Giovani dirigenti: Così parlò Acquarone - Intanto una novità: il Giro 2016 partirà dal Belgio
Versione stampabileMichele Acquarone ha innegabilmente bruciato le tappe, nel ciclismo. Presentatosi un paio d'anni fa alla platea del Giro in qualità di direttore generale di RCS Sport al posto del dimissionato Angelo Zomegnan, diede sulle prime quella vaga impressione di rampantismo molto yuppie e un po' saputello che aveva fatto storcere il naso a diversi addetti ai lavori. Conoscendolo di persona, poi, era inevitabile chiedersi "ma è proprio così o recita molto bene?", perché effettivamente il suo giovanilismo ammantato di un entusiasmo quasi di maniera era una vera novità per un mondo paludato come quello del ciclismo.
E non è detto che fosse un aspetto negativo, sia chiaro. A patto che fosse un approccio sincero e non mistificatorio. Col tempo, e soprattutto giudicando quel che ha fatto Acquarone in questi ultimi mesi, possiamo dire che forse abbiamo trovato un dirigente in grado di farsi latore di un cambiamento in positivo, e non in negativo (come sono stati quasi tutti i cambiamenti degli ultimi decenni...). È prematuro dirlo, ma che - ad esempio - RCS Sport sotto la sua guida stia mettendo a segno un colpo dopo l'altro (le gare organizzate quest'anno sono state veramente eccellenti) è un fatto. Così come è un fatto - riconosciuto anche dalla stampa internazionale - che il principale organizzatore italiano abbia ridotto il gap rispetto ai mostri sacri di ASO (cioè Tour de France).
Acquarone non teme di sperimentare, poi non sempre ci prende (la presentazione dell'ultimo Giro, con un cooking show dei corridori guardato da pochissima gente, visto che andò in onda solo in streaming sulla Gazzetta, fu un bel flop), ma a volte le intuizioni sono interessanti, anche quando vanno in controtendenza rispetto alla tradizione (e quindi sono viste con sospetto dai più): gli spostamenti di data del Lombardia, ad esempio, o il posizionamento della Sanremo alla domenica... O ancora, la scelta di far partire il Giro dall'estero negli anni pari (nel 2014 la corsa rosa prenderà il via dall'Irlanda, nel 2016 - è notizia freschissima - dal Belgio).
Nell'attesa di vedere, nel medio termine, se queste scelte si confermeranno vincenti, il dg di RCS Sport ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni che chiariscono ulteriormente la sua visione del ciclismo. Riportiamo da CyclingNews, senza commentare ulteriormente, in modo che ognuno possa trarre direttamente le proprie conclusioni.
- Dobbiamo guardare al nostro calendario senza aver paura di cambiarlo.
- È folle che due corse importanti si svolgano in contemporanea; io non vengo dal ciclismo, quindi a volte ragiono come un tifoso, e se paragono il nostro ad altri sport, mi rendo conto che siamo gli unici per i quali è una sorpresa veder gareggiare insieme tutti i più forti del mondo: questa non dovrebbe essere un'eccezione, ma la regola.
- Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico nacquero come prove di preparazione per la Milano-Sanremo; se sono corse di allenamento, allora è anche possibile che si sovrappongano, ma devono stare fuori dal World Tour; se invece ci stanno dentro, allora una delle due deve essere spostata.
- Non avrei problemi a spostare la Tirreno, potremmo anticiparla di una settimana, sarei pronto a fare un passo indietro per far accadere ciò. Ma a patto di avere la garanzia che i corridori di grido abbiano l'obbligo di correrla; e non importa se sarà l'UCI o una lega privata fondata dalle squadre a realizzare questo, ciò che conta è che in ogni gara sia certa la presenza di un certo numero di campioni.
- Sulla durata dei GT, se gli altri faranno altrettanto, sarò il primo a fare un passo indietro. Se la necessità è di avere corse più brevi, è un passo che dobbiamo fare tutti.
- Sono pronto a discutere un calendario in cui i corridori possano gareggiare tutto l'anno, in tutto il mondo. Anche il Giro può essere aperto alla discussione, perché no? Ma non se saremo gli unici e se dovremo fare un sacrificio a beneficio di altri. Ogni riferimento è puramente casuale.
- Al momento i rapporti con ASO e UCI sono buoni, ma è facile che lo siano quando le cose restano immutate. L'affare si complica quando devi cambiare lo status quo.
- Noi abbiamo detto di voler discutere sul fatto di condividere le entrate dei diritti con gli altri. Abbiamo incontrato i team dell'AIGCP in ottobre per parlare di ciò, siamo pronti a farlo. Ma il punto è che le squadre non vogliono accordarsi tra loro sul progetto che abbiamo presentato. Abbiamo offerto loro un accordo a lungo termine, ma loro sono più abituati a ragionare sul breve termine. Ciò per me non ha senso.
- Siamo pronti a parlare con tutti, ma queste cose devono correre parallele ad altre riforme nel ciclismo, come quella sul calendario. Per esempio anche il WT ha bisogno di un cambiamento. Nella realtà, è un progetto che ancora non esiste. Ci sono tante belle corse, ma non un vero WT. Quando risolveremo la questione calendario, allora parleremo anche del condividere le entrate dei diritti coi team.