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Giro delle Fiandre WE 2013: Vos, altro pezzo da collezione - Vittoria che ancora le mancava. Elisa Longo Borghini quarta

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Marianne Vos vince il suo primo Giro delle Fiandre © Anton Vos/BettiniphotoSignore e signori, è giunta l'ora di porci delle domande. La prima: cos'altro manca al palmarès di Marianne Vos? Vincendo l'Olimpiade su strada la scorsa estate ed il Giro delle Fiandre oggi può praticamente dire di aver conquistato tutto quanto fosse a sua disposizione. Parliamo di corse di prestigio, non della pur sempre rispettabile Gracia-Orlová (che peraltro Marianne ha dominato insieme alla Van Vleuten nel 2010). Escludendo le corse scomparse, morte (Tour de l'Aude, Grande Boucle Féminine, Primavera Rosa, e via discorrendo), non diciamo sepolte perché un pizzico di speranza resta sempre, l'olandese ha vinto tutto di tutto.

Le poche corse dove ancora non s'è imposta o sono appunto sparite, o spesso sono state volutamente evitate per esigenze di calendario, oppure la Vos le ha corse in un periodo in cui non si era ancora veramente scoperta donna da gara a tappe. A occhio e croce, in due partecipazioni al Turingia (2008 e 2009), cinque al Toscana (dal 2006 al 2010) ed una alla Route de France (ancora 2010) si è spesso rivelata sì un'ottima cacciatrice di tappe ma senza mai aggiudicarsi la classifica generale. E sono forse queste, tra le corse ancora in vita, quelle che mancano alla Vos (ma per cui, ne siamo più che certi, non si dannerà l'anima in futuro).

Il Fiandre però era una mancanza troppo grave per una fuoriclasse come lei. Si notava, insomma, tra tutte quelle medaglie d'oro, l'assenza nell'affermazione nella corsa di muri e pietre. Un urlo liberatorio sul traguardo, una volata a quattro irresistibile, un trionfo che ci voleva e che va a completare una carriera stellare di una fuoriclasse, la più forte mai nata. Aveva toppato a Cittiglio, domenica scorsa, perché le gambe non c'erano. Era stata bravissima Elisa Longo Borghini ad approfittare di questo passaggio a vuoto della Vos, evento più unico che raro, per prendersi la prima vittoria in Coppa del Mondo.

Voliamo così alla seconda questione: quante volte di fila ha toppato la fuoriclasse di Meeuwen? I più attenti potrebbero rispondere: «anche cinque», alludendo agli argenti iridati che la Vos seppe conquistare dal 2007 al 2011 (c'è chi pagherebbe per avere un simile curriculum). Sta di fatto però che se sbaglia una corsa, o semplicemente non la vince, ultimamente la ragazza si rifà a quella successiva.

Astuzia e prontezza diventano perciò doti non solo sufficienti ma necessarie alle avversarie dell'olandese per ottenere le briciole, perché per adesso questo sono. E però, quando la Vos sa che deve vincere, raramente si fa trovare impreparata. Il Fiandre le manca ed in futuro la nostra Longo Borghini potrebbe darle più di un grattacapo nella conquista della Ronde? Nessun problema, eccola lassù, sul primo gradino del podio. Vincere da favorita, ormai una sua specialità, ma mai esercizio semplice o scontato, tutt'altro.

Altro quesito che ci frulla per la testa: entro quando Elisa Longo Borghini porterà il primo Giro delle Fiandre in Italia, nella sua Ornavasso? Conoscendo la nostra fiamminga, oseremmo dire non molto. Ama muri, pietre e gare del Belgio. Sicuramente, nonostante il 4° posto di oggi sia un successone, stasera non sarà contenta, ragionando da campionessa già a 21 anni. Di conseguenza già l'anno prossimo ce l'aspettiamo più forte di oggi, anche se pure in certi momenti ha messo alla frusta gente come Vos, Van Dijk e Johansson. Poteva arrivare un podio, così non è stato, ma tutto è solo rimandato alla prossima occasione.

