Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Giro delle Fiandre 2013: Cancellara delle meraviglie - Un solo aggettivo: superbo. Boonen ko, Sagan ancora secondo

Versione stampabile

Il momento in cui Fabian Cancellara stacca Peter Sagan in cima al Paterberg e vola a vincere il Giro delle Fiandre © Bettiniphoto

Fabian Cancellara ha 32 anni e prima di oggi aveva vinto un solo Giro delle Fiandre. Un accostamento stridente, tra il dato di una carriera ormai da tempo nella piena maturità, e quello di un raccolto - in termini di risultati in una corsa che per lui è tra quelle elette - abbastanza misero, soprattutto se lo confrontiamo a quanto lo svizzero abbia, negli anni, seminato in questa corsa. Ma una volta la velocità di Boonen, un'altra la caduta che non ci voleva, un'altra ancora uno svolgimento imprevedibile della gara, il risultato era, fino a stamattina, proprio quello, striminzito, di appena un Fiandre nel palmarès (a fronte, ad esempio, di due Roubaix).

C'era insomma l'urgenza di rimpinguare il carniere, e oggi Cancellara ha fatto tutto nella maniera più perfetta possibile, raccogliendo alla fine il successo tanto atteso. Un successo perseguito certosinamente e conquistato da favorito (qual era Fabian dopo la splendida vittoria di Harelbeke), e senza mezzi termini o giri di parole, ma proprio sbattendo in faccia a tutti gli altri, a partire da quelli a lui più vicini, la verità dei fatti: nessuno è forte come lui su questi percorsi, ancora oggi, ancora nel 2013. E ancora chissà per quanto, visto che la parabola del corridore di Berna non sembra certo quella di un atleta prossimo al pensionamento. Tutt'altro.

Ciò è tanto più sottolineato quanto più si faccia caso al fatto che oggi Fabian non ha battuto il suo storico rivale Boonen, ma ha messo in fila il nuovo che avanza, quel Peter Sagan che, una volta di più, ha potuto interiorizzare quanto profonda possa essere la differenza tra una Gand-Wevelgem (che ha potuto vincere domenica scorsa quasi scherzando con gli avversari, e impennando al traguardo) e un Giro delle Fiandre. Non è a caso, del resto, che si assegnano appellativi alle corse, e se questa è una Classica Monumento, un motivo ci sarà. Vuol dire che per Peter non è ancora tempo di vincerne una, c'è ancora da fare un altro passettino, ma quello che è comunque certo, dopo questa giornata, è che il futuro è tutto per lui, il quale, lo ricordiamo, ha appena 23 anni.

Boonen subito fuori dalla contesa
Ci sono annate che non ne va dritta una, nel 2012 lo dicevamo per Cancellara (caduto al Fiandre e fratturatosi una clavicola), in questo 2013 tocca a Boonen fare i conti con una sfortuna nera. Partito già in ritardo in gennaio a causa di un infortunio al braccio che gli ha fatto perdere diverse settimane, aveva evidenziato una condizione non al livello di quella dei principali rivali ad Harelbeke. Ma sembrava in crescita, poi una caduta alla Gand domenica scorsa ne aveva nuovamente rallentato il percorso. Oggi avrebbe sputato l'anima per essere protagonista nella corsa che più ama, e c'è da scommettere che ci sarebbe riuscito, anche non vincendo.

E invece dopo appena 19 km, in un momento del tutto interlocutorio, è caduto un'altra volta, ha preso una botta che l'ha messo ko per lunghi minuti (tanto da far pensare a una qualche frattura, poi fortunatamente esclusa dalle radiografie), e si è mestamente ritirato, mentre il gruppo si avviava a vivere la sua giornata di passione sui 17 muri previsti dal percorso.

