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Giro d'Italia 2013: Nibali praticamente perfetto - Le pagelle: ok lo Squalo e Cavendish, Wiggins ed Hesjedal deludono

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Vincenzo Nibali con il Trofeo Senza Fine sul trono del Giro d'Italia © Bettiniphoto

Vincenzo Nibali - 10
Più che perfetto, parte con i favori del pronostico nello scontro con Wiggins. Tuttavia la crono di Saltara mette sempre paura ed allora lo Squalo vede di non perdere tempo nei confronti dei diretti avversari. In effeti guadagnerà sempre, fatta eccezione per la cronosquadre di Ischia, dove l'Astana concede 14" ad una vittoriosa Sky. Da lì in poi sarà una splendida rimonta, con i rischi di Pescara (quanto male potevi farti in quella caduta, Vincenzo...), la rosa presa proprio a Saltara, sul campo che doveva essere di Wiggins, il controllo a Montasio, la concessione a Santambrogio della tappa dello Jafferau, le affermazioni finali, definitive, di Polsa e Tre Cime. All'apice della forma, giunto alla maturità agonistica, Nibali non sbaglia nulla. Fare meglio di così era veramente difficile.

Bradley Wiggins - 4
Il Giro era per il britannico una sfida forse più grande di lui. Parte bene con la squadra che l'appoggia ad Ischia nella cronosquadre, poi inizia a perdere 17" qua, altri là, e Nibali se ne va. La caduta di Pescara, sul bagnato, lo blocca. La cronometro, anziché favorirlo, lo respinge, in salita va così così, la bronchite lo respinge dopo la tappa di Treviso. Tornerà in futuro per tentare di nuovo di vincere la maglia rosa, esce comunque a testa alta, visto che contro un Nibali così avrebbe potuto ben poco anche al 110%.

Ryder Hesjedal - 5.5
Tornato in Italia per tentare di bissare la vittoria del 2012, deve fare a meno dell'effetto sorpresa di cui aveva goduto dodici mesi fa. A Marina di Ascea attacca, sembra l'Hesjedal arrembante della Liegi-Bastogne-Liegi, fa un po' paura. Si affloscia subito, nella crono di Saltara, e da lì in avanti il suo Giro si trasforma in un calvario (perde le rute dei migliori anche sull'innocente collina di Fiesole). Un virus? Probabile, fatto sta che il canadese è costretto ad abbandonare. Non è sempre domenica.

Rigoberto Urán Urán - 7
Partito per fare il gregario di Wiggins, si ritrova a dover aspettare l'ormai ex capitano a Pescara, perdendo quasi due minuti. Sull'Altopiano del Montasio la Sky rivela la sua tattica, lanciando il colombiano verso il successo. Diventa strada facendo l'uomo di classifica e chiude a 4'43" da Nibali. Di più non poteva fare. Meno bene di Rigoberto l'altro colombiano della Sky, Sergio Henao (voto 5). Ci si aspettava che potesse dar fastidio, son più le volte che perde le ruote dei compagni e dei migliori. Chiude con un 16° posto che nulla aggiunge al suo palmarès. Per entrambi, specie per Urán, c'è un'ipotetica grossa come una casa: se non ci fosse stato Wiggins...

Cadel Evans - 7.5
Arrivato in Italia a sorpresa, in punta di piedi, messo nella seconda fila dei favoriti per la rosa, Cadel fa valere le sue doti principali: tenacia e fondo. Non molla mai, è semrpe presente e si presenta al tappone mutilato delle Tre Cime in 2a posizione, con 10" di vantaggio su Urán. Il colombiano, sulla salita verso il Rifugio Auronzo, avrà la meglio, ma Evans conserverà il podio finale. Al Giro gli mancava ed a 36 anni, senza aver preparato in modo specifico l'evento durante l'inverno, è qualcosa di molto buono.

Michele Scarponi - 7
Sfigato, infreddolito, invecchiato, tutto sommato Michele regge bene il confronto con i migliori. Già a Marina di Ascea una caduta lo penalizza e lascia un minuto scarso sulla strada. Le salite non gli sorridono, al contrario delle cronometro, dove dimostra una gran brillantezza. Patisce il freddo intenso allo Jafferau, sul Galbier (dove pure tenta un timido attacco), alle Tre Cime. Avrebbe preferito correre i tapponi, agire sulle grandi salite partendo da lontano, senza misurarsi sulla rampa secca. Purtroppo per lui il maltempo taglia le asperità, e se già la gamba era buona ma non ottima, il terreno per gli attacchi scompare nell'arco di poche serate. Tornerà per vincere o per fare da gregario a qualche big?

