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Classica di San Sebastián 2012: Chiamatelo Luis León SanSeb - Assolo di 9 km, Sánchez rivince la corsa basca. Gerrans secondo

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Luis León Sánchez, vincitore della Classica di San Sebastián 2012 © Bettiniphoto

L'ultima versione della Classica di San Sebastián, già assaporata lo scorso anno, fatica ad entrare nelle grazie di molti appassionati: c'è un doppio Jaizkibel, è vero, ma c'è anche la metà della selezione che c'era col vecchio percorso. Il quid di spettacolo in meno dettato dalla nuova altimetria, deve quindi necessariamente essere controbilanciato da un colpo a sensazione, e se l'anno scorso ci pensò Philippe Gilbert (oggi nemmeno presente), stavolta è toccato a Luis León Sánchez mettere a segno un grande assolo, che gli è valso il secondo successo nella corsa basca, dopo quello del 2010.

Il murciano è reduce da tanta sfortuna, tra Tour de France (dove una caduta l'ha menomato - con incrinatura di uno scafoide - per diversi giorni) e Olimpiadi (dove la rottura della catena dopo 1 cm di gara l'ha subito messo fuori gioco nella cronometro). Comprensibile quindi una certa rabbia, la quale, si sa, se miscelata con una ottima condizione, può produrre effetti fragorosi, e oggi a Donostia (San Sebastián) ne abbiamo avuto una nuova conferma.

Sono stati Palomares e Aramendia, in rappresentanza delle due Professional spagnole che saranno anche alla Vuelta (Andalucía e Caja Rural), i fuggitivi da lunga gittata che hanno animato le prime ore di gara: partiti dopo 30 km, i due sono rimasti al comando fino al primo passaggio dallo Jaizkibel (-82 dal traguardo), ovvero per circa 120 km, con un vantaggio massimo, toccato al km 70, di 10'46".

In gruppo sono state più che altro Katusha e FDJ a inseguire, ma è stato il ritmo dei Movistar sullo Jaizkibel a rifinire il recupero sui due battistrada. Appena ripresi i quali, si è mosso per l'appunto un uomo di Unzué, ovvero il giovane colombiano Nairo Quintana, che ha preso il largo con Capecchi e su cui, in discesa, è rientrato pure il polacco Marczynski. Da qui in poi, non si è più cambiato registro: azioni di pochi uomini con pochi secondi di margine, e la possibilità per chi inseguiva, con qualche trenata ben assestata (ora della Euskaltel, ora della Katusha, ora della Astana), di rientrare più o meno rapidamente.

E infatti, vediamo il dettaglio: ripresi Capecchi, Quintana e Marczynski ai -65, si è mosso Tiziano Dall'Antonia, che è arrivato ad avere anche 40" (ai -58) prima di essere raggiunto, sull'Alto de Arkale, da Marczynski (ancora lui). La coppia è arrivata a sfiorare il minuto di vantaggio, prima che i singoli destini si dividessero al nuovo passaggio dallo Jaizkibel, allorché il polacco se n'è andato da solo lasciando Dall'Antonia alla mercè del gruppo. Ai 44 km, sempre sulla salita, Paulinho è emerso dal plotone e si è portato sul battistrada, ma quando ha capito che non ci sarebbe stato agio, si è rialzato, facendosi sostituire dal compagno Majka, a sua volta scattato e portatosi su Marczynski.

In cima i due polacchi si sono visti raggiungere da Henao, Gorka Izagirre e Valls, emersi dal gruppo, e questo quintetto ha gestito fino all'Alto de Arkale appena una ventina di secondi sugli inseguitori (i Movistar i più convinti nel frangente). Lì sull'Arkale, ultimo Gpm di giornata a 15 km dal traguardo, il drappello di testa ha perso via via prima Marczynski, poi Izagirre, quindi Valls, mentre Henao tentava un forcing; ma dietro c'era la Katusha che, con Losada, preparava il terreno per l'affondo di Joaquim Rodríguez: e infatti il catalano è scattato, ma troppo tardi per fare vera selezione.

