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Giro d'Italia 2013: Nibali e Scarponi, è un'Italia arrembante - Vini Fantini, abbuono a Di Luca. E Santambrogio?

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Vincenzo Nibali attacca nella discesa di San Silvestro © Bettiniphoto

Nel giorno della prima, vera tappa impegnativa di questo Giro (come se le precedenti fossero state passeggiate di salute), nel giorno di Adam Hansen e della maglia rosa di Beñat Intxausti, nel giorno in cui la pioggia fa cadere i più, senza fare eccezioni per Bradley Wiggins, bloccato dalla paura dopo il tonfo (e fortuna sua che l'arrivo era a pochi chilometri), e Vincenzo Nibali, novello Giorgio Cagnotto nella discesa di San Silvestro, c'è da prendere atto che gli italiani sono presenti, eccome. Certo, gli stranieri avanti in classifica sono molti (ci preoccuperebbe parecchio se i primi dieci fossero tutti nostri connazionali), ma l'Italia c'è.

Non solo è presente ma è quella che attacca, in salita ed in discesa, mandando a gambe all'aria tanti (e tanti presunti) big. Sulle salite la Vini Fantini di Luca Scinto impone un ritmo indiavolato, manda avanti Fabio Taborre prima di Chieti, lancia Danilo Di Luca sullo strappo di Santa Maria de Criptis. Wiggins perderà già lì le ruote dei migliori.

L'attacco di giornata è però senza dubbio quello spericolato di Vincenzo Nibali giù dal San Silvestro, ultima asperità da affrontare. Vincenzo prima manda il buon estone Tanel Kangert in avanscoperta, quindi, appena la strada inizia a picchiare, allunga. Ed è un allungo che fa male a tante gambe, mentre è una manna per il morale e per la classifica dello Squalo dello Stretto. La picchiata bagnata è ostica ed impone di prendere rischi. Nibali sa rischiare, la discesa è il suo mestiere (non che sugli altri terreni sia da buttare, anzi) ma quando la strada è viscida il talento e l'equilibrismo servono fino ad un certo punto. Così il messinese finisce rovinosamente a terra in una curva a sinistra. Parrebbe finita lì la sua avventura ed invece, come se nulla fosse, rimonta in sella e va al traguardo con i più forti. Non c'è il tempo di leccarsi le ferite strada facendo.

Questa sera Nibali può guardare alla crono-spauracchio di domani con grande serenità: è secondo in classifica a 5" dalla maglia rosa, ha distanziato Bradley Wiggins di 1'27" ma soprattutto ha confermato quanto ci sta dimostrando da più di un anno a questa parte. Ovvero che andare all'attacco, specie quando meno lo si attende, gli piace da morire e gli riesce divinamente. Eravamo certi che Vincenzo Nibali fosse in grado di attaccare Wiggins, specie questo Wiggins, e di contenere i distacchi nella crono (il messinese ha lavorato nella galleria del vento quest'inverno al fine di migliorare le sue prestazioni contro le lancette, vedremo domani). Sicuramente la prestazione odierna è per Nibali un'iniezione di fiducia in prspettiva crono, mentre Wiggins esce a testa bassa.

Occhio però, perché Vincenzo non corre da solo. C'è la maglia rosa Beñat Intxausti che potrebbe lasciare prima di quanto si pensi il primo posto. E però, oltre a Wiggins, Nibali dovrà battere la concorrenza di Cadel Evans e Ryder Hesjedal, per fare due nomi. Specialmente il canadese, forte in discesa, sul passo ed in salita, parrebbe ad oggi il contendente principale di Nibali per la maglia rosa (che lo si dica da Napoli è poi tutt'un altro discorso).

Non è racchiusa a Nibali, Evans ed Hesjedal la lotta per la rosa. La lista di italiani silenziosi ma prepotentemente davanti ed in lotta per la vittoria finale non termina alla "n". C'è infatti tal Michele Scarponi, forse giunto all'ultima occasione della carriera, che sembra pedalare più che bene in testa al gruppo: risponde agli attacchi, si muove in prima persona, mette la sua Lampre davanti. Finora è stato un po' sfortunato, questo va detto: la caduta a Marina di Ascea gli ha fatto perdere un minuto che dà fastidio ed i primi tre chilometri odierni l'hanno privato di un giovanissimo gregario che gli sarebbe tornato utile da qui in avanti, ovvero Mattia Cattaneo.

Il classe '90 di Alzano Lombardo ha preso una brutta botta su un marciapiede ed è stato trasportato subito in ospedale; si temeva la rottura della testa del femore ma fortunatamente ogni frattura è stata esclusa dai medici di Ascoli Piceno. Sta di fatto che Cattaneo per quest'anno deve dire addio al Giro e Scarponi ha un uomo in meno su cui poter contare. Non che l'Aquila di Filottrano sia apparsa debole in queste prime giornate di gara, anzi: ad attacco ha sempre risposto e, come detto, solo la sfortuna l'ha fatto restare a 57" dalla maglia rosa Intxausti, ma un minuto sulle montagne, e con un'azione delle sue, è ampiamente recuperabile.

