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Roma Maxima 2013: Pietre millenarie e Kadri d'autore - Grande impresa del francese. Pozzato (2°) esulta per errore

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L'arrivo vincente di Blel Kadri ai Fori Imperiali © BettiniphotoIniziamo col precisare una cosa: si chiama Blel, con la elle, e non Biel, come uno sciagurato refuso made in UCI (e propagato poi per tutti i siti di settore, tra cui il nostro...) lo ribattezzò qualche anno fa, incollandogli addosso quel nome storpiato. Blel, algerino di Francia, o francese d'Algeria - comunque la si metta, le origini non sono acqua minerale - cioè il girondino-maghrebino Kadri, cioè colui che, 140 anni dopo gli ultimi Bonapartismi, fa risuonare la Marsigliese a Roma. Le nouvel empereur, già gongolano gli organi di stampa ciclistica oltralpe, e sol perché questo 26enne di Bordeaux esulta tra i Fori e il Colosseo, ma insomma un po' di misura, cugini!

Macché misura, avremmo scritto lo stesso noi, a parti invertite, ci saremmo lasciati ugualmente conquistare da una simile impresa in un simile scenario, sposalizio perfetto per una giornata di ciclismo bella, bella, tre volte bella.

Bella perché torna dopo anni una corsa alla quale eravamo affezionati, il Giro del Lazio, e seppur con un nuovo nome un po' maccheronico torna nella sua veste più affascinante, quella che prevedeva l'arrivo nel cuore di Roma; bella perché la contiguità con altre interessanti gare ha fatto lievitare parecchio la qualità dei team partecipanti, invertendo la rotta rispetto alle ultime edizioni della vecchia versione; e bella perché ha visto un'impresa degna di tutti gli onori e di grande attenzione: forse, dopo le conferme moseriane di ieri, oggi è sbocciato un nuovo campioncino.

Una fuga partita dopo 50 km
Blel Kadri è partito presto per inseguire la sua utopia: dopo 50 km di gara si è mosso in compagnia di altri quattro corridori poco noti del gruppo. Insieme al ragazzo della AG2R c'erano Christophe Prémont (Crelan), Andre Cardoso (Caja Rural), Pim Ligthart (Vacansoleil) e Albert Timmer (Argos). I perfetti comprimari per scaldare l'aria (già quasi primaverile di suo, soleggiata come nelle migliori tradizioni romane) nell'attesa che entrassero in scena i grossi calibri. Così credevamo.

A Rocca Priora, una delle salite simboliche della corsa, sono stati i corridori di casa ad accendere le prime miccette: Agnoli e in risposta Pirazzi, concittadini di Fiuggi, non potevano ovviamente esimersi dal regalare un sussulto ai loro conterranei; ma se l'azione del corridore Bardiani è rimasta un po' fine a se stessa, quella dell'uomo Astana prefigurava un preciso disegno di squadra. Un disegno che ha preso compiutamente forma poco più avanti, ai -40, sull'ascesa di Rocca di Papa, allorché un altro esponente del team kazako, Vanotti, ha aperto la strada all'attacco di Vincenzo Nibali.

In quel momento tra i cinque fuggitivi (che erano passati da un vantaggio massimo di 8'35", toccato dopo 75 dei 180 km totali di gara) c'era fermento, perché proprio il nostro Kadri stava tirando il collo ai compagni d'azione, facendone subito fuori un paio (il veloce Ligthart e Prémont), e appena dopo pure Timmer. Rimasto col solo Cardoso, Kadri ha atteso la rampa durissima di Campi di Annibale, subito successiva, per piazzare un altro forcing che ha stroncato pure la resistenza del portoghese, lasciandolo solo al comando, con poco più di un minuto su un drappello di contrattaccanti, e con 30" in più sul resto del gruppo.

