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Giro della Valle d'Aosta 2012: Welcome to the Jungels! - Impresa del lussemburghese nel tappone. Aru mantiene la maglia

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L'arrivo solitario di Bob Jungels ad Antey Saint André © Giro della Valle d'Aosta

La tappa più lunga (166 chilometri) del Giro della Valle d'Aosta, infarcita da ben quattro ascese, non poteva scivolar via banalmente, senza che venissero a mancare emozioni e gesti atletici importanti. La scena odierna però, pur se tra gli uomini di classifica qualche schermaglia si è avuta, se l'è presa tutta Bob Jungels. Venti anni ancora da compiere, nuovo talento del ciclismo lussemburghese e non solo, di fatto già professionista in quanto militante nella Leopard Trek e fari su di lui puntati fin dalle categorie giovanili, dove tra le altre cose un mondiale a cronometro (tra gli juniores in quel di Offida) è riuscito a farlo suo.

Proprio il cronometro finora gli aveva regalato l'unica soddisfazione di questo Valle d'Aosta, con la piazza d'onore nello spettacolare prologo al Forte di Bard, battuto solamente da Dall'Oste. Poi, tanta fatica sulle dure pendenze alpine con conseguente uscita di classifica (oltre 32 minuti il suo ritardo da Aru alla partenza questa mattina). Un segno bello, tangibile, che strada facendo poteva sconfinare nello stupendo qualora avesse avuto buon gioco, bisognava lasciarlo e così il lussemburghese ha timbrato quella che potrebbe restare come l'impresa più bella di questa edizione: un'azione iniziata a circa 120 chilometri dall'arrivo, in compagnia di un folto gruppo di contrattaccanti, poi lungo le rampe del Col St.Pantaleon, seconda asperità di giornata, saluti a tutti e via, proprio come in una cronometro, lottando contro il tempo, contro il gruppo che prima o poi si sarebbe svegliato, contro se stessi per testare ulteriormente un motore che già era sembrato eccellente finora e i cui limiti forse sono ancora ignoti. Si perchè a Jungels al momento nessuna strada pare esser preclusa, viste le ottime doti sul passo (campione nazionale a cronometro), la capacità di essere competitivo nelle corse di un giorno (quest'anno ha primeggiato nella Parigi-Roubaix Espoirs) e di far bene anche nelle gare a tappe (vittorie nella Fleche du Sud o nel Triptygue des Monts et Chateau e il secondo posto nel Giro del Friuli-Venezia Giulia). Il futuro può essere suo quindi e la prova odierna può essere vista come un ulteriore viatico per capire quale strada intraprendere lì nel ciclismo che conta, dove in questa stagione intanto si accumulano esperienze che tornano sempre utili. E chissà che un giorno non ci troveremo a sorridere ripensando a quando Jungels arrivò ultimo al Trofeo Laigueglia, nel giorno in cui Moreno Moser dava spettacolo conquistando la prima vittoria da professionista. Giornata soddisfacente alla fine anche per Aru, che mantiene invariate le distanze dai principali antagonisti in classifica generale e mette così un altro bel mattoncino sulla costruzione della riconferma.

Si parte da Antey Saint André, consapevoli di doverci tornare al termine di un'impegnativa cavalcata e, dopo i primi tentativi di avanscoperta e lo sprint intermedio di Gressan vinto da Grosu (che vincendo anche il secondo traguardo di Fenis ha messo ormai una seria ipoteca sulla leadership), la situazione in testa si fa via via più interessante mentre si inizia a salire verso Les Fleurs, dopo una serie di scatti che aveva contribuito a frazionare il plotone: al comando infatti si trovano in ben trentadue, tra cui il già citato Grosu, il bielorusso Bazhkou, il lussemburghese Jungels assieme al compagno di squadra Alafaci, Scartezzini, Fedi (assieme a Merolese, entrambi dell'Hopplà), i francesi Turgis e Lavieu, il belga Bekaert, Marcolin, Toniatti e Tonin (trio Zalf), l'australiano Morton ed il duo Colpack costituito Orrico e soprattutto Masnada, il meglio posizionato in classifica con un distacco di 5'15" da Aru. Lungo l'ascesa il folto drappello si fraziona e la ventina di atleti che guida la corsa guadagna via via sul gruppo, fino a raggiungere i 4'10" in vetta al Gpm (vinto da Bazhkou). Mentre ci si approssima al St. Pantaleon la situazione in gruppo è inquieta, con alcuni contrattaccanti che escono nel tentativo di riaccodarsi ai battistrada ma senza sucesso; poi, superata una manciata di chilometri della seconda ascesa di giornata (17 chilometri con una pendenza media prossima al 7%), Jungels decide di iniziare il suo show lasciando la compagnia del drappello ed involandosi verso la vetta. I primi a cercare d'inseguire il giovane talento della Leopard sono Bazhkou e Morton ma, col passare dei chilometri, il loro distacco aumenta sensibilmente: il bielorusso della Palazzago scollina con 2'04", l'australiano, in compagnia di Lavieu e Bekaert a 2'15", più indietro (a 3'16") passano Masnada, Fedi, Scartezzini, Huffman, Mentjes e Ishanov. In questo momento il giovane della Colpack può gestire circa un minuto di vantaggio nei confronti del gruppo dei migliori, ridotto ad una decina di unità (presenti anche Foliforov, Wilson, Anaya, Domont, Lutsenko e Semyonov oltre agli altri componenti della top-ten, fatta eccezione per il belga Smeyers, ritiratosi lungo il percorso), che transita con 4'15".

