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Tirreno-Adriatico 2013: È questo il Cunego che piace a tutti - Battagliero Damiano, la maglia verde è sua

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Damiano Cunego sugli strappi attorno a Porto Sant'Elpidio © Bettiniphoto

Quando sabato pomeriggio, lungo la salita di Prati di Tivo, il forcing del Team Sky lo aveva mandato gambe all'aria, precludendogli qualunque possibilità di dire la propria in classifica generale, Damiano Cunego sembrava andare incontro esclusivamente verso i consueti giudizi negativi, verso l'ennesima constatazione di esser protagonista di una corsa senza infamia e senza lode, lontano dal clima di battaglia che questa Tirreno-Adriatico 2013, infarcita di nomi altisonanti, inevitabilmente richiamava.

Già ieri invece erano giunti segnali confortanti nell'ostica tappa con arrivo a Chieti e con quel Passo Lanciano impossibile da dimenticare. Una fuga di quasi 200 chilometri con una salita storica per il Giro d'Italia (da lì parte uno dei tre versanti del Block Haus) ma che nel 2006, dal medesimo versante si trasformò in un incubo per il "Piccolo Principe" di Cerro Veronese, che viveva il momento più alto del suo dualismo con Ivan Basso e che proprio dall'azione del varesino venne brutalmente respinto, nonostante poi, dopo aver aperto le danze, fosse giunto comunque un secondo posto di tappa. Damiano ieri era ancora lì, solo ma questa volta davanti a tutti, dopo aver staccato tutti i compagni di fuga con cui era partito dopo neanche venti chilometri dal via da Ortona, piegando per ultimo un corridore dal consueto esser coriaceo quale Stijn Devolder.

Sembrava quasi un ideale momento di rinascita, lasciarsi tutti dietro proprio lì e poi buttarsi giù in discesa prima del fastidioso tratto in piano e degli ultimi decisivi strappi, in grado di succhiare le ultime stille di energie rimaste. Troppo bello, troppo ardito come progetto quando ancora mancavano 40 chilometri al traguardo e la Sky ancora una volta aveva sguinzagliato i suoi uomini come una muta di cani rabbiosi al suo inseguimento. Speranze svanite proprio lungo lo strappo di via Fieramosca, a 6 chilometri dall'arrivo. Cunego ripreso e definitivamente staccato. Una prova comunque che non era di certo passata inosservata, generosa ma che non si sa fino a qual punto avrebbe potuto rivedere repliche.

I 209 chilometri con partenza e arrivo a Porto Sant'Elpidio, partiti sotto il sole ma poi ben presto inzuppati d'acqua a rendere ancora più proibitivi gli strappi assassini di quelle colline distanti neppure dieci chilometri dal mare, hanno finito per trasformare la corsa in una piccola Liegi, quella Doyenne tanto sognata da Cunego ma finora sempre sfuggita. Dopo 16 chilometri via all'assalto, perché quando va via gente come Intxausti, Nocentini, Boom, Cancellara, Henao o Visconti tra i gli altri bisogna esserci. Perché non riprovare, quindi? Tanto più che i due GPM conquistati nella tappa di ieri avevano lasciato in dote un discreto gruzzolo di punti e c'era quindi la concreta possibilità di far propria la graduatoria riservata agli scalatori. Un Cunego grintoso, per nulla sopraffatto dalle micidiali pendenze fino al 27% di Sant'Elpidio a Mare e saggio al punto giusto quando, in occasione del secondo passaggio, ha pensato che attendere un gran bel passista come Dumoulin (in quel momento il vantaggio sugli inseguitori era ancora vicino ai 3') potesse addirittura rivelarsi la mossa vincente, con la possibilità di ritrovarsi in un finale di gran lunga differente da quello di ieri.

La bagarre scatenatasi sull'ultimo passaggio oltre ai tanti chilometri in avanscoperta nelle gambe ha finito per compromettere nuovamente qualsiasi chanche di vittoria (al traguardo sarà un 37esimo posto a 4'18" da Sagan) ma l'esito finale sinceramente lo consideriamo buono solo per le statistiche. Si, perché questo Cunego determinato, arrembante, grintoso nel cercare un successo di tappa anche con una soluzione spettacolare ci è sinceramente piaciuto e la maglia verde di miglior grimpeur giunta come ideale premio consolatorio non può che riaprire un dibattito sviluppatosi anche tra gli appassionati: perché non cercare di più anche nelle corse a tappe traguardi diversi come può essere appunto una maglia di miglior scalatore?

In fondo ci ricordiamo bene quando al Tour un po' tutti chiedevano a Cunego di provare almeno a vincere la prestigiosa maglia a pois, salvo poi arrendersi ad avversari di gran lunga più in palla e ad una condizione non sempre ottimale. Siamo convinti che con questo atteggiamento di gara, che regala anche molto allo spettacolo, anche la possibilità di tornare a porre il sigillo in una tappa di un grande giro (nella corsa rosa siamo sempre fermi ai quattro successi, più la generale, del 2004) potrebbe farsi decisamente più concreta (gambe sempre permettendo, ovviamente) e farlo apprezzare maggiormente ai tanti che comunque non hanno mai smesso di sostenerlo in queste annate non sempre esaltanti. In più una condizione ottimale sia fisica che psicologica unita ad uno spirito d'avventura lodevole potrebbe far giungere di conseguenza anche un buon piazzamento in classifica generale, che verrebbe sicuramente più apprezzato in siffatta maniera. Meglio trentesimi attaccando che quindicesimi stando attaccati al gruppo per la cima dei capelli.

Inoltre la prova odierna, anche per le condizioni climatiche difficili in cui si è svolta, ci ha ridato nuovamente l'immagine di un Cunego vivo e quindi capace senz'altro di dire la propria nelle corse di un giorno (senza scomodare sempre il Lombardia ci piace pensare che quello odierno sia stato un eccellente test anche in vista delle Ardenne). Buon per la Lampre che può indubbiamente continuare a seguire gli ulteriori passi avanti di Diego Ulissi, chiamato a migliorarsi ancora in un certo tipo di gare e al quale un Cunego capace all'occorrenza di trasformarsi in scheggia impazzita, può senz'altro giovare.

Due tappe all'arrembaggio, quasi 400 chilometri di fuga e la maglia di miglior scalatore della Tirreno-Adriatico praticamente in cassaforte, visto che domani a San Benedetto del Tronto restano soltanto poco più di 9 chilometri a cronometro privi totalmente di asperità. Prova da disputare obbligatoriamente in solitudine questa volta, nella consueta lotta contro se stessi e gli avversari. Ma per il Cunego delle ultime giornate questa potrebbe essere quasi divenuta una piacevole abitudine.

Vivian Ghianni

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