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Giro d'Italia 2013: In forte rialzo l'indice Dowsett - Crono incerta e avvincente grazie al percorso misto

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A Saltara esulta il britannico della Movistar Alex Dowsett © movistarteam.com

 

Adesso possiamo ben dirlo: i quasi 55 chilometri a cronometro distribuiti da Gabicce Mare a Saltara ci sono piaciuti, o meglio possiamo dire che ci hanno divertito non poco. Merito di questa nostra considerazione viene innanzitutto dal tipo di tracciato proposto, con una prima parte subito molto tecnica ed in costante ascesa verso Gabicce Monte, con tratti di discesa in cui prestare la massima attenzione verso Pesaro (l'asfalto a tratti umido nascondeva qualche insidia ma il mancato arrivo della temuta pioggia ha fortunatamente evitato che la gara venisse letteralmente stravolta), per poi proporre ancora un tratto in ascesa verso Novilara, una nuova discesa e quindi il tratto più favorevole agli specialisti puri, poco più di dieci chilometri verso il secondo punto intermedio posto a Calcinelli, appena tre chilometri prima del traguardo. Tre chilometri che però nascondevano un'ultima importante insidia nelle pendenze che, salendo verso Saltara, superavano anche la doppia cifra poco dopo i -500 metri.

Una gara in cui la perfetta gestione delle proprie risorse, la concentrazione ed anche la capacità di guidare la bici in maniera perfetta divenivano i principali ingredienti per poter riuscire ad ottenere un buono, per non dire ottimo, risultato dal momento che la non facile interpretazione del tracciato poteva far sì che il dare troppo all'inizio potesse venir pagato negli ultimi quindi chilometri o che, viceversa, un'eccessiva prudenza poteva rendere vano il recupero nel tratto più congeniale a chi era maggiormente in grado di spingere. Una formula che se magari ha potuto far storcere il naso agli specialisti puri per i vari cambi di ritmo a cui erano sottoposti, sicuramente può strizzare l'occhio anche agli uomini di classifica, per i quali la prova non è stata meno complicata, anzi...

Ci sentiamo però di poter dire che una formula come quella proposta nella giornata odierna può rappresentare un espediente interessante, capace di rendere assolutamente incerto il pronostico sulla vittoria finale e quindi anche i relativi giochi di classifica. In un certo senso possiamo dire di aver vissuto un qualcosa di nuovo, che ha pochi precedenti anche andando a riguardare le stagioni precedenti, dal momento che anche la lunga cronometro da Sestri Levante a Riomaggiore del 2009, che proponeva un tracciato sia più lungo (60.1 chilometri contro i 54.8 di oggi) sia più duro (le scalate al Passo del Bracco e al Passo del Termine) risultava troppo indigesta ai veri specialisti del tic-tac.

Premiato dunque chi sapeva gestirsi al meglio e quel qualcuno risponde al nome di Alex Dowsett, 24enne britannico che tra speranza e incredulità ha finito per cogliere la più bella affermazione di una carriera in cui molte pagine dovranno essere ancora scritte. Probabilmente proprio quest'oggi inizia una nuova puntata della carriera dell'inglese di Maldon, che ha deciso di lasciare la Sky dopo due stagioni, allettato dall'opportunità offertagli dalla Movistar, formazione in cui gettare le basi per aspirare a ciò che è già riuscito al "maestro" Bradley Wiggins: cercare un giorno di competere (e magari vincere) in una grande corsa a tappe.

Ad Alex le doti non mancano, visto che le cronometro sono state sempre il suo pane: ha fatto incetta di titoli nazionali inglesi contro il tempo, compreso quello vinto lo scorso anno; ha conquistato il titolo europeo contro il tempo nel 2010, quando era in forza alla Trek-Livestrong ed ha ben figurato in prove riservate agli specialisti quali la Chrono des Herbiers o il Duo Normand in Francia. La possibilità di far classifica in un grande giro però è una bella scommessa e, considerando che le prove contro il tempo possono spesso spostare la bilancia degli equilibri verso un corridore piuttosto che un altro, le basi possiamo dire che siano già ottime, senza dimenticare pure le esperienze su pista, soprattutto come inseguitore. Poi se saranno rose fioriranno e dal momento che Alejandro Valverde non è più un ragazzino di primo pelo i tecnici spagnoli potrebbero trovarsi tra le mani un corridore dall'avvenire tutto da scoprire.

