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Tirreno-Adriatico 2013: Un Harley romba sul bagnato - Goss su Belletti e Ciolek. Cavendish polemico coi suoi

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Matthew Goss precede Belletti, Ciolek (coperto) e Ferrari a Indicatore © BettiniphotoMatthew Goss è un velocista abbastanza atipico. Viene dalla pista, su cui a 20 anni (e anche meno) faceva l'inseguitore a squadre con ottimi risultati (anche un titolo mondiale nel palmarès); da professionista della strada, fu svezzato da Bjarne Riis, ma si impose all'attenzione generale vincendo in volata (ma con strada che tirava all'insù) la tappa di Cava de' Tirreni al Giro 2010, quando era già passato all'HTC. Con quella stessa maglia, conquistò poi il suo successo più luminoso, la Milano-Sanremo 2011, in una stagione in cui mise insieme altre 4 vittorie, il suo record, numericamente parlando.

L'anno scorso il ritorno a casa, nella GreenEDGE poi diventata Orica, ma per l'atleta di Launceston la stagione 2012 non è stata delle migliori: appena due vittorie, di cui una individuale (ancora una tappa del Giro, a Horsens), e una in una cronosquadre. Quella della Tirreno-Adriatico, per essere precisi; quella che - come quest'anno - partiva da San Vincenzo, per essere ancora più precisi. Come stupirci, quindi, se - steccata dal team aussie la prova contro il tempo di ieri - Goss ha scelto ancora una tappa che parte da San Vincenzo, per vincere la sua prima corsa del 2013?

Fino a oggi, un paio di secondi posti per lui, al Down Under e in Oman, nelle due gare a cui ha preso parte prima della Tirreno. Oggi, abbastanza inatteso visto che le maggiori attenzioni si volgevano su Cavendish, Greipel, Sagan, Goss ha rifatto capolino sul gradino più alto del podio, vincendo a Indicatore e facendo piangere lacrime di pioggia (quanto siamo poetici!) a Manuel Belletti, che sentiva la vittoria ormai in tasca e che invece è stato superato a 30 metri dal traguardo.

Il riferimento a Giove Pluvio non è casuale, visto che il gruppo s'è sorbito acqua a litrate, lungo i 230 km dell'interminabile frazione toscana. Sotto un ininterrotto diluvio, ci voleva coraggio ad andare in fuga, quindi 10 punti simpatia in più per Garikoitz Bravo, basco dell'Euskaltel, Kevin Hulsmans, belga della Vini Fantini, e Cesare Benedetti, italiano della NetApp, i quali, senza indugio alcuno, si sono mossi addirittura dopo 2 km di gara. Lo spagnolo ha avuto modo di conquistare la prima maglia verde della classifica degli scalatori, passando per primo al primo Gpm (Massa Marittima) e per secondo al secondo (Cantoniera Montebello), ruolino inverso a quello di Benedetti (secondo e primo), ma miglior classifica generale rispetto all'italiano, e quindi primo posto nella graduatoria dei grimpeur; ma è stato anche il primo a cedere, Bravo, staccatosi dai compagni d'avventura a poco meno di 70 km dalla fine.

In quel momento la fuga aveva 3'30" di vantaggio (il margine massimo era stato di 8'50", dopo 62 km di gara), e Hulsmans ha provato a forzare, ma ogni tentativo di rilanciare l'azione è stato vano. Il belga si è accontentato di passare in testa al primo traguardo volante (fissato al termine del primo giro del circuito di Indicatore, ripetuto in totale 5 volte), ai -50, dopodiché il gruppo ha annullato la fuga ai -30. Il primo traguardo volante è importante da segnalare perché in gruppo è stato Cavendish a sprintare, andando a prendersi il secondino d'abbuono riservato al terzo classificato.

Tanto gli è piaciuto, a Mark, che poi ha rifatto la stessa azione al secondo traguardo volante (ai -25), guadagnando stavolta 2" in quanto l'abbuono per il primo se l'era già preso Bodnar, bravo ad allungare poco prima dello sprint intermedio per togliere vantaggi agli avversari del suo capitano Sagan. Intorno ai 20 km dalla fine, si è fatto poi notare Sep Vanmarcke, con un attacco durato un paio di km che aveva tanto l'aria di una sgambata per fare il punto sulla condizione fisica.

Quindi, la volata: la Cannondale ha tirato a lungo nel finale, così come la Omega Pharma e la Lotto (mentre in precedenza era stata la FDJ a lavorare molto, per Démare), ma stranamente tutte e tre si sono presentate sul rettilineo finale abbastanza disunite. Colpa (o merito, se vogliamo vederla dal punto di vista degli avversari) di un paio di curve insidiose che, unite all'asfalto bagnato, avevano fatto optare la giuria per la neutralizzazione dei tempi ai 3 km dal traguardo.

Sagan, vistosi senza compagni vicini, ha pensato di fare un numero esagerato, anticipando la volata, ma rimbalzando inesorabilmente indietro; nel frattempo, da destra sbucava Manuel Belletti, autore di uno spunto irresistibile o quasi. Bravo a lanciarsi, a prendere un buon margine e a chiudere la strada all'eventuale rimonta di Ferrari che gli era alle spalle, il romagnolo non ha potuto però far niente per impedire che fosse Goss a passare, ad appena 30 metri dal traguardo, per vie centrali.

Grande la delusione dell'italiano che difende i colori dell'AG2R, almeno pari alla gioia di Goss per aver rotto un digiuno che durava da 10 mesi. Al terzo posto s'è inserito Ciolek, alfiere di quella MTN che viene guardata da molti con simpatia; quindi Ferrari, Cavendish, Démare, Greipel, il bravo Kristian Sbaragli, Sagan e Appollonio, con Nizzolo appena fuori dalla top ten.

Cavendish, grazie ai 3" d'abbuono conquistati ai TV, allunga e ora precede di 2" Kwiatkowski (1" d'abbuono per il polacco), di 3" gli altri compagni Terpstra, Martin e Stybar, di 14" i vari Movistar capeggiati da Visconti e di 17" Goss, risalito fino alla 12esima posizione (mentre tra i big, essendo arrivato il gruppo praticamente compatto, nulla cambia). Il fatto di aver rafforzato la propria leadership non consola certo il britannico, che subito dopo la tappa ha avuto parole di fuoco per i suoi compagni della Omega Pharma, rei - a suo dire - di non averlo scortato per bene nel convulso finale; Cavendish ha preannunciato una serata da lunghi coltelli (coloriamo un po' la cosa, ma l'ex iridato era veramente infuriato nel dopotappa), probabilmente esagerando nel mettere tutto in piazza. Ben altro aplomb ha dimostrato Greipel, che si è assunto tutte le responsabilità per la deludente volata, dicendo semplicemente "mi son mancate le gambe".

Per tutti, domani a Narni Scalo la possibilità di un pronto riscatto. La terza tappa, 190 km, ha un finale non proprio liscio, ma qualsiasi velocista che punti, tra 10 giorni, a far bene alla Sanremo, non può esimersi dall'essere lì a sprintare per la vittoria sul traguardo umbro.

Marco Grassi

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