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Professional 2013: Solo tre italiane tra tante novità - L'UCI rimanda la RusVelo (e la Katusha) | Cicloweb

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Professional 2013: Solo tre italiane tra tante novità - L'UCI rimanda la RusVelo (e la Katusha)

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Bruno Reverberi, Gianni Savio e Luca Scinto, unici rappresentanti del ciclismo italiano tra le squadre ProfessionalContinua la marcia di avvicinamento del ciclismo internazionale alla stagione 2013, e passa attraverso le ovvie scadenze istituzionali che disegnano gli schieramenti in campo nell'anno che verrà. È ancora di pochi giorni fa la notizia della clamorosa esclusione della Katusha dal novero dei team del World Tour e, all'indomani dell'ufficializzazione dei motivi di quella bocciatura (si parla di problemi etici, vedremo meglio più avanti), l'Unione Ciclistica Internazionale ha diramato oggi la lista delle squadre che già tra un mese gareggeranno nella categoria Professional (ovvero la seconda fascia del ciclismo mondiale).

Si tratta di 19 squadre, 16 delle quali erano già sicure della qualifica, e a cui si sono aggiunti altri 3 team, dopo un più approfondito esame da parte della Commissione Licenze di Aigle. Nel primo, corposo gruppo, troviamo le belghe Accent, Landbouwkrediet e Topsport, le italiane Androni e Fantini, la spagnola Caja Rural, la polacca CCC, le francesi Cofidis, Sojasun ed Europcar, la colombiana Colombia, la svizzera IAM, la sudafricana MTN, la tedesca NetApp e le statunitensi Novo Nordisk e UnitedHealthCare.

Il secondo drappello, quello delle ultime 3 ammesse alla categoria, comprende l'italiana Bardiani, la francese Bretagne e la cinese Champion System.

L'unica formazione rimandata ad un ulteriore esame, a gennaio, è la russa RusVelo. E qui si apre uno scenario che era peraltro immaginabile alla vigilia. Tale squadra è infatti imparentata con la più blasonata Katusha. Ora, da Aigle fanno sapere che il team di Purito Rodríguez non può militare nella massima serie per motivi etici (si va dalle vecchie positività di Colom e Pfannberger a quelle più recenti di Kolobnev e Galimzyanov - il quale, a proposito, è appena stato squalificato per due anni - e si prosegue con la Liegi 2010 probabilmente venduta da Kolobnev all'avversario Vinokourov, con la presenza in qualità di team manager dell'ex Postino armstronghiano Ekimov, per finire con il coinvolgimento di diversi atleti Katusha - ancora Kolobnev e poi Gusev, Ignatiev e Menchov - nelle indagini di Padova).

La Katusha, ad ogni buon conto, potrà far domanda di affiliazione come Professional: in quel caso si aprirebbe lo scenario di due formazioni sorelle che militano nella medesima categoria, e questa cosa va valutata bene, perché già in questo 2012 l'UCI ha cercato di evitare sovrapposizioni delle due squadre nelle stesse corse.

Mentre attendiamo che questo garbuglio si sciolga, dopo le feste, per scoprire la ventesima formazione Professional del 2013 (ma anche per sapere che esito potrà avere il ricorso al TAS presentato dalla squadra di Purito), possiamo gettare un'occhiata geopolitica alle forze già sicure di essere in campo, e fare qualche confronto con la situazione dell'ultima stagione.

La prima cosa che salta agli occhi è (a meno di sorprese dei prossimi mesi) la scomparsa di affiliazioni di comodo in paesi fiscalmente più vantaggiosi, operazione che in passato era abbastanza diffusa soprattutto tra i team italiani. La seconda cosa (ma per noi discendenti di Dante la prima) è il declino del ciclismo di casa nostra: rispetto al 2012 abbiamo perso la Acqua & Sapone, del tutto svanita dall'orizzonte professionistico (anche in seguito al mancato invito all'ultimo Giro d'Italia), e la Utensilnord, che retrocederà (con formazione ridotta) al rango di Continental. Un -2 secco (o -40%, per gli amanti delle statistiche), visto che in alternativa non ci sono nuovi ingressi di squadre italiane. Un dato che dovrebbe far riflettere certi nocchieri che vantano successi inesistenti, a livello federale (ma va bene, ci tratteniamo, non possiamo trasformare ogni articolo in un j'accuse contro Renato Di Rocco).

