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Vuelta a España 2012: Molte alleanze, poco fair-play - Valverde cade, Sky non aspetta. Il murciano accusa e cerca alleati

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La Sky tira in pianura aprendo diversi ventagli. Alle spalle Valverde (ma non solo) era alle prese con una caduta © lavuelta.com

L'immagine del giorno della Vuelta è sicuramente quella di Alejandro Valverde, ancora in maglia rossa e piuttosto alterato, fermo davanti al pullman Sky a discutere con Nicolas Portal, direttore sportivo dei rivali a questa Vuelta dopo esser stato per ben quattro anni gregario di Alejandro. «Non hanno avuto le palle di fermarsi». È questa la pesante accusa lanciata dall'embatido, al quale fa eco Unzue che rincara la dose: «Sono stati loro a provocare la caduta quando hanno accelerato. Dovevano fermarsi perchè non è possibile che non si siano accorti di una caduta di 20 corridori».

Insomma, gli Sky hanno accelerato il passo mentre dietro la Movistar raccoglieva i cocci, sorpresa in gruppo (ben 5 i caduti) nell'incidente. Portal, ovviamente, smentisce questa versione dei fatti. È in ogni caso evidente che non ci sia stata nessuna pietà per il leader della corsa, come raramente si è visto dai tempi di Coppi, Anquetil e degli attacchi al rifornimento.

Ma ve lo immaginate un Armstrong, o un Wiggins, o un Evans in maglia gialla, che cadono nelle fasi calde di una corsa e il gruppo tira dritto come se nulla fosse? No, non ve lo immaginate, anche perché nel caso di Armstrong al Tour 2003 abbiamo la controprova che la corsa mai si sarebbe mossa se il suo boss fosse incappato in una difficoltà. 

Valverde invece non è un boss, anzi è un reietto, macchiato da una squalifica per doping e per questo meno degno di rispetto secondo alcuni osservatori. E non ha nemmeno la nomea del corridore che dà spettacolo, anzi va detto che gli viene spesso e volentieri dato del succhiaruote, perciò non riscuote neanche l'approvazione degli appassionati legati al ciclismo d'attacco, come potrebbe essere, chessò, per un Contador.

Probabilmente i corridori non la pensano in un modo così drastico ma di certo non sono andati per il sottile, e non si parla solo del team Sky. Dopo che i britannici hanno spaccato in quattro il gruppo col loro ritmo forsennato per una decina di chilometri, gli si sono affiancati i Katusha, ben giustificati dalla volontà di approfittare della situazione e portare Joaquim Rodríguez in maglia di leader (e così è stato), ma soprattutto i BMC, i quali han lasciato perplessi il pubblico e probabilmente anche qualcuno in ammiraglia.

A che pro la squadra americana avrebbe dovuto tirare, in una situazione simile? Per promuovere il mediocre capitano Morabito, finito ieri a 50" da Valverde e che, se tutto va bene, può puntare a un decimo posto nella Vuelta? Decisamente poco credibile. Il discorso della vittoria di tappa è anche da scartare, visto l'enorme vantaggio che la fuga aveva irrimediabilmente guadagnato. E non si parli di soldi, per carità: non siamo certo al Giro del Campanile, dove una squadra dilettantistica italiana di grido promette soldi a formazioni est europee per tirare (e comunque la BMC non sembra proprio la squadra che ha bisogno di arrotondare, anzi, è spesso passata per la formazione col budget maggiore). Allora cosa ha spinto gli uomini di Lelangue ad appoggiare l'azione Sky?

Non sarebbe da escludere un gentleman's agreement alla base di tutto ciò, che spinge le due formazioni a scambiarsi aiuto anche quando gli interessi non coincidono pienamente. Uno scambio di favori, insomma: bisogna pur sempre ricordarsi che al Tour de France, nella tappa di Foix (quella nota per i chiodi sparsi sull'asfalto) furono gli uomini di Brailsford a far fermare tutti quando Evans forò in cima al Mur de Péguére, prima ancora che ci si fosse resi conto che la situazione impedisse il regolare svolgimento della prova. 

Viene dunque rivisto sotto un'altra ottica il fair-play della Sky in quella giornata, che oggi appare tremendamente peloso e personale, e sarà il caso che Froome e soci si aspettino agguati in futuro, quando la situazione volgerà a loro svantaggio. In tutto questo schema Contador sembra volersi collocare da battitore libero: né dalla parte di Valverde né dalla parte dei rivali, ma dalla sua. Non ha messo nessuno a tirare in pianura (e d'altronde alcuni suoi uomini, tra i quali il prezioso Majka, erano rimasti attardati), ma si è affidato a Navarro per un attacco sulle rampe di Valdezcarray, quando Valverde sembrava esser riuscito ad avvicinarsi a sufficenza al plotone.

Persino in Movistar non si capisce bene chi sia dalla parte di Valverde e chi no: Beñat Intxausti, che era vicino alla conquista della maglia rossa (ma probabilmente non ne aveva a sufficenza per stare coi migliori in salita), si è dovuto fermare per aspettarlo, mentre Juanjo Cobo, pur non brillante ieri, è rimasto comodamente nella pancia del gruppo, convinto di poter dire la sua anche quest'anno. Cobo che non ha dato impressione di essersi integrato nella Movistar neanche questa volta; potrebbe essere un prezioso alleato per Valverde, ma il suo correre è da isolato.

Nei prossimi giorni magari ci smentirà, vedremo. In tutto questo marasma, Valverde dovrà trovarsi nuovi amici: gli unici che ha avuto oggi son stati i compagni di sventura, ovvero Eros Capecchi, finito a terra con tutta la Liquigas, e il Vacansoleil Rob Ruijgh, che ha dato un po' di cambi in salita. La Vuelta non è assolutamente terminata per lui ed oggi ha decisamente limitato quelli che potevano essere i reali danni, ma a questo punto toccherà ad Alejandro attaccare e senza compagni non sarà facile. Guardando in casa, l'aiuto potrebbe arrivare dall'Euskaltel, vero fiasco nella giornata odierna dove partivano da casa loro: nessuno dei baschi ha finito nel gruppo dei migliori ed Antón ha perso 30", ma tutto sta nelle reali capacità del basco e nella sua presunta volontà di riscatto.

Nicola Stufano

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