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Giro di Lombardia 2012: Monumentale Rodríguez - JRO su Samuel Sánchez e Urán. Primo spagnolo a vincere la corsa | Cicloweb

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Giro di Lombardia 2012: Monumentale Rodríguez - JRO su Samuel Sánchez e Urán. Primo spagnolo a vincere la corsa

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Joaquim Rodríguez è il primo spagnolo ad aggiudicarsi il Giro di Lombardia © Bettiniphoto

Vince alla sua maniera, anche se il Giro di Lombardia non si conlude in cima ad uno strappo spaccagambe, anche se non siamo alla Freccia Vallone o su un Alto in terra di Spagna. Joaquim Rodríguez dà un colpo sul Muro dell'Alpino, la parte più dura della salita di Villa Vergano. Su quel chilometro scarso tagliato apposta per le gambe di Purito nessuno riesce a tenere la ruota del catalano della Katusha. Un colpo secco, pochi secondi di vantaggio da amministrare, gli inseguitori che dietro si guardano un atttimo di troppo ed ecco la prima Classica monumento del 2012 andare a Joaquim Rodríguez. Dopo la Freccia Vallone, con il Muro di Huy trampolino di lancio ideale per Purito, arriva il tuffo in un'altra piscina (la metafora giunge sino ad un certo punto, date le condizioni meteo), da un altro trampolino, quello di Villa Vergano. Una vittoria meritata per un corridore che gareggia da febbraio, va vicino a prendersi un Giro (perso all'ultima crono da Hesjedal) ed una Vuelta (in roja fino a 5 giorni dal termine, caduto nel tranello di Contador a Fuente Dé). Non giovanissimo, Joaquim Rodríguez (33 anni compiuti il 12 maggio scorso), in queste ultime stagioni si sta togliendo fior di soddisfazioni e conclude il suo 2012 un po' agrodolce portando la Spagna per la prima volta alla vittoria nel Lombardia. Non solo il vincitore è iberico, a dire il vero, dato che la piazza d'onore va per la terza volta in carriera dopo 2006 e 2009 a Samuel Sánchez, mentre al terzo posto un altro ispanico, il colombiano Rigoberto Urán. Tutti caduti nella trappola di Purito, che con uno scatto ed una discesa condotta, nonostante il diluvio, a rotta di collo verso Lecco, tiene gli inseguitori a 10" di distanza. Quando quest'ultimi iniziano a guardarsi Rodríguez può festeggiare, tagliando il traguado con 9" di vantaggio e gettando in aria la borraccia, in un gesto estremamente liberatorio.

Il via da Bergamo, sul Valcava parte la fuga
Il 106° Giro di Lombardia prende il via non da Milano, come nelle ultime due edizioni, ma da Bergamo, in onore di Felice Gimondi che proprio oggi compie 70 anni. La pioggia battente era attesa ed i nuvoloni carichi d'acqua accolgono la carovana, che prende il via alle 10.37. La pioggia non si fa attendere troppo e sin dalla prima salita, il Colle dei Pasta, si capisce che questo Lombardia sarà davvero impegnativo. Quando il gruppo arriva all'attacco del Valico di Valcava - sono stati percorsi 78 km - il gruppo si spacca in due. Davanti, dopo diversi scatti cui seguono controscatti, si forma un plotoncino ben nutrito e composto dai seguenti atleti: Federico Rocchetti (Utensilnord Named), Cristiano Salerno (Liquigas-Cannondale), Emanuele Sella (Androni Giocattoli-Venezuela), Julien Berard e Romain Bardet (AG2R La Mondiale), Johan Esteban Chaves (Colombia Coldeportes), Steve Morabito (BMC), Alberto Losada (Katusha), Nicki Sørensen (Saxo Bank-Tinkoff), Stefano Locatelli (Colnago-CSF) e Andriy Grivko (Astana). Sulle rampe del Valcava è la Saxo Bank-Tinkoff di Alberto Contador a fare un bel forcing con l'intenzione di mandare in difficoltà sin dalle prime battute uno dei più pericolosi avversari del madrileno, il neo iridato Philippe Gilbert. Aiutato da Alessandro Ballan e dalla BMC, nonché sorretto da una condizione strepitosa, Gilbert non perde terreno. Davanti invece i minuti volano ed i fuggitivi guadagnano quasi 5' sul gruppo. Superato il Valico di Valcava la discesa non è delle più semplici, bagnata e con la pioggia che scende. Mentre la selezione avviene tra la salita ed appunto la discesa, davanti restano momentaneamente Emanuele Sella, Johan Esteban Chaves e Alberto Losada in testa con 4'30".

