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Giro d'Italia 2013: Zone d'ombra nella luce rosa - Percorso interessante, montagne che lasciano dubbi | Cicloweb

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Giro d'Italia 2013: Zone d'ombra nella luce rosa - Percorso interessante, montagne che lasciano dubbi

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Il Giro d'Italia 2013 che partirà da Napoli si deciderà probabilmente sulle Alpi © Bettiniphoto

 

Allo Spazio Pelota di Milano è stato presentato ufficialmente il percorso del Giro d'Italia numero 96 e tutte le indiscrezioni dell'ultimo periodo sono state confermate senza sorprese. Quella che si correrà tra il 4 ed il 26 maggio del 2013 sarà una corsa sicuramente interessante e che già da oggi trova diversi spunti di approfondimento e discussione: nei primi commenti a caldo gli aggettivi più ricorrenti sono stati equilibrato e moderno e già dalla prima occhiata si possono scorgere alcuni punti di contatto con l'edizione di quest'anno ma anche tante novità.

In totale nei 21 giorni di corsa avremo sette tappe definite pianeggianti, sei frazioni di media montagna e cinque di alta montagna, mentre tra cronosquadre, cronometro individuale e cronoscalata ci saranno tre prove contro il tempo per un totale di 92.3 chilometri. I primi segnali di una corsa equilibrata li troviamo proprio qui visto che nel Giro 2013 non sembrano esserci esagerazioni che magari s'erano viste in altri anni o in altre grandi corse a tappe. Il mix tra tappa da velocisti, arrivi in salita e chilometri a cronometro sembra molto buono ed allo stesso tempo possiamo trovare salite ed arrivi inediti assieme a luoghi che hanno fatto la storia del ciclismo. Spaventa senza dubbio il totale dei trasferimenti tra una tappa e l'altra (qui ne parliamo più nel dettaglio) e forse qualche rischio ci può essere per le altitudini con ben nove gran premi della montagna oltre i 2000 metri: se il meteo non sarà clemente, i tagli saranno quasi obbligati.

Analizzando la corsa per quello che sarà l'ordine cronologico delle varie tappe, la prima differenza rispetto al 2012 è il maggiore coinvolgimento del sud con i primi sette giorni di gara che si snoderanno tra Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Abruzzo. Dopo esattamente 50 anni Napoli tornerà ad ospitare la partenza del Giro d'Italia ma la corsa rosa e la città partenopea non si ritrovavano addirittura dal 1996: per recuperare un po' del tempo perduto RCS ha deciso di proporre una frazione inaugurale in circuito, un tracciato tra Via Caracciolo, Bagnoli e Posillipo che verrà ripetuto per ben dieci volte. La prima maglia rosa sarà quindi con ogni probabilità un affare tra i velocisti ma di sicuro non sarà una tappa banale e noiosa.

Il giorno successivo il Giro farà tappa sull'isola di Ischia, a distanza di 53 anni dall'unico precedente: sulla maggiore delle Isole Flegree ci sarà una cronometro a squadre di 17.4 chilometri che difficilmente creerà distacchi decisivi tra gli uomini di classifica, ma che potrebbe essere sufficiente a cambiare il padrone della maglia rosa. A seguire si scenderà verso sud ma i velocisti dovranno attendere un po' per la prima rivincita: a Marina di Ascea il terreno potrebbe favorire una fuga, a Serra San Bruno invece ci sarà terreno per le prime scaramucce visto che il profilo altimetrico della tappe ricorda quello di Lago Laceno.

Le ruote veloci dovranno invece affilare le armi per la quinta e la sesta tappa: il traguardo di Matera non sarà alla portata di tutti e solo i più resistenti sprinteranno per la vittoria, a Margherita di Savoia invece sarà impossibile sfuggire a un arrivo a ranghi compatti con tutte le ruote più veloci a darsi battaglia.

