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Het Nieuwsblad 2013: Paolini, il successo dell'esperienza - Luca se ne va con Vandenbergh e lo fulmina allo sprint | Cicloweb

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Het Nieuwsblad 2013: Paolini, il successo dell'esperienza - Luca se ne va con Vandenbergh e lo fulmina allo sprint

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Luca Paolini batte Stijn Vandenbergh e vince la Het Nieuwsblad 2013 © BettiniphotoL'unica corsa importante che aveva vinto nel grande Nord era stata la Freccia del Brabante 2004: poco, troppo poco per la carriera di un corridore come Luca Paolini, in grado di cogliere podi di lusso (due alla Sanremo, uno al Fiandre e al Mondiale), e quasi sempre competitivo nelle corse comprendenti muri e pavé. Oggi alla Het Nieuwsblad, allora, la sua vittoria contribuisce a colmare un piccolo vuoto, ed è un giusto premio per lui che già l'anno scorso aveva fatto vedere ottime cose nelle corse fiamminghe (settimo al Fiandre, 11esimo alla Roubaix, 12esimo alla stessa Het Nieuwsblad), e che a 36 anni ha da poco iniziato la 14esima stagione da professionista.

Non la vincevamo dal 2007 (da Pozzato), questa corsa, e abbiamo interrotto il digiuno in un giorno in cui i big del pavé hanno un po' lasciato fare, tagliati fuori dalla corsa arrembante di diverse seconde linee, che di forza si sono presi il proscenio e il diritto di giocarsi questa prestigiosa vittoria.

Si era partiti di gran carriera, 46 orari la media della prima ora, buona per lanciare una fuga a 7 (William Clarke, Vachon, Fouchard, Sijmens, Lemoine, Cousin e Dempster) presto diventata fuga a 9 (con l'arrivo di Smukulis e Van Hecke), e passata da un vantaggio massimo di 4'45" sul gruppo, quando al traguardo mancavano ancora 135 km sui 199 totali. La gara è tuttavia entrata nel vivo sul Kruisberg, settimo muro di giornata a 66 km dalla conclusione, allorquando l'attacco, tra i battistrada, di Cousin, ha iniziato a selezionare il drappello di testa. Intanto in gruppo si verificavano varie cadute (Dockx, Goddaert), e purtroppo la peggio l'ha avuta Matteo Trentin, costretto al ritiro (e a un periodo di inattività) da una frattura allo scafoide rimediata nell'occasione.

Di lì a poco, dal gruppo dei migliori sono partiti Sylvain Chavanel e Marco Bandiera, e si sono riportati sui superstiti della fuga iniziale (ovvero Cousin, Van Hecke e i due Cofidis, Sijmens e Fouchard); non contento, Chavanel sul pavé di Haaghoek (ai -44) ha salutato la compagnia mettendosi in testa di sfornare un'impresa memorabile (tale sarebbe stata se il francese della Omega Pharma fosse andato al traguardo). Ma alle spalle dei primi non si dormiva, e sul Varent, muro a 47 km dal traguardo, proprio Paolini si era mosso, integrandosi in un gruppetto di contrattaccanti comprendente Wynants, Van Avermaet, Thomas, Roelandts e Vandenbergh.

Quando anche Vandousselaere ed Egoitz García si sono accodati a questo trenino, in pochi pensavano che nessun altro, da dietro, sarebbe rientrato nella contesa. E invece, al di là di qualche estemporaneo e breve saggio sulle proprie forze (Vanmarcke sul Molenberg, Boonen sul pavé di Lange Munte), dal plotone - già abbastanza ridotto, a dire il vero - non sarebbe giunta più alcuna notizia rilevante. Tutta la concentrazione sui primi, allora: tra Leberg (ai -41) e Molenberg (ai -35) si è consumata la resa degli ultimi fuggitivi del mattino, e al contempo i contrattaccanti (quindi Paolini e soci) hanno ripreso Chavanel, a poco più di 35 km dalla fine. Da segnalare un improvvido scatto di Vandenbergh, compagno di Sylvain, sul Leberg: col coéquipier in fuga solitaria, il belga ha sbagliato completamente i modi.

Ma gli scappava la gamba, a Stijn, e la riprova l'abbiamo avuta quando, sul pavé di Lippenhovestraat, a 28 dal traguardo, si è messo in testa e ha impresso un ritmo talmente potente che il solo Paolini ha saputo resistere alla sua ruota: alle spalle dell'italiano si è formato un buco destinato ad allargarsi rapidamente. Di fatto, lì è nata l'azione determinante della giornata. In perfetto accordo, Vandenbergh e il lombardo si sono divisi la fatica di tirare; e il margine sui primi inseguitori si è dilatato, 20" ai 23 km, 25 ai 21, 35 dopo il pavé di Lange Munte (ai -20)...

Né tra gli 8 del secondo gruppetto si è riusciti a mettere in campo un treno efficace anche negli ultimi 20 chilometri, malgrado un generoso Wynants si sia speso parecchio. Del tutto sterili, ai 2 km (quando ormai il distacco era prossimo ai 50"), un paio di scatti da parte di Van Avermaet e di García. A quel punto non rimaneva che vedere chi avrebbe vinto la corsa: Paolini, oltre ad essere più veloce dell'avversario, ha anche maggiormente beneficiato delle scie, nel corso dell'azione decisiva, vista la grande stazza di Vandenbergh.

E stare alle spalle del belga è stato un toccasana, per preparare al meglio la volata: così, dopo essere stato accucciato alla ruota di Stijn quasi per tutti gli ultimi due chilometri, Luca ne è uscito prepotentemente ai 300 metri per andare a prendersi questa sospirata vittoria. Tantopiù sospirata in quanto per tutto il triennio 2010-2012 Paolini era rimasto a secco, visto che l'ultimo suo successo risale alla Bernocchi 2009. Vandenbergh ottiene comunque uno dei risultati più lusinghieri di una carriera da onestissimo gregario, e il podio è completato da un altro belga, Sven Vandousselaere, che invece è ancora abbastanza giovane (va per i 25) e quindi avrà tutto il tempo per confermare la buona prestazione odierna.

Il corridore della Topsport ha battuto, nello sprint per il terzo posto (a 1'13" dai primi), Thomas, Van Avermaet, un bravo Bandiera, Chavanel, Roelandts, Wynants e García. L'undicesimo e primo del gruppo Boonen (Tom comunque non ha sprintato) è Gerald Ciolek, che ha preceduto Manuel Belletti. Gli altri italiani del plotone, tutti oltre la 40esima posizione: Mori, Oss, Selvaggi, Gatto, Finetto, Pozzato, Quinziato, Puccio, Marcato. Domani si replica con la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, in cui ritroveremo molti dei protagonisti odierni, su un percorso più facile rispetto alla Het Nieuwsblad, ma con un clima - si prevede - ben più rigido di oggi.

Marco Grassi

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