I primi attacchi della Ronde portano i nomi di Mattia Pozzo (primo in assoluto a muoversi, ma senza alcun esito), poi di Dempster, Klier e Dowsett (presto ripresi), quindi, dopo una novantina di chilometri, di Bol, Rathe, Van der Sande, Mørkøv, Claeys, De Troyer e De Vreese, questi sì riusciti ad avvantaggiarsi in maniera apprezzabile, fino a 3'40" il vantaggio messo insieme in appena 20 km sul gruppo.

Un buon lavoro della Europcar ha limato il distacco dai 7 battistrada, quindi sul Molenberg il Greipel che non t'aspetti è scattato con Kwiatkowski, Tjallingii, Gène e Jérôme, riportandosi rapidamente sui primi (che non erano lontani). Tanto erano ormai vicini, i fuggitivi, che anche Sieberg, tutto solo, è riuscito a evadere dal plotone (in cui iniziava a prendere il comando delle operazioni la RadioShack di Cancellara) e a ricongiungersi con i 12. A quel punto le forze in campo vedevano 3 Lotto (Greipel, Sieberg e Van der Sande) contro 2 Blanco (Bol e Tjallingii) e 2 Europcar (Gène e Jérôme), mentre gli altri 5 erano tutti da soli. Nella prospettiva degli sviluppi di gara, ci si attendeva quindi che Roelandts da una parte, Vanmarcke dall'altra, Voeckler (o Turgot) dall'altra ancora, avessero in mente qualcosa di interessante per movimentare le cose giocando d'anticipo sui favoriti. Sarà vero solo per Roelandts, come vedremo.

Il circuito dei Grandi Muri riduce il gruppo passaggio dopo passaggio
Non è un Giro delle Fiandre che offra il massimo dello spettacolo possibile, quello rinnovato l'anno scorso con la moltiplicazione di Oude-Kwaremont e Paterberg (da coprire tre volte) e la cancellazione dello storico Muur: i più forti tendono ad aspettare l'ultimo passaggio sull'accoppiata citata, spostando quindi nei chilometri finali il necessario faccia a faccia e dando conseguentemente vita a una corsa bloccata per più tempo rispetto al passato. L'altro lato della medaglia è però che su questo percorso emergono alla fine per forza i più forti, quindi si può star certi che alla lunga quel faccia a faccia ci sarà. Nell'attesa di capire meglio se ci piace di più la versione precedente o quella attuale della Ronde, qui possiamo solo continuare a elencare la lunga serie di fasi di gara interlocutorie.

Sul Berendries (-102 km) la Lotto ha fatto quel che ci si attendeva, là davanti, ovvero ha prodotto selezione, e dopo il muro son rimasti con Greipel e Sieberg solo Tjallingii, Bol, Kwiatkowski e De Vreese. Intanto in gruppo cadeva tra gli altri Vanmarcke (un altro che quest'anno deve avere una macumba personalizzata su di sé), mentre O'Grady, Rojas e Lund tentavano senza fortuna di riportarsi in terzetto sui battistrada.

Al primo passaggio sull'Oude-Kwaremont (-74) Bol ha perso contatto dagli altri attaccanti, e più dietro Offredo ha provato a scaldare i motori con uno scattino (mentre il suo compagno Ladagnous di lì a poco avrebbe forato). Fin qui, gran Greipel tra i fuggitivi, e ci è voluto il Koppenberg (ai -64) per causare qualche difficoltà al tedesco (che ha comunque tenuto il contatto con gli altri).

Ben più problemi ha causato, lo strettissimo muro in pavé, al gruppo, allorché un corridore della Vacansoleil si è intraversato con la bici intorno alla 30esima posizione, facendo così da tappo e sezionando in due tronconi il plotone. Nell'occasione, tutti i "nostri" accreditati di qualche chance (Pozzato, Gatto, Paolini, Oss) sono rimasti dietro, così come molti altri. Per loro fortuna il ritmo è poi calato di colpo (c'era il rifornimento), sicché tutti o quasi sono stati in grado di rientrare. Il "quasi" lo spendiamo per Terpstra, che invece non ce l'ha fatta, privando così la Omega Pharma - al completo servizio di Chavanel dopo il ritiro di Boonen - di un'altra importante pedina.

