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Giro d'Italia 2013: Alcuni già esausti, uno solo Intxausti - Vittoria per Beñat, Santambrogio perde oltre 2'

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Beñat Intxausti, primo a Ivrea davanti a Kangert e Niemiec © BettiniphotoUna frazione che in altri tempi sarebbe stata un semplice trasferimento, si è trasformata oggi in un nuovo scontro tra i big della classifica: da Valloire a Ivrea ci sarebbero stati tutti i presupposti per un piattone da volata, ma l'inserimento della salitella di Andrate ha chiamato all'opera gli uomini di classifica, risultando anche determinante per qualcuno, visto che su quei sei chilometri c'è chi ci ha rimesso oltre 2', vedi alla voce Santambrogio che scivola dalla quarta alla sesta posizione in classifica. Man mano che passano le tappe e ora un rivale, ora l'altro si allontanano da lui, Nibali sente sempre più vicino il successo finale, ma guai ad adagiarsi, visto il trittico terribile che attende il gruppo da giovedì a sabato, con cronoscalata Mori-Polsa, tappa con Gavia, Stelvio e Val Martello, e gran finale tra Giau e Tre Cime di Lavaredo. La cancellazione (causa neve) di qualcuna di queste cime potrebbe anche essere messa in conto, ma se non ci sarà qualche over 2500 ci sarà comunque il grande freddo che attende i corridori nei prossimi giorni a rendere il tutto molto difficoltoso.

Oggi a Ivrea ha vinto Beñat Intxausti, ottimo interprete delle gare a tappe che deve ancora crescere per mostrare un salto di qualità qui al Giro solo abbozzato, in un'edizione della corsa rosa che lo vede comunque tra i protagonisti (peraltro oggi ha conquistato la prima affermazione in linea, avendo vinto fin qui solo crono o classifiche finali); di pari passo, la Movistar tornerà a casa con un ottimo bottino, in termini di tappe vinte (Dowsett a Saltara, Visconti l'altro giorno al Galibier), di presenza in classifica (Intxausti è nono ma è stato anche in rosa dopo la tappa di Pescara) e conseguentemente di attenzione dei media.

Poteva essere un trasferimento, quindi, questa tappa, e invece è stata battagliata col coltello tra i denti. Vediamo come.

È stato Wilco Kelderman, il terzo uomo della maglia bianca (dopo Betancur e Majka) a muoversi per primo in maniera efficace, al km 31. Nel giro di 4 km son piombati su di lui in 15: Navardauskas, Rodríguez, Sella, Pirazzi, Verdugo, Serpa, Capecchi, Herrada, Meier, Weening, Pate, Ludvigsson, Sutherland, Bole e Rabottini; altri 20 chilometri e son rientrati pure Damiano Caruso, Atapuma, Chalapud e Di Luca: insomma, la fuga prendeva consistenza sia dal punto di vista numerico che da quello qualitativo. Zardini e De Greef, al km 63, sono stati gli ultimi a rientrare, prima che al Gpm Rodríguez anticipasse Pirazzi e Serpa.

Fabio Felline, uno dei ragazzi originari delle zone attraversate dalla tappa, ha potuto fare oggi solo una visita parenti; ben più larga l'evasione dei 22 al comando, i quali, a 75 km dalla conclusione, hanno toccato il vantaggio massimo: 5'. All'Astana una simile fuga stava pure bene, non c'era nessuno che insidiasse la maglia rosa Nibali (a patto che Damiano Caruso non prendesse un quarto d'ora di vantaggio). Diversa l'interpretazione di RadioShack e Katusha, le quali invece vedevano nel margine regalato a Caruso un pericolo per i posizionamenti in classifica di Kiserlovski e Trofimov. Così le due formazioni si sono messe a tirare in maniera convinta, abbattendo rapidamente il gap dai primi.

Tra i fuggitivi la notizia del recupero del gruppo si è propagata velocemente, e non senza conseguenze, visto che l'accordo tra i 22 è saltato all'improvviso in vista del traguardo volante di Agliè (ai -55), allorquando lo scatto di Di Luca e Rabottini per lo sprint intermedio ha dato la stura a una lunga sequela di attacchi poco meno che velleitari, fino a quando Sella, ai 41 km, è riuscito a guadagnare un minimo margine, ed è stato presto raggiunto da Kelderman e Pate. Un primo gruppetto di contrattaccanti (Herrada, Bole, Pirazzi, Navardauskas e Verdugo) seguivano a 20", mentre il gruppo - a 1'30" di distanza - raggiungeva gli altri fuggitivi, rialzatisi.

