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Liegi-Bastogne-Liegi 2013: Scarponi ci prova, Nibali deludente - Italia, negativo il bilancio a fine classiche

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Michele Scarponi, migliore degli italiani a Liegi © BettiniphotoSul traguardo di Ans sventola una bandiera tricolore. Sembra quella italiana ma è il vessillo irlandese, verde, bianco ed arancione, a simboleggiare la meritata vittoria di Daniel Martin nella Doyenne. Ancora niente italiani, dopo le delusioni nella riviera ligure, sulle pietre di Fiandre e Roubaix e sulle côtes disseminate tra Amstel, Freccia e Liegi. Siamo così a quota 24 classiche monumento senza vittoria (l'ultima conquista del tricolore italiano fu il Giro di Lombardia 2008 con Damiano Cunego).

Se domenica, immediatamente a ridosso di quell'Amstel Gold Race in cui il migliore dei nostri era stato Enrico Gasparotto (9°), avevamo sospeso il giudizio sui nostri, assolvendoli pure in attesa di Freccia e Liegi, non altrettanto si potrà fare ora. Alla luce di quanto visto ad Ans (e ad Huy) non possiamo certo essere troppo contenti dei corridori italiani. Inutile nascondersi, ci sono state tra mercoledì ed oggi prestazioni a metà, o tentativi non riusciti di andare in testa, di far saltare un banco che non salta da troppi anni.

Il favorito di oggi, forse più nelle speranze che sulla strada, era Vincenzo Nibali. Il messinese, dopo la bella prova fornita a Sega di Ala ed il Giro del Trentino vinto, pareva poter conquistare anche la Doyenne. Francesco Moser, sul cui nipote torneremo, aveva messo in guardia, sostenendo che la salita di Sega di Ala si sarebbe fatta sentire nelle gambe di Vincenzo alla Liegi. Le speranze di vittoria, a mano a mano che ci si avvicinava al traguardo, hanno lasciato posto alla realtà, con un Nibali distratto, o semplicemente incapace di restare con i migliori sul Saint-Nicolas; allora Vincenzo, onestamente, s'è messo al servizio del compagno di squadra che aveva più possibilità, Enrico Gasparotto.

Il friulano, restato con Gilbert e soci ma tagliato fuori dalla battaglia per la vittoria, ha chiuso al sesto posto, preceduto da Michele Scarponi, miglior italiano oggi. Il Gaspa esce dalle Ardenne con un 9° posto all'Amstel, un 30° alla Freccia ed un 6° oggi. Ben migliore fu il 2012, dove alla vittoria nella classica della birra seguì un'11a piazza a Huy ed un podio alla Liegi, chiusa in terza posizione dietro a Nbali ed Iglinskiy. Domani compirà 31 anni e da lui non ci si è mai aspettato chissà che, ma spesso e volentieri ha saputo dare ottime risposte, talvolta stupendo (l'Amstel 2012 non fu certo una vittoria annunciata).

La coppia Lampre formata da Cunego e Scarponi è sembrata spesso solida e determinata, ma nel momento di dare quel qualcosa in più s'è sciolta. Il veronese è andato in fuga con un piccolo gruppo sfruttando la Redoute e bisogna riconoscergli che i vari attaccanti che si trovavano con lui non sono stati un fulgido esempio di collaborazione, tant'è che presto si sono rialzati e sono stati tutti ripresi. Cunego ha avuto il merito di entrare in un'azione potenzialmente giustissima, ma alla quale nessuno in realtà era interessato. Nel contempo dietro al veronese si muoveva sul finire della Redoute Michele Scarponi, segno che la gamba c'era (ma perché rilanciare e riportare sotto il gruppo quando si ha un compagno davanti?).

