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Giro d'Italia 2013: Tenacia Evans, Scarponi respinto - Cadel salva il terzo posto finale

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Cadel Evans in azione sulla salita delle Tre Cime di Lavaredo: l'australiano perderà il secondo posto, sorpassato da Rigoberto Urán © Bettiniphoto

In questi ultimi due giorni immaginiamo che quasi tutti i corridori del gruppo si possano ritenere soddisfatti per l'annullamento della tappa di ieri ed il taglio drastico di quella di oggi a causa del freddo e della neve, ma probabilmente un po' più contento di tutti gli altri è Cadel Evans che nonostante le difficoltà è riuscito a salvare almeno il terzo gradino del podio: certo, non abbiamo una controprova, ma con tutte le grandi salite che erano in programma e che non sono state affrontate l'esito sarebbe probabilmente stato diverso.

Diciamo subito che per quelle che erano le premesse della vigilia questo terzo posto è un ottimo risultato per il capitano della BMC: un 2012 deludente, un inizio di 2013 abbastanza anonimo e da lì la decisione di venire al Giro d'Italia per mettere nelle gambe giorni di corsa in vista del Tour de France; era un uomo da non sottovalutare, ma di sicuro in pochi l'avrebbero pronosticato sul podio. Invece a 36 anni Evans ha dato una bella risposta ai critici che lo definivano ormai come un corridore finito ed avviato verso un netto e rapido declino. Con questo risultato l'australiano riesce ad entrare nella ristretta cerchia di corridori capaci di salire sul podio finale almeno una volta in tutte e tre le corse a tappe: al Tour de France ci è riuscito in tre occasioni con la vittoria del 2011 ed i secondi posti nel 2007 e nel 2008, alla Vuelta invece finì in terza posizione nel 2009.

Avendo aggiunto il Giro al proprio calendario solo a stagione già iniziata, e comunque con l'obiettivo primario del Tour, la preparazione di Cadel Evans è stata modificata in corso d'opera ed alla fine ha avuto solo un mese per focalizzarsi sulla corsa rosa: nonostante questo il portacolori della BMC è partito molto forte piazzandosi sempre nelle prime posizioni ogni volta che in corsa c'è stata un po' di bagarre. Già a Marina di Ascea s'è piazzato secondo, poi sesto a Serra San Bruno e Pescara, settimo nella cronometro di Saltara (con il miglior parziale sullo strappo finale) e quinto a Firenze e sull'Altopiano del Montasio: qui Evans ha cominciato veramente a fare paura e a diventare un possibile candidato anche per la maglia rosa finale.

La mancanza di molti lavori specifici in fase di preparazione, però, s'è fatta sentire proprio nelle ultime e decisive tappe con la fatica che ormai si stava accumulando nelle gambe. Proprio nel giorno della cronoscalata da Mori a Polsa, una frazione che sulla carta doveva essere adattissima alle sue caratteristiche, Cadel Evans è stato protagonista di una brutta controprestazione che da un lato ha chiuso definitivamente i giochi per la maglia rosa (Nibali era ormai irraggiungibile), dall'altro ha completamente riaperto quelli per il podio con Urán che s'era riavvicinato a soli 10" e Scarponi a 1'12".

La tappa cancellata ieri aveva rimandato tutto ad oggi ed agli ultimi quattro durissimi chilometri della salita finale verso le Tre Cime di Lavaredo, dove il corridore australiano ha subito il sorpasso da parte di Rigoberto Urán ma non quello di Michele Scarponi. Subito dopo il primo attacco di Vincenzo Nibali s'era capito che il duello tra Urán ed Evans si sarebbe risolto a favore del primo mentre Scarponi, in ritardo, sembrava ormai rassegnato al quarto.

Negli ultimi 1500 metri, però, il marchigiano della Lampre-Merida è riuscito a guadagnare terreno, a riprendere e staccare Evans per un ultimo disperato assalto al podio: Cadel ha tenuto duro con la sua solita grande tenacia e alla fine tra i due la differenza è stata di 16" che in classifica generale ha lasciato all'australiano della BMC un vantaggio di 56". Alla fine proprio la Lampre è forse la squadra più delusa di questa penultima tappa del Giro d'Italia: nonostante sia riuscito a piazzarsi davanti ad Evans, Michele Scarponi non ha certo vissuto la sua giornata migliore di questo Giro e anche Przemyslaw Niemiec non è andato benissimo perdendo una posizione in classifica generale a vantaggio di Betancur (da quinto a sesto).

Agli uomini di Giuseppe Saronni rimane di sicuro il rimpianto della mancanza di un tappone con più colli in questo finale di Giro in cui provare veramente a sfruttare la superiorità numerica data dall'avere due corridori in buona forma e piazzati entrambi molto bene nella classifica generale: il podio era alla portata, ma bisogna dire anche il doppio piazzamento (soprattutto quello del polacco, visto che Scarponi cambierà aria) può valere punti importanti, se non fondamentali, per la classifica di merito che a fine stagione assegnerà le licenze World Tour.

Per quanto riguarda invece Michele Scarponi quello che sta per concludersi è stato un Giro d'Italia davvero enigmatico e non facile da giudicare: il marchigiano ha alternato ottime prestazioni a giornate negative, in apparenza senza un fattore che possa accomunare le une o le altre. Rispetto agli standard del passato Scarponi è andato molto forte nelle cronometro come dimostrano il 10° posto in quella di Saltara e soprattutto il grandioso 4° posto nella cronoscalata di Polsa.

Il marchigiano è mancato quindi soprattutto nelle tappe di montagne, ad eccezione di quella del Col du Galibier: trovare come giustificazione il maltempo quindi sarebbe sbagliato visto che pure in Francia i corridori sono arrivati sotto una fitta nevicata. Probabilmente Scarponi ha lavorato molto sulla resistenza avendo così difficoltà ad esprimersi dopo le giornate di riposo o su tappe con solo un arrivo in salita secco.

Sebastiano Cipriani

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