Przemyslaw Niemiec - 6.5
Partito come seconda punta della Lampre-Merida, il polacco si cala splendidamente nella parte, alternando con Scarponi buone prestazioni. Tiene botta fino alle Tre Cime di Lavaredo, dove perde terreno rispetto ai migliori. conclude comunque con un 6° posto che non si butta via, soprattutto a 32 anni compiuti e senza grosse risultanze passate in un GT. La domanda è: lo rivedremo ancora a questi livelli? Difficile ma non impossibile.

Carlos Alberto Betancur - 8
Forte ed un po' folle (quest'uomo al Montasio non va a prendere Urán «perché siamo tutti e due colombiani» ed a Firenze attacca sulla salita di Fiesole, tagliando il traguardo esultante... Ma davanti c'era Belkov), è alla definitiva consacrazione. Corridore da Classiche (ampiamente dimostrato sulle Ardenne), Betancur è protagonista con Majka di una lotta all'ultimo scatto per la conquista della maglia bianca di miglior giovane. Nonostante quelle due-trecento forature in cui incappa, a Misurina resta appena alle spalle di Nibali, insieme ad Urán, ed alla fine non solo sarà il miglior giovane ma anche un 5° posto che in ottica futura (ma di un futuro immediato) lo proietta tra i principali contendenti per le gare a tappe negli anni a venire.

Rafal Majka - 7.5
Lotta, scatta, resta con i primi, va in bianco (inteso come maglia), se la gioca fino all'ultimo giorno con Betancur, per far vedere chi è il miglior giovane. La spunterà il colombiano ma il polacco della Saxo-Tinkoff (per inciso, a Cortina, non appena saputo della foratura del Beta, mette i compagni a tirare, da buon allievo di Riis) si consacra. È indubbio che questo scalatore che se la cava egregiamente contro il tempo e tiene ottimamente sulle tre settimane farà ancora parlare di sé in futuro.

Beñat Intxausti Elorriaga - 7
Il classe '86 della Movistar veniva da alcune stagioni in cui, dopo essere stato una bella promessa, era passato per l'inferno della morte di Tondo, deceduto sotto i suoi occhi. Al Giro puntava alla top ten, magari al podio, sicuramente ad una rinascita. La missione è compiuta e c'è ben altro che l'8° posto finale. Un giorno in maglia rosa, dalla sera di Pescara al primo pomeriggio di Saltara, la tenacia di chi sa resistere con il gruppo dei migliori (o degli immediati inseguitori), la vittoria di Ivrea, ottenuta battendo in uno sprint a tre Kangert e Niemiec. Non un campione coi fiocchi, semplicemente un ragazzo che sa levarsi più che discrete soddisfazioni.

Mauro Santambrogio - 6.5
Alzi la mano chi si sarebbe aspettato questo Santambrogio per due terzi di Giro (non valgono i voti di Scinto e Citracca...). Il non più giovanissimo corridore di Erba tiene bene per due settimane, vince addirittura nel freddo polare dello Jafferau e si porta a 1" dal terzo gradino del podio. Conoscendo il ragazzo, tutti lo attendono al varco della terza settimana e puntualmente cede 2'24" ai migliori nella 16a tappa, quella di Ivrea. Tra freddo, tagli e fatica negli ultimi giorni di Giro non lo si vede più. Ben oltre la sufficienza per due terzi di gara, crolla nel finale e strappa il voto solo perché, come detto, da lui non ci si sarebbe aspettato che potesse far classifica (non a gennaio, almeno).

Domenico Pozzovivo - 4.5
Metereologo, scalatore, impacciato in discesa, col bagnato, con le mantelline che finiscono tra i raggi, con i fuorigiri che a quasi 31 anni non dovrebbe più subire. Dopo otto anni con i Reverberi passa in una squadra World Tour, la AG2R La Mondiale, per disputare le grandi corse del calendario. Tre volte 7° in salita (Montasio, dov'è brillante, Jafferau e Tre Cime), sarebbe atteso ad un salto di qualità, ad un "ora o mai più" che non arriva. Nella generale chiude 10°, peggiorando di due posizioni il Giro 2012. Betancur gli dà regolarmente la paga e si ha l'impressione fondata che il non più giovane lucano abbia già detto tutto ciò che aveva da dire. Fare meglio di così - e con il freddo, da lui tanto patito - è difficile, lo ammette anche Domenico. Peccato che non arrivi né una tappa, né una maglia.