S'è visto nel finale, con l'Aquila di Filottrano che è rimasta con gli altri quattro big i quali sono andato a giocasi la Doyenne, rimediando un 5° posto e la magra consolazione di essere il migliore dei nostri. Parlare giù dal sellino è facile, ma era proprio impossibile andar dietro a Joaquim Rodríguez e Daniel Martin? Evidentemente sì, e consideriamo che per Scarponi, non certo un novellino (compirà 34 anni il prossimo 25 settembre), le occasioni future non saranno troppe.

È quasi lo stesso discorso che andrà fatto per Rinaldo Nocentini, classe '77 sempre bravo a piazzarsi, gliene va dato atto. Anche oggi dal portacolori dell'AG2R La Mondiale arriva un 14° posto, dopo il 10° della Freccia Vallone e la consapevolezza, che ha Rinaldo come noi, che ormai per queste corse un piazzamento può andare più che bene. Ci si aspettava qualcosa, dopo la bella Amstel, da Giampaolo Caruso, 11° ed all'attacco in Olanda, ancora 11° alla Freccia Vallone. Il Katusha in effetti s'è fatto vedere davanti sulla Côte de Colonster, con Hesjedal e gli altri, ma successivamente, pensiamo per dover portare al meglio davanti JRO, ha mollato, chiudendo con un 80° posto che non cancella certo la buona volontà e la bravura ad entrare nelle fughe del siciliano.

Delude Diego Ulissi, che già alla Freccia Vallone non aveva impressionato favorevolmente. Probabilmente a disagio avendo in casa due come Cunego e Scarponi, il classe '89 di Cecina ha chiuso con un 20° posto che non aggiunge davvero nulla al suo palmarès. Purtroppo non s'è quasi mai visto in corsa, almeno non davanti, e da uno che ultimamente viene paragonato al primo Valverde (ma solo per caratteristiche tecniche) ci si aspetterebbe qualcosa di più, specie in classiche come queste. Invece nulla, dopo la bella Coppi e Bartali, corsa che ha portato a casa, non è mai stato davvero incisivo nel trittico delle Ardenne. Peccato davvero ma avrà modo di rifarsi in futuro.

Parlando di giovani, non si può evitare l'argomento Moreno Moser. Non ha portato a termine l'Amstel mentre alla Freccia, gara tecnicamente a lui più congeniale, ha chiuso 94° a 3'55". Oggi era con i migliori fino alla Redoute, dalla Colonster in poi l'abbiamo perso ed ha concluso a 9'35", 124°. In una Cannondale priva di Sagan (una rarità in questa prima parte di stagione) hanno saputo ben figurare De Marchi, migliore dei verdi (25°), ma soprattutto Daniele Ratto, che per essere un velocista che tiene sulle salite di media lunghezza esce bene con il suo 38° posto, in linea con tanti grandi corridori (due a caso: Samuel Sánchez e Chris Froome). Anche Damiano Caruso chiude 59° a 2'21" dopo una gara alla fine disputata bene, al meglio, almeno.

Tutti ragazzi, da Caruso a Moser (soprattutto Moser, che ha solo una stagione da professionista alle spalle), che necessitano di tempo. Il trentino potrà far vedere cose egregie in futuro su queste strade - ne siamo certi - in una crescita che non dev'essere troppo veloce, anche se la precocità del ragazzo è arcinota. Speravamo, dopo una settimana santa tra Fiandre e Roubaix fallimentare, con i Pozzato, i Paolini, i Gatto totalmente fuori fuoco, in una campagna delle Ardenne che desse più soddisfazioni (darne di meno era dura).

Ci troviamo a parlare di tempi futuri, di ragazzi che devono crescere, di chi arriverà, se arriverà, quando lo farà, e intanto gli altri vincono. Avevamo grandi speranze, tra Amstel e Liegi, riposte soprattutto in Nibali, ma il messinese non è stato all'altezza, per un giorno. Il problema non sono le giornate storte, che ci stanno e le hanno tutti, ma le annate buie che l'Italia attraversa per ciò che riguarda le classiche monumento. Non vincerne 24 di fila (record assoluto) certamente non può essere addebitato solamente alla sfortuna.

Francesco Sulas

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