Il momento di Selvaggi e quello di Roelandts
Mentre in molti si affannavano a rientrare sul gruppo dei migliori, dopo il Koppenberg qualcuno pensava anche ad evadere, da quel drappello. È il caso di Sébastien Minard e di Mirko Selvaggi, sfuggiti ai -59 al gran controllo esercitato dai RadioShack e bravi a riportarsi in testa (con gran dispendio per l'italiano) nel giro di 10 km. In quel momento il vantaggio dei fuggitivi era di circa un minuto, ma il gruppo (formato da circa 60 unità) non si dava evidente pena per questo fatto, tutto impegnato, in tale frangente, a fare i conti con forature varie (tra gli altri: Cancellara ai -55, Devolder ai -50, Gatto ai -44).

Il capitano della Vini Fantini, aiutato da Hulsmans che gli ha passato la ruota, si è impegnato a fondo per rientrare già prima del secondo passaggio sull'Oude-Kwaremont, riuscendo appena in tempo. Ad ogni buon conto, anche in quest'occasione non c'è stata grossa selezione sull'O-K, se non quella naturale dei corridori al gancio che si staccavano da sé. Tutto il contrario di quanto avveniva in testa, con Selvaggi che ha preso decisamente in mano la situazione, guidando il drappello e facendo staccare Sieberg e De Vreese. Non contento, il toscano ha pure tenuto botta sull'affondo di Kwiatkowski in cima, andandosene col polacco dopo il muro.

E chi è stato l'unico a rientrare sulla nuova coppia? Greipel, sempre più tenace. Più indietro Tjallingii e Minard, col gruppo in rimonta a mezzo minuto di distacco e con Geraint Thomas andato per terra (senza conseguenze) ai -36.

Sul secondo Paterberg (-35), è stato Kwiatkowski a imprimere una netta accelerazione, e stavolta Greipel ha dovuto definitivamente alzare bandiera bianca, mentre Selvaggi ha un po' sofferto ma poi è riuscito a chiudere sul polacco. Dal gruppo, ancora nessuna novità, a parte una foratura di Flecha (poi rientrato), ma ormai i tempi erano maturi perché qualcosa si muovesse, ed è stata ancora la Lotto a giocare le sue pedine.

Roelandts, capitano di giornata del team belga, è partito ai -32 con Offredo, Hinault e Turgot, e raccogliendo per strada Tjallingii (Greipel e Minard erano già dispersi) questo gruppetto ha avvicinato i due battistrada, completando il ricongiungimento sull'Hoogberg-Hotond, terz'ultimo muro del percorso. Purtroppo l'aumento di ritmo conseguente al rientro di Roelandts e soci è costato parecchio a Selvaggi, che si è staccato (con Tjallingii), vedendo così finire il suo bel momento di protagonismo.

Ma Roelandts non aveva certo intenzione di portarsi appresso una carovana, sicché ai -20 ha forzato un'altra volta, andandosene via con Hinault. Sul successivo, ultimo passaggio sul Kwaremont (-18), il belga ha sgasato per la terza volta, rimanendo solo al comando. Ma questo suo primato era destinato a durare poco, perché infine l'atteso faccia a faccia tra Cancellara e Sagan era pronto per andare in scena.

Lotta tra titani su Kwaremont e Paterberg, Cancellara da urlo
Non ci si stupisce che uno come Fabian Cancellara spacchi il gruppo con una progressione fantastica sull'Oude-Kwaremont, a 18 km dalla conclusione, e ponga così le basi per andare a vincere il suo secondo Fiandre. Non ci si stupisce tantopiù se chi doveva metterlo in difficoltà in precedenza ha aspettato fino a quel momento con le mani in mano.

