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Tour Méditerranéen 2013: Lövkvist, rinascita da 376 millesimi - Beffa Péraud, tappa a Roelandts, Reda doppio podio

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Per Thomas Lövkvist prima affermazione in maglia IAM Cycling © BettiniphotoNon che mancassero i presupposti per un simile epilogo, ma bisogna dire che 376 millesimi di secondo per decidere il vincitore di una corsa come il Giro del Mediterraneo sono un po' pochini. Avere la meglio grazie a un margine così risicato equivale a vincere una piccola lotteria; subire invece il rovescio in questo modo porta dritti a una rosicata memorabile. Appena mitigata, nel caso di Jean-Christophe Péraud (è lui l'epico sconfitto di oggi), dall'aver vinto sull'ambìto traguardo del Mont Faron, ieri.

Il vincitore invece si chiama Thomas Lövkvist, va per i 29 anni ed è reduce da un deleterio triennio in maglia Sky. Tre stagioni in cui lo svedese (per il quale un lustro fa si sprecavano addirittura vaticini sulla possibilità che fosse un giorno protagonista dei grandi giri) si è involuto drammaticamente, senza riuscire neanche per un attimo a beneficiare del grande progresso generale del team britannico. Ha finito con l'essere retrocesso da ottima promessa del ciclismo a tremendo incompiuto, coi migliori risultati risalenti al 2009 (ultimo anno in maglia Columbia), con la vittoria nell'Eroica (l'attuale Strade Bianche) e addirittura un giorno in maglia rosa a inizio Giro d'Italia. Da lì, quasi più nulla.

Dopo simile regressione, l'unica maniera per ripartire, per Thomas, era riparametrarsi su una dimensione più ridotta, ancorché non priva di sbocchi sul futuro: eccolo allora sposare il progetto IAM Cycling, ovvero la nuova formazione svizzera che da lui (e dagli Haussler, e dai Pelucchi, oltre che da un manipolo di elvetici non di primissima fascia) conta di ottenere quei risultati che garantirebbero una crescita degna, in prospettiva, del World Tour.

Lövkvist è stato il migliore del Giro del Mediterraneo e anche il più regolare: 12esimo nella prima tappa (chiusa in volata), quarto nella crono, sesto sul Mont Faron ieri, settimo oggi a Grasse. Si ritrovava, alla vigilia del gran finale odierno, a 2" dalla vetta (occupata da Maxime Monfort), a 1" dal secondo in classifica (Boom) e appaiato al citato Péraud. Quattro uomini in 2" a giocarsi la corsa, come sperare che non finissero col servire i millesimi per dirimere la questione?

In un clima rigido (che ha portato 8 corridori a scegliere di non partire, e altri 32 a ritirarsi strada facendo) con neve a tratti, la tappa è partita da Bandol di gran carriera, tanto che il gruppo ha iniziato assai presto a frazionarsi. Già al km 15 si è messa in movimento una bella fuga a 13 (con Voeckler, Malacarne, Montaguti, Chiarini e Rosa tra gli altri), ma dopo un'altra quindicina di chilometri la prima parte del gruppo ha agganciato gli attaccanti; la seconda metà del plotone intanto accumulava un ritardo superiore ai 3'.

Intorno al km 50 (dei 192 totali), ha preso il largo una nuova fuga, ancor più corposa della precedente, composta da ben 17 uomini: Jérôme, Christophe Kern, Kadri, Roy, Pinot, Zingle, Wyss, Jungels, Greipel (che si è testato a fondo, pensando intensamente alla Sanremo), Petrov, Jon Izagirre, Keizer, Marino, Perichon, Vimpère, Sella e Facchini. Nel drappellone, il migliore in classifica era Roy, che con l'ottimo supporto di Pinot ha inscenato il più bel tentativo della giornata: annullare il minuto e mezzo che il corridore della FDJ aveva da Monfort è stato un obiettivo a lungo accarezzato dal francese.

Mentre Vimpère (miglior scalatore della corsa) metteva al sicuro la maglia dei Gpm transitando in testa sulla salita di Tuillières (ai -90), il vantaggio dei 17 arrivava a lambire i 4' (3'45" a 80 km dalla fine, per la precisione), e i due tronconi del gruppo si riunificavano permettendo così agli inseguitori una maggiore potenza e organizzazione.

