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Giro d'Italia 2013: Poca battaglia dietro a Visconti - Giovanni vince nella neve, Nibali senza problemi

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La felicità di Giovanni Visconti sul Galibier © BettiniphotoL'hanno chiamata finestra di tempo sereno tra due grosse perturbazioni, è quella che ha permesso oggi il regolare svolgimento della 15esima tappa del Giro, la tappa che omaggiava il Pirata Pantani, che doveva finire in cima al Galibier (e non c'è andata lontano), che doveva transitare sul Moncenisio sotto il rischio di valanghe (e l'ha fatto a passo d'uomo), che doveva rappresentare un importante capitolo nella lotta per la maglia rosa (e qui invece non s'è visto nulla di che), e che ha premiato alla fine un fuggitivo, di nome Giovanni e di cognome Visconti, alla prima affermazione al Giro, malgrado sia in gruppo e faccia parlare di sé da quasi un decennio.

L'ha vinta sotto la neve, tornata a cadere insistente negli ultimi 5 km di tappa, contro un freddo che in passato l'aveva più volte stroncato, e contro personali fantasmi che le lacrime versate copiosamente dopo la vittoria hanno forse allontanato una volta per tutte. A far da controcanto alla bella prestazione (e affermazione) di "Giovisco" (il nomignolo twitteriano del palermitano), un gruppo maglia rosa in cui si è visto poco spettacolo, dopo che pure il Télégraphe aveva fatto venire l'acquolina in bocca a qualcuno. Buon per Nibali, che resta maglia rosa con un giorno in meno alla fine del Giro, e con davanti a sé un giorno in cui riposare prima del rush finale.

Moncenisio a passo d'uomo, poi si muove Pirazzi...
Dire che la tappa oggi sia partita piano, sarebbe fare un torto all'avverbio "piano". I primi 60 km sono stati percorsi a 30 all'ora, non si è capito se per timore reverenziale nei confronti del Moncenisio (prima salita di giornata, quella che andava dal km 33 al 59 e che comprendeva anche la linea di confine tra Italia e Francia), o per una qualche forma di sciopero bianco del gruppo, o semplicemente perché a volte succede... Solo a 3 km dal Gpm le acque hanno iniziato a smuoversi, con Pirazzi (chi sennò?) scattato in quanto interessato ai punti della maglia azzurra che fieramente indossa da giorni.

Insieme al laziale si sono mossi il suo recente rivalissimo Chalapud, quindi Rubiano e Visconti. Pira&Chala sono rimasti avvantaggiati per un po', mentre sugli altri due rientravano pure Bongiorno, Weening e Rabottini. La vittoria del capitano della Bardiani al Gpm ha preceduto una discesa in cui, una volta compattatosi il gruppo di testa, Weening ha tentato l'allungo solitario (che in questo caso fa più che mai rima con velleitario). L'olandese della Orica ha guadagnato un mezzo minuto, ma è stato ripreso a 62 km dalla fine (poco prima del traguardo volante di Aussois); il gruppo, continuando a prendersela abbastanza comoda, veleggiava in quel momento verso i 6' di distacco dai fuggitivi, un margine toccato a 50 km esatti dalla conclusione.

Il falsopiano digradante tra Modane e Saint-Michel-de-Maurienne (ovvero quella ventina di chilometri prima del Télégraphe) ha chiamato all'opera gli uomini della Lotto Belisol, che si sono messi a tirare - e con che impegno! - il plotone. Forse così puniti dal loro ds per non essere entrati nella fuga, o forse perché accordatisi con qualche altra formazione per limitare i distacchi dai battistrada, fatto sta che le distanze tra fuggitivi e inseguitori sono crollate da 6 a 2' nel giro di una ventina di chilometri.

