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Vuelta a España 2012: Citizen John, quarto potere - Ancora Degenkolb a Sanxenxo. Bennati chiude 3°

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A Sanxenxo John Degenkolb coglie la quarta vittoria in questa Vuelta © Bettiniphoto

Va bene che alla Vuelta a España non ci sono Cavendish o Greipel, però non è che John Degenkolb stia ottenendo le sue vittorie contro un gruppo di passanti. E se un successo può essere addirittura casuale, quattro (su quattro volate) iniziano a rappresentare uno score che non può più essere sottovalutato. Il tedesco sta facendo scalare posizioni su posizioni alla sua Argos-Shimano, nella virtuale classifica dell'efficacia nel corso della stagione: la squadra olandese si regge praticamente su di lui e sul sodale Kittel, a livello di risultati, e ciò significa due cose: che l'anno prossimo si dovrà rinforzare; e che il valore di ognuna di queste vittorie di John è elevatissimo.

La decima tappa della Vuelta poteva trovare un grande sbocco di spettacolo se solo ci fosse stato l'atteso vento dell'Atlantico a spazzare il litorale galiziano e, con esso, il gruppo che di lì passava; la mitezza della giornata, invece, ci ha consegnato una frazione di trasferimento pedalato, dopo il ponte aereo per Ponteareas (non si può dire che non ci sia una coerenza di fondo...) che ha transumato il gruppo da Barcellona domenica sera. Per qualcuno, l'occasione, oggi, di aggiungere un giorno di riposo a quello ufficiale consumato ieri; per altri, due in particolare, il modo per mettersi in mostra con una fuga partita al km 0.

I due peones erano Javier Aramendia, già spesso in azione nel corso della Vuelta, e Francisco Palomares, alla prima uscita garibaldina nella gara iberica. I due non hanno avuto vita facile: un terzo, Sijmens, ha vanamente provato all'inizio a rientrare sulla coppia di testa, ma soprattutto ci hanno provato successivamente Terpstra e Keizer, scattati al km 21; la presenza del corridore della Omega Pharma ha fatto sì che il gruppo si mettesse a tirare per riprenderlo, e ciò ha impedito che il vantaggio dei due spagnoli al comando si ampliasse più di tanto; e solo al km 60 è stata toccata la punta massima, con 6'40".

Il gruppo ha controllato senza alcun problema, ha avvicinato a meno di un minuto i due già a 50 km dal traguardo, poi c'è stato un rallentamento (per non annullare la fuga troppo presto) seguito da un fischiatissimo tentativo di contropiede di Ligthart, che approfittando dell'andamento lento del plotone è scattato per restare qualche chilometro a bagnomaria, quindi rialzarsi (di fatto si è quasi fermato) e ricevere gli applausi di sberleffo da parte di alcuni dell'avanguardia del gruppo.

In un modo o nell'altro, Palomares e Aramendia sono stati raggiunti ai -33, e lì è partita una lunghissima trenata fino all'arrivo, operata ora dagli Orica, ora dai Katusha, ora dagli Sky. Proprio quando tiravano i nerazzurri di Gran Bretagna, a 10 km dalla fine, un ventaglio ha fatto fuori qualche decina di corridori, tra cui un Cobo ormai arreso per quanto riguarda la generale, e i compagni di Froome Henao e Porte.

Dopo che la FDJ e la RadioShack hanno tenuto i propri uomini in testa al gruppo dai -3 fino all'ultimo chilometro, è stato proprio l'alfiere del team americano, Daniele Bennati, a impostare per primo la volata, lunghissima, ai 300 metri. L'azione dell'aretino era stata ben preconizzata da Degenkolb, che non aveva mancato di prendere la ruota di Daniele per saltarlo poi ai 200 metri. Il tedesco ha tenuto alla grandissima fino al traguardo, respingendo il ritorno (che pure c'è stato, e ben evidente) di Bouhanni e dello stesso Bennati, duro a morire; e alla fine ha esultato, sempre John, davanti al campione nazionale francese, all'italiano, a Meersman piazzatosi al quarto posto, e a Manuel Cardoso. Viviani oggi non è andato oltre la decima posizione, e al dodicesimo posto troviamo pure un Ballan evidentemente parecchio in palla.

In classifica, di sostanziale, cambia nulla: Rodríguez è sempre in rosso con 53" su Froome, 1' su Contador, 1'07" su Valverde e 2'01" su Gesink. Purito domani avrà un difficile compito, quello di difendersi nella cronometro di 39 km tra Cambados e Pontevedra: a metà del percorso l'Alto Monte Castrove promette di rendere la prova non limitata agli specialisti puri, e sarà interessante vedere quanto le carte possano essere rimescolate dalla salita (che consta di 10 km di scalata, seppur facili) e dalla successiva discesa: non sarebbe infinitamente sorprendente scoprire che JRO ci rimetterà un minutino o poco più, su un percorso del genere, rispetto a Froome e Contador.

Marco Grassi

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