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Vuelta a España 2012: The coming of Cummings - Fuga vincente, Viviani staccato solo nel finale

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Stephen Cummings, primo al traguardo di Ferrol © BettiniphotoQuando si dovranno fare le valutazioni sull'importanza o meno degli abbuoni in una gara a tappe, non potremo evitare di fare un confronto tra le tante fughe arrivate in porto tra Giro e Tour (in Francia sono state una marea, in pratica quasi una tappa su due ha visto arrivare l'attacco a lunga gittata), e il minore spazio che tali azioni stanno avendo alla Vuelta. Tantopiù in una gara equilibrata, quei secondi in palio al traguardo fanno gola, per cui vediamo diverse squadre impegnarsi a fondo per annullare gli attacchi di giornata (e la tappa di ieri è stata un esempio lampante in questo senso), cosa che accadeva meno nelle frazioni senza abbuoni del Giro, o per tutto il Tour.

Oggi la Vuelta ha visto la riuscita, per l'appunto, di una fuga, la seconda di questa edizione. E il vincitore della prima, Simon Clarke, era presente anche tra gli attaccanti di oggi, quindi possiamo desumere che o ha un grande fiuto per questo tipo di azioni, oppure sa essere personalmente determinante quando ci si impegna. Con l'australiano, il connazionale e coéquipier Cameron Meyer (già all'attacco ieri), Cummings, Gerdemann, De Gendt, Flecha ed Elia Viviani, che ha deciso di farsi vedere in questo per lui estemporaneo ruolo, dopo averle provate tutte per battere Degenkolb allo sprint.

La fuga a 7, partita al km 42, non è che abbia avuto vita granché facile, se è vero che il vantaggio massimo, toccato intorno al km 70 (a 100 km dal traguardo), non raggiungeva i 3'50". Ma i battistrada sono stati bravi a gestirsi sull'interminabile mangia&bevi rappresentato dal percorso fino alla sede d'arrivo di Ferrol (da cui si transitava una prima volta a 26 km dalla conclusione), e hanno approfittato anche di una particolare situazione creatasi in gruppo: ovvero, chi gliela fa fare alle squadre dei velocisti rivali di Degenkolb di tirare per arrivare a una volata che sarà vinta quasi certamente dal tedesco (che fin qui ha fatto 4 su 4)?

E allora il peso dell'inseguimento è ricaduto tutto sulle spalle dei compagni di John; il problema è che quando la Argos ha finito di spremere per benino i suoi uomini, rimanevano ancora un 40" da recuperare ai 7: eravamo ai 10 km e Degenkolb in prima persona si è speso per tentare di ricucire, andando a chiudere ad esempio su un contrattacco di Tiralongo. Ma quando, dopo che ai 10 km sono usciti dal gruppo Kashechkin, Steegmans e Dani Moreno, si è esaurita la breve fase di attachci dal plotone (che aveva permesso di riavvicinare i battistrada fino a poco più di 20"), quelli davanti hanno ripreso a guadagnare.

Ai 7 km, su uno strappetto, Flecha ha proposto uno scatto dei suoi, e per un tratto il corridore della Sky ha tenuto in testa da solo, ma poi ha subìto il rientro di Cummings, quindi Gerdemann, Clarke e Meyer, De Gendt. L'unico a non aver potuto ricucire è stato proprio Viviani, che naturalmente soffriva le salite più degli altri, e che è stato rapidamente risucchiato dal gruppo, insieme a Kashechkin, Steegmans e Moreno. I sei di testa, senza più lo spauracchio del velocista italiano che li avrebbe potuti tranquillamente battere, hanno ripreso un buon ritmo e messo abbastanza tra sé e il gruppo da essere tranquilli per il finale.

Restava da capire come si sarebbe sviluppato questo finale, e ci ha pensato Cummings a proporre la soluzione: scattato forte ai 4 km, il britannico è risultato imprendibile, malgrado gli sforzi soprattutto di Meyer e Flecha, che però più che transitare, nell'ordine, al secondo e al terzo posto a 4" dal corridore della BMC, non hanno potuto fare. Per Cummings vittoria tra le più prestigiose in carriera, certo al livello della Coppa Bernocchi 2008, e premio per un gregario tra i più apprezzati in gruppo.

A 14" sono giunti Clarke, Gerdemann e De Gendt, a 40" il gruppo con Degenkolb che si è dovuto accontentare di vincere la volata per il settimo posto davanti a Davis, Swift e Mondory. Undicesimo il primo italiano, Davide Cimolai. In classifica non si muove nulla, Rodríguez ha sempre quei 13" su Contador e 51" su Froome, con Valverde quarto a 1'20" e Gesink quinto a 2'59".

Invece domani qualcosa si muoverà eccome, visto che la frazione che arriva in quota a Puerto de Ancares (prima di un terzetto terribile coi Lagos de Covadonga domenica e Cuitu Negru lunedì) chiamerà i big a una lotta faccia a faccia. La tappa sarà breve (poco meno di 150 km), ma ha 5 salitelle già prima dell'Alto de Folgueiras de Aigas (prima categoria con vetta a 24 km dalla conclusione), che a sua volta precede la scalata finale fino alla sede d'arrivo. Per Rodríguez si tratterà di difendersi: se è il Joquim visto sin qui, potrebbe riuscirci brillantemente.

Marco Grassi

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