Quest'oggi intanto Dowsett si gode una bellissima soddisfazione ed il suo andamento lineare ha rappresentato quanto di meglio si potesse osservare su un tracciato così esigente: partenza rapida sul tratto più tecnico, con un 36'20" che all'intermedio di Pesaro verrà poi superato dal solo Nibali, quindi una buona seconda parte in cui è arrivato al secondo intermedio con l'1h08'38" ed infine la difficile gestione del finale, in cui difendere con le unghie e con i denti il gap accumulato in precedenza, lì dove le pendenze si facevano più ostiche. Missione compiuta, con chiusura in 1h16'27", tanto che a lui si è inchinato proprio il maestro, Sir Bradley Wiggins, che con un grandissimo finale dopo una sofferta prima parte (37'12" e 1h09'37" che equivalevano ad un distacco prossimo al minuto) è riuscito a riportarsi ad appena 10" dal connazionale.

Se però per Wiggins la prima parte contrassegnata da qualche eccesso di prudenza (comprensibile, se vogliamo, dopo la frazione di ieri) e da una foratura che l'ha obbligato al cambio di bici spiega molto bene la sconfitta, per altri attesi protagonisti è stata la difficile gestione del percorso a spiegare prestazioni che solamente per alcuni possono essere considerate soddisfacenti. L'estone Tanel Kangert, uno dei luogotenenti di Vincenzo Nibali ed in passato capace di buone prestazioni contro il tempo, ha ovviato con un ottimo finale ad una prima parte più rallentata (37'02" il suo passaggio a Pesaro) a cui ha fatto seguito il recupero verso Calcinelli ed una buona difesa sull'ultima rampa di Saltara, con il distacco finale limitato a 14". Discorso diverso invece per Luke Durbridge: l'australiano, che aspira a diventare uno dei migliori specialisti in campo mondiale anche tra i professionisti, ha disputato una prova nel complesso non disprezzabile considerando la distanza e le sue caratteristiche, chiudendo sesto a 35" da Dowsett, preceduto dal più esperto olandese Stef Clement che ha saputo far meglio di 3" (32" il suo ritardo finale che gli è valso la quinta posizione) ed anche per lui la prova non è del tutto insoddisfacente.

Ben più complicate invece le prestazioni di altri protagonisti attesi, che hanno finito col soffrire il tracciato odierno: Patrick Gretsch (37'09" il suo primo intertempo) non è riuscito a cambiare marcia nella seconda parte ed ha chiuso 13esimo a 1'48"; il giovane olandese Wilco Kelderman, considerato una delle possibili sorprese della frazione odierna, ha trovato costanza nel momento in cui si è visto raggiunto da Henao e, con il punto di riferimento, ha concluso 14esimo a 1'57"; più pesanti invece i distacchi accusati dai due portacolori della Radioshack Sergent e Oliveira, rispettivamente 15esimo e 17esimo con ritardi di 2'00" e 2'17", lontani anche Kessiakoff (21esimo a 2'38") e Tuft (34esimo a 3'40"). Prova invece fortemente condizionata da una condizione fisica non ottimale per Taylor Phinney, alle prese con la febbre e giunto soltanto 72esimo a 5'28".

Per gli specialisti di casa nostra invece annotazioni in chiaro scuro, con un Manuele Boaro autore di una prova in cui ha cercato di trovare una giusta costanza (37'14" il primo rilevamento nella parte a lui meno congeniale) ed alla fine è riuscito a centrare la top-ten terminando ottavo a 45" mentre le ultime, difficili giornate, si sono sicuramente fatte sentire per Dario Cataldo, campione italiano in carica, che ha terminato la sua prova con 3'24" di ritardo, cercando di ritrovare sensazioni positive dopo essere stato ad un passo dall'abbandono per i problemi intestinali.

Vale comunque la pena far notare un dato: molti degli uomini di classifica hanno dato il meglio di loro nella prima parte di tracciato, in cui il confronto con gli specialisti puri è decisamente sbilanciato dalla loro parte. A testimoniarlo basta snocciolare alcuni riscontri dell'intermedio di Pesaro: Nibali ha addirittura fatto segnare il miglior tempo assoluto con 36'12", Evans in 36'42", Henao in 36'47", Scarponi in 36'50", con i soli Gesink, Hesjedal e Wiggins a passare in un tempo superiore ai 37 minuti. E' però significativo come il solo Wiggins sia poi riuscito ad invertire la tendenza mentre per tutti gli altri (eccetto Nibali), i riscontri sono stati maggiori o uguali rispetto a quelli degli specialisti, che hanno così potuto recuperare terreno nel tratto in cui poter spingere maggiormente.

Un confronto quindi assolutamente interessante, tanto che viene da pensare a quanto sarebbe potuta essere ulteriormente più divertente questa giornata se fossero stati della partita anche i maggiori esponenti mondiali della specialità quali l'iridato Tony Martin (che continua a non sbagliare un colpo) e Fabian Cancellara. Lo spettacolo però è stato ugualmente degno, con la suspence servita a piccole dosi. O se preferite a piccoli Dowsett. 

Vivian Ghianni

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