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Liegi-Bastogne-Liegi 2013: «Sì Doyenne, dico a te!» - Nibali punta forte al successo. Gara in cui tutto può accadere

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Vincenzo Nibali indica la Liegi come suo prossimo obiettivo © Bettiniphoto

In una settimana due classiche di primavera, la più giovane (l'Amstel Gold Race, di cui si sono corse 48 edizioni) e la più anziana. Quest'ultima domani chiuderà ufficialmente la stagione delle classiche ed è la più antica in calendario. Nata nel 1892, la Liegi-Bastogne-Liegi per i primi due anni fu riservata ai soli dilettanti, quindi venne aperta ai professionisti dal 1894. Ha visto due guerre mondiali e tanti, tantissimi campioni solcare le sue strade nelle sue 98 edizioni (domani sarà infatti la 99a).

Il più vincente a Liegi è stato Eddy Merckx con cinque successi (1969, 1971, 1972, 1973 e 1975), seguito da Moreno Argentin a 4, ma negli ultimi dieci anni la Doyenne ha subito, come il ciclismo tutto, una particolare internazionalizzazione: dal 2003 infatti sono stati atleti di otto nazioni diverse a tagliare per primi il traguardo della classica più prestigiosa insiee a Sanemo, Fiandre e Liegi. Una classica differente dalle altre, e per i territori su cui si corre e perché spesso e volentieri vi prendono parte coloro che saranno gli attori principali della stagione dei grandi giri a tappe.

Da Liegi al sobborgo di Ans attraverso 11 côtes (ma saranno in tutto, tra salite e salitelle non dichiarate, 34 le côtes) e 261.5 km, quattro in più rispetto al 2012. Qualche piccolo cambiamento ed una mutazione che potrà forse risultare fondamentale per capire chi potrà vincere la corsa: non sarà infatti inserita nel percorso la Roche-aux-Faucons, che entrò nella Doyenne nel 2009, lanciando al successo Andy Schleck. Da Liegi a Bastogne, al confine con il Lussemburgo, le côtes saranno molto dolci, con la sola Côte de la Roche-en-Ardenne, 2920 metri con pendenze massime del 14%, a fare una minima scrematura.

Le danze si apriranno però sulla via del ritorno verso Liegi, da Houffalize in poi, laddove i mangia e bevi tipici dei dintorni di Liegi scompariranno per lasciar posto côtes impegnative, su cui sarà necessario prestare la massima attenzione. Subito la Côte de Saint-Roch, quindi il passaggio a Stavelot, l'ascesa all'impegnativa Côte de Stockeu, in cima alla quale si trova la stele dedicata ad Eddy Merckx, e dopo la Haute-Levée la discesa veloce e pericolosa che conduce nuovamente a Stavelot.

Col du Rosier, Côte du Maquisard e Mont-Theux faranno da preludio al passaggio simbolo della Liegi, la Côte de la Redoute. Affrontata dopo 223 km, questa salita è in grado di fare molto male a da troppe edizioni non è qui che si decide la corsa. Superato Sprimont, dal 2009 si procedeva verso la Roche-aux-Faucons, divisa in due tratti con pendenze davvero impegnative. Lì lo scatto secco poteva lanciare i coraggiosi verso il traguardo di Ans. per problemi di manutenzione (la strada sulla Roche-aux-Faucons è in via di rifacimento) questa côte verrà sostituita da un'altra salita, la Côte de Colonster.

Anticipata da una maggior dose di pianura rispetto alla Roche-aux-Faucons, la Côte de Colonster non sarà comunque da sottovalutare. Dopo aver superato il fiume Ourthe su un ponte dalla duplice e strettissima corsia, il gruppo svolterà a sinistra, dove inizierà la Côte de Colonster. La pendenza media è del 5.7%, le punte sono del 9%. Niente di trascendentale, specialmente se la si confronta con la Roche-aux-Faucons. Da segnalare però la discesa, poca ma buona e su stradine strette, in un primo momento.

