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Vuelta a España 2012: Valverde la freccia, Rodríguez la roccia - Contador beffato all'arrivo. Froome cede 15" | Cicloweb

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Vuelta a España 2012: Valverde la freccia, Rodríguez la roccia - Contador beffato all'arrivo. Froome cede 15"

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Alejandro Valverde di rabbia vince lo sprint su Rodríguez e Contador a Collada de la Gallina © BettiniphotoNon si fosse ancora capito, oggi Alejandro Valverde ha confermato a tutti che tra gli eventi principali che hanno caratterizzato la sua prima settimana di gara, e cioè tra la vittoria di Eibar e la caduta di Valdezcaray (in seguito alla quale ha perso 55" dai rivali di classifica), ad essere dotato di carattere episodico era il secondo e non il primo. In altri termini, il vero Valverde di questa Vuelta è quello che oggi, come già sull'Alto de Arrate, si è messo tutti dietro, andando a vincere la terza tappa in otto giorni (e già, perché non dobbiamo dimenticare la cronosquadre d'apertura).

Dopo un Tour difficoltoso, in cui praticamente mai si è espresso ai livelli che gli erano consoni prima dello stop per doping, c'era onestamente un po' di scetticismo intorno all'idea che Alejandro potesse dire la sua in una classifica - quella della Vuelta - per la quale già sulla carta non eran pochi i pretendenti. Non si poteva dubitare che l'avremmo visto vincere qualche tappa, come del resto ha fatto - per mezzo di una fuga a Peyragudes - alla Grande Boucle, ma vederlo alla pari di Contador, Froome e Rodríguez poteva apparire azzardato. Se qualcuno avesse scommesso su questa eventualità (ma era quotata?) avrebbe intascato bei soldini, almeno per quel che riguarda la prima settimana della corsa iberica.

La Collada de la Gallina, in territorio andorrano, era il quarto arrivo in salita della Vuelta 2012, di certo più duro dei tre che l'hanno preceduto, visto che le pendenze degli ultimi 4 km di scalata (sui 7 totali) erano da brivido. Per arrivare fin lì, però, il gruppo ha dovuto percorrere i primi 170 km della tappa, e un passante potrebbe pensare che nel plotone ci fosse una certa impazienza di misurarsi con quelle pendenze finali, visto che la tappa è scorsa via velocissima. A oltre 52 orari la prima ora, con la Sky e la Katusha a tenere alto il ritmo e ad annullare ogni tentativo d'evasione.

Solo al km 75 ha potuto prendere quota una fuga a 6, comprendente Ramírez Abeja, Aramendia, Moinard, Buffaz, Keizer e Cameron Meyer. Per il sestetto il vantaggio massimo è stato toccato al km 120 (con 9'30" di margine sul gruppo), dopodiché ancora e soprattutto la Sky ha lavorato a fondo per riportare a tiro gli evasi.

Quando, a 20 km dalla conclusione, e in concomitanza con le prime rampe dell'Alto de la Comella (penultima salita di giornata), due dei fuggitivi (Aramendia e Keizer) hanno alzato bandiera bianca, il vantaggio sul gruppo era sceso a 3'. Una mano alla Sky l'ha dato la Saxo Bank, per un breve tratto dopo la discesa dal Comella e prima dell'inizio della Gallina. Ma già quando si è ricominciato a salire, ai -7, la Sky ha nuovamente preso il comando delle operazioni.

Il ritmo imposto dai nerazzurri ha subito selezionato il gruppo, ma insieme ai passisti che si staccavano (i velocisti li avevamo persi sulla salita precedente) sono andati in difficoltà anche Quintana e Cobo, ovvero due dello "stato maggiore" della Movistar. Giornata no per gli uomini di Unzué? No, come sappiamo.

Ai 5 km, con Henao a tenere un'andatura regolare benché sostenuta (e con Contador in ferrea marcatura su Froome), il margine del quartetto di battistrada era sceso a 1'. Nel giro di un chilometro abbastanza battagliato tra i 4, prima Moinard, poi Buffaz e infine Ramírez non hanno retto al ritmo di Meyer, che così è rimasto solo davanti, mentre dietro poco dopo avrebbe iniziato a infuriare la lotta tra i big.

A poco più di 3 km dalla vetta, ecco il primo affondo di Valverde. Il murciano in maglia bianca (indossata dal leader della combinata, ovvero da chi tra classifica generale, a punti e dei Gpm, ha la somma dei piazzamenti più bassa) è scattato secco, e poi ha trovato pure un'insperata mano da parte di Ramírez, che, incontrato strada facendo, ha fatto una trenata per favorire il vecchio collega Alejandro. Malgrado l'improvvisata alleanza di Valverde, il trenino degli altri, guidato da Froome con Contador, Rodríguez e Dani Moreno, non era lontano, ed è rientrato nel giro di 500 metri (sembrano pochi, ma ricordiamo le pendenze assassine del finale), malgrado un secondo tentativo del capitano Movistar di andarsene.

Ai 2.5 km è stato Froome a scattare, e Contador, giocando di rimessa (e senza collaborare col britannico) si è messo in scia, mentre né Valverde né JRO sono riusciti a reagire immediatamente; ai 2 km ecco che Froomy e Conty sono piombati su Meyer, che però anziché lasciarsi morire è rimasto - seppur a fatica - in scia. In ogni caso, il fatto che Froome avesse qualche problema a cambiare marcia (proprio nel senso che s'è dovuto praticamente fermare per cambiare rapporto), e che Contador non ci pensasse minimamente a tirare un po', ha facilitato il compito degli inseguitori, sicché Valverde e Rodríguez, con l'aiuto di Moreno, luogotenente della maglia rossa, si sono rifatti sotto.