Il Télégraphe ci fa venire l'acquolina in bocca
Come non bastasse, De Greef (proprio un uomo Lotto) è andato all'attacco, con Stetina, appena la strada è tornata a salire, provando così a giustificare il lavoro dei suoi compagni. Ai due contrattaccanti si è subito agganciato Gesink, quindi anche Egoi Martínez, e rapidamente i due ultimi arrivati son rimasti soli. Intanto davanti Visconti - all'altezza dei -28 - viveva un momento di appannamento, ma lo superava abbastanza presto, rientrando con Rabottini su Pirazzi e Weening che si erano temporaneamente avvantaggiati (invece Chalapud, Rubiano e Bongiorno hanno definitivamente perso le ruote del drappello di battistrada).

Questa prima fase del Télégraphe è stata ricca di tentativi di evasione dal gruppo maglia rosa (tornato ad essere tirato dall'Astana di Nibali): ai -27 è partito Henao, subito dopo si è mosso Kiserlovski, quindi ai -26 è stato Di Luca a prendere il largo. Quando, a 23 km dal traguardo (e a 4 dal Gpm), Visconti, completamente ripresosi, ha piazzato il suo attacco in testa, a 1'30" da lui si era formato un interessantissimo gruppetto comprendente (li ricapitoliamo) Gesink, Henao, Kiserlovski, Di Luca, Egoi Martínez (e pure Rubiano e Chalapud, raggiunti strada facendo). Dal gruppo (più indietro di un minuto rispetto a Di Luca e soci), intanto, un altro uomo Movistar (Herrada) usciva in caccia dei contrattaccanti.

A quel punto della corsa, tutto sembrava annunciare una grande giornata di battaglie ad alto livello: vedere tanti uomini di classifica - però lontanucci dalle primissime posizioni - in azione sul Télégraphe, lasciava presagire che sul Galibier sarebbe toccato ai pezzi da 90 muoversi. Né si poteva ipotizzare, in quel momento, che la fuga potesse andare a buon fine. E invece proprio dal cristallizzarsi (anzi, addirittura dall'aumentare!) del vantaggio di Visconti sul gruppo Gesink, si è iniziato a capire che il ritmo di quelli dietro non era poi così trascendentale (mentre il siciliano ci dava dentro in maniera veramente efficace).

La grande impresa di Visconti, il no contest tra i big
Al Gpm, Visconti è transitato con 46" su Weening-Pirazzi-Rabottini (con l'olandese che ha soffiato al fotofinish il secondo posto al corridore della Bardiani), 2'05" sul gruppetto con Gesink (di sicuro il più convinto tra i contrattaccanti) e 2'55" sul gruppo maglia rosa tirato dalla Lampre (Stortoni in particolare). Nella breve discesa tra Télégraphe e Galibier, Herrada è rientrato sul drappello Gesink, mentre in gruppo Pozzovivo è stato vittima di uno scivolone.

Le prime rampe del Galibier hanno visto Rabottini rimanere solo all'inseguimento di Visconti, mentre l'azione dei contrattaccanti scemava pian pianino, e mentre dal gruppo era Majka (supportato da Petrov) a dare il via alle danze: sul polacco si è subito riportato Betancur (suo rivale per la maglia bianca), ma quest'azione non ha avuto spazio. A 10 km dal traguardo, Nibali e soci hanno chiuso su Di Luca e gli altri corridori intercalati; la Blanco di Gesink a questo punto si è giocata altre carte: prima è scattato Gárate (senza fortuna), poi è toccato a Kelderman mettersi in marcia tutto solo ai 9 km.

Mentre continuavamo ad aspettare che si accendesse la lotta tra i primissimi della classifica, ai 6 km son partiti Samuel Sánchez e Damiano Caruso (Petrov ha provato a tenerli, ma è rimbalzato); mentre Kelderman si riportava sulla coppia Pirazzi-Weening, il ritmo dell'Astana era sufficiente per tenere a vista Sánchez e Caruso (destinati ad essere ripresi), e tra i -5 e i -3 abbiamo assistito ad un altro paio di scattini, da parte di Duarte prima e Scarponi poi. La testa della corsa era nel frattempo già entrata nella nevicata che aveva iniziato a cadere sul Galibier, e che si faceva sempre più fitta. Nonostante ciò, è stata ammirevole la tenuta di Visconti, che ha conservato sempre un minutino su Rabottini e quasi 2' sui big della generale.