Ai 24 km i cinque contrattaccanti hanno raggiunto i tre battristrada, ma subito la salita di Andrate ha rimescolato tutto: Pirazzi, sempre interessato ai punti azzurri della classifica Gpm, è stato molto pimpante, attaccando subito da solo, e poi rispondendo (insieme a Duarte, fuoriuscito dal gruppo ormai vicinissimo) a un contropiede di Herrada, Verdugo e Navardauskas.

Ma a 21 km dal traguardo (e a 3 dalla vetta) era tempo che anche i big si dessero da fare: Scarponi ha tentato uno scatto che ha fatto male a Pozzovivo, Henao, Kiserlovski e soprattutto Santambrogio, che ha conosciuto il primo vero momento di difficoltà in questo Giro. Mentre Pirazzi e Duarte si superavano a turno, il lavoro degli Androni (Rosa, motivato dall'essere anche lui un ragazzo del borgo, e poi anche Pellizotti) e dei Lampre (Niemiec e Scarponi non si sono fatti sfuggire l'occasione di distanziare Santambrogio, nell'ottica di superarlo in classifica) ha riportato davanti il gruppetto maglia rosa.

A un chilometro dal Gpm è scattato molto forte Betancur, raggiunto allo scollinamento da Samuel Sánchez e poi, nel corso della discesa, pure da Nibali che si era ritrovato (anche per limitare i rischi) davanti al gruppetto. Ai 12 km, comunque, prima Scarponi e poi tutti gli altri (guidati da Evans) sono rientrati, formando un drappello di una quindicina di uomini, ovvero quelli che stavano andando a giocarsi il sucesso di tappa.

Anche in questa fase non si sono contati gli scatti dei vari atleti lì presenti: agli 8 km e poi ancora ai 6 ci ha provato Kangert (un finale in libera uscita dai compiti di gregariato per Nibali), stoppato prima da Gesink, poi da Sánchez; quindi tra i -6 e i -4 abbiamo visto gli allunghi di Betancur, Pellizotti, Scarponi; ma è stato ai 4 km che è partita l'azione buona, ancora con Kangert accompagnato da Intxausti, Niemiec e Gesink. Il quartetto ha proceduto molto bene, e approfittando pure del fatto che, scattati gli uomini più motivati per il successo di giornata, gli altri si sono accontentati di conservare il vantaggio sui ritardatari, senza tirarsi il collo per riprendere i 4.

Uno degli attaccanti, in ogni modo, si è dovuto arrendere: Gesink, a 2 km dalla fine, ha forato, uscendo così dalla contesa. Tra gli altri tre è stata volata tiratissima, non essendoci un chiaro favorito. Niemiec ha sbagliato tutto, partendo lunghissimo già ai 400 metri ma poi cambiando idea e fermandosi (o finendo la spinta, se vogliamo); allora ai 150 metri Intxausti è partito ed è andato a vincere, un successo di tappa che fa il paio con il giorno in maglia rosa dopo Pescara, all'interno di un Giro che, se verrà concluso - come potrebbe tranquillamente essere - in top ten, sarà praticamente perfetto per lo spagnolo della Movistar.

Kangert e Niemiec si sono accomodati sulle piazze d'onore alle spalle di Beñat, quindi a 14" sono arrivati nell'ordine Navardauskas, Evans, Pellizotti, Scarponi, Majka, Herrada, Betancur, Urán, Nibali, Sánchez, Pirazzi e un Aru in ripresa dopo i problemini fisici dei giorni scorsi. Di poco staccati Duarte e lo sfortunato Gesink, poi nel gruppetto a 1'51" da Intxausti c'era Pozzovivo con Kiserlovski e Trofimov, mentre Santambrogio (aiutato nel finale da Gatto, bravo a rientrare dopo la discesa e a tirare per un po') ha pagato 2'24" (come Henao).

Nella generale il vantaggio di Nibali su Evans rimane fisso a 1'26", mentre Urán è terzo a 2'46". Risalgono sia Scarponi (quarto a 3'53") che Niemiec (quinto a 4'13"), con Santambrogio scivolato in sesta posizione a 4'57". Betancur a 5'15" precede sempre di 5" il rivale per la maglia bianca Majka, Intxausti ha scavalcato Pozzovivo ed ora è nono a 5'47" (il lucano segue a 7'34"). Domani la Caravaggio-Vicenza dovrebbe essere teoricamente appannaggio dei velocisti, se non fosse che la salita di Crosara nel finale rischia di far saltare loro tutti i piani, come successo oggi. Certo, non pare difficile come quella di Andrate, ma le energie, con l'approssimarsi della fine del Giro, vanno scemando.

Marco Grassi

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