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Giro d'Italia 2013: L'Altopiano grida Hip Hip Urán! - Betancur secondo. Nibali guadagna su Wiggins e Scarponi | Cicloweb

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Giro d'Italia 2013: L'Altopiano grida Hip Hip Urán! - Betancur secondo. Nibali guadagna su Wiggins e Scarponi

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Per Rigoberto Urán prima vittoria di tappa al Giro d'Italia © BettiniphotoBastano pochi cenni di cronaca per descrivere la decima tappa del Giro d'Italia, una frazione dallo svolgimento quantomai regolare e facilmente riassumibile. Ma come, diranno i nostri 25 lettori, era pur sempre la prima vera tappa di montagna della corsa rosa e la vogliamo liquidare in poche battute? Assolutamente no, anche se ci siamo ormai chiariti che quando il ciclismo affronta le pendenze più dure (e quelle friulane di Cason di Lanza e Altopiano del Montasio erano le più impegnative delle tre settimane di gara) lo sviluppo della competizione prende binari difficilmente imprevedibili: la selezione viene da dietro, via via si staccano quelli che finiscono la benzina, e se questo momento drammatico viene troppo presto nel corso della tappa, son dolori per il malcapitato di turno.

Chi è bencapitato, ma proprio benissimo, oggi è Rigoberto Urán. Schiacciato qualche giorno fa nell'incomprensibile tattica dell'automartirio Sky (quando sia lui che il connazionale Henao vennero fermati per aspettare Wiggins in difficoltà sul bagnato pescarese, in un giorno in cui a Brad sarebbero potuti bastare gli altri 4 o 5 gregari, senza che venissero sacrificate le due mezze punte di Colombia), il 26enne di Urrao ha dimostrato di avere le carte in regola per fare una buona classifica: ora è terzo (nonché davanti al capitano designato), nel giorno in cui ha pure vinto in solitaria. Non diciamo che è l'apice della sua carriera solo perché l'argento olimpico di Londra è stato un risultato che ha smosso l'anima di una nazione (la Colombia, appunto), ma questo 14 maggio 2013 è appena sotto, in ordine d'importanza.

Urán ha vinto al Montasio, ma ha vinto pure Nibali: superata brillantemente la prima prova alpina, il siciliano ha guadagnato su tutti gli avversari (tranne appunto Urán, e tranne Betancur che è arrivato secondo, come vedremo) pur in una giornata in cui la squadra - con l'eccezione di un magnifico Agnoli - l'ha un po' lasciato solo, potenzialmente in balia del treno Sky, rimessosi quest'oggi sui binari in maniera abbastanza efficace. Ma Vincenzo è stato più solido di ogni difficoltà contingente, e ha potuto vedere avversari andare completamente in crisi (Hesjedal), altri confermare un trend depressivo (Wiggins, Sánchez), altri sorprendere in negativo (Scarponi, Henao); e pure quelli (quello: Evans) che oggi non gli sono stati da meno sul campo, ci hanno rimesso qualcosa in termini di abbuoni. Insomma, un giorno molto importante nella costruzione della prima vittoria rosa in carriera per il messinese.

Una Sky ferroviaria a inseguire la fuga del giorno
Erano passati già 30 velocissimi chilometri quando finalmente ha preso forma la fuga del giorno, con 13 uomini a comporla e nella fattispecie atleti eventualmente interessati ai punti dei traguardi volanti (Viviani, Bennati, Gatto, Ligthart e Dehaes, tutti veloci), altri partiti per fungere eventualmente da punto d'appoggio di un capitano (Millar e Dekker per Hesjedal; Jackson Rodríguez per Pellizotti; Popovych e Machado per Kiserlovski; Tjallingii per Gesink), e altri del tutto in libera uscita (Pauwels, Brutt).

Il drappello ha guadagnato fino a 8'10" (limite toccato a 70 km dal traguardo, ovvero poco prima della salita di Cason di Lanza), ma quando sulle prime rampe dell'ascesa di metà tappa la Sky si è messa con decisione in testa al gruppo (da cui si erano ritirati da diversi chilometri Quintero e Taborre; non partiti da Cordenons Vicioso e Degenkolb), il margine ha iniziato fatalmente a calare. Nibali, vittima di una foratura ai 60 km, stava facendo i conti anche con un'Astana che perdeva pezzi (Aru, alle prese con problemi gastrointestinali, si è staccato subito oggi, e accanto allo Squalo son rimasti solo Kangert e Agnoli, mentre Wiggins era circondato da Urán, Henao, Siutsou e Cataldo).

