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Camaiore-Siena-Roma: Questo è il ciclismo che ha senso! - Un weekend di svolta per il movimento italiano | Cicloweb

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Camaiore-Siena-Roma: Questo è il ciclismo che ha senso! - Un weekend di svolta per il movimento italiano

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Si è completata ieri una mezza Ciclismo, paesaggio, arte, cultura: si è finalmente imboccato un percorso su cui procedere © Bettiniphotosettimana memorabile per il ciclismo italiano. Una settimana in cui le prospettive del nostro movimento sono cambiate in maniera profonda, perché non c'è niente di meglio dell'esperienza diretta per rendersi conto di alcune cose, dopo anni in cui tali cose sono state da più parti teorizzate.

Per una stramba congiunzione astrale, o perché la crisi aguzza l'ingegno, o perché finalmente c'è stata la possibilità di portare a compimento determinati progetti, o perché gli organizzatori hanno iniziato a parlare di più tra loro, abbiamo avuto 4 giorni di grande ciclismo nel nostro paese, e non in occasione del Giro d'Italia o della Tirreno-Adriatico, ma per mezzo di tre corse in linea: una da tempo sfiatata, una appena rinata dopo anni d'oblio, e, in mezzo, il formidabile traino di una gara giovane che ha conquistato il mondo del ciclismo stesso.

Analizziamo il dettaglio di quanto avvenuto, organizzativamente parlando, tra GP di Camaiore (giovedì 28), Strade Bianche (sabato 2) e Roma Maxima (domenica 3).

Vicinanza geografica e di date
Da anni lo diciamo: se una corsa in linea "fa da sé", o è fortissima, o è destinata a soccombere. Le crescenti spese per la logistica (soprattutto per gli spostamenti) fanno sì che sia molto, molto difficile (per non dire impossibile) che una squadra di grido si sobbarchi una trasferta impegnativa per partecipare a un solo giorno di gara (in una prova di secondo piano, tra l'altro). Le sinergie tra organizzatori sono proprio quelle che prevedono che si avvicinino in calendario gare che hanno già una vicinanza geografica.

A ridosso della Tirreno-Adriatico (che brilla di crescente successo), ecco allora che gli organizzatori del GP di Camaiore decidono, andando contro la tradizione agostana della loro corsa, di fare un balzo indietro fino a fine febbraio, per fare sistema con una corsa come la Strade Bianche, che riscuote anch'essa crescenti consensi. Una gara a Lucca, un giorno di pausa e una gara a Siena: ecco allora che la trasferta toscana diventa ipotizzabile per molti che altrimenti sarebbero stati alla larga dalle due corse, se fossero rimaste due singole giornate ciclistiche sparpagliate qua e là. Ed ecco che quindi, come per incanto, cresce il livello della partecipazione, soprattutto del GP di Camaiore, che da anni aveva imboccato una brutta china.

Al doppio appuntamento toscano, si è poi aggiunta, un po' a sorpresa, la rinascita del Giro del Lazio. Che ora si chiama Roma Maxima, ma che viene piazzato alla domenica, e che geograficamente non è certo distante dal Chianti in cui s'è gareggiato il giorno prima. Boom! Anche la prova laziale beneficia di un buon livello di partecipanti, e abbiamo la conferma che la somma qualitativa di tre corse messe vicine è molto superiore al valore dei singoli addendi.

Marketing territoriale spinto
Le immagini delle colline del Chianti, dell'Appia Antica, di Piazza del Campo, dei Fori Imperiali, ci hanno cullato lo sguardo sabato e domenica. Non si poteva offrire di meglio a chi ancora dubita che il ciclismo possa essere uno straordinario veicolo pubblicitario, in questo caso a fini turistici. Perché ormai tutto ruota intorno a questo, non è più il tempo in cui gli amministratori locali elargivano il contributo economico in cambio di un po' di visibilità personale, e anche se ricordiamo tutti con affetto le interviste che Adriano De Zan faceva all'assessore di turno sul palco delle premiazioni di questa o quella corsa, il rapporto tra il nostro sport e le istituzioni è profondamente cambiato, ed è anche un bene che sia così.

Il ciclismo ha un potenziale enorme in questo senso, perché dà grande visibilità ai luoghi a costi tutto sommato contenuti. Per poche decine di migliaia di euro all'anno, una località può garantire risonanza globale al proprio nome, e ciò è tanto più rilevante quanto più si allarga la platea del ciclismo. Quel che un tempo era un mondo ridotto a poche nazioni europee, oggi comprende i 5 continenti, in un'espansione geografica che prosegue e che è il portato delle politiche internazionalistiche dell'UCI (come dire, anche ad Aigle qualche risultato lo si è raggiunto, in una maniera purtroppo sballata, ma lo si è raggiunto).

Una corsa che fino a qualche anno fa avrebbe incontrato l'interesse di pochi paesi, oggi, se venduta bene, può avere una copertura globale. Quanto costerebbe una campagna promozionale mondiale attraverso i canali canonici (stampa, televisioni, cinema)? Parliamo di costi non comparabili con quelli, risicati, di una gara ciclistica.