In tutta la Ronde, solo la Lotto ha tentato di rimescolare le carte, facendo un garone - per quelle che erano le sue potenzialità - e raccogliendo alla fine un ottimo risultato. La Blanco ha timidamente messo in campo qualcosa, ma le sono mancati gli stoccatori. Idem la Europcar. Ma le altre? Quelle squadre piene di mezzepunte che avevano il compito di sconvolgere l'andamento tattico preferito da Cancellara (e Sagan)? Non pervenute.

L'Astana è stata a volte in testa al gruppo, ma senza mai sganciare un Iglinskiy; idem la BMC, che non ha fatto nulla con Van Avermaet ma nemmeno coi vari Oss e Quinziato, pur spesso presenti nelle posizioni migliori; la Omega Pharma (a parte la bella prova di Kwiatkowski) si è sciolta insieme alle ambizioni di Chavanel, mai pimpante come nei giorni migliori; sul comportamento in gara di Orica e Katusha, al di là dei piazzamenti poco consolatori ottenuti alla fine, non ci si possono certo spellare le mani. Quanto alla Sky, disastrosa è dir poco: è vero che Thomas è stato un po' sfortunato, è vero che Stannard ha avuto problemi sul Koppenberg, è vero che Eisel non era nella giornata migliore. Ma Boasson Hagen che fa la corsa come se fosse uno dei due-tre principali pretendenti al successo, senza capire che la realtà delle cose è ben diversa, è oggi da bocciare.

La premessa è d'obbligo nel momento in cui andiamo a descrivere l'apertura di gas con cui Cancellara ha fatto il Kwaremont, facendo vedere le streghe a tutti ma proprio tutti, compresi quelli che son riusciti a tenere la rovente ruota svizzera. Cioè, "quelli che son riusciti" a far tanto sono solo uno, Peter Sagan. Quando Fabian è partito sul serio, lo slovacco era alle sue spalle, e ha dovuto perdere minimo 3 anni di vita per non farsi staccare, mentre subito dietro non riuscivano a fare la stessa cosa né Langeveld, né Chavanel, né Boasson Hagen, ingloriosamente seminati nell'ordine.

Cancellara a tutta, Sagan ancor di più, fatto sta che i due favoritissimi si sono ritrovati, come da tutti atteso (e sperato) l'un contro l'altro armati. C'era ancora Fabian a guidare, quando sono stati presi i superstiti della fuga (eccetto Roelandts, che era più avanti), tra i quali Kwiatkowski è stato l'unico a dare l'impressione di poter tentare di accodarsi (ma era solo un'impressione, e il polacco ha capito in fretta che gli conveniva sfilarsi e attendere Chavanel, per dare una mano ai suoi in una difficile opera di inseguimento).

Sagan, smaltito a fatica il primo cazzotto di Cancellara, ha anche avuto la presenza di spirito di mettersi in testa e dare un cambio all'avversario (che non si dica che è un succhiaruote!), ma la difficoltà con cui Peter è passato a guidare (ci ha messo buoni secondi per affiancare e superare il treno elvetico) ha reso chiaro che non ne aveva tanto di più di quanto stava mostrando in quel momento.

Un'altra strappata di Fabian su quel Kwaremont che a Sagan sarà sembrato interminabile, ed ecco che anche Roelandts è stato messo nel mirino, quindi raggiunto ai -16. Circa quindici inseguitori erano in quel momento a 17" secondi dal terzetto di testa, e il Paterberg, ultima asperità in menù, era lì ad attendere i primi, avendo indossato nel frattempo l'ideale parrucca da giudice supremo della corsa.

Cancellara, per non correre il minimo rischio, ha preso in testa la svolta che introduceva al durissimo muro, e ha smontato pezzo per pezzo la resistenza di Roelandts (che a metà salita, mollando la presa, non può non aver mandato mentalmente al diavolo l'inesorabile svizzero), prima di dedicarsi a vivere il momento tanto a lungo atteso: quello di assestare a Sagan un'altra tremenda lezione. Nel romanzo di formazione della carriera di Peter, questo mese abbondante di corse vissute gomito a gomito con un avversario così forte e carismatico avrà certo un'importanza da tenere a mente.