A metà salita l'Androni si è presa la scena: Jackson Rodríguez staccava i compagni di fuga, e dal gruppo Diego Rosa portava via Franco Pellizotti con una buona sortita. Il ritmo Sky, intanto, mieteva vittime: primo fra tutti Hesjedal, staccatosi a 57 km dal traguardo a conferma delle prime avvisaglie di qualche problema nella tappa fiorentina. Per il canadese campione uscente del Giro, una batosta che si sarebbe contata poi in oltre 20' di ritardo dai migliori.

Meno peggio di Ryder, ma sempre maluccio, anche altri uomini che hanno perso di lì a poco le ruote del gruppo, da Sánchez a Giampaolo Caruso, da Henao a Majka, da Di Luca a Kelderman a Kruijswijk. Comunque, molti di loro sono riusciti a rientrare sulla lunga discesa, terreno di scontro neutralizzato dalla buona reattività di Wiggins (su strada asciutta il britannico s'è difeso più che bene), malgrado Nibali avesse dato una mezza impressione di volerci provare. Ma il siciliano si è limitato a coprire la picchiata davanti, giusto per evitare rischi di cadute.

In tema di cadute, va segnalata quella di Pellizotti ai 38 km, un ruzzolone che ha parzialmente frenato il Campione Italiano nella sua rincorsa ai superstiti della fuga, primo tra tutti Rodríguez che rimaneva ancora in testa da solo, con 3'30" sul gruppo. Il venezuelano, a 25 dal traguardo, è rimasto vittima di un problema meccanico che l'ha obbligato al cambio di bici e che ha facilitato il rientro su di lui di Pauwels, mentre Pellizotti faceva gruppetto con Dekker, Viviani, Machado, Brutt a un paio di minuti dai primi. Una posizione in corsa che non sapeva né di carne né di pesce, al punto che dopo poco questo drappello di intercalati si è rialzato, facendosi riprendere dal gruppo maglia rosa.

L'attacco di Urán, la solidità di Nibali, lo spunto di Betancur
Gli ultimi 10 km della tappa erano veramente complicati, con tratti durissimi alternati a passaggi più leggeri su cui poter rifiatare. Appena iniziata la salita vera verso l'Altopiano del Montasio, il gruppo ha ripreso Rodríguez e Pauwels, e la Sky ha continuato a fare un buon ritmo (con Cataldo dopo un lungo lavoro di Zandio e Siutsou), provvedendo a selezionare nuovamente il plotoncino dei migliori. In rapida sequenza abbiamo visto gettare la spugna a Sánchez, i due Caruso, Atapuma, Kangert (grave perdita per Nibali), Kruijswijk e Agnoli (altro uomo importantissimo per Vincenzo).

Appena la maglia rosa è rimasta da sola, la Sky ha mosso la sua pedina: Urán. Scattato a 8 km dal traguardo, il colombiano ha subito guadagnato una ventina di secondi; spostatisi i nerazzurri dalla testa del plotoncino, l'andatura è calata e allora Agnoli (così come anche Damiano Caruso, Henao, Pellizotti e Mourey) è potuto rientrare per dare un'ulteriore mano al suo capitano, manifestatasi in una tirata di un paio di chilometri che non è stata sicuramente spaccagambe (tant'è vero che in questo frangente il battistrada è volato a quasi 50" di vantaggio), ma che ha permesso a Nibali di raccogliere le idee prima del faccia a faccia conclusivo con tutti i rivali di classifica.

Proprio il siciliano è passato a tirare quando Agnoli è saltato definitivamente, e ha subito mostrato prontezza e lucidità andando a sprintare per il secondo posto nel traguardo volante posto ai 4.4 km (preceduto Scarponi nell'occasione). Tale accelerazione ha nuovamente frantumato il drappello dei migliori (tra gli altri, Damiano Caruso ed Henao, che erano da tempo attaccati con lo sputo, hanno salutato la compagnia), chiamando altresì all'azione qualcuno di quelli che erano rimasti in zona: Majka ha fatto una trenatina breve breve, quindi un buon forcing di Intxausti ha fatto vedere le stelle a Gesink, Trofimov e (ai -3.5) pure a Wiggins.

Ma lo spagnolo si è bruciato con quest'azione, e subito dopo si è staccato pure lui insieme a - sorpresa! - Scarponi. È allora entrata in scena la AG2R, dapprima con un attacco di Pozzovivo ai 3.3 km, quindi, una volta che il lucano è stato raggiunto ai 2 km, con un contropiede di Betancur (che aveva superato brillantemente un salto di catena occorsogli poco prima). Insieme a Nibali non rimanevano che Kiserlovski, Majka, Santambrogio e uno splendido lottatore come Evans; Niemiec, che pure ne avrebbe avuto per rimanere lì, è stato fermato per dare un aiuto al suo capitano Scarponi. Wiggins, qualche decina di secondi più indietro rispetto alla maglia rosa, salvava il salvabile, evitando di andare alla deriva e riuscendo a restare coi due Lampre e con Gesink e Intxausti, anzi mostrando pure una gamba migliore rispetto agli occasionali compagni di viaggio.