Nella discesa e nel successivo falsopiano che precede l'ascesa al Champremier il vantaggio di Jungels sale a 2'30" su Morton, Bekaert e Lavieu mentre tra gli inseguitori non figura più Stanislau Bazhkou, che si fa riassorbire del gruppo di Aru per poter dare così una mano al leader della generale, il cui distacco supera i 4 minuti e mezzo. In mezzo agli inseguitori e al gruppo maglia gialla resta sempre il drappello comprendente Masnada, con un ritardo di oltre tre minuti e mezzo. L'atleta del team orobico viene riassorbito dal plotone sulle prime rampe del Champremier, dove intanto Jungels incrementa ulteriormente il suo vantaggio sul terzetto inseguitore, portandolo oltre i 3 minuti; nel mentre in gruppo si inizia a fare ulteriormente sul serio e, una volta riassorbiti Fedi e Scartezzini, la bagarre inizia a scatenarsi, prima con Manfredi supportato da Bongiorno e poi con lo stesso Aru che si ritrova in testa in compagnia di Zilioli, del russo Chernetskiy e di Penasa, che guadagna alcuni secondi sugli altri. Jungels intanto non perde un colpo e fa sua anche il terzo Gpm, transitando con ben 4'10" sull'australiano Morton che generosamente continua nel suo inseguimento solitario e 5 minuti su Aru, Manfredi, Penasa, Zilioli, Chernetskiy che nel frattempo avevano raggiunto Bekaert e Lavieu.

La discesa dal Champremier e i successivi chilometri che precedono l'ascesa finale che riporta il gruppo ad Antey Saint Andrè esaltano ulteriormente l'azione in testa di Jungels che porta il suo vantaggio prima a 4 e poi a 5 minuti nei confronti di Morton mentre il gruppo-Aru scivola oltre i sei minuti. Appare ormai chiaro che riprendere il lussemburghese sia pressochè impossibile ed intanto, quando l'ultima salita di giornata è già iniziata, sono Masnada (ancora all'attacco, ottima tappa davvero per il primo anno della Colpack) ed il russo Chernetskiy i primi a muoversi nel gruppo dei migliori. L'azione del duo è notevole e per un po' frutta ad entrambi anche un bel vantaggio (il drappello comprendente Aru, Manfredi e Penasa accusa infatti un distacco di circa 8 minuti, perdendone quindi all'incirca due da Masnada e Cernetskiy), che consente loro di avvicinarsi anche a Morton, ormai rimasto a bagnomaria tra Jungels e gli inseguitori. Il lussemburghese non conosce alcun tipo di cedimento e giunge così sul traguardo a braccia alzate tra i meritati applausi del pubblico, dopo una fatica durata oltre cento chilometri. Morton riesce a conservare la piazza d'onore giungendo dopo ben 5'48" mentre il podio di giornata è completato da Chernetskiy, terzo a 6'05". Quarto posto per un bravissimo Masnada, che ha ceduto qualcosa nei chilometri finali ma ha comunque coronato la sua bella prestazione giungendo a 6'27". A 6'54" è invece giunto il gruppo del leader Fabio Aru, regolato allo sprint da Formolo per la quinta posizione, davanti a Penasa, Zilioli, Manfredi e lo stesso Aru. Ancor più staccato il decimo classificato di giornata, ovvero lo statunitense Wilson, che ha accusato un ritardo di ben 10'29".

Classifica invariata per quel che concerne le prime cinque posizioni, con Aru sempre al comando con 1'44" su Manfredi, 2'43" su Penasa, 3'13" su Zilioli e 3'15" su Formolo. Il russo Chernetskiy sale in sesta posizione a 3'59", davanti a Masnada (7° a 4'49") e a Lachlan Morton, che grazie alla fuga odierna risale in ottava posizione con un distacco di 7'21". La presenza in nona posizione del britannico Edmondson (10'54" il suo distacco nella generale) consente alla Colpack di conservare tre propri atleti in top-ten mentre il campione italiano Bongiorno, che ha corso in appoggio a Manfredi giungendo poi al traguardo con un ritardo di circa 19 minuti, scivola in decima posizione a 16'04".

Domani ancora una tappa mossa che prenderà il via da Aigle (sede dell'UCI) in Svizzera e si concluderà in Francia a Châtel attraverso le ascese al Pas de Morgins, Col de la Joux Verte ed il Col du Corbier. Sarà l'ultima occasione per provare a sferrare attacchi alla leadership di Aru che pare ancora ben salda, considerando anche la cronoscalata conclusiva che favorirà indubbiamente l'atleta sardo rispetto ai suoi contendenti.

Vivian Ghianni

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