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G.P. Camaiore 2012: E se Chavesse preso gusto? - Il colombiano su Chernetskiy e Pellizotti

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Johan Esteban Chaves Rubio sul podio del GP Camaiore, tra Ilya Chernetskiy e Franco Pelizotti © BettiniphotoNei suoi 64 anni di storia, interrotta solo nel 1978, il Gp Camaiore si è guadagnato la fama di corsa livellatrice: anche se spesso e volentieri la partecipazione è stata limitata a corridori dell'orbita italiana, Camaiore vede nel suo albo d'oro gente come Nencini, Merckx, De Vlaeminck, Moser, Bitossi, Saronni, Argentin, Rolf Sorensen, Ballerini, Tafi, Bartoli, Rebellin, Nibali. Corridori diversi nell'albo d'oro e nelle attitudini, ma accomunati da una capacità: non deludere quando cerchiano un obiettivo. E per far ciò ci vogliono sia testa che gambe, freddezza insomma: una dote che il Monte Pitoro ha dimostrato di poter selezionare negli anni, ultimo prescelto quel Maxim Iglinskiy che tra lo stupore generale conquistò il primo successo tra i professionisti in maglia Domina Vacanze, nel lontano 2005. Passano sette anni e quella che poteva passare tranquillamente per una meteora, all'epoca, sorprende Nibali alla Liegi-Bastogne-Liegi.

Un destino parallelo potrebbe avere Johan Esteban Chaves Rubio, colombiano della Coldeportes di Claudio Corti di classe 1990, vincitore quest'oggi. Non è il primo vincitore colombiano a Camaiore: nel lontano 1973 Martin Emilio "Cochise" Rodriguez, uno dei pionieri del ciclismo colombiano in Europa, riuscì a battere Zilioli e Swerts. E non è una sorpresa, a differenza di Iglinskiy: è l'ultimo vincitore del Tour de l'Avenir e il suo buono stato di forma è testimoniato dal successo a Lagunas de la Neila nella Vuelta Burgos, con annesso podio finale. Tuttavia, oggi ci ha dimostrato di non essere solo uno scalatore, battendo in uno sprint a cinque il russo Sergey Chernetskiy ed il campione nazionale Franco Pellizotti, oltre a Emanuele Sella e Domenico Pozzovivo. 

La corsa è stata molto vivace e sempre animata, sin dal primo dei 7 passaggi sul Monte Pitoro: prima, 40 km di piano nei quali l'organizzazione ha pensato di inserire 3 traguardi volanti in un circuito intitolato alla memoria di Fabio Casartelli: il premio dei traguardi volanti è andato a Pierpaolo De Negri (Farnese). Sul primo passaggio del monte Pitoro, Cristiano Salerno (Liquigas) accende le micce e scollina per primo, portando via un gruppetto di 10 unità.

Dopo il primo passaggio sull'arrivo, a questo gruppetto se ne aggregano altri 2 di simil numero, formando un bel gruppone di 34 unità. E non è gente da poco, presente: L'Acqua & Sapone ha Betancur, presente già nel primo plotoncino, e Di Luca, mentre Farnese e Androni hanno dentro mezza squadra, di cui Rabottini e Felline rappresentano gli uomini più interessanti.

A parte l'Amore & Vita, tutte e 12 le squadre in corsa sono rappresentate: l'azione potrebbe essere già quella decisiva e così pare, quando prima del secondo scollinamento del Pitoro il gruppo ha un ritardo di 2'15". Tuttavia l'Androni, nonostante la vantaggiosa presenza di 6 atleti davanti, non ci sta e decide di tirare per portar dentro anche Pellizotti, facendo staccare Ermeti e Tomas Gil allo scopo. Il forcing funziona e vale il rientro sul gruppetto del campione italiano con un'altra ventina di atleti, portando così una cinquantina di uomini a giocarsi il successo finale. 

La parte centrale della corsa è dominata da Matteo Rabottini, primo ad andarsene, sul terzo scollinamento, in seguito al ricompattamento in testa. In discesa l'abruzzese incrementa e arriva a guadagnare fino a 1'40". Un tentativo bello quanto velleitario, che alla fine gli varrà solo la classifica dei Gpm: dopo due giri i Colnago decidono che la maglia azzurra dell'ultimo Giro d'Italia va ripresa e si mettono a tirare, riassorbendo il Farnese solitario alla vigilia del quinto scollinamento. 

Da qui fino all'ultimo scollinamento è un susseguirsi di scatti e attacchi che non producono azioni durature: è veramente scatenato Emanuele Sella, quasi sempre protagonista di questi tentativi. Non pago, Sella tira il collo al gruppo sull'ultimo passaggio, propiziando lo scatto decisivo di Pellizotti: subito a ruota si porta Chaves, poi si riportano anche Pozzovivo, Chernetskiy e lo stesso Sella, mentre  Di Luca resta indietro a inseguire con un altro drappello che mantiene, fino all'arrivo, un mezzo minuto di distacco. 

Nessuno dei cinque uomini di testa tenta nulla fino allo sprint, dove domina l'incertezza vista l'assenza di un favorito: riesce ad imporsi il colombiano sul russo, altro giovane della stessa età e molto interessante, che corre nell'Itera, vivaio della Katusha, ed è reduce da altri piazzamenti importanti: secondo posto sia al Giro della Valle d'Aosta, con relativa vittoria della cronoscalata finale, che alla Ronde de l'Isard, persa all'ultima tappa dal temibile stagista Europcar Lecusiner. Tuttavia, come tutti i corridori est-europei della sua età, difficile dire dove potrà arrivare.

Il ciclismo italiano esce sconfitto e deve accontentarsi del terzo posto del suo portabandiera, Franco Pellizotti, davanti a Pozzovivo e Sella, mentre Di Luca regola con un sesto posto la volata dei battuti a 24", su Kocjan, Rybakov, Rubiano ed un buon Davide Mucelli, al primo piazzamento tra i dieci da professionista. 

Camaiore apre una serie di corse che aiuteranno il nostro CT Bettini a trovare qualche spunto per Valkenburg, benchè il livello delle nostre corse sia sempre in calo (oggi 111 partenti e la Liquigas era l'unica World Tour). Il prossimo appuntamento sarà col Trittico Lombardo, a partire dal 16 agosto, con la Coppa Bernocchi. Già, la Bernocchi: quest'anno si inverte con la Tre Valli Varesine, che cade di domenica costringendo la Liquigas a rinunciare, per la concomitanza con la Vattenfall Cyclassics ad Amburgo.

Nicola Stufano

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