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Giro d'Italia 2013: Nibali, la rosa nel pugno - Vince la cronoscalata, è sempre più leader. Ora due giorni di gelo e salite

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L'esultanza di Vincenzo Nibali all'arrivo della cronoscalata Mori-Polsa © Bettiniphoto

Prima che Vincenzo Nibali venga incriminato per giricidio a tre tappe dalla fine, mettiamo le mani avanti per lui, e diciamo che tutto è deciso, fuorché la classifica finale della corsa rosa. A meno che le tappe di Val Martello e Tre Cime di Lavaredo non vengano totalmente annullate, eventualità quantomai remota nonché inauspicabile, ci sono ancora abbastanza variabili da tenere in conto prima di assegnare la vittoria al siciliano. La difficoltà comunque insita in tappe di montagna, maggiorata di x punti (ovvero inquantificabili: chi reagirà come?) dalla neve e dal gelo, potrà offrire tra poche ore scenari che al momento ci paiono impensabili.

È innegabile che oggi il capitano dell'Astana abbia dato una mazzata importante sia all'umore dei suoi avversari che alla loro condizione di classifica: voleva vincere una tappa, la sua seconda dopo quella di Asiago 3 anni fa, e dopo non aver voluto forzare la mano nei giorni scorsi (avrebbe potuto ad esempio sullo Jafferau, dove invece ha gentilmente lasciato strada al meritevole Santambrogio), ha individuato nella Mori-Polsa, cronoscalata posta alla diciottesima frazione, l'occasione per esultare sotto a un traguardo.

Esultare, sì, sebbene sia atto non del tutto ovvio al termine di una cronometro: ma Vincenzo oggi sapeva bene di essere superiore a tutti, e avuto il conforto dei tempi, nettamente più bassi degli avversari, ha potuto esibire il pugnetto alla fine del suo sforzo. In vantaggio sin dal primo metro di gara, verrebbe da dire, Nibali ha tenuto ottimamente fino alla fine con agilità e frequenza impressionante, fissando in 44'29" una media di 27.7 orari lungo i 20 chilometri abbondanti della prova: tempo inavvicinabile per chiunque, come risulta chiaro dalla classifica di tappa.

Quasi un minuto ha diviso Nibali dal secondo di giornata: Samuel Sánchez, in crescita in questa terza settimana, ha detenuto per lunghi minuti il miglior tempo. Solo l'ultimo corridore a gareggiare (la maglia rosa, appunto) ha fatto meglio dell'asturiano dell'Euskaltel, ma quel meglio si sostanzia in 58", abbastanza da non lasciare nemmeno rimpianti nel simpatico SSG (il quale potrà provare domani o dopodomani a lasciare un segno in questo Giro corso fino a oggi a fari più o meno spenti).

Al terzo posto un assai sorprendente Damiano Caruso, che evidentemente ha risparmiato qualcosa nelle ultime frazioni interlocutorie, nelle quali si è lasciato sfilare nei finali, e oggi ha incassato la cambiale, trovando gambe sufficienti a tenerlo a 1'20" da Nibali, sul podio di giornata. Aiutato in ciò anche dall'aver gareggiato un po' prima rispetto agli uomini di alta classifica, e quindi all'asciutto, mentre gli ultimi a disputare la prova hanno trovato pioggia torrenziale specialmente nella seconda metà del percorso.

Dal quarto in giù, lotta dura per la classifica: Michele Scarponi ha estratto dal cilindro una performance notevole, ha chiuso ad appena 1" da Caruso (e quindi a 1'21" da Vincenzo), ma è stato il migliore alla voce "altri": meglio di Evans secondo della generale, meglio di Urán terzo, meglio di tutti gli altri inseguitori (a parte SSG, ovviamente). Un risultato che rilancia in pieno le ambizioni del marchigiano per un podio che ora dista poco più di un minuto. Non che Urán, il terzo della classifica, sia finito troppo lontano da Michele: due posizioni e 5" in più per il colombiano (il quale nella seconda metà di gara ha recuperato moltissimo dopo un inizio balbettante); chi ha deluso è stato Evans, solo 25esimo di tappa a 2'36" da Nibali, e quindi a 1'15" dallo stesso Scarponi.

In classifica l'australiano è sempre secondo, ma il ritardo dalla maglia rosa è salito a 4'02", e il margine sugli inseguitori è davvero minimo: solo 10" su Urán, 1'12" su Scarponi e 2'07" su Niemiec (autore di una prova senza infamia e senza lode - 12esimo a 1'56" da Nibali - che però lo conferma al quinto posto della generale). Brutto (per quanto preventivabile) anche il rovescio di Santambrogio, che ha fatto appena meglio di Cadel (24esimo a 2'33"), ma si vede scavalcato da altri due avversari nella generale, scivolando all'ottavo posto a 7'30" da Nibali.

