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Tre Giorni di La Panne 2013: La tre giorni di Sagan - Peter vince domenica, riposa lunedì e rivince martedì

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Peter Sagan batte al fotofinish Arnaud Démare sul traguardo di Zottegem © Bettiniphoto

Come un anno fa, alla Tre Giorni di La Panne, cambiano gli arrivi (nel 2012 era Oudenaarde, oggi Middelkerke), non il vincitore. Nel 2012 Peter Sagan, imponendosi su Guarnieri e Sabatini, andava a cogliere la sua prima vittoria in terra belga della sua giovane carriera. Un anno dopo, tanto, ma non tutto, è cambiato.

Lo slovacco viene dalla conquista della sua prima Classica (domenica ha vinto la Gand-Wevelgem, esultando con un'impennata sul traguardo) e la gamba gira che è una meraviglia. Ieri, lunedì, s'è concesso il meritato riposo ed oggi ha ripreso a macinare chilometri ed a vincere. È la Tre Giorni di Peter Sagan. Arrivi da solo, come accaduto domenica, in un gruppo, o in un plotoncino ristretto, come oggi, l'avversario numero uno è sempre lui.

Eppure oggi c'erano almeno due in grado, se non di batterlo, almeno di dargli qualche grattacapo: Alexander Kristoff ed Arnaud Démare. Il russo ha anticipato lo sprint, lanciandosi una volata efficace e lunghissima, pure vincente, in assenza degli altri due. Sagan, che Kristoff lo conosce, gli ha preso la ruota per poi scavalcarlo; si è giocato tutto con Démare, stringendo alle transenne il francesino di quel tanto che basta per fargli perdere mezza pedalata e, di conseguenza, la corsa.

Già, perché se non avesse smesso per una frazione di secondo di pedalare, Démare, avrebbe battuto Sagan, visto che la vittoria dello slovacco è arrivata per centimetri e dopo un lungo e più volte consultato fotofinish. Va però compreso, il francese della FDJ: Sagan, nella volata (disputata in una leggera curva), si sposta leggermente, come i corridori più esperti e navigati.

A Démare lo spazio per sprintare resta, ma il francese non ha il coraggio di buttarsi in quel mezzo metro o poco più che c'è tra Sagan e le transenne. Con una mano tocca Sagan per spostarlo ma è proprio lì che perde la corsa.

Prima tappa, 199.8 km da Middelkerke a Zottegem, non certo privi di muri (se ne contano 13), vento ed Omega in testa a lavorare (si suppone per Boonen, anche se Cavendish è sempre stato presente e Chavanel rappresenta più che una garanzia di questi tempi). Va via una fuga di tre, Marco Haller, Kiel Reijnen e Koen Barbé. Reijnen si stacca dai tre quando manca una sessantina di chilometri al traguardo mentre Barbé, dopo uno scatto nei denti subìto da Haller, fa una scenata all'austriaco della Katusha, che da lì in avanti collaborerà regolarmente. Ai -60 però esce dal gruppo Tomas Vaitkus, che nel breve volgere di pochi chilometri assolda un gruppetto: con lui Damien Gaudin, Mattia Pozzo, Sam Bennett e Kess Heytens, che si portano su Haller e Barbé.

Il plotone è a 1'03" quando si transita per l'ultima volta sul rettilineo d'arrivo. mancano 45 km al traguardo e nella parte finale del giro (più che altro, un girone, vista la lunghezza) Leberg, Berendries, Valkenberg, Ten Bosse ed Eikenmolen da affrontare. Uno stradone controvento ed in leggera salita, prima di rientrare tra stradicciole e muretti, ispira Gaudin, che lascia lì i compagni di fuga. Si dissolveranno dopo l'azione dell'ottimo passista francese in forza all'Europcar.

Non può pensare, Gaudin, di percorrere 37 km da solo, nonostante se la cavi egregiamente sul passo, ma non desiste. In gruppo molti perdono le ruote dei migliori e si registra, tra gli altri, un Kittel che perde terreno. Quando ricominciano i muri Gaudin ha un margine di 15". Il Valkenberg lancia Greipel che però viene ripreso dal gruppo, non si sa mai. Gaudin è a 13". Sul penultimo muro di giornata, il Ten Bosse, è Alan Marangoni a fare un ritmo indiavolato per Peter Sagan.

Lo slovacco allunga decisamente, e voltandosi più volte, sull'Eikenmolen, l'ultimo di giornata. Ci fosse stato Cancellara non sappiamo che fine avrebbe fatto Sagan, senza il diretto di Berna in corsa Chavanel e poi Cavendish (seguito dal gruppo) si riportano su Sagan. Ai -8 allunga di prepotenza ancora Alan Marangoni, sempre Cannondale. Resterà al vento per poco, gli va dato atto di averci provato.

L'azione decisiva esce ai -5 km, con Sagan che si porta via un gruppetto comprendente Cimolai, Le Bon, Kristoff, Cousin, Démare, Chavanel, Terpstra, Kristoff, Gatto e Vantomme. Il gruppo è a 10" ma l'accordo abbastanza buono perché gli attaccanti arrivino. Infatti è così, resta il problema di come battere Peter Sagan.

Il traguardo non è posto su un rettilineo: prima una curva a destra, quindi una semicurva a sinistra ai 60 metri rendono le cose più complicate, o semplici, dipende dai punti di vista. È Kristoff che si butta velocissimo nella curva a desta, restando però al vento. Deve perciò anticipare la volata, diventata per il Katusha lunghissima. Sagan, che è alla sua ruota, lo salta al momento giusto, poi nella semicurva a sinistra non segue la strada ma prosegue dritto per dritto. È nel pieno dello sprint e della rimonta di Démare, probabilmente non vede che sta riducendo lo spazio d'azione del francese.

Il quale, intimorito, smette di pedalare, tocca con una mano Sagan e riprende lo sprint, andando a giocarsela al fotofinish. Perduta la tappa per millimetri, Démare sa che se non avesse avuto paura avrebbe avuto lui la maglia di leader, questa sera. Sul terzo gradino del podio Kristoff, mentre a seguire troviamo Chavanel, Gatto, Terpstra, Vantomme, Cousin, Cimolai e Le Bon. La classifica vede Sagan condurre con 4" su Démare e 6 su Kristoff, mentre comanda su Démare (a 4"), Kristoff (a 6"), mentre Chavanel, Gatto, Terpstra, Vantomme, Cousin, Cimolai e Le Bon sono a 10".

Domani seconda tappa, 204.2 km da Oudenaarde a Koksijde. Saranno sei i muri in programma (tra cui il Kemmelberg), ma l'ultima asperità, il Sulferberg, dista ben 89 km dal traguardo. Sarà volata, quindi, a meno di clamorose sorprese. E chissà che Sagan non voglia provare a vincere anche allo sprint? Del resto, Peter, i migliori velocisti li ha già battuti. Guardini, Kittel, Cavendish (oggi apparso freschissimo anche sui muri), Greipel e compagnia proveranno a scalzare da quel primo gradino del podio Peter Sagan.

Francesco Sulas

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