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Vuelta a España 2012: La fuga scaglia per primo Piedra - Rodríguez, ottima difesa ai Lagos de Covadonga | Cicloweb

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Vuelta a España 2012: La fuga scaglia per primo Piedra - Rodríguez, ottima difesa ai Lagos de Covadonga

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Antonio Piedra, vincitore a sorpresa della difficile tappa dei Lagos de Covadonga © BettiniphotoPotremmo dire che il risultato dei Lagos de Covadonga è un no contest tra i tre rivali che si stanno giocando la Vuelta a España 2012: Joaquim Rodríguez, Alberto Contador e Alejandro Valverde hanno ormai distanziato forse definitivamente il quarto uomo, Chris Froome, ma tra di loro non s'è mosso nulla, al termine della 15esima tappa della corsa iberica. Sono arrivati insieme, a un traguardo che era già stato tagliato da diversi minuti da diverse persone (ovvero: è arrivata la fuga), e quindi non ci sono stati neanche i distacchetti segnati dagli abbuoni tra l'uno e l'altro.

In realtà sappiamo benissimo che l'esito di questo arrivo in quota è del tutto favorevole a Rodríguez, il quale difende un vantaggio che resta esiguo (solo 22" su Contador, però su Valverde ha già 1'41"), ma si trova a dover affrontare un'insidia in meno: nemmeno ai Lagos la sua leadership è stata scalfita, quindi avanti così, barra a dritta verso Cuitu Negru (in programma domani), e poi, superato quello, resterà solo la Bola del Mundo sabato a mettere in discussione il successo di Purito.

Non l'avremmo pronosticata proprio così, alla vigilia, ma ormai s'è detto di tutto e di più in queste due settimane, e giorno per giorno il corridore della Katusha ha dimostrato sempre più di meritare la posizione che occupa, legittimando con tre vittorie di tappa il suo primato in classifica e non scomponendosi di fronte agli attacchi di un Contador che ha messo in campo decide di scatti, senza riuscire a guadagnare un secondo sull'avversario.

Proprio a causa dei ripetuti successi di JRO (e soprattutto dei conseguenti abbuoni), oggi si è capito presto che nessuno avrebbe lavorato per annullare la fuga del giorno: la Saxo Bank l'ha fatto ieri e il risultato è stato che Joaquim ha messo altri 9" tra sé e Alberto; anche la Movistar (che aveva anche un uomo in fuga) non si è voluta accollare la responsabilità; e allora, visto che alla Katusha andava pure bene lasciare spazio all'attacco da lontano, ecco che in avvio di tappa si sono mossi in 19, selezionatisi via via fino a rimanere in 10: Lastras, Mondory, Kashechkin, Seeldraeyers, Pérez Moreno, De La Fuente, Piedra, Reynes, Geschke e Lagutin.

La selezione che ha prodotto questo drappello si è verificata principalmente sulla discesa del Puerto de Pajares, dopo circa 35 km di tappa; in quel frangente anche il gruppo è esploso in mille frammenti, ed è rimasto attardato Valverde, che ha dovuto recuperare un minutino (impresa centrata senza troppi problemi a fine discesa). I dieci hanno trovato rapidamente un buon accordo, e sono volati fino a un vantaggio massimo di un quarto d'ora, a circa 50 km dalla conclusione.

Superata tutti insieme la salita del Mirador del Fito, a 40 km dal traguardo, i battistrada hanno dovuto attendere l'ascesa verso i Lagos de Covadonga per selezionarsi. Il più in palla sembrava Kashechkin, e invece a 11 km dal traguardo è scattato Antonio Piedra Pérez, e non l'hanno più visto. Quasi 27 anni, quest'anno all'esordio con la Caja Rural dopo un quadriennio in Andalucía, in questa stagione Piedra aveva vinto il GP Rogaland in Norvegia, e per ritrovare un altro successo dobbiamo risalire a una tappa del Giro del Portogallo 2009.

Insomma, a Covadonga è arrivato per Antonio il successo più prestigioso in una carriera costellata da tante fughe e pochi festeggiamenti. Lungo la salita il sivigliano è andato peraltro fortissimo, tanto che al traguardo c'erano 2'02" tra lui e i primi inseguitori (nell'ordine, Pérez, Mondory e De La Fuente), mentre i primi big sono arrivati 9'25" dopo di lui.

Ecco, i big. Una volta approdato alla salita conclusiva, il gruppo è stato sferzato da una bella trenata della Saxo Bank, ma poi la formazione danese ha cambiato tattica rispetto ai giorni scorsi, e anziché tenere un'andatura alta in preparazione di uno scatto di Contador, ha iniziato a muovere i suoi luogotenenti, impegnati a loro volta in ripetuti scatti prima che si muovesse il capitano. E così abbiamo visto successivamente gli attacchi di Navarro, Hernández, Majka, ai quali si sono via via affiancati ora Quintana ora Antón, ora Gesink ora Verdugo, ora Txurruka ora Marcos García.

