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Giro d'Italia 2013: Kangert, Agnoli e Aru da applausi - Una super Astana intorno a Vincenzo

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L'Astana stretta attorno al suo leader, la maglia rosa Vincenzo Nibali © Bettiniphoto

Una vittoria in una grande corsa a tappe non arriva mai per caso, né per merito di una sola persona. Se poi l'identikit di questa grande corsa a tappe corrisponde ad un Giro d'Italia già difficile di per sé, flagellato strada facendo dal maltempo, complicato dall'insolita neve di fine maggio capiamo che oggi sulle Tre Cime di Lavaredo ha vinto sì Vincenzo Nibali, la maglia rosa, il più forte, ma con lui la squadra, soprattutto la squadra. Le lacrime di gioia a fine tappa di Valerio Agnoli, amico prima ancora che gregario tra i più fidati di Vincenzo, ne sono la prova.

Partiti da Napoli con la debole convinzione che Nibali si potesse scontrare con Wiggins (duello più mediatico che effettivo, possiamo dirlo), l'Astana fronteggiare una leggera inferiorità nei confronti della Sky, uno squadrone, la strada ha dato prova di una solidità fuori dal comune, ha saputo controllare la corsa per quasi tre settimane, ha portato il suo capitano al trionfo finale, com'era negli intenti di ragazzi e vertici sin da inizio anno. Già Vinokourov, divenuto a fine 2012 general manager della squadra da lui voluta, aveva prospettato in quel di Valkenburg un Nibali al Giro d'Italia. Per vincere, ovviamente.

Una squadra solida, un gruppo formato da italiani e non: gli esperti Paolo Tiralongo, che in questo Giro, tra cadute, bronchiti ed altro non ha mostrato la forma migliore, affiancato da Alessandro Vanotti, con il giovanissimo ed altrettanto promettente Fabio Aru, ormai una certezza, alla prima esperienza in un GT ed alla prima grande prestazione. Dmitriy Gruzdev, Fredrik Kessiakoff ed Andrey Zeits sono uomini di fatica, l'estone Tanel Kangert (classe '87) una piacevolissima scoperta, gregario ma non solo. Un gruppo equilibrato, tra scalatori e passisti, giovinezza ed esperienza.

Un solo grande nome, quello di Nibali, appunto, nessun galletto che alzi troppo la cresta. La missione era chiara sin dal Tour de San Luis, la prima corsa disputata da Nibali, che è giunto alla Grande Partenza di Napoli vincendo una Tirreno-Adriatico da maestro, un Giro del Trentino da uomo palesemente superiore, e competendo con i migliori al Tour of Oman, a Camaiore, alla Roma Maxima. Tutto in funzione di tre settimane cruciali, tutto filato per il verso giusto.

Sapersi gestire, attaccare nei momenti in cui l'occasione si sarebbe presentata, non andare fuori giri, questi alcuni degli obblighi per chi, come Nibali, è giunto a 28 anni alla maturità agonistica e può vincere un altro GT dopo la Vuelta a España 2010 ed il nobile piazzamento sul terzo gradino del podio al Tour 2012 (ma non dimentichiamo i podi al Giro 2010, quando fu 3°, e nel 2011, 2°dopo la squalifica di Contador). Un Nibali che aveva fame, che doveva trovare stimoli nuovi per piazzare la vittoria più desiderata da se stesso e da chi gli sta intorno. E allora ecco che dopo sette anni in Liquigas arriva l'Astana e la possibilità di una svolta, di affermarsi in maniera netta e definitiva.

L'esperienza di chi l'ha guidato in queste tre settimane dall'ammiraglia non è da sottovalutare, inoltre: Alexandr Shefer è alquanto bravo, astuto, ma Giuseppe Martinelli è di un altro pianeta e sa come vincere (e far vincere) un Giro d'Italia. Martinelli alla corsa rosa ha trionfato nel 1998 con Marco Pantani, nel 200 con Stefano Garzelli, nel 2003 e 2004 con Gilberto Simoni e Damiano Cunego. Non proprio un novellino di questa gara, "Martino", che a Nibali infonde sicurezza e dal corridore ottiene i migliori risultati che un ds possa desiderare.

D'altra parte, anche Nibali ha voluto portarsi dalla Liquigas Valerio Agnoli, apripista, spesso ultimo uomo, grande amico del messinese, ed Alessandro Vanotti, corridore d'esperienza, compagno di stanza dello Squalo, costretto al forfait da una caduta occorsagli durante la fredda tappa dello Jafferau.

Sentirsi sicuro, protetto, senza stress, questo ciò che desiderava Vincenzo Nibali, l'ha sempre detto, ribadendolo a Saltara, con la prima maglia rosa di questo Giro indosso: «All'Astana non ci sono tanti fattori che mi fanno stare tranquillo, senza stress, sereno. E più sono tranquillo, più vado forte». I risultati ed il rendimento, il comportamento in gara e fuori fanno pensare ad un Nibali concentrato, rilassato e, visto quanto va forte, molto, molto tranquillo.

Francesco Sulas

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