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Giro di Svizzera 2013: Tempo da cani? Bau, ke Mollema! - Ma Meyer difende la leadership. Bene gli italiani

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Per Bauke Mollema seconda vittoria da professionista a Crans Montana © www.tourdesuisse.chDi solito, in questo sport, siamo abituati a rimpiangere i tempi eroici del ciclismo d'una volta; il problema è che, mentre questa gelida primavera volge al termine, ci ritroviamo a rimpiangere pure i tempi eroici dell'effetto serra. Sì, quella calura insopportabile che fino a poco fa ci faceva preoccupare per l'innalzamento del livello dei mari, per gli improvvisi scoppi di niño, per lo scioglimento dei ghiacciai. Invece oggi come oggi a sciogliersi è la pazienza, portata via da continue piogge (o proprio nevicate), da maltempo persistente, da corse influenzate pesantemente o proprio da cancellazione di tappe o parti di esse, eventi che col sole a picco non vedremmo mai verificarsi.

La lunga sequela di intoppi climatici, passata dai clamori della Sanremo e del Giro, ha vissuto oggi l'ennesimo capitolo di questo 2013: al vicino Delfinato in 35 si sono ritirati per il freddo a un passo dalla fine della corsa. Nel nostro Suisse, invece, abbiamo avuto la seconda tappa decurtata di tutta la fase iniziale, visto che era previsto il passaggio sul Nüfenenpass il quale era però coperto di neve; e siccome non c'erano vie alternative percorribili in bici da Quinto (sede originaria della partenza), gli organizzatori hanno spostato baracca e burattini a Ulrichen, a fine discesa dal Nüfenen, nuova sede d'avvio della frazione, tagliata così dai 170 km originari ai 130 effettivi. Tutti percorsi sotto la pioggia.

Le precipitazioni copiose non hanno comunque impedito ai consueti quattro coraggiosi del giorno di mettersi in moto per la fuga da lontano: oggi è toccato, al km 12, a Sanz, Saez, Riblon e Fröhlinger, i quali però non hanno avuto grande spazio dal gruppo, che li ha tenuti sempre a tiro, a non più di 3' di distanza. Sicché è stato facile, per gli inseguitori, annullare l'azione ben prima che si approcciasse la salita che, inerpicandosi verso Crans Montana (nota località sciistica), chiudeva in bellezza la tappa.

15 km misurava l'ascesa verso Crans, e i FDJ hanno dato l'impressione di volerla subito mettere giù dura, con un attacco a due promosso da Jeannesson e dal capitano Pinot dopo appena un chilometro di salita. Ma il forte vento sul percorso (la pioggia non bastava) rendeva difficile far la differenza, e i due francesi son presto rimbalzati, risucchiati dal gruppo. Un'altra squadra con idee bellicose era la Garmin, che infatti ha mosso, ai 12 km, Daniel Martin: pronto per un'azione personale da ricordare? No, semmai pronto a fungere da appoggio per Ryder Hesjedal, che di lì a poco si è mosso a sua volta dal plotone, in compagnia di Tanel Kangert (Herrada, che ha provato ad accodarsi, non è riuscito a tenere il ritmo dei due).

La coppia di contrattaccanti ha in breve preso Martin, il quale per un paio di chilometri ha tirato per il suo capitano (o co-capitano, se vogliamo), dopodiché si è staccato, lasciando al comando i soli Hesjedal e Kangert. Fino ai 6 km dalla vetta, l'azione dei battistrada sembrava efficace nonché destinata al successo, e nonostante AG2R (per Pozzovivo), Blanco (per Mollema), FDJ e BMC (per Van Garderen) tirassero per ricucire, il margine aumentava fino a oltre 30".

Ai 6 km, con uno degli scatti più lungimiranti della storia (...), Kruijswijk, compagno di Mollema, è partito fortissimo, è durato 200 metri, dopodiché si è praticamente fermato per venir subito ripreso e staccato dal gruppo. (Altri staccati interessanti, in precedenza: Tiernan-Locke - oggetto misteriosissimo della Sky - a inizio salita, Andy Schleck - mistero oggettivo della RadioShack - ai 10 km).

Se non altro, l'azione del rosso della Blanco ha avuto il risultato non tanto di rilanciare il gruppo nell'opera di inseguimento (comunque qualche secondo l'ha rosicchiato), quanto di dimostrare che se si fosse alzato il ritmo, i due fuggitivi si sarebbero potuti raggiungere. Nel plotone dei migliori, peraltro, si segnalava la buona resistenza di Giovanni Visconti e Moreno Moser, per i quali non era affatto scontato pensare di ritrovarli in quelle posizioni a pochi chilometri dalla fine di una tappa con arrivo in quota. Oltre a loro, Scarponi, Ulissi e soprattutto Pozzovivo sgambettavano davanti contribuendo a tener su i colori italiani.