Ci è voluto un affondo di Nibali ai 2 km per assistere a qualche schermaglia tra questi ultimi, e mentre nel giro di un chilometro venivano raggiunti tutti i corridori che si eranon avvantaggiati tranne Visconti, accanto alla maglia rosa rimanevano solo Scarponi, Santambrogio, Evans, Urán, Betancur, Kiserlovski, Niemiec, Majka e Duarte. Quest'ultimo ci ha provato ai 1200 metri, chiamando un bel controscatto di Betancur, sul quale si è subito riportato un attento Majka. Duarte è rimasto coi duellanti della maglia bianca, e su di loro ai 600 metri si è portato pure Niemiec, autore di un bell'allungo.

Visconti era comunque ormai uccel di bosco, pronto a tagliare la linea del traguardo e subito dopo ad accasciarsi per la grande fatica e - diciamolo - anche per l'emozione, sottolineata da un dieci minuti di pianto irrefrenabile prima delle premiazioni (coi compagni - ma pure gli avversari - che, giunti all'arrivo, uno dopo l'altro andavano a felicitarsi con Giovanni). A 42" dal vincitore di giornata, Betancur ha preceduto Niemiec, Majka e Duarte, raccogliendo quei 12" di abbuono che gli hanno permesso di andare in testa alla classifica dei giovani (con 5" sullo stesso Majka).

A 54" sono arrivati Scarponi, Nibali, Evans, Santambrogio, Urán e Kiserlovski (transitati nell'ordine), a 58" Damiano Caruso e un Pellizotti in crescita, a 1' Kelderman e Trofimov, e poco dietro anche Sánchez, Di Luca, Atapuma e Intxausti. Pozzovivo alla fine ha perso 1'39" da Visconti, Gesink 1'52".

La classifica dopo questo sostanziale no contest vede sempre Nibali al comando con 1'26" su Evans, 2'46" su Urán, 2'47" su Santambrogio, 3'53" su Scarponi. Niemiec, in avvicinamento, è sesto a 4'35", Betancur risale in settima posizione (a 5'15"), seguito da Majka a 5'20", Pozzovivo a 5'57", Intxausti a 6'21", Kiserlovski a 6'42", il regolarissimo Trofimov a 7'25" e Gesink a 7'38". Un peccato che la tappa che finiva davanti al monumento di Pantani non abbia avuto un esito all'altezza delle attese (a parte la bella impresa di Visconti, ovviamente), ma va anche capito che il grande freddo possa aver anchilosato la voglia di attaccare e dar battaglia, e comunque le due settimane di Giro che si concludono oggi non sono state certo leggere, tra gara, interminabili trasferimenti e maltempo.

La terza e ultima settimana inizia col sospirato giorno di riposo, domani, e proseguirà con un paio di tappe interlocutorie (a Ivrea martedì e a Vicenza mercoledì, e in entrambi i casi una salitella nel finale - più dura quella di Ivrea - rimescolerà le carte). Giovedì sarà la volta della cronoscalata Mori-Polsa, quindi i due tapponi di venerdì e sabato, che non è nemmeno detto possano essere disputati per intero, visto che si addensa all'orizzonte una nuova ondata di maltempo che metterebbe in discussione il passaggio sulle vette principali (Gavia e Stelvio venerdì, ma anche Tre Cime di Lavaredo sabato).

È ancora presto, comunque, per fasciarsi il capo: la speranza è che i prossimi giorni portino un'inversione di tendenza a livello climatico, per avere una vera lotta col coltello tra i denti laddove è giusto che ci sia, ovvero sulle grandi montagne della corsa rosa. Anche Nibali sarà più contento di vincere un Giro sudato fino alla fine, piuttosto che imporsi in una gara in cui gli avversari, per un motivo o per l'altro, tirano i remi in barca.

Marco Grassi

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