Il gruppetto dei più forti era comunque lì in zona, a parte Froome che già a metà salita ha iniziato a soffrire e a fare l'elastico. A quel punto allora Valverde, il più interessato a una débâcle del britannico (con cui si sta contendendo il podio), è scattato: mancavano poco più di 6 km al traguardo, e all'attacco del murciano hanno risposto prontamente Contador e Rodríguez. In quel momento c'erano poco avanti Antón, Verdugo e Quintana, e sono stati rapidamente ripresi. Ma se i due uomini della Euskaltel hanno subito ceduto, Quintana è stato bravo a resistere per dare una preziosissima mano al suo capitano Valverde.

L'aiuto del colombiano consisteva nel tirare per riportare sotto Alejandro quando gli scatti di Contador creavano quel distacco che però non cresceva, permettendo agli immediati inseguitori di rientrare. È successo una serie di volte che pareva infinita: ai 5 km, ai 4.5, ai 3.5, ai 2.8, ai 2.5. L'andamento, sempre lo stesso: prime pedalate di fuoco per il madrileno, che però dopo aver allungato si ritrovava alle calcagna JRO, e dopo qualche secondo anche Valverde con Quintana. L'ennesima conferma che gli scatti di Alberto in questa Vuelta fanno male ma non malissimo, e soprattutto non sono seguiti da un ritmo alto e buono per tenere a distanza gli avversari.

Ai 2 km Quintana si è addirittura prodotto in un contropiede, ma nello spazio di 500 metri il terzetto delle meraviglie si è riportato sotto, e la volata ha premiato Valverde, che all'undicesimo posto ha preceduto JRO e Contador. Da loro Quintana ha perso nel finale 13", mentre Antón si è più o meno gestito ed ha tagliato il traguardo a 23" dal terzetto. A 35" un drappello corposo con tra gli altri Gesink, Anacona, Talansky, Moreno e Froome (che ringrazia ancora una volta Urán e Henao per essersi spesi moltissimo per la sua causa).

Tra gli uomini di classifica ha sofferto più degli altri Roche, che ci ha rimesso 1'30" dai tre tenori e 55" dagli altri rivali per la generale. Il suo compagno Nocentini, arrivatogli poco davanti, è stato il primo italiano al traguardo (28esimo), mentre Capecchi, 34esimo, ha pagato 2'06" a Rodríguez e soci.

La generale dice che, a meno di clamorose imprese di altri corridori, Rodríguez dovrà curare solo Contador e Valverde (i distacchi li abbiamo riportati sopra: 22" e 1'41" rispettivamente). Un Froome in netto calo è ancora quarto a 2'16" dalla vetta, Dani Moreno è quinto a 4'51", quindi abbiamo Gesink che a 5'42" precede Talansky (6'48") e Ten Dam (7'17"), i quali hanno scavalcato Roche, ora nono (a 7'21") davanti ad Antón decimo a 7'39". A ridosso della top ten sempre Marczynski e Niemiec, mentre Capecchi ha perso terreno e ora è 18esimo a 11'24" da Purito.

Domani Cuitu Negru: è in pratica il Puerto de Pajares (nel versante affrontato oggi in discesa in avvio di tappa), più un'aggiunta di 6 km durissimi fino al traguardo. Il bello è che la difficile ascesa finale è preceduta da un paio di altre salite interessanti, il Puerto de San Lorenzo e l'Alto de la Cobertoria. Ma mentre il primo è troppo distante (il Gpm è a 82 km dal traguardo), il secondo svetta ai 42 km, e potrebbe anche suggerire a qualcuno un attacco da lontano: azzardo sì, ma nemmeno troppo (avendo le gambe): dalla vetta della Cobertoria ci sono 10 km di discesa e 13 di falsopiano in salita (ma punteggiato da un paio di strappi tosti), prima dell'inizio dei 19 km conclusivi, tutti ben all'insù.

Se Contador non ha ormai capito che attaccare Rodríguez negli ultimi chilometri di salita è una tattica controproducente, dovrà fare qualche ripetizione ai corsi serali di perspicacia; se - come crediamo - l'ha capito, potrebbe provarci seriamente dalla distanza: in fondo cosa avrebbe da perdere? A temporeggiare ancora, invece, rinviando magari l'assalto frontale alla tappa di Bola del Mundo (ma potrebbe essere tardi!), rischia seriamente di rimetterci una Vuelta che era partito per vincere, e che giorno per giorno gli sta sfuggendo via.

Marco Grassi

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