Entriamo ora nel campo di coloro di cui si parla troppo poco in proporzione a quello che combinano: Giampaolo Caruso, ad esempio, aveva già mostrato una gran condizione sulle Ardenne e qui al Giro si sta confermando. Tutti d'accordo, non avrà il colpo che vale il podio e forse nemmeno la top ten ma stasera il siciliano della Katusha va a dormire proprio a ridosso dei big. Caruso ha 10" da Intxausti, è 4° alle spalle diel basco, di Nibali ed Hesjedal e punterà a tenere quella posizione.

Altro Caruso, discorso diverso: Damiano, chiamato all'ultimo momento dalla Cannondale in sostituzione di Ivan Basso, aveva accumulato un ritardo di 1'52" a Marina di Ascea, con altri 10" pagati a Serra San Bruno. Oggi però il giovane capitano ipotetico della Cannondale (è al Giro per provare a fare il leader della squadra di Amadio) ha fatto un figurone su un percorso davvero esigente: 5° di tappa nel gruppo immediatamente alle spalle di Hansen, ora Damiano Caruso ha sì 2'12" da recuperare in classifica generale ma la sua gamba parrebbe ottima. Nello scorso Giro fece il gregario di Ivan Basso, rinunciando alla maglia bianca e scandendo un gran ritmo sulle salite alpine. Quest'anno, pur con una squadra non fortissima, potrebbe dire la sua, o fare esperimenti per un futuro non troppo lontano.

Una punta sola in casa Cannondale, troppi galletti nella Vini Fantini di Luca Scinto. Santambrogio è ufficialmente qui per curare la classifica generale ed il 5° posto a 13" da Intxausti fa capire che il "Pitone" sta andando in quella direzione con l'atleta di Erba. Però, c'è un però. Posto che forse senza lo scatto di Danilo Di Luca sul Santa Maria de Criptis non sarebbe scoppiata la bagarre a cui abbiamo assitito (scatto che è conseguenza del forcing della Vini Fantini), va anche detto che il Killer di Spoltore ha cercato in ogni modo un piazzamento in quel di Pescara (per cosa poi, visto che la vittoria era già andata ad Hansen?). Gran bel gesto atletico, peccato che, oltre ad essere stato battuto da un Enrico Battaglin che si conferma corridore dalla classe infinita, Di Luca vada a rubare 8" d'abbuono propio a Santambrogio.

Il ragazzo di Erba ha bisogno di questi secondi; non vincerà il Giro ma un piazzamento onorevole è alla sua portata. Tra la crono di domani e una battuta a vuoto che probabilmente subirà (sperando di sbagliarci), anche 8" d'abbuono avrebbero fatto la fortuna di Santambrogio. Di Luca in questo dovrebbe essere meno individualista e più uomo squadra, che «porta la propria esperienza al servizio di noi giovani», come detto a fine tappa da Matteo Rabottini, altro uomo di Scinto che attende le tappe alpine. L'esperienza fa pensare che se c'è un uomo deputato a curare la generale - Santambrogio in questo caso - lo si appoggi fino alla fine.

Bene un altro Santa, ovvero Santaromita, che zitto zitto è 8° nella generale a 28" mentre non benissimo Pozzovivo, che in classifica è a quasi 2' da Intxausti; c'è poi il Campione d'Italia Franco Pellizotti, a 1'11" dalla maglia rosa, che attende tappe adatte a lui. L'ex maglia rosa Luca Paolini ormai la sua corsa l'ha disputata ed andrà a cercare qualche vittoria parziale più avanti, mentre chi per ora perde terreno (e maglia bianca) è Fabio Aru, 31° a 2'13", appena un secondo in più di Damiano Caruso. 

Appassionante, infine, la lotta per la maglia azzurra dei Gpm: Sella, oggi in fuga e due volte ad assaggiare l'asfalto, ha superato Stefano Pirazzi, dal quale perfino Gigi Sgarbozza si attende uno scatto dei suoi ma ben piazzato (quindi non così tanto, dei suoi): siamo convinti che da qui a Brescia la zampata arriverà. In maglia di miglior scalatore troviamo un insofferente Giovanni Visconti che praticamente dalla sera di Ischia mette nel mirino la tappa del giorno dopo per poi soccombere, puntuale come un tweet di Pozzato (per inciso, il vicentino ha accusato oggi altri 18'45" ed ora viaggia al 125° posto, con un distacco di 45'22" da Intxausti).

Il morale di Visconti pare sotto i tacchi, tra una caduta, una gamba che c'era ed una vittoria che non è arrivata per quell'impedimento o quell'altro. Ora Giovannino punta alla tappa di Firenze, tra due giorni, contando sul fattore campo (si arriverà vicino a casa sua). Nella speranza di vederlo quanto prima esultante e felice, al palermitano possiamo dire solo una cosa: animo!

Francesco Sulas

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