Quando Betancur è partito in caccia di Urán, Nibali ha fatto per seguirlo, ma un salto di catena ha frenato pure lui, e allora il colombiano della AG2R è andato tutto solo a conquistare il secondo posto di giornata (e sono due consecutivi per lui), alle spalle di Rigoberto che, gestitosi in maniera perfetta, ha avuto la capacità di arrivare tutto solo al traguardo e di rientrare così in una posizione classifica piuttosto lusinghiera. Betancur ha tagliato la linea d'arrivo a 20" da Urán; Nibali, interessato all'abbuono di 8" per il terzo posto, ha sprintato con successo su Santambrogio, Evans, Majka e Pozzovivo, a 31" dal vincitore.

A 47", staccato solo nel finale, Kiserlovski; Intxausti a 1'06" ha preceduto di un paio di secondi Wiggins (decimo), con il trenino Niemiec-Scarponi-Trofimov giunto a 1'10" e Gesink a 1'16". Più lontani (2'11") Pellizotti, Damiano Caruso e Cataldo; solo 19esimo Henao: coi 3'14" pagati oggi Sergio viene derubricato dal ruolo di mezzapunta a quello di gregario puro, in casa Sky, e ora che i capitani sono di fatto due (Urán è salito di grado e ora non è da meno di Wiggins) ci sarà ben da lavorare nei prossimi giorni. Samu Sánchez ci ha rimesso 4'22", Hesjedal addirittura 20'53".

In classifica Nibali ha guadagnato 12" su Evans (abbuoni da 4+8"), che resta secondo ma ora a 41" dalla maglia rosa. Urán si è inserito al terzo posto a 2'04" dal primo, e addirittura davanti a Wiggins che è quarto a 2'05", in un trenino comprendente anche Gesink a 2'12" e Scarponi a 2'13". Santambrogio è salito al settimo posto (a 2'55"), Niemiec tiene bene in ottava posizione (3'35" il suo ritardo), Pozzovivo è nono a 4'17" e il sorprendente Majka riesce a stare nei 10 (e a vestire la maglia bianca), a 4'21" da Nibali.

Ma diciamo che fino al 15esimo posto troviamo uomini che potranno rientrare in ballo per posizioni più lusinghiere: Intxausti, Henao, Kangert (dall'11esimo al 13esimo posto) vivranno giornate migliori di questa; Betancur è uomo in decisa ascesa e anche se al momento è solo 14esimo (a 5'26" dalla rosa) continuerà probabilmente a limare il ritardo accumulato in gran parte nella crono di Saltara; stesso discorso per Kiserlovski, che è 15esimo a 5'57" (anche se il croato non sembra potenzialmente devastante come il giovane Betancur).

La tappa del Montasio ci lascia in definitiva una situazione ben più delineata rispetto a ieri. Nibali è realmente il migliore in campo, al momento, e tra i suoi rivali al momento sono più le ombre che le luci, tra chi è forte in salita ma ha già perso tanto terreno (vedasi la coppia AG2R, ma anche lo stesso Urán), tra chi non ha fin qui convinto (Wiggins su tutti), tra chi ha suscitato proprio oggi qualche perplessità (Scarponi, Gesink), tra chi pur andando benino è comunque inferiore al siciliano (Santambrogio, Kiserlovski, Niemiec, Majka...). In tutto ciò, finisce con l'apparire oggi come il più credibile contendente proprio Cadel Evans, e non solo per il ritardo contenuto che ha in classifica, ma anche per la sua esperienza, per la sua tenacia, per la sua capacità di andare contro il tempo nelle crono (occhio alla Mori-Polsa la prossima settimana) e nella realtà anagrafica che lo vede in lotta per un risultato di prestigio alla bella età di 36 anni.

Domani al Vajont ci sarà un arrivo importante non solo dal punto di vista ciclistico, ma anche storico, a 50 anni dal disastro della frana del Monte Toc. In senso tecnico, la tappa è annoverabile tra quelle di montagna, anche se la Sella Ciampigotto (vetta a 62 km dal traguardo) non è salita da far tremare i polsi; la rampa che porta al traguardo, di converso, consta di 6.5 non durissimi ma sui quali senz'altro assisteremo a qualcosa di interessante tra i big (considerando anche che sarà comunque molto probabile la riuscita di una fuga da lontano). Se qualcuno degli scalatori in ritardo (non riusciamo a non pensare a Betancur) si mette in testa di provarci, l'esito potrebbe essere non del tutto scontato; del resto la Vuelta a España dalle pendenze esasperate si è decisa, pochi mesi fa (e in favore di Contador) sull'arrivo in salita più facile. Come dire: occhi aperti Vincenzo, non siamo neanche a metà dell'opera.

Marco Grassi

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