Franco Pellizotti - 5
L'obiettivo del Delfino di Bibione, per la prima volta al Giro con la maglia di Campione Italiano, era una tappa. Aveva puntato quella del Montasio, visto che arrivava dalle sue parti. Pur lontano in classifica generale, non ha mai avuto il permesso per andare a giocarsela (allo Jafferau era uscito dal gruppo) e spesso anche le forze sono mancate. Un 11° posto finale e due sesti posti (ad Ivrea ed alle Tre Cime) sono i suoi migliori risultati.

Fabio Andrés Duarte Arevalo - 6.5
Distratto, il colombiano classe '86 chiude con un 28° posto nella generale che non direbbe nulla, se non fosse per il 5° posto colto sul Galibier e soprattutto il 2° alle Tre Cime di Lavaredo, tutto in rimonta, a far vedere che la gamba c'era. Ci prova anche sulla via di Vicenza ma un superbo Visconti vanificherà lo sforzo.

Diego Rosa - 7
Non perché abbia fatto chissà che cosa ma perché, pur correndo su strada da soli due anni, questo classe '89 piemontese ha saputo mettersi in luce ogni volta che la strada saliva. Pazienza se i risultati non sono giunti, vederlo chiudere nei 30 (24°, per la precisione) il suo primo Giro (che è anche il suo primo GT) e capire che nella terza settimana questo ragazzo dalla faccia pulita e dalla gamba buona ne aveva ancora è un ottimo segnale per il futuro. Lo attendiamo prossimamente, può fare grandi cose.

Samuel Sánchez González - 5.5
L'asturiano dell'Euskaltel era venuto in Italia con discrete ambizioni, torna a casa con un nulla di fatto. Che poi non è proprio nulla, perché a Marina di Ascea è con i migliori, 5°, quindi si perde. È corridore di fondo ed allo Jafferau sorprendentemente chiude 4° alle spalle di Santambrogio, Nibali e Betancur, poi nella cronoscalata Mori-Polsa osa, fa un super tempo, si confronta con un super Nibali. Sarà 2°, unico a contenere il distacco di tappa al di sotto del minuto (58"). Il 12° posto in classifica non è tuttavia ciò che ci si aspetterebbe da uno come lui.

Luca Paolini - 7.5
Questo giovane 36enne esordisce al Giro correndo quasi tutte le tappe come se fossero delle Classiche (e per farlo anche al Sud ci vuole una buona dose di fantasia). Il "Gerva" va a segno già nella terza tappa, a Marina di Ascea, tenendo i migliori in salita e scappando nella discesa per nulla semplice. Tappa e maglia rosa per Paolini, che guiderà la classifica fino a Pescara, e va bene così. In Katusha, perso definitivamente il ritirato (dalle corse) Denis Menchov, l'uomo classifica è Yury Trofimov (voto 7). Stessa età di Santambrogio e Nibali, il russo è costante, mai appariscente, eppure alla fine sarà il primo dei suoi, con un 13° posto finale più che buono.

Robert Gesink - 4.5
Mezzo punto in più per essere stato l'uomo di classifica dei Blanco fin quasi al ritiro successivo alla Mori-Polsa. Gesink è lì, come al solito, ma non dà mai l'impressione di essere davvero efficate, di poter dare il colpo di grazia agli avversari, come al solito. Incostante come pochi, perde oltre 4' solo verso lo Jafferau, e lì esce di classifica. Dopo la Mori-Polsa il freddo e le condizioni di salute precarie lo inducono ad abbandonare. Meglio Wilco Kelderman (voto 6), classe '91 che sul Galibier prova da solo ad andare a riprendere Visconti. Resterà la bella azione ed il terzo posto nella classifica dei giovani, che unito al 17° posto della generale finale fanno ben sperare.

Tanel Kangert - 7.5
Voto da estendere all'Astana tutta, con il Campione d'Estonia che si rivela al grande pubblico. Tira, a volta troppo (verso Firenze è lo stesso Nibali a chiedere a Tanel di abbassare il ritmo), si gioca le sue carte nella crono di Saltara, chiusa al 3° posto, e nella tappa di Ivrea, dove Intxausti è più veloce. Bene, benissimo anche Agnoli ed il giovane Aru (voto 7.5 anche per loro), con il laziale ombra di Nibali, il sardo, alla prima esperienza al Giro, in difficoltà a causa di problemi intestinali, eppure alla fine in crescita. Alle Tre Cime Valerio piange per la vittoria di Nibali, Fabio chiude 5° dietro il proprio capitano ed altri tre colombiani

Robert Kiserlovski - 4.5
Partito come capitano unico della RadioShack Leopard, il croato non trova mai il cambio di ritmo. Chiude 8° a Montasio e sullo Jafferau, spesso e volentieri si mette in mostra con allunghi e scatti (altrettanto spesso inutili), alla fine è 15°. Almeno una top ten era alla sua portata, evidentemente sono mancate le gambe.