Da Colle Brianza i gregari dei big in fuga
La salita di Colle Brianza - nulla di impegnativo ma in una giornata del genere e con 251 km da percorrere ogni energia è utile - rimescola le carte ed allo scollinamento troviamo in testa: Romain Bardet (AG2R La Mondiale), Emanuele Sella (Androni Giocattoli-Venezuela), Steve Morabito (BMC), Stefano Locatelli (Colnago-CSF), Johan Esteban Chaves (Colombia Coldeportes), Alberto Losada (Katusha), Cristiano Salerno (Liquigas-Cannondale), Tom-Jelte Slagter (Rabobank), Nicki Sørensen (Saxo Bank Tinkoff) ed il sempre ottimo Federico Rocchetti (Utensilnord Named). Ogni principale candidato alla vittoria inserisce nella fuga un suo compagno: Sella per Pellizotti, Morabito per Gilbert, Locatelli per Pozzovivo, Losada per Joaquim Rodríguez, Salerno per Nibali, Slagter per Mollema e Sørensen per Contador. La Garmin, che ha nel canadese Ryder Hesjedal e nel giovane Andrew Talansky (oltre ad un Daniel Martin che nel 2011 fu secondo alle spalle di Oliver Zaugg) le sue punte, resta tagliata fuori dalla fuga, così come la Lampre di Cunego ed Ulissi e l'Euskaltel di Samuel Sánchez, Nieve ed Antón. È così la Garmin-Sharp a tirare il gruppo nel tratto di pianura che precede la salita verso la Colma di Sormano.

Verso Sormano rimangono in quattro, sul Muro prima accelerata di JRO
Se nel 2011 si era giunti ai 1124 metri s.l.m. della Colma attraverso la strada nuova, che non presenta pendenze proibitive, quest'anno si ritorna al passato, salendo per il disumano Muro di Sormano: 2400 metri con una pendenza media del 12% e punte al 24%, cifre che farebbero impallidire anche un camoscio come Joaquim Rodríguez. Siamo già in salita verso la Colma e quando i battistrada, che viaggiano con poco più di un minuto sul gruppo, si apprestano ad entrare nel paese di Sormano la composizione è la seguente: Bardet, Sella, Morabito, Stefano Locatelli, Esteban Chaves, Losada, Salerno, Slagter, Sørensen, Rocchetti ed il rientrante Grivko che si unisce ai primi. Verso il Muro però avviene una più che discreta selezione ed davanti restano in quattro, Bardet, Morabito, Losada e Salerno. Il gruppo, a 1'05" di distanza, è tirato dalla BMC di Gilbert, con l'iridato in seconda ruota che si spoglia di mantellina ed esibisce la maglia più prestigiosa della carriera. Sembrerebbe pronto per un attacco ma i chilometri che mancano all'arrivo sono ancora più di 80. Ad un tratto la salita s'interrompe ed i quattro battistrada (Bardet, Morabito, Losada e Salerno) si fiondano in uno stradino immerso nel bosco. Il tempo di virare a sinistra e l'ascesa risale più crudele che mai. Il Muro di Sormano è iniziato e davanti resta l'ottimo Romain Bardet insieme ad Alberto Losada, appeso alla ruota del giovane talento francese con lo sputo. Bardet affronta le pendenze del Muro quasi sempre sui pedali, forza e transita sulla Colma da solo, con Losada che risparmia energie. In fondo la corsa è ancora lunga 81 km ma soprattutto da dietro giunge notizia del forcing del capitano Joaquim Rodríguez. Il catalano sente la gamba girare bene e forza. Tengono il suo passo Contador, Urán, Mollema, Quintana, Henao e Nibali. Philippe Gilbert, fino ad allora apparso molto fresco, cede qualche secondo al gruppetto ma non è nulla di irrecuperabile nella discesa successiva. Anche Samuel Sánchez e Damiano Cunego sono attardati ma recupereranno.