Nella risalita verso nord la corsa inizierà ad entrare sempre più nel vivo. La tappa tra San Salvo e Pescara può adattarsi perfettamente alle imboscate, non tanto dei big, quando delle seconde linee che magari vengono sottovalutate a inizio Giro: i chilometri sono 162, la pianura praticamente nulla. Ma è sabato 11 maggio che il Giro d'Italia vivrà la sua prima tappa cruciale: l'ottava tappa sarà infatti una cronometro di ben 55.5 chilometri tra Gabicce Mare e Saltara, un percorso su cui gli specialisti potranno e dovranno infliggere distacchi molto pesanti agli scalatori; nelle Marche la classifica verrà rivoluzionata e molti corridori si troveranno a dover ripensare le proprie ambizioni in classifica, sia in positivo che in negativo. La prima parte del Giro d'Italia si chiuderà poi a Firenze con una tappa che attraverserà l'Appennino e che si concluderà sul circuito dei Campionati del Mondo 2013: il terreno è adatto alle fughe da lontano, il finale potrebbe invogliare qualcuno a fare le prime prove iridate e gli uomini di classifica dovranno essere attentissimi.

Salvo grosse (e gradite) sorprese, fino al primo giorno di riposo sarà soprattutto la cronometro di Saltara a fare la differenza in classifica ma nella seconda settimana arriveranno finalmente le occasioni per gli scalatori. Se quest'anno la prima frazione di vera montagna è stata la 14a a Cervinia, nel 2013 il primo scontro in quota ci sarà già nella decima frazione: l'arrivo sarà posto sull'Altopiano del Montasio dopo aver scalato il Passo Cason di Lanza e proprio la salita finale, 10.4 chilometri con una pendenza media dell'8.1% e una massima addirittura del 20%. La classifica sarà riscritta ancora e da qui dovrà obbligatoriamente iniziare la rimonta in classifica da parte degli scalatori.

Prima di abbandonare il Friuli la corsa rosa ricorderà il disastro del Vajont a 50 anni da quella tragedia con un arrivo di tappa nel piccolo comune di Erto e Casso (frazione da fughe), praticamente di fronte alla diga, e con la ripartenza il giorno seguente da Longarone, la cittadina cancellata dalle acque in quel tragico 9 ottobre 1963. Da Longarone si arriverà a Treviso per una tappa da volata ma in cui qualche velocista potrebbe perdere contatti sugli strappi veneti. Un'interminabile tappa di trasferimento (244 km, la più lunga di questa edizione) porterà poi la carovana dall'Emilia Romagna al Piemonte dove uno splendido weekend di salite porterà i corridori al secondo giorno di riposo. Sabato 18 maggio si arriverà a Bardonecchia sulle impegnative rampe della Jafferau, la domenica sarà invece il gran giorno dello sconfinamento in Francia per arrivare in cima al Col du Galibier dopo aver scalato il Moncenisio ed il Télégraphe.

Il secondo giorno di riposo, anche questo di lunedì, consentirà ai corridori di ricaricare un po' le batterie in vista del gran finale ma prima delle montagne ci saranno un paio di tappe lunghe ed insidiose: a Ivrea difficilmente si arriverà in volata vista la salita di Andrate a soli 16 chilometri dal traguardo ed anche l'arrivo di Vicenza, seppur catalogato come pianeggiante, sarà preceduto da una salita sempre ai meno 16 che potrà far deragliare i treni dei velocisti e mettere le ali a qualche attaccante che volesse portare via il gruppetto giusto.

La resa dei conti inizierà giovedì 23 maggio con la cronoscalata da Mori a Polsa: le pendenze non saranno quelle di Plan De Corones ma proprio per questo chi avrà forza per spingere sui pedali potrà fare la differenza lungo questi 19.4 chilometri che presenteranno anche dei tratti in contropendenza che renderanno ancor più difficile trovare un ritmo regolare. Sulla carta non sembrerebbe una giornata da grimpeur e se alcuni passisti-scalatori saranno ancora davanti in classifica non potranno fallire questo appuntamento perché dopo potranno solamente difendersi.

