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Tour de France 2012: Rockin', Rollin', Wiggin' - Bradley completa l'opera: vince a Chartres davanti a Froome, il Tour è suo. Podio Nibali

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La giusta esultanza di Bradley Wiggins alla fine della crono di Chartres da lui vinta insieme al Tour 2012 © Bettiniphoto

Il sigillo che ancora mancava è arrivato oggi, a Chartres, nella cronometro che ha idealmente chiuso il Tour de France 2012. Bradley Wiggins, maglia gialla che fin qui aveva vinto solo una tappa, guarda caso la cronometro di Besançon 10 giorni fa, sentiva di dover offrire ancora un saggio di sé, prima della conclusione ufficiale della Grande Boucle.

Lo sentiva perché sulle grandi montagne, racchiuse tra le due lunghe prove contro il tempo, le cose non erano andate come lui aveva probabilmente sperato. Forte sì, fortissimo (diversamente come si fa a difendere una maglia gialla?), ma non «il più forte». Potenzialmente staccato in ben due occasioni, a La Toussuire e a Peyragudes, dal suo compagno Froome, partito per fare il gregario e finito con l'essere il principale antagonista di Bradley.

Antagonista si fa per dire, visto che reale contesa tra i due non c'è stata, ma è stata più che altro immaginata, nei pochi istanti in cui il 27enne venuto dal Kenya ha staccato di pochi metri il capitano, per poi fermarsi e attenderlo (in maniera tranquilla sulle Alpi, con plateali gesti di insofferenza sui Pirenei).

Se Froome non avesse perso un minuto e mezzo per una foratura, s'è detto; oppure se Froome fosse stato lasciato libero di fare la sua corsa dalla Sky; o ancora, se Froome fosse stato direttamente in un'altra squadra...

S'è detto tanto, ricamando sulla superiorità di Chris in salita su Wiggo, ma l'ultima parola l'ha voluta mettere proprio il basettone in giallo, oggi.

Wiggins l'ha proprio dominata, questa cronometro, in testa nettamente sin dal primo intertempo, ha messo 1'16" tra sé e Froome (strepitoso secondo), lasciando il terzo di giornata (Luis León Sánchez, partito molto prima dei due Sky e rimasto a lungo seduto sulla sedia del vincitore provvisorio) a 1'50". In totale, in classifica Wiggo ha costruito 3'21" di vantaggio su Froomy: togliamo il minuto e mezzo della foratura, restano quasi 2' che il luogotenente avrebbe dovuto rifilare al capitano sulle montagne: ci sarebbe riuscito? Tanti dubbi.

L'Italia è a sua volta presente, visto che Vincenzo Nibali ha discretamente difeso il terzo posto nella generale, ma del resto non aveva vicinissimi avversari che potessero impensierirlo. Il siciliano, 16esimo nella crono a 3'38" da Wiggins (meglio di lui Oss, 14esimo di tappa), chiuderà sul podio il Tour, a 6'19" dal primo e con quasi 4' sul quarto: la prestazione più rilevante di Vincenzo in un grande giro, probabilmente.

Per il resto, restavano aperte alcune questioni minori di classifica: Van Garderen, partito forte nella crono ma scemato alla distanza, ha fallito l'assalto al quarto posto, restando a 49" da Van den Broeck, ma confermandosi brillante maglia bianca (con 6'13" sul secondo, Pinot, e oltre un'ora sul terzo, Kruijswijk). Evans, che ha vissuto un'ultima fase di Tour davvero critica, ha perso anche il sesto posto, sopravanzato di appena 8" da Zubeldia nella generale; non ha invece centrato l'obiettivo top ten l'altro RadioShack, Andreas Klöden, che ha scalzato Roche dall'undicesimo posto ma si è fermato a 37" da Pinot.

Il decimo posto di quest'ultimo, alle spalle di Brajkovic, è probabilmente il risultato più rilevante della giornata, almeno in prospettiva: chi temeva che il giovanissimo atleta della FDJ, ottimo scalatore, potesse andare alla deriva contro il tempo, si è dovuto ricredere: non solo Pinot si è difeso egregiamente (pur pagando 5'31" a Wiggins), ma ha anche fatto meglio (di 43") dell'altro amatissimo galletto Pierre Rolland, che non si è fatto soffiare l'ottava posizione finale: una coppia di corridori che vanno forte in salita e che potrebbe essere la garanzia di edizioni del Tour de France disegnate con più montagne e meno cronometro (non sarebbe strano che ASO si dimostrasse sensibile alle esigenze dei campioni di casa).

Domani il gran finale a Parigi è quello con la classica passerella dei Campi Elisi: al netto di qualche colpo di mano (Vinokourov sarà all'ultima tappa in carriera al Tour) dovrebbe essere epilogo allo sprint: Cavendish contro Sagan e Greipel, una sfida che tra sette esatti potrebbe significare medaglia d'oro alle Olimpiadi.

Marco Grassi

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