Sul Col du Tanneron (vetta ai 45 km) il drappello di testa ha iniziato a selezionarsi sull'azione sempre più convinta di Roy (mentre Pinot provava la gamba transitando per primo al Gpm). E la discesa, particolarmente tecnica, ha completato l'opera, lasciando al comando solo Roy, Kadri e Izagirre, con ancora quasi 3' sul gruppo tirato da RadioShack (per Monfort), AG2R (per Péraud), e IAM (per Lövkvist), mentre Boom, in giornata non scintillante, optava per un basso profilo con la sua Blanco dopo aver visto le streghe sul Tanneron.

Dal primo gruppetto inseguitore (comprendente anche un buon Sella), Pinot ha operato lo sforzo supremo per riportarsi sui battistrada (chiudendo da solo un gap di oltre mezzo minuto) e dare ancora una mano a Roy, ma se ai 20 km il margine dei primi era ancora vicino ai 2' sul gruppo, tale vantaggio è crollato rapidamente e nel giro di 10 km prima Keizer e Petrov (che erano nella fuga) sono rientrati, quindi anche l'avanguardia del plotone, malgrado il disperato tentativo di Kadri di proseguire da solo una volta che l'attacco era ormai destinato a sfumare.

A questo punto è iniziata un'altra tappa, e il protagonista assoluto in questo caso è stato Francesco Reda. Già pimpante ieri sul Mont Faron (con tanto di secondo posto di giornata alle spalle di Péraud), al cosentino scappava la gamba anche oggi, tanto che agli 8 km è partito per un attacco solitario che l'ha portato a un passo dall'affermazione. Amministrando un vantaggio tra i 10 e i 20", Reda ha pregustato un successo che finora, tra i professionisti, gli è sempre mancato. Purtroppo per lui la rampa d'arrivo a Grasse ne ha bagnato le polveri, permettendo invece un bello spunto al belga Roelandts che, emerso con prepotenza dalle prime posizioni del gruppo, si è portato sul corridore dell'Androni e l'ha saltato quando il traguardo era in vista.

A 13" dal vincitore, lo spagnolo Nieve e il colombiano Pantano hanno preceduto di 2" Davide Malacarne (ottimo quinto) e Bauke Mollema. A 17" un drappello di 8 uomini guidato da Lövkvist e comprendente anche Péraud, Chiarini, Roche e Santaromita. E il leader Monfort? Purtroppo per lui, tra un buco e l'altro dello sbrindellatissimo plotone, ha accusato un ritardo di 18" dai più vicini rivali di classifica (e di 35 da Roelandts, quindi), dovendo così dire addio ai sogni di gloria. Boom, già staccato da tempo, è arrivato al traguardo con quasi 6' di ritardo.

Per effetto di questi risultati, ci siamo quindi ritrovati Lövkvist e Péraud appaiati in testa: st, stesso tempo. Ma a questo punto entrano in gioco i 376 millesimi, quelli che lo svedese aveva di vantaggio sul francese in base ai precisissimi cronometraggi della crono di giovedì. Vittoria scandinava, quindi (nonché prima per la IAM Cycling). Monfort, scivolato a 16" dalla vetta, si è visto sfuggire anche il gradino più basso del podio, preceduto da Reda, che ha chiuso il Méditerranéen a 11" dalla coppia al comando; Roche porta a casa il quinto posto (a 20" da Lövkvist), Mollema è sesto a 30", Roelandts settimo a 41".

Italia presente con Ivan Santaromita al 13esimo posto, con Diego Rosa al 15esimo (il neoacquisto dell'Androni conquista anche la classifica riservata ai giovani), con Matteo Montaguti al 16esimo, con Davide Rebellin al 18esimo e con Davide Malacarne al 20esimo. Tutto sommato, un buon bilancio per il nostro movimento, pur se senza vittorie parziali (ma con diversi piazzamenti) in questo Giro del Mediterraneo che, dopo alcune edizioni in tono un po' minore, ha ritrovato smalto e - soprattutto - ha beneficiato di un finale palpitante. Chissà che per il prossimo anno qualche televisione locale non pensi allo sforzo produttivo per rendere in immagini live quanto avviene nella storica corsa francese.

Marco Grassi

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