Chi sono i due che hanno superato il Santa? Majka e Betancur, protagonisti dell'avvincente lotta per la maglia bianca di miglior giovane. Il colombiano è partito oggi in vantaggio di 5" sul polacco, ma nonostante una prestazione in assoluto non disprezzabile, si è visto nuovamente scavalcare in classifica dal corridore della Saxo: il quale, quinto di tappa a 1'25" da Nibali, ha staccato il rivale di appena 7" (Betancur ha chiuso settimo, preceduto anche da Urán), e tanto è bastato per sorpassarlo, portandosi avanti di soli 2" in classifica. Majka nella generale è sesto a 6'45" dal primo, Betancur settimo a 6'47".

Nella generale continua a stazionare in top ten Beñat Intxausti, nono a 8'36" dalla maglia rosa, mentre la buona prova offerta oggi ha permesso a Sánchez di issarsi in decima posizione, a 9'34" dal primo e con soli 11" di margine sull'undicesimo, Domenico Pozzovivo.

Tornando alla tappa, è giusto ricordare le discrete prestazioni di Stef Clement (ottavo a 1'36"), Dario Cataldo (nono a 1'41") e Danilo Di Luca, abbastanza negativo all'intertempo e poi fra i migliori nella seconda metà di tappa, tanto da chiudere al decimo posto a 1'52" dal vincitore. Un po' sotto le attese Kelderman (14esimo a 1'59") e Kangert (34esimo a 3'19": ma forse si è trattenuto per tenere da parte energie utili ad aiutare Nibali nelle prossime due tappe).

Storie minime della tappa: ad esempio Pirazzi che sbaglia in pieno l'orario di partenza, essendo stato fuorviato da una nota della sua stessa squadra, la Bardiani, e si presenta al via con 4' abbondanti di ritardo, ovviamente conteggiati nel tempo totale. 8'28" il suo ritardo da Nibali, tranquillamente entro il tempo massimo. Cosa che non si è potuta dire per il risultato di Manuel Belletti e Maxim Belkov. Ma mentre al primo (arrivato a 14'31" da Nibali; il ritardo massimo era di 13'21") è stata riconosciuta l'attenuante di un cambio ruote effettuato con 9' di ritardo per cause indipendenti dalla volontà del corridore, al secondo (arrivato a 14'44" dal primo) non è stato riconosciuto alcunché, sicché il russo della Katusha, vincitore della tappa di Firenze, torna a casa (per di più febbricitante, motivo tra l'altro del suo enorme ritardo).

A questo punto avremmo dovuto magnificare le possibiità spettacolari della tappa di domani, la mai prima tentata accoppiata Gavia-Stelvio, quale antipasto dell'arrivo in quota a Val Martello. Invece la neve, come accennavamo in apertura, ci ha messo lo zampino, e la bolla di gelo calata dal nord Europa sul nord Italia rinvia a data da destinarsi la prima volta di questo affascinante combo.

Cambia quasi del tutto, la diciannovesima tappa: 160 km e non più 139, in partenza da Ponte di Legno si affronterà il facile Tonale, poi dopo una settantina di chilometri inizierà la scalata al Passo Castrin (8 km inediti ma non banali, con pendenze fisse tra l'8 e il 10%); dalla vetta, 25 km di discesa verso Lana, quindi quasi 35 km di fondovalle verso Coldrano, da cui si prende il percorso originario con gli ultimi 22 km di ascesa verso Val Martello.

Ora, il problema è che potrebbe ugualmente nevicare su Tonale e Castrin, anche se le quote (1833 il primo, 1706 il secondo) sono molto più basse degli over-2500 Gavia e Stelvio. Se succederà, per ragioni di sicurezza relative soprattutto alle discese, non ci stupiremmo di vedere in qualche modo bypassate anche queste salite, con partenza spostata dopo il Tonale e l'opzione di una strada che passi dalla Mendola (ancora più bassa del Castrin) prima di virare verso nord e la zona d'arrivo. Neve possibile ovviamente anche verso Val Martello, ma in tal caso, dovendo essere coperta solo la salita, i problemi di sicurezza sarebbero molti di meno, e si potrebbe azzardare senza troppi indugi (a patto che non ci siano cumuli di neve enormi - e a rischio frana - a bordo strada, fattore che pure ha avuto una sua influenza nella cancellazione di Gavia e Stelvio).

Solo domattina, in definitiva, sapremo con certezza che tappa sarà. Nella speranza che le condizioni meteo non portino a un totale annullamento della frazione, eventualità a cui, da appassionati, non vogliamo nemmeno prendere in esame.

Marco Grassi

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