Matteo Rabottini - 4
Se l'anno scorso esplose a Pian dei Resinelli, vincendo successivamente la maglia azzurra dei Gpm, quest'anno non si vede affatto in nessun terreno. Il pescarese condivide il voto con Oscar Gatto, che non trova mai i tempi né i modi di farsi vedere e conclude un Giro d'Italia nell'anonimato.

Stefano Pirazzi - 7.5
Il perenne attaccante di Alatri non coglie un successo di tappa, pur andandoci vicino al Vajont, dov'è 3°. È sua però la maglia azzurra dei Gpm, con tanti punti raccolti sin dalle primissime frazioni (memorabile il duello con Chalapud dalla frazione di Firenze) ed un bel vantaggio accumulato nel finale. Ora che s'è tolto lo sfizio di vincere questa speciale classifica da lui ci si aspetta un minor dispendio di energie per gli sprint e, con un po' di fortuna, una vittoria di tappa.

Giovanni Visconti - 8
Nelle primissime frazioni si deve districare tra piazzamentei insoddisfacenti (il 3° posto di Serra San Bruno) e le cadute che lo ostacolano (a Matera Mezgec cade ed anche il palermitano deve rialzarsi). Sembra un Giro da Visconti, che in pasato ha sì vestito anche la maglia rosa ma mai vinto una tappa. E invece arriva il giorno del Galibier: una fuga, l'allungo sul Col du Télégraphe, la strenua resistenza tra la bufera, l'arrrivo in solitaria alla stele dedicata a Marco Pantani. Non basta, perché sulla strada verso Vicenza Giovanni ci riprova: scatta sulla salita di Crosara e va a vincere nuovamente in solitaria. Per Visconti queste due vittorie comportano l'uscita da un anno davvero buio e l'inizio di una nuova carriera.

Enrico Battaglin - 7.5
Reduce da un 2012 all'insegna dell'invisibilità, il vicentino della Bardiani-CSF Inox conquista di potenza e prepotenza la frazione di Serra San Bruno, piazzandosi 2° anche a Pescara, nuovamente sotto l'acqua. Costretto al ritiro dopo la tappa di Cherasco, fa capire che l'Italia per il futuro ha trovato un grandissimo cacciatore di tappe. E per le Classiche sarà da tener sempre d'occhio.

Ramunas Navardauskas - 7
Mezzo voto in più per l'esultanza in quel di Vicenza, quando Visconti era transitato da vero vincitore sotto il traguardo da 19". Il lituano che già nel 2012 vestì la maglia rosa si fa trovare presente sia a fianco al capitano Hesjedal (finché è in gara), sia nelle fughe. Azzecca quella buona verso il Vajont, accelera prima della salita finale insieme a Daniel oss, poi semina il BMC e va a vincere da solo. In un modo o nell'altro, Navardauskas il segno al Giro lo lascia sempre.

Fabio Felline - 6
Sufficienza stiracchiata, nonostante la classe ci sia ed il ragazzo sappia farne quasi sempre buon uso. Non finalizza e come nel 2012, quando il miglior piazzamento fu il 2° posto a Frosinone, quest'anno si deve accontentare della piazza d'onore ottenuta a Serra San Bruno dietro a Battaglin. C'è anche un 8° posto a Vicenza, dove il piemontese dell'Androni prova e riprova, scatta e riscatta, senza andare a segno.

Mark Cavendish - 10
Cinque opportunità di arrivare allo sprint, cinque vittorie per Cannonball. La squadra è magnifica e lui tende a ringraziare l'Omega Pharma Quickstep dopo ogni vittoria. Napoli, Margherita di Savoia, Treviso, Cherasco (dove compie un capolavoro) ed infine Brescia sono le terre conquistate da Mark. Porta a casa anche quella maglia rossa che nle 2012 gli era sfuggita per un solo punto. Lo fa stringendo i denti sulle montagne rimaste, racimolando punti ad ogni TV che si presenti, litigando con gli Andriato del caso, quando lo si mette in discussione. Ha chiaro l'obiettivo e lo raggiunge: 5 vittorie e la vittoria nella classifica a punti per questo Giro possono bastare.

Elia Viviani - 7
Perché ci prova, a far deragliare il treno dell'Omega, a precedere Cavendish. In quel di Napoli giunge ancora un secondo posto ed i pugni di rabbia battuti sul manubrio sono davvero tanti. La musica non cambierà ed Elia, pur cresciutissimo nella gestione del treno Cannondale, si dovrà accontentare di un'altra piazza d'onore a Margherita di Savoia, unita ad altri bei piazzamenti. Come Cavendish, ha il merito di stringere i denti sulle Alpi e concludere la sua prima corsa rosa.