Anche quest'anno gli organizzatori hanno lasciato all'ultimo le due tappe più impegnative e potenzialmente spettacolari. Venerdì 24 i chilometri da affrontare tra Ponte di Legno e l'inedito arrivo di Val Martello saranno solo 138 ma l'altimetria mette paura solo a guardarla: neanche il tempo di partire e subito i corridori si troveranno di fronte il Passo Gavia, poi discesa fino a Bormio e via di nuovo in salita verso i 2758 metro del Passo dello Stelvio, Cima Coppi della corsa; la lunga discesa e un tratto in falsopiano di una ventina di chilometri porteranno poi all'imbocco della salita finale che impallidisce al confronto delle due vette epiche precedenti, ma che è pur sempre lunga 22 km e la pendenza massima arriva al 14%. Quel falsopiano dopo lo Stelvio potrebbe rovinare i piani bellicosi di molti corridori ma potenzialmente può uscire fuori una tappa tirata a tutta dal primo all'ultimo chilometro ed in quel caso in classifica voleranno i minuti.

Già annunciato nei giorni scorsi, l'ultimo arrivo in salita sarà invece alle Tre Cime di Lavaredo per un tappone che ricalcherà quello del 2007 vinto da Riccardo Riccò. Il Costalunga ed il San Pellegrino serviranno a mettere un po' di fatica in più nelle gambe ma dopo 150 chilometri di gara si farà terribilmente sul serio con la sequenza Passo Giau, Passo Tre Croci e Tre Cime di Lavaredo senza un attimo di respiro: la selezione sarà automatica e chi dovrà recuperare in classifica avrà terreno per attaccare già a 50 chilometri dal traguardo; tutto resterà in bilico fino all'ultimo perché su queste salite una giornata non brillante o un attacco ben orchestrato possono fare veramente male. E, cosa più importante, tutti i big non dovranno fare grossi calcoli perché l'ultima tappa non sarà più a cronometro come gli ultimi anni.

La novità finale del percorso sta infatti nella conclusione: da Riese Pio X si arriverà a Brescia con una tappa tutta pianeggiante ma che tutto sarà tranne che una passerella visto che saranno ben 199 i chilometri da affrontare, circuitino finale compreso. Niente Milano quindi, ma una sede finale che torna a ruotare per pure ragioni economiche.

Nel complesso si può dire che questo è un bel Giro che merita un'ampia sufficienza anche se qualche pecca ce l'ha. Bella la cronometro di Saltara posizionata prima delle grande montagne e finalmente con un chilometraggio che darà anche un po' di vantaggio agli specialisti e molto stuzzicanti sono anche le numerose tappe vallonate o con strappi vicino al traguardo: forse quello che manca è proprio un arrivo in cima ad uno di questi strappi, una specie di Assisi, se vogliamo fare un paragone con il 2012. I velocisti avranno le loro buone occasioni ma molte se le dovranno conquistare stringendo i denti sugli strappi: di tappe in linea senza neanche un gran premio della montagna ce ne saranno infatti solamente due, la 6a (Margherita di Savoia) e l'ultima (Brescia).

Qualche dubbio in più invece l'abbiamo sulle tappe di montagna, in particolare sul chilometraggio di alcune di esse: nella tappa del Montasio i chilometri da affrontare saranno solo 167, in quella della Jafferau 156, solo 150 per quella del Galibier e appena 138 nel giorno in cui si scaleranno Gavia, Stelvio e Val Martello. In pratica l'unico vero tappone sarà quello delle Tre Cime di Lavaredo con i suoi 202 chilometri ma soprattutto una bella serie finale di salite tutte ravvicinate che, tra le altre, troviamo solo nell'accoppiata Télégraphe più Galibier. Dovessimo esprimere il tutto con un voto, probabilmente sarebbe un 6.5.

Ovviamente, come si dice sempre, poi toccherà ai corridori rendere più o meno spettacolare il percorso proposto dagli organizzatori. Fare nomi di possibili favoriti adesso è ancora abbastanza prematuro anche perché, al di là delle dichiarazioni di facciata, tutto dipenderà da chi si presenterà al via: certo, se Alberto Contador o Chris Froome verranno in Italia per puntare alla maglia rosa troveranno un percorso assolutamente ideale per quelle che sono le loro doti ma sarà estremamente difficile che anche solo uno dei due si schieri al via da Napoli. Uno che già ha dichiarato ambizioni importanti è Vincenzo Nibali che dopo due terzi posti (uno diventato poi secondo) vorrà finalmente mettere le mani sul Trofeo Senza Fine.

Sebastiano Cipriani

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