Nella discesa dalla Colma cadono e si ritirano Ballan, Paolini e Gilbert
La discesa verso Nesso fa però più selezione del Muro di Sormano. Già vedendo le traiettorie insicure e più volte corrette, spesso al limite e più volte errate di Bardet si capisce che la picchiata non è semplice. In effetti la discesa della Colma farebbe selezione anche con l'asciutto: discretamente lunga, molto tecnica, richiede lucidità per essere affrontata al meglio. La pioggia e l'asfalto bagnato nel 2010 tradirono Vincenzo Nibali e quest'anno pure non fanno sconti. Alessandro Ballan cade e distrugge la forcella anteriore della bicicletta; insieme al Campione del Mondo di Varese 2008 finiscono a terra Luca Paolini e Damiano Caruso, con i primi due che abbandonano la corsa e Caruso che perde diverso tempo. Non c'è tregua perr la BMC perché proprio mentre ci si accerta delle condizioni di Ballan cade l'iridato Philippe Gilbert. Per il vallone molto spavento, qualche graffio di troppo ed alcuni dolori che impediscono la prosecuzione della corsa. Peccato, avrebbe rischiato di vincere, visto come si è sviluppata la gara. Prima della fine della discesa cade anche un altro Katusha, Dani Moreno. Il più fedele gregario di Joaquim Rodríguez si rialza subito e riprende la sua corsa. Il gruppo è a Nesso, fine discesa, con Bardet che continua a forzare in testa e già impegna il lungolago. Ad un minuto il gruppo dei migliori che si sta rimpolpando con chi era rimasto attardato sul Muro di Sormano ed è rientrato nella picchiata verso Nesso. I saliscendi in riva al Lago di Como proseguono fino a Bellagio, dove inizia la salita storica del Giro di Lombardia, il Ghisallo, 8.5 km non troppo impegnativi ma che potrebbero lanciare un gruppetto d'attaccanti. Mentre Bardet già zampetta sulle prime rampe dietro provano ad allungare Hesjedal e Tiralongo, cui s'accoda Damiano Cunego. Il gruppo, forte di una trentina di unità, si riporta facilmente sul terzetto di attaccanti mentre in testa alla corsa a Bardet si accende la spia rossa.

Sul Ghisallo ripreso Bardet. De Weert si porta in testa
Il giovane transalpino è in riserva, innesta un rapporto agile e quando mancano 57 km al traguardo di Lecco viene riacciuffato. La situazione di gruppo compatto dura ben poco perché da dietro si lancia il belga dell'Omega Pharma QuickStep Kevin De Weert. Mentre in gruppo i big si controllano De Weert affronta le rampe che nel 2011 lanciarono Vincenzo Nibali verso un'illusione, allorché il messsinese tentò il colpo da lontano, sorprendendo sì Gilbert ma venendo ripreso nella pianura tra il Ghisallo ed il Villa Vergano. La salita del Ghisallo non produce attacchi ed il gruppo tiene a bagnomaria De Weert. Il belga transita con 43" di vantaggio sul plotone quanbndo all'arrivo mancano 46 km. Discesa, lungolago, ancora pianura verso Villa Vergano, la salita con tanto di Muro dell'Alpino e la picchiata verso Lecco. Apparentemente sembra doversi decidere tutto sull'ultima salita ma già la discesa viscida del Ghisallo seleziona chi potrà giocarsi la vittoria del 106° Lombardia e chi no. Tra color che son respinti da una discesa semplice eppure difficile nel suo essere resa viscida dalla pioggia caduta nella giornata è uno specialista, Vincenzo Nibali.

