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Tour de France 2013: Percorso equilibrato, match point agli scalatori - E non mancheranno alcune novità intriganti

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La planimetria del Tour de France 2013 © www.letour.fr

Lo festeggiano come il centesimo Tour de France, quello che andrà a partire dalla Corsica il prossimo 29 giugno, ma gli ultimi eventi dovrebbero teoricamente riportare indietro le lancette della storia e farci convenire sul fatto che, dati causa e pretesto le attuali conclusioni, non sarà che la 93esima edizione, quella del 2013. In fondo non siamo noi a volere un simile paradosso escheriano, ma i padroni stessi del vapore, quelli che insomma non ci trovano nulla di strano a salire le scale a testa in giù.

Noi poveri fruitori del giallo prodotto di Francia, una volta fatta la conta (in tanti sono in fuga dal ciclismo, non certo a causa delle armstrongate, ma di chi non ha saputo gestirle in maniera coerente e seria) non faremo altro, durante il luglio del prossimo anno, che guardare con interesse ciò che verrà dalla Grande Boucle, tifando per chi sarà in gara e proverà comunque a rendere speciale una corsa che, visto il percorso presentato oggi, ha le carte in regola per risultare più eccitante di quella di quest'anno.

Tanto per cominciare si parte dalla Corsica, come detto: e questo evento va a colmare una lacuna ultrasecolare, regalando all'isola mediterranea una meritata vetrina, con tre tappe che non saranno peraltro banali (a parte forse la prima, da Porto-Vecchio a Bastia, abbastanza adatta ai velocisti). Le asperità della Bastia-Ajaccio e della Ajaccio-Calvi non serviranno solo a evidenziare la selvaggia bellezza di quella terra, ma anche a impedire finali in volata e, perché no, a dare una prima sgrossata alla classifica (la seconda tappa ha interessanti salite a metà percorso, la terza ha un bello strappo nel finale).

Quand'anche non bastino questi contrafforti a dare una forma precisa alla graduatoria, ci penserà, al quarto giorno, la cronosquadre di Nizza, 25 km che si preannunciano come abbastanza amici degli specialisti. Un paio di frazioni per velocisti (o al limite per fughe), a Marsiglia e a Montpellier, e poi si approccia il weekend pirenaico, anticipato da una tappa parecchio accidentata ad Albi.

Sabato 6 luglio la Castres-Ax 3 Domaines offrirà un finale che sta diventando classico, con il Port de Pailhères, visto spesso negli ultimi anni, seguito dal traguardo in quota nella sede d'arrivo: quasi 200 km che saranno fondamentali nella prima metà del Tour. Il giorno dopo, nella Saint-Girons - Bagnères-de-Bigorre, 5 Gpm (tra cui Peyresourde e Val Louron) comporranno una frazione che però non corrisponde alla definizione di "tappone", visto che parliamo di salite minori dell'arco pirenaico. Insomma, Pirenei da 6.5, vista l'assenza di un vero e proprio appuntamento capitale (la tappa del sabato è lunghetta ma non ha nulla di importante prima delle due salite finali); ma c'è da dire che, per una volta, gli organizzatori fanno a meno della consueta dose di pauismo (ovvero quella caratteristica, precipua della Grande Boucle, che prevede che salite mitiche siano separate dal traguardo da decine di chilometri di pianura. Il termine deriva dalla disgraziata località di Pau, simbolo di tutto ciò), perciò siamo già contenti così.

Dopo i Pirenei i corridori prenderanno il volo per raggiungere il nord della Francia (invece la carovana dovrà sobbarcarsi il lungo trasferimento via terra), e dopo il riposo bretone (lunedì 8) si riparte con una tappa facile a Saint-Malo (località che gli italiani ricordano bene per la caduta - con annessa crisi depressiva - di Fausto Coppi nel 1949; il Campionissimo quel giorno perse oltre mezz'ora, ma poi vinse il Tour!). L'undicesima frazione corrisponde con la prima crono individuale 33 km verso Mont-Saint-Michel, in uno scenario da favola. Sarà una crono da specialisti, stando a quanto anticipa Prudhomme (direttore generale della corsa).

Dall'indomani si inizia una diagonale che in tre giorni porterà il gruppo a Lione, passando per due frazioni da sprint (a Tours e a Saint-Amand-Montrond) e una da finisseur (quella di Lione, appunto). Domenica 15 luglio il secondo arrivo in salita della Boucle 2013 ha un nome che fa tremare i polsi, quello del Mont-Ventoux. E anche la distanza lascerà qualcuno attonito: ben 242 km, anche se va detto che prima del Monte Calvo (nome amichevole del Ventoux) non sono previste asperità di sorta.