John Degenkolb - 8
Basta una sola vittoria, ma ottenuta con un numero di classe sopraffina (a Matera) per valutare il tedesco della Argos-Shimano, prima di Matera non brillantissimo, dopo Firenze ritiratosi. La Argos potrà comunque contare sullo sloveno Luka Mezgec (voto 7), costante negli arrivi veloci e validissima alternativa al Degenkolb.

Matthew Harley Goss - 3
Come il miglior piazzamento ottenuto dall'australiano prima di ritirarsi a Ivrea. Goss non si vede mai in palla e solamente a Margherita di Savoia chiude sul terzo gradino del podio. Assolutamente insufficiente, l'Orica-GreenEDGE può invece contare su Pieter Weening (voto 6.5) sui terreni mossi e sulle salite; sarà 7° a Marina di Ascea, 9° a Pescara ed in bella vista verso le Tre Cime di Lavaredo.

Giacomo Nizzolo - 7
Al pari di Viviani, Nizzolo ci prova spesso a spodestare Cavendish e ci va pure vicino. A Cherasco è 2° di poco, coglie inoltre tre quarti posti (Napoli, Treviso e Brescia) ed un'ottava piazza a Margherita di Savoia. In crescita, negli anni a venire potrà scontrarsi con i migliori velocisti.

Nacer Bouhanni - 6.5
L'ex pugile della FDJ ottiene un 3° posto a Napoli, un 4° a Margherita di Savoia ed un 2° a Treviso prima di dire addio al gruppo.

Francesco Chicchi - 2
Mai visto, quasi ingiudicabile. Non è mai in lotta per una posizione di vertice, sulla strada di Firenze si ritira.

Sacha Modolo - 6
L'8° posto di Treviso ed il 7° di Vicenza non facevano pensare ad un Modolo davvero competitivo. Ed invece il Bardiani a Brescia si deve arrendere solo ad un immenso Cavendish.

Manuel Belletti - 6
Come il miglior piazzamento che coglie per ben tre volte (Margherita di Savoia, Treviso e Cherasco).

Roberto Ferrari - 4
Nel 2012 aveva dato filo da torcere a Cavendish, facendo infuriare e cadere il velocista dell'Isola di Man. Quest'anno Ferrari ottiene un 6° posto a Brescia come miglior risultato, per il resto, tolta la 7a piazza di Treviso, non si nota affatto. Non sono queste le prestazioni di uno che nel 2012 aveva persino vinto a Montecatini Terme.

Daniele Bennati - s.v
Impossibile da giudicare. L'aretino della Saxo-Tinkoff si intravede solo a Cherasco dove coglie un 7° posto (poi si ritira), e scusate se è poco. Condivide il voto con Filippo Pozzato, 8° a Cherasco, 4° nella sua Vicenza. Attende per tutto il Giro le tappe adatte a lui finché il Giro non termina. Ragionamento fatto da Luca Scinto a Val Martello, mica (solo) nostro.

Damiano Caruso - 5.5
È comprensibile, il ragazzo viene chiamato all'ultimo momento per sostituire Ivan Basso e va a corrente alternata. Giorni in cui non va proprio e giornate, come la cronoscalata della Polsa, in cui chiude 3°. Pur sempre nei 20 (è 19°) in generale, tenta talora l'attacco. Lo imita il più esperto Giampaolo Caruso (voto 6 per la buona volontà e per il 6° posto a Marina di Ascea), che verso Cherasco è solo ma verrà ripreso da un'Omega che voleva portare alla vittoria il proprio capitano. Peccato, è andata male.

Salvatore Puccio - 6.5
Non doveva nemmeno correrlo, si ritrova dopo due giorni in rosa, anche se gli Sky avevano calcolato che il simbolo del primato spettasse a Dario Cataldo (voto 6). Puccio cresce bene, cresce gradualmente, per ora fa il gregario, tra qualche tempo chissà...

Stefano Garzelli - 14
Come i Giri d'Italia portati a termine, uno dei quali vinto, nel 2000, grazie al prezioso gregariato di tal Marco Pantani. Magari lo si aspettava su qualche traguardo dei suoi, per la zampata finale, ha preferito godersi ogni singolo istante del Giro. Amato dal gruppo, si ritira (ma siamo sicuri?) dalle corse dopo che nel professionismo ci era entrato nel 1997. Il Giro s'è fermato a Brescia, la seconda vita di Stefano Garzelli inizia proprio dalla Leonessa d'Italia.

Francesco Sulas

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