Nibali al tappeto nella discesa del Ghisallo
Lo Squalo dello Stretto scivola in un apparentemente innocuo tornante a sinistra e con lui cade il corregionale (nonché futuro compagno di club all'Astana) Paolo Tiralongo. L'olandese Laurens Ten Dam travolge lo stesso Tiralongo e finisce a terra per ripartire subito. Tiralongo e soprattutto Nibali invece si rialzano con maggior difficoltà. Il messinese pare sofferente, la smorfia sul suo viso è inequivocabile, la botta ha lasciato il segno. Tiralongo prova a riportare in gruppo Vincenzo mentre in testa alla corsa cade anche De Weert, ponendo di fatto fine alla sua fuga. Davanti il gruppo ha un momento di studio, un momento in cui Ivan Basso capisce che Nibali è parecchio indietro e decide di attenderlo. L'andatura non è elevatissima ed allora il portoghese della Movistar Rui Alberto Faria da Costa prova ad allungare. Non guadagnerà più di 20" e verrà ripreso proprio all'attacco di Villa Vergano, dove si deciderà il Lombardia, proprio come nel 2011.

Marcato attacca sul Villa Vergano, Verdugo e Kolobnev lo stoppano
Allora chi scattò sul Muro dell'Alpino, Oliver Zaugg, ebbe ragione dei rivali, quest'anno il copione sarà identico. Prima però nessuno si arrende senza nemmeno aver dat battaglia e allora ecco Marcato attaccare sulle prime rampe dei 3200 metri dell'ultima salita. Il basco dell'Euskaltel Gorka Verdugo si porta alla ruota del Vacansoleil mentre da dietro rinviene anche il compagno di squadra di Joaquim Rodríguez, Alexandr Kolobnev. Marcato paga un fuorigiri e così viene riassorbito mentre Kolobnev e Verdugo mantengono 150 metri di vantaggio sul gruppo dei migliori. Troppo pochi per resistere al ritorno di Joaquim Rodríguez, il cui scatto è atteso nel tratto più duro della salita.

Il Muro dell'Alpino lancia JRO verso la vittoria
Puntualmente il Muro dell'Alpino lancia Purito, con Contador che tenta di resistere all'amico-rivale di tante battaglie, le più recenti consumatesi alla Vuelta a España. «Alberto va meglio su salite come quella di Superga, di 5 o 6 km. Il chilometro secco è il mio terreno e lì anche lui fatica un po' a tenermi la ruota», dichiarerà a fine gara Joaquim Rodríguez. Purito conserva 10" di vantaggio, davanti a lui un discesa non troppo difficile, ma vuoi mettere con il diluvio che si sta abbattendo sopra a Lecco e dintorni? Purito non demorde, gli inseguitori fanno quel che possono. In salita Nibali ha ceduto alle botte prese nella caduta mentre Cunego, pèarso fino ad allora molto pimpante, non tiene il ritmo dei migliori. Joaquim Rodríguez è inseguito così da Contador, Santambrogio, Quintana, Zaugg, Henao, Urán e Samuel Sánchez. Dietro si guardano, davanti Purito guadagna ed entra a Lecco con 13" di vantaggio, sotto una pioggia torrenziale.

