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Parigi-Roubaix 2013: Se non è il fondo, poco ci manca - Italiani spazzati via sul pavé

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Ancora una prestazione deludente per Filippo Pozzato © Bettiniphoto

Gare come la Paris-Roubaix odierna sarebbero da dimenticare al più presto per quanto riguarda i colori azzurri: dei ventuno connazionali partiti questa mattina da Compiègne ne sono arrivati dieci. Ma il fatto che più lascia delusi riguarda il piazzamento del primo arrivato, vale a dire Luca Paolini, giunto mestamente in ventunesima posizione, a un minuto esatto dal vincitore Fabian Cancellara. L'ultima volta che nessun nostro alfiere è entrato nei primi dieci risale al 2005, primo anno di Pro Tour, edizione in cui Roberto Petito precedette Enrico Franzoi e Alessandro Cortinovis per la ventinovesima posizione.

Il digiuno tricolore dalla "Regina delle classiche" continua dall'ultima edizione dello scorso millennio, quando Andrea Tafi dominò la corsa in un podio tutto Mapei, quindi è da quattordici edizioni che non vinciamo sul traguardo posto nel velodromo André Pétrieux. Questo intervallo è stato raggiunto solamente due volte nel dopoguerra, precisamente dalla vittoria sorprendente del 1951 di Antonio Bevilacqua all'acuto di Felice Gimondi nel 1966 e dal tris di Francesco Moser del 1980 al primo trionfo del compianto Franco Ballerini nel 1995. Questa volta, però, abbiamo ottime possibilità di peggiorare questo record nella prossima stagione, visto che all'orizzonte non si segnalano elementi incoraggianti.

Tornando alla prova odierna, come detto il primo azzurro al traguardo è stato il trentaseienne Luca Paolini; per il lombardo prestazione positiva inficiata dalla sfortunata foratura avvenuta poco prima dell'attacco di Cancellara nel settore 6 di pavé. Nelle fasi precedenti della gara il portacolori della Katusha aveva sempre corso nelle prime posizioni, attento a non incappare in problematiche di varia natura. La sua prima parte di stagione si conclude oggi ed è certamente stata soddisfacente, impreziosita dalla vittoria nella prestigiosa Omloop Het Niewusblad.

Subito dietro a Paolini si è piazzato Filippo Pozzato, distanziato dal vincitore di ben 2'52". La ventiduesima piazza del corridore sandricense è in linea con quanto mostrato in questo mese abbondante di gare al Nord: abulico, fuori condizione e mal posizionato in gruppo. Se nella scorsa stagione, dopo la frattura patita al Tour of Qatar, le sue prestazioni furono di alto livello, quest'anno il giudizio è radicalmente inverso. Il ritorno in una squadra World Tour dove non è la stella polare della rosa potrebbe averlo condotto ad una minor consapevolezza dei propri mezzi perché vedere un atleta, nel pieno della sua carriera, capace in passato di essere spesso e volentieri un protagonista centrale della Roubaix, perdersi così sui dettagli lascia l'amaro in bocca.

Dettagli come il correre nelle prime parti del gruppo, scelta non attuata vista anche la caduta in cui è stato invischiato nel settore 14. Inoltre, all'uscita della Trouée d'Aremberg, la sua maglia fucsia è comparsa solo attorno alla cinquantesima piazza, posizione inconcepibile per un ciclista che punta al podio. Ora in casa Lampre una riflessione è doverosa, quantomeno per non incappare in diversità di vedute in corso di stagione.

Completa il podio italiano Jacopo Guarnieri, trentunesimo a 3'29"; il portacolori del team Astana si è fatto vedere in un'azione potenzialmente interessante con Bonnet, Breschel, Elmiger e Stannard ai meno 60 km dal traguardo. Dopo essere stati raggiunti ha provato a far parte del gruppo principale nei successivi tratti di pavé ma si è dovuto arrendere all'aumentato ritmo tenuto d Cancellara e soci. Rispetto alla scorsa edizione ha fatto un lievissimo passo indietro ma, in prospettiva, resta una delle principali carte nostrane per queste gare.

Gli altri due azzurri che si hanno cercato l'avanscoperta sono stati Fabio Sabatini, alla fine trentaduesimo, e Marco Bandiera, giunto trentanovesimo. A loro, battitori liberi nelle rispettive squadre, una menzione per i loro tentativi. Fra chi invece era più atteso e non ha concluso la prova si possono citare Daniel Oss e Mirko Selvaggi, passistoni perfetti per la Roubaix e in buona forma, come dimostrato domenica scorsa alla Ronde. Per il trentino della Bmc giornata segnata da molti inconvenienti che l'hanno costretto al primo ritiro di carriera sulle strade francesi, come ha riportato sul proprio profilo Twitter. Per il toscano della Vacansoleil è stata una caduta a tagliarlo fuori dalle fasi decisive di gara, dove sarebbe stato un valido supporto per capitan Flecha.

Dopo l'ultima presenza nel 2001, tornava alla Roubaix Alessandro Petacchi; lo spezzino si è destreggiato nella prima parte di gara ma poi ha pagato dazio quando la corsa è entrata nel vivo, alla fine s'è ritirato. Giovanni Visconti è stato coinvolto nella caduta che ha eliminato Ladagnous; ha concluso distaccato di 14'40" ma, dopo il traguardo, è stato squalificato dalla giuria, verosimilmente per aver usufruito di scie nel tentativo di rientrare.

Ultimo italiano al traguardo, e terzultimo complessivamente, è stato Andrea Guardini, attardato di 26'16"; per un corridore come lui la Roubaix può diventare, col passare degli anni, un obiettivo a cui fare un pensierino, provando ad aggiungere alle proprie caratteristiche delle doti di fondo più rilevanti.

In conclusione, le prospettive in casa Italia sono terribilmente fosche, avendo i principali uomini adatti a queste prove già over 30. I soli Colbrelli (per come si è comportato alla Tre Giorni di La Panne), Guarnieri, Oss, Puccio e Trentin paiono troppo acerbi per poter aspirare a posizioni di rilievo - e gli ultimi tre citati militano in formazioni già ben attrezzate in queste gare.

La speranza è che i "vecchi" Ballan (quanto si è sentita la sua mancanza), Paolini e Pozzato tirino avanti la carretta ancora per un biennio, attendendo la crescita dei più giovani e la conferma a livelli più alti di gente come Marcato e Selvaggi.

Alberto Vigonesi

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