanto rivedibile per le scelte tattiche: in particolare il primo scatto, avvenuto in pianura, è apparso oltremodo azzardato.

FCI - 0
Un campionato italiano con la bellezza (si fa per dire) di 73 partenti vale da solo il voto; questo l'apice della trasandatezza che vive, almeno ai piani alti, il movimento nostrano. Dopo il salvataggio in extremis con l'accoppiata con il Trofeo Melinda, la nostra federazione è l'unica, assieme a quella canadese, a disputare le prove in linea e contro il tempo maschili in giorni consecutivi, impedendo la partecipazione ad entrambe per diversi atleti che, a seconda delle proprie caratteristiche, hanno scelto una delle due gare. Tornando sul numero di ciclisti presenti, interessante notare il numero di arrivati, solamente 33: il campionato estone disputato oggi ha visto 44 corridori giunti all'arrivo mentre quello kazako supera di un'unità il numero raggiunto a Fondo. Il nome del comune trentino è, per un crudele scherzo del destino, simbolico per descrivere lo stato del sistema. Siamo sicuri che la vittoria di un atleta BMC, diretto in ammiraglia da Max Sciandri - che ai colleghi presenti all'arrivo ha rimarcato la ridicola vicenda di cui è stato incolpevole protagonista - avrà fatto fischiare le orecchie del presidente della federazione. Che, stando alle immagini viste, non era presente in Trentino, delegando la vestizione della maglia simbolo di un movimento ad altri. Si dice che è dai piccoli particolari che si nota l'amore, la cura e l'interesse per le cose; ebbene, la nostra idea ce la siamo fatta.

Alberto Vigonesi

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