Urán prova ad inseguire, JRO vince il primo Lombardia spagnolo
L'ultimo a cedere è Urán, che forse non ha giocato proprio di squadra con il compagno di squadra Henao: l'argento olimpico di Londra allunga nel finale nel disperato tentativo di riportarsi su Joaquim Rodríguez, seguito dal solo Samuel Sánchez. Ormai i giochi sono fatti, Purito affronta la "esse" finale ed è subito sul traguardo. Un urlo liberatorio, una borraccia lanciata in alto e l'ingresso nella storia per Joaquim Rodríguez, primo spagnolo a conquistare il Giro di Lombardia. Samuel Sánchez è terzo per la terza volta in una corsa dove gli manca sempre tanto così per cogliere la vittoria. Se nel 2006 era stato battuto da Paolo Bettini e nel 2009 da Philippe Gilbert, quiesta volta è questione di 9", quelli che lo separano da Joaquim Rodríguez. Regola in volata Rigoberto Urán mentre un ottimo Mauro Santambrogio va a due passi dal podio, chiudendo 4°. L'ottimo Henao, il vincitore del Giro Hesjedal, un Mollema sempre presente e Zaugg in cerca di conferma, oltre a Contador e Kessiakoff, completano la top ten. Il Campione d'Italia Franco Pellizotti è 12°, sempre a 9", mentre Cunego chiuderà 13° a 35" da Joaquim Rodríguez. Buon 19° posto per Rabottini, che con Di Luca, 20°, chiude a 1'25". Staccato di 1'30" Vincenzo Nibali, la cui prestazione è stata sicuramente inficiata dalla caduta nella discesa del Ghisallo.

In definitiva, senza nulla togliere a Zaugg, quest'anno il Lombardia ha avuto un vincitore degno, un corridore che nella stagione ha lottato per diversi traguardi: Tirreno-Adriatico, chiusa al 6° posto, le Classiche delle Ardenne, dove ha vinto la Freccia Vallone, Giro e Vuelta, perse per un soffio. Joaquim Rodríguez chiude questo 2012 con la «vittoria più importante di tutta la mia carriera», come definisce il Lombardia (è appunto la sua prima Classica Monumento), senza dimenticare la classifica Pro Tour, portata a casa com'era accaduto nel 2010. Per quanto riguarda la corsa, gli scettici (e ci mettiamo tra loro senza problemi) pensavano che lo spostamento di data, non più a metà ottobre ma una settimana dopo il Mondiale, avrebbe portato svantaggi. Niente di più sbagliato, con un Giro di lombardia che aveva al via campioni come Nibali, Joaquim Rodríguez, Samuel Sánchez, Alberto Contador, Philippe Gilbert, per fare qualche nome.

Se c'è da fare una considerazione riguarda piuttosto il tracciato. Impegnativo, molto impegnativo (e le condizioni atmosferiche l'hanno reso ancor più duro), ma che scoraggia le azioni da lontano. Cosa intendiamo? Il Muro di Sormano è sicuramente un passaggio storico ed obbligato della corsa, utile a stancare i meno avvezzi a certe pendenze, perciò va sicuramente confermato. Stesso discorso, dal punto di vista della tradizione, si faccia per il Ghisallo, vero e proprio monumento del ciclismo. Il problema sorge proprio da lì, dal Ghisallo a Lecco. Se verrà confermato l'arrivo anche negli anni a venire bisognerà considerare che la lontananza del Ghisallo dal traguardo (46 km con molta pianura a facilitare il recupero, scoraggia gli attaccanti. Nibali nel 2011 ci provò e restò scottato, oggi prima di Villa Vergano (vuoi anche per una stagione molto piena ed una corsa che per essere vinta non doveva prevedere lo spreco di energia alcuna) nessuno si è mosso, né da solo, ché sarebbe stato un suicidio, né a gruppi, tentando l'azione a sorpresa.

Scartando quest'ultima ipotesi era quasi impossibile - o quantomeno molto probabile - che la vittoria andasse al più forte. E su uno strappo di nemmeno un chilometro posto vicino al traguardo il migliore di tutti è ad oggi Joaquim Rodríguez, uno che ha seminato tanto ma non raccolto altrettanto durante il 2012, eppure le sue brave corse di prestigio le sa sempre portare a casa.

Francesco Sulas

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