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Tirreno-Adriatico 2013: Un'altra missione è compiuta, Nibali - Crono a Martin su Malori, corsa a Vincenzo

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Vincenzo Nibali può gioire: la Tirreno-Adriatico 2013 è sua © BettiniphotoFinisce com'era ormai logico che finisse, la Tirreno-Adriatico indirizzata potentemente dalla frazione di ieri verso un epilogo simile a quello di 12 mesi fa, ovvero con Nibali azzurro e tridentato sul podio a festeggiare la vittoria della seconda corsa a tappe italiana. Per riuscire a non riuscire nell'impresa, Vincenzo avrebbe dovuto perdere 34" da Chris Froome, francamente troppi per essere buttati via da uno come lui in una crono di appena 9 km. Si allarga il palmarés del messinese, si arricchisce di un'altra edizione della Corsa dei Due Mari, tra l'altro la più bella da molti anni a questa parte, resa tale anche dall'impresa messa a segno dallo stesso Nibali a Porto Sant'Elpidio. E questo successo, per il capitano dell'Astana, è senz'altro un viatico per quel che verrà nel prosieguo della stagione, con una presenza alle classiche che non vorrà essere banale (a partire dalla Sanremo di domenica prossima: si prevede pioggia, proprio come piace a Vincenzo), ma soprattutto con un assalto da portare al Giro d'Italia, dopo i podi degli anni scorsi.

Un punto fermo, da cui ripartire verso nuovi orizzonti, quello della seconda Tirreno consecutiva di Nibali. Il quale ha regalato la prima affermazione di peso del 2013 alla nuova squadra, quell'Astana che ha investito moltissimo in lui e che si aspetta di essere ripagata a suon di risultati. Se si comincia mettendo in fila su un podio sciccosissimo Froome e Contador, si può essere abbastanza ottimisti per il futuro prossimo.

Il tempo fissato da Nibali a San Benedetto del Tronto, 10'51", non è in sé eccezionale (e dista 26" da quello del vincitore, di cui parleremo più giù), ma basta e avanza per respingere l'ultimo disperato (perché votato all'insuccesso) tentativo di Froome di recuperare il gap in classifica. L'inglese si è impegnato per ottenere il possibile, ma ha limato solo 11", dei 34 che lo separavano dal capoclassifica: troppo poco per portare a casa l'intera posta in palio, ma abbastanza per coltivare qualche rimpianto in più, visto che i 23" su cui si sostanzia alla fine il vantaggio di Nibali non sono certo un'eternità, e chissà, resistendo un po' di più nelle Marche, e attaccando un po' prima in Abruzzo (a Prati di Tivo, dove Chris ha vinto sabato), magari lo scenografico Tridente di Nettuno l'avrebbe brandito proprio lui, sul podio finale.

Troppo facile, comunque, fare il gioco dei se; anche perché, qualora volessimo farlo, potremmo giocarci per giorni relativamente al modo in cui si è conclusa la battaglia per il terzo gradino del podio. Alla partenza era Rodríguez a detenere la posizione; il fatto che i due che lo precedevano fossero ben più portati per la cronometro rispetto a lui, ci diceva che la gara di Purito sarebbe stata oggi solo difensiva, per provare a tener dietro Contador (che era quarto a 11" da lui) e Kwiatkowski (quinto a 21" di distanza).

In particolare, il 22enne polacco (che possiamo ben definire come la principale sorpresa di questa Tirreno) era sulla carta il più forte dei tre, contro il tempo; e in effetti l'esito ha confermato quanto si prevedeva, e cioè che Kwiatkowski, col suo 10'46", è andato meglio di Contador (10'55"), il quale è a sua volta andato meglio di JRO (che ha chiuso in 11'08"). La cosa buffa è che sommare i tempi odierni a quelli della generale ha condotto a un clamoroso groviglio proprio intorno alla terza posizione della classifica finale: e possiamo dire che Contador ha ottimizzato al 100% quello che era nelle sue possibilità, visto che ha scavalcato di 2" Rodríguez, tenendosi dietro di appena 1" Kwiatkowski.