Il secondo giorno di riposo sarà meno accidentato del primo, e una volta esaurito il relax si riprenderà il via, alla volta di Gap, per una tappa accidentata che precederà la quattro giorni decisiva. Una quattro giorni che inizia da una cronometro individuale, a Chorges, dalla lunghezza simile alla prima (32 km) ma dal percorso molto più ricco di saliscendi. Dopo l'interessantissima (tecnicamente parlando) prova contro il tempo, tre tappe di salita: la più bella promette d'essere la prima delle tre, quella che - novità assoluta - prevede una doppia scalata all'Alpe d'Huez, dai due versanti di Bourg-d'Oisans (quello classico) e La Ferrière, che è quello che porterà al traguardo.

La cavalcata alpina prosegue venerdì 19, ma i 200 km che si concluderanno a Le Grand Bornand sono punteggiati (come già previsto nella seconda tappa pirenaica) da salite minori oppure messe in posizione non strategica (Glandon e Madeleine in apertura, poi solo Tamié, Épine e Croix-Fry negli ultimi 70 km). In ogni caso le fatiche per il gruppo non saranno ancora finite, visto che c'è ancora una tappa di montagna da affrontare, quella che farà un giro intorno ad Annecy e si concluderà sulla dura salita di Semnoz (10 km molto impegnativi per il quarto e ultimo arrivo in quota): sarà una frazione breve (125 km) e senza grosse cose da segnalare lungo il percorso (il Mont Revard a metà tracciato è lungo ma non certo impossibile), ma darà la sentenza definitiva su quei 10 km conclusivi.

Finita la tappa, altro volo verso la Capitale (e altra sfacchinata per la carovana; ma al di là dei 2 maxitrasferimenti - 3 se contiamo quello dalla Corsica a Nizza - non ci saranno altri spostamenti di rilievo da affrontare), per una conclusione che sarà più suggestiva del solito: intanto perché sarà serale (la conclusione è prevista per le 21.30 circa), e poi perché partirà dall'interno della Reggia di Versailles (chissà se addirittura da qualche salone al pianterreno), a dipingere un quadro di sicuro effetto per salutare le tre settimane di gara (e, si spera, di spettacolo) del Tour numero 100.

In estrema sintesi e in assoluto, il percorso non dispiace, tutt'altro che sbilanciato in favore dei cronoman (come è stato invece quest'anno), e con alcune trovate interessanti: per esempio, il fatto che le tappe di montagna più dure siano seguite da frazioni più morbide potrebbe favorire veramente una lotta senza quartiere sulle salite dai nomi più altisonanti (Pailhères, Alpe, e anche sullo stesso Ventoux, che sarà seguito da un riposo). I 90 km contro il tempo, quasi equamente ripartiti tra specialità distinte (a squadre, crono piatta e crono mossa) sono sistemate in modo da offrire la parola finale agli scalatori: perdi terreno a Nizza? Provi a recuperarlo sui Pirenei; lo perdi a Mont-Saint-Michel? Hai da giocare la carta Ventoux; ti attardi a Chorges? Hai tutte le Alpi per rifarti.

Manca un tappone di montagna di quelli classici, da 4000 metri di dislivello, con quei 4-5 colli mitici diluiti in oltre 200 km di percorso. Le tappe di media montagna, a un primo sguardo, si annunciano meno intriganti di quelle viste in altre edizioni, e ai finisseur si sarebbe potuta concedere una chance in più (anche se 2-3 tappe li chiameranno comunque all'azione), mentre i velocisti potranno contare su non meno di 6 frazioni ad essi dedicate. È in ogni caso un Tour che nel percorso trasuda equilibrio, e ciò a conti fatti dovrebbe essere un fattore molto positivo.

Da qui a giugno, nell'attesa di avere tutte le altimetrie complete (su questo fronte il Giro batte nettamente i cugini d'oltralpe), ci sarà il tempo per capire chi sarà a giocarsi la maglia gialla 2013. Wiggins, campione uscente, ha già annunciato che parteciperà alla corsa rosa (e non sarà quindi nelle migliori condizioni per difendere il titolo conquistato a Parigi quest'anno); avremo certamente un Contador d'assalto, fronteggiato da Froome e da Schleck (se Andy saprà lasciarsi alle spalle un malinconico 2012), mentre l'Italia rischia di restare fuori dai giochi se Nibali - come pare avverrà - si concentrerà anche lui sul Giro.

Intanto dall'ambiente di Prudhomme trapela l'ipotesi che ci possano essere solo 8 atleti per squadra al via della prossima Boucle. Pare per ragioni di sicurezza in corsa, e non per avere più wild card da assegnare; ma se il Tour apre la strada a questa novità (fin qui nei GT s'è corso in 9 per team), il portato sarà senz'altro importante, perché qualcun altro potrebbe invece puntare su più wild card (evitando di lasciare a casa sodalizi che meriterebbero l'invito, vedi caso Acqua&Sapone all'ultimo Giro), e in generale la corsa risulterebbe meno controllata, più anarchica, e in definitiva più spettacolare.

Marco Grassi

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