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Giro d'Italia 2013: Un'isola felice chiamata ISkya - Puccio in rosa, Movistar seconda, Nibali si difende | Cicloweb

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Giro d'Italia 2013: Un'isola felice chiamata ISkya - Puccio in rosa, Movistar seconda, Nibali si difende

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Bradley Wiggins innaffia Salvatore Puccio (coperto) dopo la cronosquadre di Ischia. Urán è già semisbronzo... © BettiniphotoLe cose del Giro continuano ad incanalarsi nella direzione prevista, la supersquadra messa in campo dalla Sky ha fatto suonare a Ischia le prime fanfare vincendo nettamente una cronosquadre nella quale era certamente tra le favorite, ma tra il dire e il fare si sa che c'è sempre di mezzo il mare (e oggi quello che si vedeva intorno all'isola campana era particolarmente bello).

Una tappa da ricordare, per l'aggravio di impegno organizzativo richiesto (porta lì tutta la carovana rosa, fai disputare la tappa, riporta indietro il gruppone, e tutto in giornata), per il percorso scenografico e molto tecnico, per le forze in campo. Non era una sfida tra squadre qualsiasi, del resto, ma tra alcuni dei più forti contingenti per questo tipo di prove. E misurarsi con la Sky di Wiggins sulle strade rosa è stato senz'altro di stimolo ad alcuni per provare a fare il meglio possibile. Non tutti ci sono riusciti, ovviamente; i nerazzurri di Brailsford sicuramente sì, e proiettano in maglia rosa il nome meno citato alla vigilia, tra i componenti del team: Salvatore Puccio, l'ultimo arrivato, 23 anni, nato a Menfi, vissuto in Umbria, professionista dall'anno scorso, esploso a notorietà internazionale oggi, raccogliendo i frutti di un evento un po' casuale come il suo piazzamento di ieri (33esimo), primo tra gli uomini Sky al traguardo di Napoli (il secondo è stato Wiggins 64esimo), e quindi primo oggi per la somma dei piazzamenti a parità di tempo coi compagni.

Quei grandi studiosi di regolamenti di gara degli Sky, peraltro, erano convinti di aver lavorato per far indossare la rosa a Dario Cataldo, primo a tagliare il traguardo oggi (forse pensavano che fosse ancora la prima tappa...). Ovviamente la norma era un po' diversa da come se l'erano immaginata, e il buon Dario, tra la gioia fremente e sommersa dell'attesa dell'incoronazione, e il brusco risveglio, ha avuto una delle rosicate peggiori in carriera, acuita certo dal fatto di non poterla sfogare come meritava per non offuscare la splendida giornata del suo compagno di squadra. L'abruzzese ne è uscito come un lord, veramente complimenti al suo fair play e alla capacità di dissimulare la delusione, ma diciamo che il successo di gruppo (tra la maglia rosa e l'aver distanziato già un po' i rivali di classifica) rende il rospo più digeribile.

I tempi: la Sky ha chiuso la prova in 22'05", alla media di 47.275, non altissima come si vede, ma il percorso era veramente esigente, coi suoi continui saliscendi e con quel muretto finale che ha tagliato le gambe a più d'uno; Wiggo e soci si sono comunque gestiti bene, non hanno speso oltre lo spendibile nella prima metà di tappa (tant'è vero che all'intertempo posto dopo 8 km erano secondi a 2" dalla Movistar), hanno perso qualche uomo di troppo nella seconda parte (Siutsou, ad esempio, non era previsto e prevedibile che si staccasse dagli altri), son rimasti in 5 (Wiggo, Cataldo, Puccio e i due colombiani Henao e Urán), hanno calato il ritmo quel tanto che bastava per non mettere in croce lo stesso Puccio, in affanno sulla citata salita ai 3 km dal traguardo, e sono giunti alla fine piazzando comunque il tempo che è valso loro il successo di giornata.

Vediamo il dettaglio della gara: la prima prestazione di un minimo rilievo è stata quella della Blanco di Gesink (terza a partire), 22'33" per gli olandesi, non avvicinati da formazioni come Bardiani o Saxo (non parliamo di Lotto o Argos, abbastanza disastrose). Poi la Sky ha fatto la sua esibizione, mettendo tutte le squadre in gara dopo di lei nella condizione di dover inseguire (o insomma, di limitare i danni). Bravina la Fantini (solo 22" di ritardo per una formazione non propriamente tagliata su questo esercizio), interessante la Katusha (distacco di 19"), trascurabili le prestazioni di Vacansoleil, Cannondale e Androni.

Quindi un paio di squadre passate da un finale complicato. La Euskaltel all'intertempo pagava solo 11" ai britannici, gran prova fin lì, ma anche fino a circa 3 km dalla fine, quando il quinto uomo della compagnia guidata da Samuel Sánchez, ovvero Ricardo Mestre, ha forato. Grande sfortuna sì (il tempo al traguardo veniva preso appunto sul quinto), ma era fatale che, avendo quasi tutti i team tentato l'azzardo di chiudere in 5, qualcuno avrebbe pagato lo scotto di un imprevisto.

