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Tour de France 2013: Sir Wiggins, who are you? - Bradley in crisi, la Sky punta su Froome e Porte

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Non il più facile dei momenti per Bradley Wiggins: stretto da Froome e Porte, salterà Tour e Vuelta © EPA

C'è un bel po' di trambusto accompagnato da un misto di preoccupazione in casa Sky. La scuderia (sì, scuderia, considerando come blindano i propri cavalli nel pre e post gara, secondo il metodo U.S. Postal) inglese dal 2011 ha fatto capire di essere una forza quasi impossibile da combattere, almeno nei GT; nel 2012 ha occupato i primi due gradini del podio al Tour de France e quelli dispari nella crono olimpica di Londra.

In entrambe le occasioni con Wiggins e Froome, senza dubbio i protagonisti assoluti e della scuderia e del "nuovo" ciclismo anglosassone fatto di misuratori di frequenza ed allergia all'istinto. Capaci di lottare per vincere, talvolta dominare, ma soprattutto di non essere solo fenomeni folkloristici.

Dopo un 2012 da una parte esaltante (per Wiggins), dall'altra deludente, quando non umiliante (parliamo di Froome), la stagione in corso prevedeva che il kenyota fosse capitano al Tour (come di fatto sarà) e che Sir Wiggins facesse la prima punta al Giro (come è stato, in modo sfortunato e comunque fallimentare). Partiamo da quest'ultimo, Sir Wiggins: l'anno scorso vinse Parigi-Nizza, Romandia e Delfinato, prima ancora del Tour e della crono olimpica.

Quest'anno la sfida era la corsa rosa (forzata da un Froome che sarebbe stato capitano al Tour?) e la preparazione è stata ritardata. Ci sta. Il fatto è che dopo la Challenge Mallorca ed il Tour of Oman, Wiggo ha ottenuto un 5° posto alla Volta a Catalunya, ripetendo il piazzamento al Giro del Trentino, dove in salita non deluse ma nemmeno esaltò. Le uniche vittorie ad oggi sono due cronosquadre: quella di Lienz al Trentino e quella di Ischia al Giro.

Quest'ultimo è stato forse il punto più alto di Wiggins nella corsa rosa vinta da Nibali. Da lì in poi il britannico ha iniziato ad accusare colpi e colpetti sia da avversari che da compagni di squadra (i due colombiani Rigoberto Urán e Sergio Henao, in vista di un cambio casacca nel 2014, lo lasciarono al suo destino e a 17" di ritardo in quel di Serra San Bruno).

Se qualcosa aveva iniziato a scricchiolare, il tutto ha ceduto sulla via di Pescara: pioggia, strade scivolose, una caduta, un blocco psicologico in discesa ad oggi ancora inspiegabile (troppo per chi pratica pista da una vita, troppo per temere un'altra caduta). Da lì all'abbandono dopo la tappa di Treviso, giustificato con una forte bronchite ed un problema al ginocchio, il passo è stato breve. Era il 17 giugno, Wiggins avrebbe avuto davanti a sé 43 giorni per rimettersi in sesto e preparare il Tour. Da correre, come da accordi, al servizio di Chris Froome, capitano unico e per l'immenso lavoro di sacrificio svolto a favore di Wiggins nel 2012, e per quanto più volte esplicitato nel 2013 dal Team Principal di Sky Dave Brailsford («Froome, non Wiggins, è il nostro capitano per il Tour», ha sempre ripetuto).

Mentre tutti ci preparavamo ad assistere a un Tour de France con Froome e Contador favoriti, sì, ma con Wiggins che la faccia da gregario proprio non ce l'aveva, ecco il 31 maggio l'ufficializzazione: il Sir non sarà al Tour ma punterà ad altri obiettivi - magari la Vuelta a España? - ed alla cronometro iridata di Firenze.

Niente da fare, salta pure la Vuelta per un Wiggins che parrebbe perduto mentalmente più che fisicamente, anche se la motivazione ufficiale dell'esclusione del campione uscente della Grande Boucle dalla preselezione Sky sono i problemi al ginocchio emersi al Giro e non ancora risolti. Salta pure la partecipazione alla Vuelta per Wiggins, nell'ottica di preparare al meglio la cronometro fiorentina. Crono in cui, detto per inciso, sarà difficile battere Tony Martin e forse anche Fabian Cancellara, ma questa è un'altra storia e di giorni all'appuntamento iridato ne mancano ancora molti.

Oltre a questo benedetto ginocchio sicuramente per Bradley Wiggins (che, per capire, nella classifica di Cycling Quotient scende dalla 2a alla 7a posizione, ma nel 2013 galleggia alla posizione numero 103, dietro a gente come Mustafa Sayar e Francesco Chicchi) c'è di più. Sicuramente le motivazioni, rispetto a dodici mesi fa, sono calate in maniera esponenziale: allora Wiggo si metteva in gioco, cercando con successo di migliorare il 4° posto ottenuto al Tour 2009 per poi trovare l'apoteosi nei Giochi Olimpici (aiutando Cavendish nella prova in linea e prendendosi il suo spazio nella crono, riuscirà solo in quest'ultima missione).