La gara, 127 km con partenza ed arrivo ad Oudenaarde (10 i muri in programma, con una sola scalata ad Oude Kwaremont e Paterberg), vede al via la Vos con il numero uno, ma solo perché la vincitrice dell'anno passato, Judith Arndt, s'è ritirata dalle competizioni. La gara è stranamente tranquilla, sarà per il freddo che avvolge le ragazze, eppure le cadute non mancano. Molte non si rialzeranno. Per avere la prima fuga bisogna attendere il pavé ed ecco Susanna Zorzi, classe '92 in forza alla Faren-Let's Go Finland, andarsene da sola. La forte passista, già seconda quest'anno alla Flèche Wanzoise, guadagna fino ad un minuto sul gruppo che però non se la lascia scappare. Ripresa la Zorzi, prova un allungo la Cantele, ma tutto si decide, come ampiamente prevedibile, sull'Oude Kwaremont.

Attacca la Vos, Elisa Longo Borghini ed Emma Johansson le vanno dietro. Fanno il vuoto e l'olandese della Specialized-Lululemon Ellen Van Dijk fa appena in tempo a riportarsi sulle tre di testa a fine muro. Dietro si forma un gruppetto di contrattaccanti: Annemiek Van Vleuten, Loes Gunnewijk, Adrie Visser, Lizzie Armitstead ed Anna Van der Breggen. Le due Boels-Dolmans, Visser ed Armitstead, provano a forzare, ma Van Vleuten (Rabobank) e Gunnewijk (Orica-AIS) non possono certo collaborare, avendo davanti rispettivamente Marianne Vos ed Emma Johansson, loro capitane.

La giovane Anna Van der Breggen, decisiva al Mondiale di Valkenburg per il successo della Vos ma qui avversaria dell'iridata, prova a migliorare il 9° posto del 2012 al Fiandre ed alla fine sarà 7a sul traguardo di Oudenaarde: due top ten su due partecipazioni, si può dire che la ragazza è tagliata per corse come questa. Davanti però le quattro sono ormai andate e dopo il Paterberg hanno accumulato 1'30" sulle cosiddette immediate inseguitrici.

La Longo Borghini prova a forzare nel finale ma pagherà lo sforzo, mentre Vos e Van Dijk non cedono. Cede qualche metro invece Emma Johansson, che rientrerà prontamente nel finale. La svedese proverà addirittura ad anticipare la Vos, che però non può lasciar andare la pericolosa atleta dell'Orica-AIS. Tra scatti e controscatti la Longo Borghini perde terreno nel finale, salvo poi raschiare il fondo del barile e ritrovare le ultime energie per riportarsi sulle battistrada.

È volata a quattro, l'ornavassese è la più debole allo sprint, per questo prova a dettare il suo ritmo costante. Non è giornata, non tanto per la condizione, strepitosa, quanto per le motivazioni che muovono Marianne Vos a disputare al meglio questo sprint ristretto. Parte in testa, la Van Dijk prova ad uscirle di ruota ma è un tentativo vano. Emma Johansson si accoda ma è solo terza. E se la svedese è una professionista dei piazzamenti (che vuol dire sì enorme costanza ma altrettanta incapacità di cogliere il bottino pieno, il più delle volte), la Van Dijk, in forma smagliante in quest'inizio di stagione, sta prendendo l'abitudine della collega svedese.

Contando le prime tre tappe della Coppa del Mondo, la Van Dijk è stata due volte seconda ed una terza (a Cittiglio), la Johansson viceversa (terza nel Drenthe ed al Fiandre, seconda a Cittiglio). Due finora le vincitrici nella challenge Uci, Marianne Vos ed Elisa Longo Borghini, con l'olandese in testa alla classifica a quota 174, Van Dijk a 135, Johansson a 120 e Longo Borghini a 105.

Tornando alla corsa, dietro il gruppetto delle inseguitrici non si scannava più di tanto per colmare il gap divenuto presto incolmabile. Annemiek Van Vleuten andava a completare una bella prestazione della Rabobank regolando le inseguitrici e festeggiando con un 5° posto personale la vittoria di Marianne Vos. Chiudeva a 2'37", la Van Vleuten, seguita da Visser, Van der Breggen, Gunnewijk ed Armitstead. Il plotone veniva regolato da Kirsten Wild, domenica vincitrice della Gand-Wevelgem, oggi solo decima a 4'33". Era lecito aspettarsi di più da lei.

Buonissimo il 13° posto di Giorgia Bronzini ed anche la 24a piazza di Barbara Guarischi, che ha chiuso con il gruppo in una gara tutt'altro che semplice, specie per una con le sue caratteristiche. Delude la Be Pink, con Cantele che termina 49a, sopravanzata dalla classe '89 Alena Amialiusik (ci si aspetttava in realtà che la bielorussa facesse meglio ma ha tempo per migliorarsi). Maluccio Tatiana Guderzo, lontana anni luce dalla forma dei giorni migliori ed ultima del primo gruppo (ha chiuso in 53a posizione, la Antoshina "salva" la MCipollini-Giambenini con la sua 22a piazza).