Ai 5 km, un Hesjedal impaziente di far dimenticare i rovesci del Giro ha aperto il gas e ha staccato Kangert, involandosi da solo e ricostruendo quel margine di 30" che gli garantiva di poter seriamente lottare per il successo di tappa anche a fronte di un recupero degli inseguitori; e ancora ai 3 km non c'era verso, da dietro, di limare quel gap, malgrado un forcing dei BMC e poi di Spilak, che ha chiamato alla reazione Pozzovivo e Pinot. Questi ultimi sono scattati da quel che restava del plotone ai 2 km, proprio mentre veniva ripreso Kangert, ma prima Martin (in funzione di stopper) e poi Mollema col resto dei migliori si sono rifatti sotto.

Ancora una volta, non appena dietro c'è stato un minimo di battaglia, il vantaggio del battistrada Hesjedal si è contratto: 23" per il canadese; e allora serviva un'altra sgasata per riavvicinare ulteriormente la lepre, e se n'è incaricato Van Garderen, che con un allungo di 300 metri ha ridotto il gap a 16". Il problema per l'americano è che - come Kruijswijk prima - si è praticamente esaurito in tale azione, rinculando di brutto e finendo staccato dai rivali di classifica i quali, sulla scorta dell'azione di Tejay, si son prodotti negli assalti decisivi.

Ai 1200 metri Hesjedal ormai boccheggiava in testa, e Tschopp faceva gli onori di casa proponendo uno scatto a cui si è aggrappato Mollema per partire secco in contropiede. L'attacco dell'olandese è stato tanto ben fatto da permettergli, dopo aver staccato lo svizzero, di riportarsi ai 700 metri su Hesjedal, e di piantarlo in asso ai 500. Mentre da dietro altri rinvenivano sul canadese della Garmin, Mollema completava la sua ottima giornata andando a vincere a braccia alzate come non gli accadeva da quasi 3 anni, ovvero dalla sua unica precedente vittoria da pro' ottenuta in una tappa del Giro di Polonia.

Vince decisamente poco rispetto alle sue qualità, Bauke, ma a 26 anni e mezzo può iniziare a guardare al Tour de France (che disputerà in qualità di capitano Blanco) con occhi diversi, ora che ha definitivamente ribaltato le gerarchie nella squadra olandese e scalzato Gesink dal ruolo di corridore più rappresentativo.

A 11" da Mollema, un gruppetto di 7 è transitato con - nell'ordine - Frank, Pinot, Hesjedal, Tschopp, Martin, Kreuziger e Scarponi, il quale, in termini di condizione, incassa qualche cambiale stipulata al Giro. Poco dietro, a 19" dal vincitore, Visconti e Pozzovivo, e poi a 24" ancora Ulissi e Moser, a completare il bel quadretto d'Italia che emerge dopo questa tappa (invece Damiano Caruso ha pagato qualcosa di troppo, giungendo a 2'41"). Dice: e il vecchio leader della classifica Cameron Meyer, è andato a gambe all'aria? Certo che no, aiutato da una buona Orica (spesso vista a tirare, con Albasini su tutti) ha salvato il salvabile, ovvero moltissimo: giungendo 13esimo al traguardo (a 27" dal primo e subito davanti a gente come Rui Costa, Brajkovic, Spilak, Péraud e il bravo giovanotto Dombrowski), l'australiano ha difeso egregiamente la maglia gialla dall'assalto di Hesjedal, che nella generale si è fermato al secondo posto, a 3" da Cameron, e di Frank, ora terzo a 5".

Il quarto posto della classifica, a 12", è occupato nientemeno che da Visconti (chi l'avrebbe previsto anche solo tre settimane fa, di ritrovare GioVisco in lotta per la generale del Suisse? Potenza di una vittoria al Galibier!); quindi a 16" troviamo Pinot, a 28 Kreuziger, a 34 Moser che ha lo stesso distacco di Mollema ottavo e a questo punto dovrà provare a resistere anche nei prossimi giorni; al nono posto (a 35") Dyachenko precede Pozzovivo decimo (a 36"), poi il campione uscente Rui Costa segue a 40" davanti a Martin e Brajkovic (42" il loro ritardo da Meyer), Ulissi a 43 e Scarponi a 44. Van Garderen, favorito della vigilia, gravita a quasi 1' di ritardo dalla maglia gialla, ma magari i suoi conti son tarati non tanto su questa settimana svizzera, quanto sul mese e mezzo che ci separa dalla fine del Tour (altrimenti il suo attacco kamikaze risulterebbe veramente difficile da comprendere).

Domani da Montreux a Meiringen una tappa insignificante per 170 dei 203 km totali, ma nel finale c'è una salita (senza nome, a quanto pare) bella tosta, dalle parti di Innertkirchen, sulle cui non banali pendenze potremmo assistere a un discreto spettacolo. Tra l'altro il fatto che dalla vetta al traguardo ci siano 20 km di non immediata interpretabilità (tra discese, pianura e strappetti), rende il tutto molto molto incerto. Speriamo di divertirci, e - per chiudere il cerchio con il discorso d'apertura - di non vedere troppi ombrelli.

Marco Grassi

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