Quindi, ricapitolando, Nibali ha vinto la Tirreno con 23" su Froome, 52 su Contador, 53 su Kwiatkowski e 54 su Rodríguez. Qualche pensiero per JRO deriva dal finale della tappa di Porto Sant'Elpidio, laddove Nibali, precedendolo al secondo posto, ha conquistato due secondi d'abbuono in più, proprio quei due secondi che oggi avrebbero fatto tanto comodo al catalano nella ricerca del podio.

La top ten della generale si è completata con Horner (a 1'21" da Vincenzo, gran bella resistenza per il decano della corsa coi suoi 41 anni), Santambrogio (a 2'03", ennesimo piazzamento di una stagione fin qui ricca di buoni risultati), Amador (a 2'42", in costante crescita, come confermato anche dalla crono di oggi), Niemiec (a 3'19", sempre solido il polacco, che più avanti si voterà a fare il gregario per Scarponi) e Poels (a 3'35", incoraggiante esito per un corridore che l'estate scorsa sembrava prossimo al ritiro, dopo la grave caduta al Tour de France, e che invece ritroviamo già a buoni livelli).

E veniamo quindi alla cronometro di chiusura, quei 9 km che a San Benedetto hanno premiato il migliore della categoria, Tony Martin. Chi si aspettava un dominio da parte del Campione del Mondo di specialità era però in errore, visto che, se pure ha vinto, il tedesco della Omega Pharma ha dovuto sudarsi tale affermazione.

Il primo tempo di rilievo è stato fatto segnare oggi da Cancellara, partito presto in quanto abbastanza indietro in classifica. Lo svizzero ha chiuso in 10'37", ma tra asfalto ancora bagnato per la pioggia caduta in mattinata e fino al primo pomeriggio, e una curva sbagliata, Fabian per primo sapeva di non aver dipinto certo un capolavoro; molto meglio di lui Adriano Malori, che dopo aver fissato un 5'26" all'intertempo di metà tappa (contro il 5'27" di Cancellara), ha percorso il viale di ritorno praticamente volando, chiudendo poi in 10'31".

Una prestazione da un lato incoraggiante (per il futuro, visto che Malori è ancora giovane), dall'altro esaltante (battere Cancellara a cronometro: già dirlo fa impressione), e confermata nella sua bontà dal fatto di vedere tanti avversari, partiti dopo il parmense, far peggio di lui. Fino allo spartiacque Martin.

Tony, non propriamente un drago alla guida del mezzo, ha patito il viale d'andata, punteggiato da una serie interminabile di dossi pedonali, nel passare sui quali si vedeva a occhio nudo che il ragazzo non era a proprio agio. E infatti l'intertempo ha confermato questa impressione, con un crono di 5'28", superiore di 1" rispetto a Cancellara e di 2 rispetto a Malori. A quel punto Adriano, seduto sull'ormai classica sedia del leader provvisorio, ha iniziato a sentire il sangue ribollire dentro di sé. Per l'emozione, per l'ansia, forse anche per l'incredulità dell'ipotesi di battere in un colpo solo due mostri sacri delle prove contro il tempo.

Ma purtroppo per l'italiano della Lampre, il viale di ritorno è stato anche per Martin molto più positivo di quello d'andata: leggero e potentissimo allo stesso tempo, Tony ha impiegato 4'57" per andare dal rilevamento cronometrico al traguardo, contro i 5'05" di Malori; sicché il tempo complessivo per l'iridato è stato di 10'25", 6" meglio di Adriano, a una media prossima ai 53 orari. Dopo Martin, i soli Movistar sono riusciti ad avvicinare le migliori prestazioni, con Castroviejo che ha chiuso in 10'39" (appena dietro a Cancellara) e Amador che addirittura ha scalzato dal podio l'elvetico, facendo con 10'35" due secondi meglio di Fabian, e issandosi al terzo posto di giornata.

Tra gli uomini di classifica, solo Froome è stato in grado di inserirsi tra i best di giornata, portando a casa un sesto posto che non gli resterà certo in mente come uno dei risultati più graditi in carriera, essendo legato alla sconfitta generale patita da Nibali. Ma questa è un'altra storia, e, a ben vedere, l'abbiamo già raccontata sopra.

Marco Grassi

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