Sulle prime JRO, sempre tampinato da un ottimo Ulissi, si è riportato - col toscano e con Valverde, Porte, LL Sánchez, Daniel Martin, Zubeldia, Gerrans e Majka, che era rimasto attaccato coi denti - su Henao. Un gruppetto molto interessante, ma troppo vicini gli avversari e quindi, tra la discesa e il tratto immediatamente successivo, i rientri da dietro si sono moltiplicati: prima Van Avermaet con Santambrogio, poi Capecchi con Ratto, Le Mével e Machado, poi ancora una pletora di altri corridori.

Ai 9 km, proprio in concomitanza di una nuova ondata di rientri, Luis León Sánchez ha vissuto il suo momento dell'adesso o mai più. Approfittando proprio del rallentamento provocato da quei rientri (chi tira? chi non tira?), e di un pezzetto di discesa su cui ha potuto prendere subito una buona velocità, il corridore della Rabobank si è messo in moto. Gli altri, sulle prime, hanno sottovalutato l'azione del murciano, forse influenzati dal fatto che mancasse ancora un po' di strada al traguardo. Ma non ci hanno messo molto, gli inseguitori, a rendersi conto che la frittata era quasi fatta.

Ci ha provato allora Porte, a uscire dal plotone per provare ad accodarsi da solo a LLSG; ma han fatto prima Rodríguez e Mollema, imitati poi da Valls e Santambrogio, a rientrare sull'australiano. E quando ai 6 km il drappello di inseguitori si è ricompattato con tutti gli altri, il fuggitivo aveva 8". È stata questa la fase decisiva: il battistrada ha guadagnato altri 5" prima dell'Alto de MiraCruz, una salitella su cui l'anno scorso Gilbert si involò verso la vittoria, e su cui Luis León ha vissuto oggi l'unico momento di appannamento. Da dietro il ritmo era più alto, sulla rampetta, tanto che ai 3 km Sánchez era sceso nuovamente a 9" di margine.

Ma quei 9" bastavano e avanzavano: e LuisLe non solo li ha conservati e difesi coi denti, ma ha anche incrementato nuovamente il vantaggio, su un gruppo che via via si è scontrato con le depression-frustrazione da obiettivo sfuggito.

Sánchez aveva vinto l'ultima volta appena un mese fa al Tour (malgrado lo scafoide, sì), e bisogna confessare che è sempre un piacere commentare i successi di corridori così tenaci e spettacolari, oltre che tatticamente genialoidi. L'azione del 28enne di Mula ha impedito quella che sarebbe stata una volata piuttosto corposa (poco meno di 30 atleti), una volata che invece è andata in scena in edizione a stimoli ridotti (ovvero valevole solo per il secondo posto). Gerrans l'ha comunque vinta con impegno, respingendo il bell'assalto di Meersman, e per l'australiano non può mancare qualche rimpianto per aver fallito di così poco una bella doppietta con la Sanremo.

Alle spalle di Meersman, poi, troviamo nell'ordine Le Mével, Mollema, Santambrogio (sesto e primo degli italiani), e poi Mads Christensen, Rodríguez, Florencio e, decimo, Diego Ulissi, autore di una prova molto interessante. Così come interessante è il piazzamento di Daniele Ratto, un 17esimo posto che si può leggere anche come "i talent scout della Liquigas hanno indovinato un altro giovane". Non degne di menzione ma nemmeno di bocciatura le prestazioni di alcuni corridori che saranno al via della Vuelta sabato (da Cunego a Cataldo a Nocentini), e che quindi sono presumibilmente ancora in carburazione; mentre Capecchi si è fatto almeno vedere, al contrario di Visconti che non ha avuto modo di tentare un attacco e ha chiuso con il ritiro.

Da segnalare infine che il 35esimo posto, a 3'42" dal vincitore, ottenuto indossando il dorsale numero 1 (omaggio alla grandezza) e una maglia sulle cui spalle campeggiavano i cinque cerchi olimpici, è ufficialmente l'ultimo piazzamento da professionista di Alexandre Vinokourov. A meno che il kazako non decida tra qualche giorno di fare un comunicato del tenore di "Potrei fare altre 3-4 corse": conoscendolo, non sarebbe nemmeno così improbabile...

Marco Grassi

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