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Eneco Tour 2012: Ballan ritrova la magia del Muur - Ale e Boom all'attacco, tappa all'italiano e corsa all'olandese

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Alessandro Ballan a segno a Geraardsbergen dopo aver domato il Kapelmuur © BettiniphotoNello stesso giorno delle Olimpiadi di Londra, si parva licet, si è chiuso anche l'Eneco Tour. Una gara che l'ormai lunghetta militanza nel World Tour, la massima serie delle corse internazionali, non contribuisce a rendere imprescindibile, ma che qualche momento godibile ce l'ha pur regalato, in questa settimana.

Se parliamo di volate, ricordiamo le due vittorie di Kittel e quella di Bos, ma soprattutto quella di Giacomo Nizzolo ad Aalter, e non solo e non tanto perché il ragazzo è italiano, ma soprattutto perché ha dimostrato una familiarità con le strade del Nord che ci regala una salutare boccata di speranza in ottica stagioni future.

Ricordiamo poi la supremazia degli Orica a cronometro: prima tutti insieme nella cronosquadre, poi con Tuft, che ieri ha vinto la prova contro il tempo di Aardoie e si è messo nella condizione di dover difendere il primato in classifica oggi nell'ultima tappa; e questa, l'ultima tappa, questa ce la ricorderemo con maggior piacere.

Intanto perché abbiamo rivisto il Muur, o Kapelmuur, o Grammont, un nome diverso per ognuno dei tre passaggi che hanno interessato la mitica salita di Geraardsbergen: e quando si vede quel muro, il cuore di appassionati si scioglie letteralmente. Anche se il clima non è quello a volte freddo di inizio primavera, anche se l'ambientazione agostana ci fa ancora una strana impressione, per queste zone (ciclisticamente parlando), il Muur è sempre uno spettacolo.

Il secondo motivo di piacere, oggi, è stato lo scoprire che Alberto Contador, proprio lui, il dominatore dei grandi giri, sulle salitelle (e le difficili strade circostanti) fiamminghe ci si trova che è una bellezza. Vederlo sgambettare allegramente nelle prime posizioni del gruppo anche quando la lotta si è accesa e ha chiamato all'azione i più forti specialisti del settore, è stata un'emozione su cui non avremmo scommesso alla vigilia. Sintomo certamente della grande voglia di pedalare che anima lo spagnolo dopo mesi di sospensione. Ma anche della versatilità del campione di Pinto, che però (e qui l'emozione si fa disillusione) difficilmente vedremo lottare fra 7-8 mesi tra muri e pavé. Ciò gli verrebbe anche naturale, come abbiamo appurato oggi; ma purtroppo cercare di vincere Fiandre e Tour non è un concetto che si adatti al ciclismo contemporaneo.

Il terzo motivo di piacere è il ritrovare Alessandro Ballan vincente sulle strade che l'hanno dapprima imposto all'attenzione generale, e poi lanciato verso le prestazioni migliori in carriera (al netto del Mondiale di Varese, çvsd). Il veneto ha vinto a Geraardsbergen, dopo aver attaccato in quello che potremmo definire "punto Ballan", ovvero a metà del Muur, lì dove partì per vincere il suo Fiandre nel 2007. Un esito, il successo, che la BMC dalle tante punte non è riuscita a raggiungere in aprile, ma che oggi arride al superteam rossonero: con qualche mese di ritardo, ma tutto arriva a chi sa aspettare. E ora vedremo come verrà impostata la squadra americana in vista della prossima stagione del pavé.

Detto ciò, torniamo indietro e citiamo i 9 uomini che, dopo 57 km di tappa (e a 157 dal traguardo) si sono messi in fuga: Burghardt, Mol, Neyens, Brutt, Hondo, Urtasun, Steegmans, Gerdemann e Van der Sande. Il gruppo, in una tappa dalle mille insidie, tutto voleva meno che lasciare agio ai coraggiosi, che sono perciò stati tenuti a una distanza di sicurezza inferiore ai 3'.