Ci rimangono in ogni caso tre squadre solide come la Androni di Gianni Savio (ancora una volta Campione d'Italia quest'anno), la Bardiani (ex Colnago) dei Reverberi, che ha nuovo main sponsor così come la Fantini (ex Farnese) di Citracca e Scinto. Speriamo che queste realtà vengano politicamente tutelate nel 2013: altrove (leggi: Francia) non ci si fa scrupolo di difendere il "prodotto" di casa, in Italia siamo più schizzinosi e ci piace spesso metterci in difficoltà da soli (il riferimento alla vicenda Acqua & Sapone è voluto).

Il terzo elemento di rilievo nell'analisi dell'elenco è che, a fronte di 22 formazioni Professional nel 2012, ne avremo 20 (chissà se 21...) nel 2013, quindi siamo in presenza di una leggera flessione, che grava peraltro quasi tutta sulle spalle dell'Italia (anche se quest'anno tre delle "nostre" erano affiliate tra Irlanda e Gran Bretagna). Paesi che scompaiono dalla seconda divisione sono il Canada (che perde la Spidertech) e l'Olanda (che in realtà ha visto promuovere al World Tour l'unica Professional che aveva quest'anno, la Argos), mentre la Spagna vede dimezzato il suo contingente, con la sola Caja Rural a resistere anche dopo che l'Andalucía, proprio nei giorni scorsi, ha gettato la spugna (farà una Continental).

Confermatissime le 3 belghe (con la Landbouwkrediet - che diventerà Crelan, ma lo sponsor è lo stesso - una spanna sopra le altre, visto che la vediamo all'opera - soprattutto con l'immenso Sven Nys - anche nell'inverno del ciclocross) e soprattutto le 4 francesi (con la Saur che passa la mano all'ex secondo sponsor Sojasun, ma con un movimento che è tra i più floridi del momento). Rimangono in gara le due statunitensi (anche qui c'è un cambio di denominazione, con la Type 1 che diventa Novo Nordisk), così come la colombiana (ma un po' italiana, vista la gestione di Corti e la base in Lombardia) ex Coldeportes (da qui in poi solo Colombia), la cinese Champion System e la tedesca NetApp (che dovrebbe risultare rafforzata dalla fusione con l'ex Continental britannica Endura).

I nuovi ingressi, infine: rientra la Polonia, con la storica CCC che fa un po' di qua (tra le Professional) e un po' di là (tra le Continental, come nel 2012); rientra la Svizzera, che ci mancava molto, e che presenta il nuovo progetto IAM Cycling, destinato - chissà - a crescere nel tempo; ed entra, per la prima volta, un team africano, la MTN Qhubeka, che (insieme all'Asia della Champion System) avalla la politica globalizzatrice dell'UCI. La formazione in questione, proveniente dal Sudafrica, ha peraltro messo in piedi un programma interessantissimo, decidendo di dare spazio nel suo roster a moltissimi corridori africani (14 su 21, per il momento), indipendentemente dalla nazionalità: come dire, di Africa ce n'è una sola, al di là dei confini (purtroppo la realtà politica è molto meno idillica, ma non è questa la sede per parlarne).

Può sembrare, quello della MTN, un azzardo, ma il talento che si intravede in certe gambe eritree o algerine - per non dire di quelle sudafricane, leggi Reinhard Janse Van Rensburg, ex leader del team ora passato alla Argos - lascia pensare che quella del grande Sud possa essere più di una nuova frontiera per il ciclismo. Vedremo come si comporteranno i rappresentanti dell'ultimo continente ad essere approdato al ciclismo professionistico. Vedremo, tra poche settimane ormai, se il livello di quella che è l'anticamera della massima serie sarà elevato (come speriamo) oppure se tenderà malinconicamente verso il basso.

Marco Grassi

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