Rispetto ai quattro protagonisti assoluti della Vuelta, c'erano in più Meyer e Moreno, ma niente paura, nell'ordine sono stati spazzati via da una nuova accelerazione di Froome a 1.5 km dalla vetta; ai 1300 metri Rodríguez ha fatto presente a tutti la sua volontà di conquistare un'altra tappa (dopo quella di Jaca), ed è scattato, ma Contador l'ha tenuto bene, mentre Froome e Valverde sono rientrati con un paio di pedalate in più. Al triangolo rosso dell'ultimo chilometro il britannico, insofferente nella morsa dei tre spagnoli, ha tentato un ultimo cambio di ritmo, ma ben più deciso ed efficace è stato Contador, agli 800 metri: il campione di Pinto è partito benissimo, e ha scavato subito un buon margine sugli altri tre.

Il problema di rampe con pendenze così dure, però, è che il rischio di piantamento è sempre dietro l'angolo. Ne abbiamo viste di Frecce Valloni che parevano già assegnate agli 800 metri, o anche ai 400... e in effetti proprio ai 400 metri l'immagine del Contador vittorioso è stata più potente che mai: sbucando da quei tornanti inerpicati all'inverosimile, il capitano della Saxo non vedeva nemmeno gli avversari alle sue spalle; positivo dal punto di vista del morale (non si subisce l'effetto ansia da recupero), ma negativo perché Alberto non ha potuto vedere la fantastica trenata con cui JRO ha staccato Froome e ha risucchiato in avanti anche Valverde.

Probabilmente non sarebbe cambiato niente, se Contador si fosse accorto che gli inseguitori erano in rimonta: è da escludere che in quel frangente Alberto si stesse minimamente gestendo, stava semplicemente dando tutto per tornare a vincere 7 mesi dopo le ultime affermazioni al Tour de San Luis; soprattutto, per tornare a vincere dopo la squalifica. Ma come notavamo l'altro giorno, al madrileno manca ancora un tantino per essere al top (perlomeno al top che può essere raggiunto oggi dopo oltre 6 mesi di inattività); il che non vuol dire che quel top non venga presto raggiunto, ma nel frattempo può capitare di subire una rimonta come quella che completiamo ora di descrivere.

Quando Contador ha visto sbucare Rodríguez e Valverde ha subìto un minimo di contraccolpo e si è quasi completamente piantato, sull'ultima curva della tappa, mentre Valverde spuntava velocissimo dalla ruota di JRO e andava direttamente a vincere, precedendo il vecchio compagno di squadra e relegando Contador solo al terzo posto. Un dato positivo per Alberto però c'è, e risiede nell'aver staccato per la prima volta Froome. Il corridore della Sky, infatti, in quei 300-400 metri finali ha perso 15" dai rimontanti (e quindi da Alberto), e anche se non ne fa certo un dramma (le dichiarazioni post-tappa sono state improntate alla serenità) non può certo essere contento di aver avuto questo momento di appannamento.

Anche perché in classifica Rodríguez si rafforza, e ora i secondi che lo separano dal secondo (appunto Froome) sono 33. Contador è terzo a 40", Valverde quarto a 50 (e il tempo perso nella caduta, lo ricordiamo, ammontò a 55"...); dopodiché c'è un'altra Vuelta, quella degli altri, di quelli che non sono questi quattro corridori.

I primi a tagliare il traguardo di Andorra dopo il quartetto delle meraviglie sono stati l'utile Moreno (a 23"), quindi la discreta coppia formata da Intxausti (che ha pagato anche lui cara la caduta di Valdezcaray) e Antón (che forse è in crescita); la rivelazione Anacona ha chiuso all'ottavo posto a 39" (insieme a Gesink nono), quindi Niemiec (decimo a 42") ha preceduto di poco Talansky. Il primo italiano alla Collada de la Gallina è stato Nocentini, arrivato 13esimo (e preceduto dal compagno Roche, con lo stesso ritardo di 1'02" da Valverde), mentre Capecchi è transitato in quindicesima posizione a 1'06".

Notizie meno buone per gli altri italiani, con Tiralongo che ad esempio ha pagato 6'26", Santambrogio (che aveva fatto bene a Jaca) 9'10", mentre Cunego è decisamente uscito da qualsiasi classifica, arrivando dalle parti degli sprinter, a 16'26". Speriamo sia tutto calcolato, in vista di una seconda settimana all'arrembaggio per il veronese.

La generale, come dicevamo, al momento è tutta incentrata nella lotta a 4 per la maglia rossa. A ridosso dei primi c'è sempre Gesink, quinto a 1'41" davanti a Moreno (sesto a 1'48"). L'altalenante Roche è settimo a 2'14", Antón è ottavo a 2'47", e la top ten è chiusa da altri due Rabobank, con Ten Dam che al momento va meglio di Mollema e lo precede (2'58" e 3'07" i rispettivi distacchi da JRO); Capecchi tutto sommato continua a disimpegnarsi discretamente, è dodicesimo a 3'20" e senza la caduta (la stessa di Valverde) ora sarebbe all'altezza dell'ottava posizione. Un risultato (la top ten in generale) che pare comunque alla portata del capitano Liquigas.

Domani la nona tappa, da Andorra a Barcellona, sarà un'occasione per lustrarsi gli occhi con le immagini delle bellezze della città catalana, ma anche con un finale da seguire con molta attenzione, perché tra il gruppo e l'epilogo in volata ci sono di mezzo il Montjuich e un chilometro finale particolarmente "teso". Ciò non toglie che il Degenkolb visto sin qui resti - magari domani con avversari un po' diversi da quelli affrontati nelle precedenti volate - il favorito d'obbligo.

Marco Grassi

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