Anche la promessa, non si sa quanto mantenibile, di farsi aiutare da Froome al Tour, perché l'anno successivo avrebbe fatto la stessa cosa con lui, forse gli si è ritorta come un boomerang. Senza un obiettivo forte a cui puntare (quali Tour ed Olimpiadi?) e con il solo Giro come nuova sfida (sì, ma difficile da realizzare), Wiggins s'è trovato davanti con la prospettiva di correre un Tour o da cavallo imbizzarrito (ma ad oggi non ne ha le gambe e forse nemmeno la testa) o da gregario di extralusso di Froome, per il quale la simpatia non è massima.

Tutto questo corricchiare tra Francia e qualche altra corsetta agostana per vincere un oro mondiale a crono. Davvero troppo poco, non stimolerebbe nemmeno il più masochista dei corridori, figurarsi chi ha in bacheca quattro ori olimpici, altri sei ori vinti in un Mondiale su Pista ed un Tour de France.

I problemi che attribuiamo alla testa, alle motivazioni di Wiggins (uno che passa dai successi in pista al dominio di un Tour de France ne ha bisogno, tant'è che il Giro l'avrebbe voluto vincere), potrebbero però avere una causa molto più semplice, che l'iper tecnologizzata e tecnologica Sky, talvolta quasi robotica, non aveva calcolato (o magari aveva calcolato sin troppo bene): l'antagonismo con Chris Froome.

Rapidamente: lo smilzo kenyota-britannico si mette in luce a fine 2011, alla Vuelta a España, con Wiggins in maglia roja e lui che non esita a fargli da gregario. Finché sull'Angliru gli avversari capiscono che l'uomo Sky da battere è quello che fa il lavoro sporco, Froome. La corsa andrà a Cobo, Froome e Wiggins riempiranno un podio vuoto per chi è abituato ad aspirare alla vittoria. Di più: al Tour Froome sa di dover aiutare Wiggins, in cambio chiede una vittoria di tappa.

A La Toussuire è fermato dalla radiolina, a Peyragudes umilia Wiggins con una serie di scatti il cui messaggio è: «Ti stacco quando e come voglio». La dirigenza Sky invita Froome a star buonino, visto che nel 2013 i ruoli s'invertiranno. Infatti Froome quest'anno fa un percorso molto simile a quello del Wiggins 2012: subito il Tour of Oman vinto, seguito dalla Tirreno-Adriatico (2°, ma solo per la benedetta fantasia di Nibali), quindi altre affermazioni al Critérium International, al Romandia ed al Delfinato, ed ora lanciato verso il Tour.

Singolare. Non come persona verbale ma come aggettivo, dato che forse faremmo meglio a dire "i Tour"? Ci ha levato il dubbio lo stesso Froome, che ha dichiarato pochi giorni fa al Times: «Quest'anno l'obiettivo è vincere il Tour ma non voglio fermarmi qui e per i prossimi sei-sette anni voglio tornare in Francia con un solo scopo: battermi per la maglia gialla». Meglio di Anquetil, Merckx, Hinault ed Indurain, roba da Armstrong(hiani) che in stagione si pongono un solo obiettivo, con qualche corsetta sparsa qui e là.

Ora, può anche essere che nell'albo d'oro della Grande Boucle vedremo scritto per i prossimi dieci anni "Christopher Froome" ma sinceramente un tipo di dominio come quello auspicato dal non troppo carismatico (usando un eufemismo) britannico ci pare improbabile. C'è l'anagrafe, che per Froome recita "28", e però potrebbe essere l'ultimo dei problemi: in fondo Chris si sente nel pieno della maturità agonistica e libero da qualsiasi ruolo di gregariato (leggi alla voce "Wiggins") potrebbe sbizzarrirsi.

Del resto anche Armstrong ed Indurain (e pure Marco Pantani) vinsero il Tour per la prima volta a 28 anni mentre Wiggins ha centrato il successo a 32. Altri dalla classe nettamente più cristallina hanno avuto successo prima, sia in Francia che fuori (restando al Tour, Anquetil vinse la prima Grande Boucle a 23 anni, Merckx a 24 così come Hinault, Contador a 25). Tolta l'età, ci sono tanti piccoli talenti che stanno crescendo, e Froome non può non tenerne conto.

Dice, che c'entra Wiggins con tutto ciò? C'entra eccome. Già, perché è di ieri la notizia che Froome, il quale è legato alla Sky fino al 2014, vorrebbe prolungare il contratto. «Alla Sky mi sento a casa», ha dichiarato al sito web.orange.co.uk. Non esclude di correre un GT insieme a Wiggins in futuro ma se rimarrà lo farà per quei sei-sette Tour da vincere. Aggiungiamo che Sky ha dichiarato di recente che nel 2014 colui che viene definito dallo stesso Froome «il piano B della squadra al Tour», ossia Richie Porte, correrà un GT da capitano, ed ecco che risulta poco semplice, per non dire impossibile, dare una collocazione a Bradley Wiggins.

Un Sir sul mercato? Possibile, anche se le squadre con un budget adatto all'acquisto sarebbero davvero poche se non nulle. A chi già lo vedeva tornare alla Garmin, dove corse nel 2008 e 2009, Jonathan Vaughters ha subito chiarito che la dirigenza del Team non ha le risorse per un simile investimento.

Chi disprezza compra? Magari no, ma sicuramente il Team Sky ha in organico un paio di uomini per il futuro e nessuno di questi fa Wiggins di cognome. Tutto calcolato, quindi, come il fatto che al Giro il capitano in pectore fosse Rigoberto Urán e quello ufficiale Bradley Wiggins? A questo punto, niente di più probabile.

Francesco Sulas

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