Le sconfitte patite in queste settimane ad opera di Fabian hanno fatto malissimo al corridore della Cannondale, che si è visto sfuggire una Sanremo (per errori suoi, ma anche per il remargli contro di Cancellara), e poi ha dovuto mandar giù un altro amaro boccone ad Harelbeke 10 giorni fa, laddove Peter ha capito che contro quel rivale ci sarebbe stato poco da fare pure oggi. Allora aveva lasciato andare Fabian sul Kwaremont, e quello gli si era involato, condannandolo al secondo posto. Oggi, superato indenne (per la statistica ma non per le gambe) l'O-K, Sagan ha pagato il conto sul Paterberg.

Il muro in questione è tanto breve che ci sarebbe da stupirsi nel vedere simili scene, se non si conoscesse un minimo il ciclismo. Cancellara ha tenuto un ritmo inconcepibile dal primo all'ultimo dei 360 metri di salita, e un rognosissimo Sagan ha provato con tutto se stesso a ribellarsi all'ineluttabile, ma come spesso si dice "non puoi coprire il sole con un dito". Lo slovacco ha resistito per 300 metri, forse 310, ma in quegli ultimi 50, quando una parte di lui si era forse convinta di poter superare indenne la bufera, le gambe non hanno risposto più. E Cancellara ha preso quel metro che tanto aveva agognato, trasformandolo poi in due, in cinque e scollinando con non più di 10 di vantaggio.

Quando si dice che a Cancellara basta prendere qualche metro di margine per andare fino al traguardo, non lo si dice perché suona bene, ma perché è la nuda verità. Oggi ne abbiamo avuto un esempio tra i più belli che possiamo ricordare. In quegli epici 14 km in solitaria di Fabian c'era un'armonia, a livello estetico ancor prima che ergonomico-meccanico, che di questi tempi non ha veramente pari nel ciclismo. Inutile dire che il vantaggio si è espanso in maniera geometrica, fino al minuto e mezzo del finale, e avrebbe potuto essere anche più rotondo, ma quell'ultimo chilometro Fabian se l'è veramente goduto, e nei 200 metri conclusivi sembrava di vedere un uomo in estasi, un'estasi contenuta, trattenuta, tutta interiore, ma data dalla consapevolezza di aver raggiunto una pienezza, atletica, sportiva, caratteriale, che difficilmente potrà essere eguagliata. In definitiva, il miglior Cancellara di sempre? Forse sì.

Alle spalle del bernese, diciamo a un livello più umano, Roelandts si era riportato su Sagan e non aveva poi avuto neanche la forza di sprintare, forse un po' accontentandosi del terzo posto, ma lasciando ancora una volta allo slovacco il ruolo del battuto; i 20 uomini all'inseguimento, malgrado gli sforzi (fuori tempo massimo) di Vandenbergh pro Chavanel, non sono neanche riusciti a chiudere su Peter e Jurgen, sicché il vincitore della volatina Kristoff, gioendo per un ottimo piazzamento (quarto), non può non rammaricarsi per quello che, fossero andate appena un po' diversamente le cose, poteva essere un importante podio. Al quinto posto ha chiuso Ladagnous (che sta crescendo in questo tipo di gare), quindi Haussler, Van Avermaet, Turgot, Degenkolb e Langeveld hanno completato la top ten.

Il primo degli italiani, Daniel Oss, ha preso il 12esimo posto, e nello stesso gruppo troviamo Gatto al 15esimo e Paolini (un po' distanziato sul rettilineo d'arrivo) al 23esimo. Molto più lontani tutti gli altri, compreso un Pozzato davvero sotto tono. Di sicuro per noi un risultato di tutt'altro colore rispetto alla bella doppietta da podio di 12 mesi fa (con Pozzato e Ballan alle spalle di Boonen). Verranno giorni (e Fiandre) migliori.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano