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Vuelta a España 2012: Contador e Degenkolb da 10 - Le pagelle: Alberto e John vincitori, 9 a Rodríguez e Valverde

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Alberto Contador tra Alejandro Valverde e Joaquim Rodríguez sul podio della Vuelta a España 2012 © Bettiniphoto

Alberto Contador - 10
È tornato, vincendo come meglio non poteva: e cioè in maniera diversa dagli altri 6 GT collezionati nella sua carriera. Non con gli scattini, non con delle crono devastanti (anche se nell'esercizio contro il tempo il Pistolero non può dirsi arrugginito, anzi: se provasse a dir la sua a Valkenburg?) ma con un'impresa d'altri tempi, come non si era mai visto nella sua carriera, dopo essersi reso conto che un avversario come Purito non sarebbe mai stato battuto sulla breve distanza. È un Contador che quando vuole vincere, vince con ogni mezzo: è dunque un campione, e questa ne è la dimostrazione definitiva.

Alejandro Valverde - 9
La Spagna festeggia il ritorno del suo re, ma anche il principe non scherza: l'Embatido si prende due tappe nella prima settimana, nella quale però una caduta e i pochi amici in gruppo gli fan perdere terreno importante a Valdezcaray. Poi si comporta in maniera egregia nella tappa di Fuente Dè, dove quasi riprende Contador. Infine, ciliegina sulla torta, va a sprintare nell'ultima tappa per soffiare ben due maglie, quella verde della classifica a punti e quella bianca della combinata, al povero Purito che torna a casa con tanti premi in meno per un sesto posto del rivale. Anche nel suo caso, troviamo un corridore rinnovato, che ha saputo riscattarsi dopo un periodo buio.

Joaquim Rodríguez - 9
Probabilmente occasioni come quelle di quest'anno non torneranno più per Purito: un Giro d'Italia senza avversari di livello superiore (uscendo alla grande dalle prime crono) e una Vuelta ricca di rampe di garage, sulle quali ha potuto piazzare tre affondi vincenti e altri due attacchi nei quali ha fatto male agli avversari: a Barcellona l'attacco più bello, sul Montjuich ha preso secondi e dato un pesante colpo al morale visto che si tratta pur sempre di uno strappo pedalabile nel quale Contador e Valverde dovrebbero essere alla pari con lui, e a Bola del Mundo li ha messi di nuovo in seria difficoltà. Ne esce con un secondo e un terzo posto, per quella che è la stagione più importante della sua carriera. L'anno prossimo però Purito avrà 34 anni e non è detto che le gambe gireranno ancora a sufficienza per essere competitivo in un GT.

Chris Froome - 7
Correre in maniera competitiva due GT consecutivi è sempre più difficile e in questo Froome è stato lodevole, considerando che tra Tour e Vuelta ci sono state anche le Olimpiadi. Il calo del kenyano naturalizzato britannico dopo la seconda settimana è stato progressivo e fisiologico, nonostante ciò il capitano della Sky ha mantenuto un dignitoso quarto posto, la conferma che il management del team attendeva per dargli maggior fiducia nel 2013. E se i gradi di capitano passassero a lui per il prossimo Tour?

Katusha - 7
In verità buona parte del lavoro per Purito era retto da due elementi: Il primo è Dani Moreno (8). Se questo è un gregario... Moreno suggella il suo anno di grazia (7 successi) con una prestazione stratosferica, vincendo senza opportunità di appello il premio di miglior gregario della Vuelta 2012. È stato sempre vicino al suo capitano quand'era in roja, ma così vicino da far classifica anche lui, di riflesso, fino ad arrivare al quinto posto. L'unico momento in cui è mancato è stato proprio nella situazione più delicata, a Fuente Dé, ed un errorino, seppur venale, è arrivato a La Lastrilla, quando ha "fregato" 4 secondi di abbuono al suo capitano. Ma sono sottigliezze, visto che gli altri gregari sono stati capaci di molto meno. In pianura il resto della squadra è stato efficiente, la miglior bestia da soma è rappresentata dal vecchio capitano, Denis Menchov (6), ormai non più competitivo nei GT ma capace di togliersi una soddisfazione personale, su un traguardo ostico per lui come Bola del Mundo. Nel complesso, la squadra si è comportata bene per quasi tutta la corsa, escluso il blackout della tappa vinta da Contador.

Movistar - 8
Si è presentata alla Vuelta come la squadra più forte, e l'ha dimostrato subito, dominando il cronoprologo che ha portato Johnathan Castroviejo (6.5 e bravo anche sulla Lastrilla) in maglia rossa per un paio di giorni. Beñat Intxausti (7), decimo finale (il suo miglior GT come classifica tra l'altro, nonostante fosse gregario) ha sacrificato una possibile maglia rossa per aiutare Valverde a Valdezcaray, Nairo Quintana (6.5) ha spinto alla grande nella seconda e nella terza settimana nelle tappe di montagna. Da incorniciare il coordinamento di Valverde con Intxausti e Quintana nella tappa di Fuente Dé, una delle rare occasioni nelle quali gli uomini in fuga si rivelano effettivamente determinanti per il capitano. Gli unici nei sono l'infortunio di José Joaquín Rojas (s.v, anno nero per lui) e la controprestazione del vincitore 2011 Juanjo Cobo (4), mai seriamente competitivo, presente in salita solo in qualche tappa e nemmeno troppo utile alla causa di Valverde.

Sky - 6
D'accordo, la squadra britannica partiva coi favori del pronostico e torna a casa senza successi parziali né finali, ma va dato atto al team di Brailsford di aver interpretato la Vuelta nel miglior modo possibile: e cioè "bluffando" sulla condizione di Froome e cercando di buttar fuori dalla carreggiata avversari pesanti, ad esempio tirando a tutta come nella tappa di Valdezcaray quando Valverde era caduto. Non sempre però i meccanismi hanno funzionato correttamente, ad esempio non si è capito a chi volessero far male i compagni di Froome nel motodromo di Alcañiz, se non al proprio Rigoberto Uran (5.5), ancora in classifica in quel momento, unico uomo importante rimasto indietro per ventagli. Altro errore tattico è stato sottovalutare la forma di Sergio Luis Henao (7) , da top ten se non fosse stato abbandonato tra i ventagli di Sanxenxo. Si segnalano anche le buone prestazioni di Ben Swift (6), vicinissimo al successo a Valladolid, così come Richie Porte (6) a Bola del Mundo.

Rabobank - 4
Probabilmente un'altra squadra con 2 uomini in top ten non verrebbe valutata così malamente, ma è un dato di fatto: il 2012 della Rabobank nei GT è stato disastroso ed il migliore risultato è arrivato da questa Vuelta, col sesto posto di un Robert Gesink (5.5) mai in lotta per il podio. Bauke Mollema (4.5) esplode tra Covadonga e Cuitu Negru e finisce fuori anche dalla top 20. Il Sánchez Gil della situazione, che dovrebbe salvare la faccia del team, è Lars Boom (4) ma il crossista olandese è un ectoplasma in gruppo, sebbene i mondiali casalinghi si avvicinino. L'unica nota lieta è dunque l'ottavo posto finale di Laurens Ten Dam (6.5).

Andrew Talansky - 6.5
Virtuale (visto che alla Vuelta questa classifica non esiste) maglia bianca di miglior giovane, con settimo posto finale: ottimo nelle prime tappe, contiene nella fase finale. Miglior piazzamento, il sesto posto a Puerto de Ancares. In questa virtuale classifica dei giovani vince davanti a due colombiani: il già citato Henao e il bravissimo Winner Anacona (6.5), il quale, ricordiamolo, è un neoprofessionista (che ha cominciato a correre a giugno, tra l'altro).

John Degenkolb - 10
Siamo al cospetto del nuovo Zabel? Probabilmente sì. Che Degeklolb sia un talento cristallino lo sappiamo da quando è passato professionista, ma nessuno se l'aspettava velocista da cinque centri, con sprint lunghi di estrema potenza, su sei volate (complice il panorama di velocisti raramente così scarso alla Vuelta). E come se non bastasse, cerca anche l'azione personale a La Lastrilla, nella tappa che ci ha dato più indicazioni per i prossimi mondiali di Valkenburg: Degenkolb sarà uno di quelli da staccare e non è per niente detto che sarà una cosa facile.

Philippe Gilbert - 7.5
Sospiro di sollievo: non è il Philippe distruttore del 2011, ma se non altro è tornato il Philippe vincente, quello che su dentelli come il Montjuich se ne va e poi in pianura tiene un gran passo, oppure che sprinta senza possibilità di appello per gli altri a La Lastrilla. Gilbert si è riguadagnato il titolo di favorito #1 per i mondiali che sembrava in discussione dopo una stagione senza successi.

Simon Clarke - 7
"Non sono uno scalatore ma un buon opportunista" così l'australiano definisce se stesso, spiegando come è riuscito a portare a casa la maglia a pallini blu di miglior scalatore, trofeo che negli ultimi quattro anni era sempre andato ad un ormai troppo vecchio David Moncoutiè (5). Tutto comincia dalla fuga di Valdezcaray, dove Clarke porta a casa una tappa tanto per rendere di successo la spedizione della Orica alla Vuelta; poi rimpolpa il suo score con una fuga nella tappa del Puerto de Ancares, nonostante il giorno prima fosse stato in azione con quarto posto di tappa. Si sveglia troppo tardi David De La Fuente (5), vice maglia a pois nel 2006 e in azione nelle tappe di Covadonga e Bola del Mundo, quelle che assegnavano più punti, per intenderci; secondo posto finale nella classifica scalatori, ma se si fosse mosso anche altrove avrebbe impensierito Clarke.

Daniele Bennati - 6.5
La tappa alla Vuelta prima o poi ci scappa: questa sta diventando una regola per Daniele Bennati. Sfrutta l'unica volata disputata male da Degenkolb e supera di un soffio Swift, dopo aver provato inutilmente a battere il tedesco nelle volate precedenti, in tutte le salse: stando a ruota, anticipandolo, eccetera eccetera. Un successo che non riscatta però un'altra delle stagioni "alla Bennati", ovvero pochi lampi di classe a contorno di malanni e infortuni.

Elia Viviani - 5.5
Giudizio severo per il velocista veronese, dettato dal fatto che è stato preso a ceffoni da un pari età: da quando è caduto ai Mondiali su Pista ha perso il piglio vincente, che è chiamato a ritrovare per il 2013, se il suo destino sarà concentrarsi sulla strada. Si apprezza il tentativo di fuga a nella tappa di Ferrol, un po' meno l'esito finale.

Rinaldo Nocentini - 6.5
Col suo 18° posto è il miglior italiano alla Vuelta; una corsa segnata dalla costanza nelle prestazioni per cercare la convocazione a Valkenburg, la quale a questo punto quasi certamente si realizzerà. Tre piazzamenti parziali in top ten, i più importanti per i mondiali a Jaca e La Lastrilla, il più significativo il 5° posto nella tappa regina di Fuente Dé, dove è rimasto quasi fino alla fine nel drappello di Valverde.

Eros Capecchi - 5
Partito coi gradi di capitano della Liquigas, si è probabilmente reso conto di non poter puntare alla classifica nei grandi giri. Un po' di sfortuna in avvio di Vuelta (come Valverde, ha pagato la caduta di Valdezcaray), ma fino a metà corsa ha retto benino. Da lì in poi però le grandi salite l'hanno respinto, fino a farlo rotolare, ormai senza più grossi stimoli, in 25esima posizione a oltre tre quarti d'ora da Contador. Tardivo il tentativo di fuga, giunto solo il penultimo giorno, sulla strada per la Bola del Mundo.

Steven Cummings, Antonio Piedra, Dario Cataldo - 6.5
Chapeau sempre e comunque ai fuggitivi, specie se nella corsa i big lasciano fare ben poco come in questa Vuelta. Per Cummings, un segnale forte in vista di un mondiale in cui può dire la sua; per Cataldo, un richiamo alla convocazione; per Piedra, una maniera per premiare gli organizzatori per l'invito della Caja Rural, come tutte le Professional sempre in bilico.

Tony Martin - 5.5
Un po' Paolino Paperino in questa Vuelta: nella cronosquadre non spinge come dovrebbe e si stacca prima della fine, perde a Valdezcaray da Clarke, nella crono individuale va molto male (brutto segno in vista di Valkenburg) e si ritira nella penultima tappa. Peggio però il suo compagno di squadra Niki Terpstra (5)completamente impalpabile (come un po' tutti gli olandesi, c'entrerà col prossimo mondiale di casa?).

Maxime Monfort - 5
Monfort è un po' il simbolo della RadioShack quest'anno: una squadra senza idee che corre a caso, prendendo quel che capita, giorno per giorno. 16° posto finale, come nel Tour de France, senza entrare mai nella top ten di tappa, ma a cosa serve? E ovviamente, è il migliore del suo team.

Jurgen Van Den Broeck - 4
Una delle grosse delusioni di questa Vuelta: sin dalle prime tappe capisce che non potrà far classifica e si defila, magari per piazzare un affondo sulle montagne. Ma l'epidemia virale che colpisce la Lotto Belisol lo costringe al ritiro a metà corsa.

Damiano Cunego - 3
Dulcis in fundo, l'uomo che da dieci anni fa discutere l'Italia del pedale, qualsiasi cosa faccia ma soprattutto non faccia, e questo è il caso. Secondo le direttive federali non verrà convocato ai mondiali, ma anche senza di esse avrebbe senso chiedersi se sarebbe potuto essere utile alla causa azzurra: in queste condizioni, probabilmente no. Sono due anni che Cunego chiude la stagione molto peggio di come la comincia, probabilmente un quarto Lombardia non arriverà mai (contenti di essere smentiti dai fatti).

Nicola Stufano

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