Sembrerebbe il trampolino di lancio ideale per corridori come Vincenzo Nibali. Dallo scollinamento mancheranno 17 km al traguardo ed 11.5 km all'attacco della Côte de Saint-Nicolas, la salita degli italiani. Nei 5 km restanti il gruppo accarezzerà Liegi per puntare verso Ans, con la relativa salita, Rue Walthère Jamar, che potrebbe essere teatro di scatti e controscatti verso il traguardo.

Una corsa in linea con più di 4000 metri di dislivello, una corsa da cui escono, salvo rare eccezioni, solo dei campioni. C'è Philippe Gilbert, che aveva rischiato insieme ad altri di dover dire addio a quest'edizione della Doyenne per aver buttato delle borracce in terra nella scorsa edizione, finendo di conseguenza nel mirino degli ambientalisti belgi. Multato, come altri, di 500 Euro, l'iridato sarà regolarmente al via che questa corsa l'ha già vinta nel 2011 e vorrebbe fare il bis. La gamba all'Amstel Gold Race c'era, alla Freccia meno ma conosce queste strade e sa dove attaccare. 

Chi parrebbe più in forma è Alejandro Valverde, vincitore ad Ans nel 2006 e nel 2008. La gamba pare tornata quella dei giorni migliori e dell'Amstel ha fatto faville, prendendosi il podio. Sarà sicuramente un riferimento, tutto il contrario di Alberto Contador, forse troppo stanco mentalmente per ben figurare alla Liegi.

Chi invece è in grande crescita è il movimento colombiano, non una novità quindi. Betancur all'AG2R, Quintana a lavorare per Valverde alla Movistar ed Henao alla Sky, con Froome che ha tutte le carte in regola per correre una bella Doyenne, saranno sicuramente protagonisti.

Chi vuole vincere questa classica, per riportarla in Italia dopo cinque anni (l'ultima vittoria risale al 2007 ad opera di Danilo Di Luca), sono Damiano Cunego e Vincenzo Nibali. Il primo nel 2006 fu terzo e sa di poter fare bene sulle côtes delle Ardenne. Se non gli mancherà il solito briciolo d'enegia sarà con i migliori a giocarsela, nel finale.

Nibali viene dalla vittoria di ieri al Giro del Trentino, ottenuta su una salita dura come quella di Sega di Ala. È chiaramente in forma, il messinese, e vorrà ,migliorare il secondo posto del 2012, quando andò via sulla Roche-aux-Faucons, percorse in solitaria gli ultimi chilometri ma fu messo nel mirino e superato nel finale dal kazako Maxim Iglinskiy. È chiaramente il miglior italiano in gara e, gasato dai recenti successi, messo a suo agio da una squadra che corre esclusivamente per lui, può attaccare da lontano oppure restare con i primi fino al Saint Nicolas e lì dare la stoccata decisiva. Ha ancora fame, lo Squalo, nonostante si sia già mangiato la Tirreno ed il Trentino, e sarà sicuramente un protagonista della Doyenne.

C'è poi anche Moreno Moser da cui ci si aspetterebbe molto se nelle ultime uscite avesse dimostrato di avere una gran gamba, ma così non è parso. Felici di venire smentiti. Se non ci si aspetterà troppo da Andy Schleck ed anche Joaquim Rodríguez potrebbe essere penalizzato dalla scomparsa delle aspre pendenze della Roche-aux-Faucons, chi potrebbe consolidarsi ai piani alti delle classifiche, almeno per quanto riguarda le classiche, è Michal Kwiatkowski. Il polacco ha un buon passo, è sveglio e potrebbe cogliere l'attimo ideale per andar via negli ultimi chilometri, tenendo un buon vantaggio sugli inseguitori.

Tanti scenari si aprono sulla 99a edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, di sicuro una Doyenne un po' meno dura rispetto a quelle degli ultimi quattro anni ma non per questo meno appassionante. In fondo chi vince la Liegi non è quasi mai un outsider (abbiamo detto "quasi"...), ci sarà pure un motivo.

A questo link la startlist ufficiale

Francesco Sulas

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