Però va detto che i baschi non hanno affrontato nel miglior modo possibile il frangente, perché anziché rallentare per aspettare il rientro di Mestre, hanno proseguito per un bel po' prima di rendersi conto di essere rimasti in 4: a quel punto sì che SSG e compagni hanno dato vita a una specie di surplace, nell'attesa che il quinto uomo rientrasse, e alla fine hanno pagato un conto salato, quantificabile in 1'01" dalla Sky; avessero aspettato Mestre, non sarebbe stato così difficile per quest'ultimo coprire i 2 km finali, una sorta di calvario per lui.

Molto più unita la Lampre, che, transitata all'intertempo a un solo secondo da Wiggo e soci, ha vissuto sull'identica salita un problema simile, ma senza guai meccanici di mezzo: Mattia Cattaneo, il più giovane del team, ha avuto serie difficoltà sulla rampetta dei 3 km, ma bravo lui a stringere i denti, bravi i compagni ad evitare di forzare in quel momento, aspettando che passasse la buriana e ci si potesse ricompattare in vista del traguardo. Alla fine 22" il ritardo della squadra di Saronni. Senza quest'intoppo si poteva puntare al podio, addirittura; ma per il capitano Scarponi il danno subìto rispetto ai principali rivali (Wiggins e pure Nibali) è abbondantemente sotto controllo (e sotto i livelli di guardia).

La Movistar, come detto, è stata quella che più di altre ha insidiato la vittoria Sky, ma gli spagnoli hanno chiuso in calando, fissando alla fine un tempo di 22'14", a 9" dai vincitori. Sicuramente ha pesato la prestazione sottotono di Cobo, caduto nella ricognizione del mattino e staccatosi nel corso della prova, accumulando alla fine 2'48" di ritardo. Subito dopo la Movistar è toccato all'Astana scendere in campo, e anche il team kazako si è comportato bene, con Nibali che non ha dovuto pagare più 14" rispetto a Wiggins, e con la squadra che ha raggiunto la terza piazza finale.

Ci si attendeva che qualcuna delle ultime formazioni a partire potesse duellare con i migliori di giornata, ma diverse squadre solitamente molto competitive in questo esercizio sono state abbondantemente sotto gli standard: RadioShack a 43" (ma quando manca Cancellara...), Garmin a 25" (e sì che condivideva con la Sky il ruolo di favorita di giornata), BMC a 38" (nonostante una batteria di cronoman niente male), Orica a 28" (ma si poteva immaginare che i cangurelli non fossero del tutto a proprio agio in una prova così accidentata). E infine l'Omega Pharma di Cavendish, maglia rosa: nella formazione schierata al Giro, il team belga non aveva chance, ed è stato conseguente: 48" pagati alla Sky, e ciao ciao leadership per Mark.

Quindi, ricapitolando, prima Sky, seconda a 9" Movistar, terza a 14 Astana, quarta a 19 Katusha, quinta a 22 Fantini, stesso distacco della Lampre sesta; settima a 25" la Garmin, ottava e nona a 28 Blanco e Orica, decima a 34 Vacansoleil davanti a Cannondale e BMC.

Tutto ciò si riverbera in una classifica generale in cui possiamo segnalare i primi distacchi tra i big. Wiggins (come Henao e Urán e Cataldo, oltre che ovviamente la maglia rosa Puccio) ha 9" su Intxausti e Capecchi, 14 su Nibali (a proposito: bravissimo Aru a chiudere accanto al capitano), 19 su Giampaolo Caruso, 22 su Santambrogio e Scarponi, 25 su Hesjedal, 28 su Gesink, 35 su Damiano Caruso, 37 su Evans, 41 su Pirazzi, 43 su Majka e Kiserlovski, 46 su Pellizotti, 48 su Brambilla, 50 su Betancur e Pozzovivo, 55 su Jeannesson, 56 su Duarte e Atapuma e - come detto più su - 1'01" su Sánchez.

La tappa di domani può essere ribattezzata "trappolone numero uno", perché dopo una partenza (da Sorrento) in saliscendi sulla Costiera Amalfitana e dopo una parte centrale tutta piatta, due salitelle nel finale precedono una discesa su Marina di Ascea che è un ottimo terreno su cui tentare un'imboscata. In un altro ciclismo avremmo visto fuoco e fiamme su quei dieci chilometri giù da Sella Catona (la distanza dalla vetta al traguardo è di 20 km, ma la prima metà di picchiata è molto più tortuosa e tecnica della seconda), in questo chissà se prevarrà - come spesso accade - la cautela. Certo, non manca chi potrebbe tentare qualcosa, diciamo chi si trova nella condizione di dover limare un po' di gap ed ha ottime capacità di discesista. L'identikit di Samuel Sánchez, in pratica. Basterebbe che si muovesse lui (o qualcuno del suo lignaggio) perché la corsa esplodesse nel finale. Altri nomi - forse per italica scaramanzia - non ne facciamo...

Marco Grassi

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