Non male, malissimo il movimento belga, ma non è una sorpresa. Vinto il Fiandre 2010 con Grace Verbeke, poi sparita o quasi, i belgi non hanno trovato ancora una degna erede della fiamminga. Stessa storia del ciclocross, dove a fronte di parecchie olandesi il Belgio si trova spesso e volentieri rappresentato dalla sola Sanne Cant. Su strada la musica non è ancora cambiata; certo, ci sono le Jolien D'Hoore (20a), le Maaike Polspoel (25a), le Jessie Daams (26a). Hanno pure vinto un Europeo, i belgi, con Evelyn Arys, oggi assente, eppure hanno un movimento che stenta decisamente a decollare.

Chi invece prende il volo è Marianne Vos, che vince l'unica classica monumento che le mancava ed un domani punterà ad altri obiettivi, leggasi MTB, leggasi oro a Rio 2016 (sarebbe il terzo in tre Olimpiadi, ottenuto in tre differenti discipline). Spicca il volo Elisa Longo Borghini, che se non vince oggi è sicuramente il nome del presente-futuro, e non la scopriamo certo adesso. Fa tuttavia piacere vedere un'italiana battagliare costantemente lì davanti, mettere in dubbio le certezze titaniche di Vos & Co., provare ad ottenere risultati che ormai non possiamo più definire "da grande", perché Elisa è grande. L'aspettiamo domani a Dottignies ma soprattutto tra tre settimane, il 17 aprile, alla Freccia Vallone, uno dei suoi primi amori (nonché prossima tappa della Coppa del Mondo). Lì avrà in appoggio la fida Rossella Ratto, oggi a riposo.

Avevamo iniziato con delle domande, retoriche finché si vuole, e con un interrogativo enorme chiudiamo: com'è possibile che il ciclismo femminile faccia non diciamo chissà quali passi avanti - non sia mai! - ma qualche piccolo progresso? Semplice! Se un fenomeno c'è ma non si vede non siamo nel mondo dell'illusionismo: semplicemente questo fenomeno è come se non esistesse. E se durante i punti morti del Fiandre maschile non si mostrano, magari in un boxino a parte (avete presente la Formula Uno? Ecco...), le immagini delle fasi calde della corsa femminile, a tifare e veder correre queste ragazze ci sarà sempre il solito gruppetto di volti noti, quasi familiari, ma mai un pubblico che via via si amplifica.

Starebbe all'Uci far trasmettere le immagini della corsa femminile, ma forse le ragazze non hanno ancora raggiunto un livello adeguato (Pat McQuaid dixit)... Così, ricapitolando: mentre i maschietti si trascinano per una pianura belga, un gruppo di ragazze si gioca il Fiandre (ma lo stesso discorso varrà per la Freccia Vallone...). Lo vince una delle atlete più forti ed impressionanti in attività, eppure nessuno la vede (solo il sito belga Sporza, in tarda serata, ha messo a disposizione ben sette minuti sette di highlights).

Spesso si parla di organizzare eventi femminili paralleli alle gare maschili (sabato scorso a Cittiglio le ragazze ne hanno discusso con il presidente della FCI Renato Di Rocco), di rado si specifica di mostrare anche le immagini, di queste corse collaterali (se non proprio parallele, come accaduto al Fiandre). Non importa se è sempre stato così, se su dieci Fiandre femminili non ne è stato trasmesso neanche mezzo. Nello sport, come nella vita, bisogna innestare sempre una marcia superiore, altrimenti si resta fermi o, peggio, s'indietreggia piano piano, senza accorgersene.

Ecco, non mostrare le immagini del Fiandre femminile è un clamoroso errore compiuto da chi, di base, non ritiene queste ragazze ancora pronte per meritare dieci minuti (o dieci chilometri, o dieci muri...) di diretta. E chi sarebbe, di grazia, il pazzo che vorrà investire in futuro in qualcosa che non si vede nemmeno in differita? Anche al Fiandre, quando ormai l'effetto adrenalinico della gara è scemato e l'eccitazione per una vittoria, o la delusione per una cocente sconfitta, stanno evaporando, è l'ora di porsele, queste sacrosante domande. E di farsi sentire.

Francesco Sulas

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