Una volta entrati negli ultimi 50 km di tappa, è stata proprio la Saxo Bank a mettersi in testa e forzare il ritmo. Per tenere Contador davanti e lontano dai rischi, abbiamo pensato; e invece, alla prova dei fatti, Alberto stava proprio bene e non è detto che non pensasse di lasciare un segno dei suoi. Anche Daniel Oss in questa fase è stato particolarmente attivo, ma sul taccuino restano soprattutto le forature di Van Avermaet, Boonen e del leader della classifica Tuft: il canadese si è ritrovato la ruota sgonfia a 40 km dal traguardo, e malgrado Keukeleire, lì presente, gli abbia rapidamente ceduto la sua, il cronoman della Orica ci ha messo una trentina di chilometri per rientrare sui primi.

Prima del secondo dei tre passaggi sul Muur, Quinziato è scattato, fungendo da avanguardia del gruppo, che sulle prime rampe della salita (a 28 km dal traguardo), ha ripreso i fuggitivi (oltre allo stesso Quinziato). Burghardt, che negli ultimi chilometri aveva saltato qualche cambio tra i fuggitivi, appena ripreso s'è rimesso in forcing, a beneficio del capitano Van Avermaet. Alle spalle dei due BMC, un Contador come detto sorprendente, ma davvero efficace sulle durissime rampe del Grammont. Mentre il plotone si frantumava, in cima sono rientrati sul terzetto di testa anche Tersptra, Oss, Gerdemann, Roelandts e Haussler, ma l'interessantissima azione si è spenta sotto i colpi dei Rabobank (e di Boom in prima persona: Lars era secondo in classifica - e quindi tra i più interessati a far corsa di vertice).

Ripresi gli 8 a 22 km dal traguardo, è partito in contropiede Bakelants, imitato poco dopo da Roelandts. Ma mentre quest'ultimo è stato ripreso ai 14 km, il corridore della RadioShack è rimasto al comando da solo (e con un vantaggio che a un certo punto ha pure lambito i 40") fino all'ultimo approdo al Muur. A quel punto, un gruppo rinfoltito da tanti rientri (tra cui quello di Tuft agli 11 km) ha reinglobato Bakelants, preparandosi a una nuova battaglia.

Una battaglia combattuta in prima linea ancora dalla BMC, che ha fatto un notevole forcing prima che Ballan, a 5 km dal traguardo, a metà del Muur, partisse secco. Van Avermaet, Boom, Contador e Gallopin hanno dato sulle prime l'impressione di poter tenere il trevigiano, ma tale impressione si è rivelata illusoria: ci è voluto un solitario scatto da acido lattico fino al cervello, operato da Boom, per riavvicinare lo scatenato Alessandro e rientrare in discesa.

La coppia non poteva essere meglio assortita: un uomo interessato al successo di tappa (Ballan) e uno a quello in classifica (Boom). Per trovare un accordo non è stato nemmeno necessario guardarsi. Dietro, invece, tra un rientro e l'altro, quell'accordo si è rivelato più difficile che mai da raggiungere. E allora Boonen - quelle noblesse! - ci si è messo in prima persona, a tirare per provare l'impossibile ricongiungimento a beneficio del compagno Chavanel (che in classifica pagava 12" a Boom). Ma tutto è stato vano.

Come da copione, Ballan è scattato sul rettilineo finale andando a prendersi la tappa; Boom ha solo controllato che nessuno lo superasse: tanto gli bastava per vincere la corsa, visto che il leader Tuft (l'unico a precederlo in classifica alla vigilia, e di appena 4") risultava disperso, e gli inseguitori della generale erano comunque tutti abbondantemente alle spalle.

Ventoso ha avuto modo di aggiudicarsi lo sprint per il terzo posto, anticipando Marcato (si rivede il lottatore della Vacansoleil), Nuyens (che da queste parti ha lasciato notevoli ricordi), Ulissi (anche per lui un'ottima prestazione principalmente in prospettiva), Gallopin e Contador, tutti cronometrati a 6" da Ballan. In classifica Boom ha chiuso con 26" su Chavanel, 40" su Tuft, 49" su Terpstra, 55" su Contador e Durbridge, 58" su Castroviejo. Ma poi per Tuft la tappa non è finita al traguardo, visto che successivamente è stato penalizzato di 20" per rifornimento irregolare negli ultimi 20 km, precipitando così dal terzo al settimo posto, a 1' da Boom, e lasciando a Terpstra il gradino più basso del podio.

La parentesi nordica d'agosto si conclude così, già da dopodomani scenderemo a climi molto più calienti, con la Clásica de San Sebastián, vero e proprio antipasto della Vuelta a España che partirà sabato 18.

Marco Grassi

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