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Mondiale U23 2012: È tutto oro quel che Lutsenko - Il kazako su Coquard e Van Asbroeck. Fabio Felline solo 39° | Cicloweb

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Mondiale U23 2012: È tutto oro quel che Lutsenko - Il kazako su Coquard e Van Asbroeck. Fabio Felline solo 39°

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L'esultanza di Alexey Lutsenko, nuovo Campione del Mondo tra gli Under 23 © Bettiniphoto

Era, se non l'uomo da battere, uno dei calibri più forti tra gli Under 23. D'altra parte nonb si vincono tappe al Val d'Aosta ed all'Avenir, condendo la propria stagione con qualche piazzamento tra i professsionisti (ad esempio il 5° posto al GP Nobili Rubinetterie a Stresa) per puro caso. Il soggetto di cui stiamo parlando non è il nostro Fabio Felline, pure lui in verità anch'egli favorito e perché reduce da un periodo positivo e perché su un percorso con il Cauberg nelle battute finali (attenzione, non nel finale) ci si aspettava che il torinese dell'Androni Giocattoli-Venezuela potesse ben figurare, se non aggiudicarsi l'iride.

Invece il Campione del Mondo degli Under 23 è per la prima volta nella storia di un kazako, Alexey Lutsenko. Ha aspetato la volata, seppure al Val d'Aosta ed all'Avenir abbia vinto in tappe con salita, e con l'astuzia del miglior pistard ha freddato tutti. Partito un po' indietro e sulla sinistra, ha trovato un varco tra il belga Van Bilsen e le transenne. Varco che s'è aperto magicamente all'arrivo di Lutsenko che non ci ha pensato due volte ed è andato a prendersi il titolo mondiale. A nulla è valsa la rimonta, bellissima e che per poco spiazzava tutti, del francese Bryan Coquard, che siamo abituati a vedere più spesso nell'Omnium (ma passerà professionista nel 2013 con l'Europcar). Tutto sulla destra, Coquard ha recuperato tutti tranne uno, Lutsenko appunto, ma il gesto atletico, come l'argento, resta.

Il circuito di Valkenburg, unito al meteo clemente, è risultato più semplice di quanto preventivato, ma del resto già ieri le Juniores erano arrivate in volata, qualcosa lo potevamo immaginare. Partono in 157 e subito dopo 15 km parte la prima fugaa. L'Italia non riesce ad inserirsi e così davanti troviamo il norvegese Jesper Dahlström ed il giapponese Kinoshita. Presto si unisce alla coppia l'australiano Michael Freiberg. Guadagnano subito 55" sul gruppo e dopo un'altra tornata hanno ben 3'45" di margine. Arriveranno ad un vantaggio massimo di 8' ma da dietro iniziano a lavorare le nazionali più ambiziose ed il vantaggio scende velocemente.

Molto attiva la Slovenia, diremmo pimpante: Mark Dzamastagic si porta all'inseguimento dei tre, che ora vantano solo 5'30", mentre il Campione Europeo Jan Tratnik agirà subito dopo. A quattro giri dal termine il terzetto di testa è ormai nel mirino di un gruppetto di contrattaccanti composto da Atkins, Bouvry, Koch, Pibernik, Aregger, Duchesne, Daniel e Skujins, che sarà molto attivo anche nel finale di corsa. Questi otto vanno a formare con il terzetto dei fuggitivi della prima ora un gruppo di 11 atleti. Tutti sanno che è pericoloso lasciarli andar via e sono gli italiani in prima persona ad incaricarsi dell'inseguimento.

Inseguimento che peraltro non è così difficile perché presto si comprende che un circuito come questo consente di acquisire vantaggi minimi, nell'ordine di 10", per poi essere subito o quasi riassorbiti. Così la corsa dura tanto auspicata dalla nostra punta Fabio Felline (ma non solo da lui) così dura non lo diventa ed anzi, si complica. A tre giri dalla conclusione si avvantagggia il belga Zico Waeytens, Felline capisce che può uscirne un'azione buona e si mette in testa a tirare. Si riporta Su Waeytens con il russo Pomoshnikov e l'australiano Dennis. Come nei precedenti tentativi il gruppo si rifà sotto ed a due tornate dal termine i migliori sono ancora insieme. È all'inizio del penultimo giro che si muove il nostro Andrea Fedi insieme al russo Tatarinov. I due restano in testa da soli fino alla cima del Cauberg. Lì è Davide Villella, 11 affermazioni in stagione e plurivittorioso tra gli Under 23 italiani, a fare il forcing.

Si porta dietro Dumoulin, Stuyven, Van Bilsen, McCarthy e Polanc. Anche Bongiorno e Postlberger attaccano sul penultimo Cauberg e si portano sul gruppetto di testa che però sul traguardo non ha che 8" di vantaggio sul plotone. Quando è iniziato l'ultimo giro l'Italia vuol rendere dura la corsa e ci riprova con Andrea Fedi. Si porta in testa con Postlberger, Bernas, Sepúlveda ed il Campione del Mondo a crono, Anton Vorobev. Guadagnano 19" sul gruppo che dopo il Bemelerberg ritorna per l'ennesima volta compatto. È proprio quando tutti rifiatano che ci prova l'australiano Jay McCarthy. Resta in testa fino a pochi chilometri dall'arrivo per essere ripreso quando si entra nella cittadina di Valkenburg e si sale su per l'ultimo Cauberg.

Lì Felline prova a far la differenza ma il gruppo lo tiene ben d'occhio. È allora l'austriaco Georg Preidler che ancora con McCarthy si avvantaggia. Il nostro Villella con il colombiano Johan Esteban Chaves Rubio ed il lettone Toms Skujins. Proprio quest'ultimo in cima al Cauberg prova l'allungo solitario per sorprendere gli altri ed il plotone che però, per l'ennesima ed ultima voltaa, si riporta su chi tenta di rompere gli schemi. Sarà volata ed il gruppo è forte ancora di una sessantina di unità. Il Belgio parte in volata sulla sinistra per Van Bilsen mentre Van Asbroeck è al centro. Fabio Felline è molto arretrato e nelle fasi cruciali prende un po' di vento di troppo; concluderà al 39° posto, primo degli italiani.

Davanti se le suonano, con Lutsenko a trovare il varco giusto ed a non permetere la rimonta a Coquard. Van Asbroeck è bronzo mentre ai piedi del podio il canadese Hugo Houle. Quinto lo sloveno Luka Pibernic mentre al sesto posto il colombiano Johan Esteban Chaves si conferma ottimo corridore. Bohórquez, Van Bilsen, Wippert e Bennett chiudono la top ten. Ha vinto il più forte, ha vinto il più atteso, colui che durante la stagione è stato il più continuo, solido ed affidabile del lotto.

Gli altri italiani, a parte Felline (39°) chiudono nelle retrovie: Villella 74°, Barbin 96°, Fedi 103°, Bongiorno 104° e Cattaneo 106°. Risultati che sarebbero stati ben diversi con una gara più dura che però non c'è stata, risultati di cui nessuno può essere troppo soddisfatto.

Francesco Sulas

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