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Giro d'Italia 2013: Santambrogio, beato Vincenzo - Tappa a Mauro, la maglia rosa si rafforza

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Sullo Jafferau Mauro Santambrogio precede Vincenzo Nibali © BettiniphotoBasta uno sguardo all'ultima curva perché la tappa si decida: Mauro Santambrogio, in testa a menare insieme alla sola maglia rosa Vincenzo Nibali, si volta verso il messinese dell'Astana. «Vinci tu», dice la maglia rosa, poi annuisce e lascia la volata a due al corridore della Vini Fantini-Selle Italia venuto al Giro per una tappa ma che adesso, ad un secondo di distacco dal podio, può sognare.

Sognare di tenere duro nella terza settimana, un po' un'incognita per chi, come Santambrogio, non ha mai corso un GT da capitano. Sperare che Evans o Urán cedano, lasciando a lui un gradino di quel podio prestigioso. Non certo il primo, ormai blindato da Vincenzo Nibali, corridore nella piena maturità agonistica, probabilmente al massimo, e che sta dimostrando giorno dopo giorno di andare più forte degli altri, di aver più sicurezza, di averne di più, in quelle gambe abbastanza esili.

È primo ma tiene a precisare con puntualità quasi maniacale che il Giro non è finito, ed ha ragione. Il freddo di questi giorni e di quelli che verranno, il possibile caldo, gli imprevisti, tutti fattori che potrebbero disarcionare d'un colpo lo Squalo dello Stretto. In una giornata in cui proprio Nibali si sarebbe aspettato attacchi pesanti dai suoi contendenti, Evans e Urán su tutti, è invece la maglia rosa a dare una mazzata sul Giro.

Mazzata che non può dirsi finale, ma se non l'ha ammazzata, questa corsa rosa, Nibali l'ha sicuramente mandata in coma. Una tappa che prevedeva la partenza da Cervere, la scalata del Sestrière e, dopo la picchiata verso Bardonecchia, l'ascesa finale allo Jafferau, 7 km fino a quota 1908 con pendenze davvero esigenti e gradoni al 10 e 15%.

Sul Setrière nevica, il transito viene tagliato ed i 168 km originari diventano così 180. Vanno in fuga subito in 4: Daniele Pietropolli, Luca Paolini, Sonny Colbrelli e Matteo Trentin. Raggiungono un vantaggio che sfiora i 13' mentre una caduta, conseguenza di un urto contro uno spartitraffico, fa fuori Battaglin (due costole rotte per lui), Vanotti e Chalapud, che però rientra in corsa. Il gruppo si dà una scossa, più per combattere il freddo che per ricucire sugli attaccanti, che arrivano a Bardonecchia con un vantaggio rassicurante (o almeno così pensano).

Trentin s'è staccato in precedenza, Pietropolli è sulla via del cedimento, restano davanti Colbrelli, che ieri ha compiuto 23 anni ed oggi vuol farsi un regalo inaspettato, lui che è velocista, e Luca Paolini, che dopo la vittoria con tanto di maglia rosa a Marina di Ascea vuol provare a levarsi un'altra soddisfazione sulle Alpi. Pietropolli fa l'elastico, rientra un paio di volte su Colbrelli-Paolini per poi venir staccato dai due, il cui passo è comprensibilmente ben più lentro di quello di chi segue.

Dietro infatti la Sky s'è messa a tirare per lanciare Rigoberto Urán. Il primo scattto è però di Diego Rosa, ex biker piemontese dell'Androni che s'avvantagggia sul gruppo. Gruppo dal quale fuoriesce proprio Urán, che però non gode della stessa libertà che aveva avuto verso l'Altopiano del Montasio. Una volta ripreso il colombiano, è Danilo Di Luca a mettersi in testa al gruppo, cona ruota Vincenzo Nibali. È un favore, quello del Killer di Spoltore, che fa anzitutto a Santambrogi, con un ritmo che non tutti possono tenere, ma soprattutto alla maglia rosa, che era rimasta senza gregari. Un altro Rosa, Diego, è sempre cento metri avanti al plotone e viene raggiunto dal Campione d'Italia Franco Pellizotti.

Il Delfino di Bibione non riesce però a fare la differenza e così sia lui che Rosa vengono ripresi. Di Luca continua con il suo ritmo incessante ma ai 1900 metri dal traguardo, in corrispondenza con i tornanti più duri, scatta Vincenzo Nibali. Sono in parecchi coloro che, colpiti e dal freddo e dallo scatto perentorio, finiscono a gambe all'aria. Evans non riesce ad agganciarsi alla maglia rosa, Urán prosegue del suo passo onde non finire fuori giri, Gesink, Scarponi e molti altri soffrono un gran freddo (e come dar loro torto?).

L'unico capace di riportarsi su Nibali è Santambrogio. Betancur, che fino ad allora era rimasto in coda al gruppo, s'attacca ai due e parrebbe lì lì per scattare andando a vincere. Allora sia Nibali che Santambrogio si mettono in testa alzando il ritmo e Betancur nei metri finali scompare; chiuderà comunque al terxo posto a 9" dal vincitore. Vincitore che prima di sbloccarsi in questo 2013 ha dovuto patire non poco. Sei piazze d'onore per Mauro Santambrogio, che gareggia da gennaio (Tour de San Luis) ed il successo che giunge solo al GP di Larciano, il 27 aprile.

Un brutto anatroccolo, la cadenza lombarda, la voce che non si alza. Parla come se avesse perduto, Santambrogio, in questo ricordando il miglior Petacchi, insoddisfatto nel verbo anche dopo la vittoria più bella. Un corridore resuscitato da Luca Scinto, che in questo è maestro.

«Vinci tu», e Santambrogio, che essendo più veloce di Nibali allo sprint forse avrebbe comunque avuto la meglio, va. Nibali e Betancur completano il podio, quarto è Samuel Sáncheza 26", poi Urán a 30", Evans a 33" insieme a Pozzovivo e Kiserlovski. A 55", 8°, uno splendido Sonny Colbrelli, mentre Damiano Caruso, a 58", chiude la top ten.

Classifica che sorride sempre più a Nibali, ora avanti di 1'26" rispetto ad Evans. Urán è terzo a 2'46", un secondo più indietro proprio Santambrogio mentre a 3'53" un Michele Scarponi che ha patito moltissimo il freddo. Niemiec, Pozzovivo, Majka (sempre più maglia bianca), Betancur ed Intxausti sono gli altri top ten.

Domani altro tappone, altro clima complicato, altri percorsi da capire: dopo che il Monginevro era stato dato transitabile ma non in bicicletta la riunione tecnica di RCS Sport di stasera ha partorito una tappa che da Cesana Torinese seguirà il tracciato originario, pur non arrivando in vetta al Galibier, intransitabile, ma solo a Les Granges du Galibier-Monumento Pantani, appena 4 km sotto il valico. Manca una settimana all'epilogo di Brescia ma si ha la netta impressione che contro questo Vincenzo Nibali nemmeno le nevi, o il solleone - se mai dovesse uscire - potrebbero qualcosa.

Francesco Sulas

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