L'azione intrigante di Nibali
I contrattaccanti, quindi. Vediamo nel dettaglio cosa si muoveva tra loro: la progressione di Nibali aveva chiamato l'immediata risposta di Reda (molto in forma in questo periodo), di Santambrogio e, in seconda battuta, di Rubiano. Due compagni di squadra dell'Androni (Reda e Rubiano) a poter fare lavoro utile, magari col sacrificio del meno veloce dei due. E invece questa collaborazione totale dei due uomini di Savio s'è fatta attendere, impedendo che i contropiedisti avvicinassero troppo il battistrada o che distanziassero decisamente il plotone.

Le uniche novità tra la discesa dai Campi di Annibale e lo strappetto di Cappuccini (posto ai -28) sono così state che il quartetto guidato da Nibali ha preso prima Timmer (staccandolo poi), quindi Cardoso, componendosi così in quintetto e procedendo fino alla fine in tale conformazione. Per il resto, sulla discesa di Cappuccini c'è stato un breve allungo di Valverde, tampinato da Pozzovivo, Pietropolli, Bongiorno, Vicioso; ma questa azione si è rivelata abbastanza effimera, venendo rapidamente annullata.

Intanto, a 10 km dalla fine, in gruppo rientravano quelli che si erano staccati in salita, e tra questi Pozzato, fatto che ha dato il la ai Lampre presenti di collaborare all'inseguimento. Il distacco da Kadri ammontava ancora a 1'05", mentre solo 20" separavano il plotone (quel che ne restava) dal drappello Nibali. Solo quando, ormai sull'Appia Antica, sembrava imminente l'annullamento dell'azione di quest'ultimo gruppetto, Reda e Rubiano si sono messi pancia a terra a fare per intero la propria parte. Sicché, quella che sembrava una questione di poche centinaia di metri, è stata tirata in lungo fino all'ultimo chilometro. Solo dopo il triangolo rosso, posto accanto al Colosseo, il gruppo di Pozzato ha ripreso quello di Nibali.

La felicità di Kadri, la beffa per Pozzato
E a quel punto, per i sopraggiunti, non rimaneva che prepararsi allo sprint per la vittoria di questa Roma Maxima. Maximo errore! Perché praticamente nessuno sapeva che lì davanti era rimasto ancora, stoico come pochi, Kadri. Il quale aveva difeso coi denti quelle preziosissime decine di secondi, tenendo fra sé e il resto della carovana uno spazio adeguato per goderselo fino in fondo, quell'ultimo chilometro su via dei Fori Imperiali. «Ma dove sono venuto a vincere la corsa più bella della mia vita?», si sarà chiesto, tra l'estasiato e l'esaltato, Blel, mentre percorreva il rettilineo finale saltellando con la bici sui sampietrini romani, dopo 130 km di fuga.

Accolto dal calore di un buon numero di persone (gli appassionati della Capitale, certo, e anche tanti turisti di passaggio), il francese ha esultato per un successo che gli cambierà la carriera, visto che lo promuove dal rango di "attaccante da lontano" a quello di "possibile vincente". Niente male per un corridore che fin qui, da professionista, aveva conquistato solo una vittoria, una tappa alla Route du Sud del 2010.

Chiunque si fosse imposto nella volata per il secondo posto, avrebbe fatto la figura buffa che è toccata a Pozzato: chiunque, a quel punto, avrebbe festeggiato la vittoria virtuale. Pippo, bravo a battere Bole (che, non a caso, ha dato un pugno rabbioso sul manubrio per quella che considerava una sconfitta), Barbin, Ponzi, Duque, Visconti, Geschke, Lagutin e Chernetskiy, ha se non altro preso con filosofia e autoironia il goffo autogol; ma di sicuro la delusione, in lui, sarà stata grande, anche perché sarebbe stato un degnissimo e meritevole vincitore della Roma Maxima, dopo aver fatto suo il Laigueglia un paio di settimane fa.

In chiave futuro prossimo, è senz'altro positiva la buona vena che il vicentino della Lampre sta esibendo. Così come è ottima la conferma della passione di Nibali per gli attacchi, anche quando il terreno non è così favorevole. Pronto a far bene alla Tirreno, Vincenzo, ma anche - ancora una volta - alla Sanremo, prima di andare all'assalto di obiettivi a lui più consoni.

Marco Grassi

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