RCS Sport, bisogna riconoscerlo, sta muovendo qualcosa in termini di marketing. Il nome Roma Maxima ci sembra buffo (per non dire stupidotto), ma magari può avere un impatto maggiore - rispetto a Giro del Lazio - nei paesi anglosassoni, che poi sono quelli che rappresentano l'ultima frontiera del ciclismo pedalato e fruito. O, perché no, in Cina. Oltre a rappresentare l'unione celebrata tra il nostro sport e la Capitale, un'unione rafforzata anche dall'organizzazione della recente gran fondo romana. Insomma, diamo tempo a RCS Sport di procedere, ché forse qualcosa di buono sta venendo fuori, per la gioia di tutti noi.

Copertura televisiva adeguata
Altro capitolo fondamentale: la tv. Produrre solo immagini registrate di una corsa restringe immediatamente il campo dei destinatari di tale prodotto. Lo restringe agli appassionati del paese in cui si disputa la gara, e a poche altre persone; certo, c'è la possibilità di andare a cercarsi su YouTube o sui vari canali internet queste registrazioni, ma ciò annulla la portata dell'evento in quanto tale. L'evento, anzi l'Evento, dev'essere fruito in diretta per comportare un plus emozionale. Gli streaming via internet fanno il resto, permettendo a molte persone, nel mondo, di sintonizzarsi sulla manifestazione nel momento stesso in cui essa avviene.

La copertura offerta da RaiSport a Strade Bianche e Roma Maxima è stata splendida, in termini di tempo e di qualità, e questa non è più una novità, visto che la gestione di Bulbarelli (vicedirettore della testata) ha brillato, negli ultimi 2 anni, per attenzione nei confronti del ciclismo. Basta che gli organizzatori facciano sponda alla tv di stato, per la gestione delle spese di produzione, ed ecco che abbiamo il prodotto perfetto: giova agli appassionati, che assistono a una gara in tempo reale; giova sul piano del marketing territoriale, rappresentando live degli invidiabili spottoni per le zone interessate dalla corsa; e giova a livello tecnico, perché una squadra estera di livello, sapendo che i marchi dei suoi sponsor verranno visti in diretta dappertutto, è maggiormente spinta a partecipare.

Durata del progetto nel tempo
Questo è l'unico punto su cui non ci possiamo ancora sbilanciare, visto che siamo ai primi passi di questo stato delle cose, e solo il tempo dirà se ci sarà una continuità per un simile progetto. Sarebbe, la continuità, la maniera migliore per dar senso al tutto, perché l'uovo fuori dal cesto (quel che sarebbe se l'esperimento dei giorni scorsi non venisse ripetuto nei prossimi anni) non serve a nessuno.

RCS Sport e RaiSport devono avere la lungimiranza e la costanza di insistere nella direzione appena tracciata, perché quel che oggi è visibile in streaming, domani potrà più comodamente essere fruito, dai telespettatori stranieri, attraverso la trasmissione televisiva delle immagini: si creerebbe così un mercato di diritti per corse che fin qui hanno avuto poca risonanza fuori dai confini italiani. E si fidelizzerebbe anche il pubblico estero, nella stessa maniera in cui gli appassionati italiani hanno imparato a seguire negli ultimi anni diverse classiche fiamminghe di cui fino a un lustro fa era impensabile poter seguire le immagini in diretta.

Insomma, nello scorso fine settimana si è innescato un circuito virtuoso che ora sarebbe un delitto interrompere, ma che anzi deve rappresentare la stella polare per quanto si farà da qui in poi nel ciclismo italiano. La strada è tracciata, nel solco di quanto teorizzato da anni da diversi osservatori (ci mettiamo immodestamente nel novero) e addetti ai lavori. Sarà fondamentale proseguire su questo percorso, cercando di coinvolgere quanti più organizzatori possibile in un discorso del genere. Pian piano, a fatica, sempre più gente, nel ciclismo italiano, sta capendo questi concetti.

Per ora, coi complimenti - meritati in pieno, stavolta - ad Acquarone e Vegni, a Bulbarelli e De Paoli, ai camaioresi e alle amministrazioni locali che hanno creduto in questi progetti, rimane il ricordo di tre splendide gare e di tre ottimi vincitori (Sagan, Moser e Kadri), di fantastici scenari naturali, culturali, storici e pure del sole, tutto italiano, che ha baciato le tre corse. Ci rimangono in mente alcuni dettagli (come la scelta di far suonare gli inni nazionali durante le premiazioni), che impreziosiscono il tutto.

Migliorare si può e si deve, a partire dal problema sulla scarsa promozione che Rai e Gazzetta fanno degli eventi da esse stesse gestiti (questa è una cosa realmente incomprensibile e che grida vendetta), correlato a una presenza di pubblico sulle strade che dovrà necessariamente aumentare; ma da ieri siamo un po' più fiduciosi sul futuro del ciclismo italiano e sul ruolo che il nostro movimento continuerà a ricoprire in ambito internazionale.

Marco Grassi

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