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Tour de France 2012: Segnali da Basso, débâcle per Evans - Cadel abdica, Ivan è atteso anche domani

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Cadel Evans arriva a Bagnères-de-Luchon scortato dai compagni. Per lui le ambizioni gialle finiscono qui © Bettiniphoto18 Luglio 2012: si chiude l'era Evans al Tour de France. Un regno, quello dell'australiano, durato nemmeno un anno. A voler essere proprio pignoli o cattivi con il buon Cadel, appena 2 giorni; gli ultimi 2 dello scorso anno, visto che solo al termine della crono di Grenoble e sugli Champs-Élysées abbiamo visto il canguro in giallo e che quest'anno già dal prologo il Tour ha preso la strada della Gran Bretagna che è completamente opposta a quella che porta in Australia.

Accanirsi contro il capitano della BMC sarebbe ingeneroso e ingiusto visto che stiamo parlando di uno dei migliori interpreti in assoluto dei GT del nuovo millennio, però il tempo passa per tutti e probabilmente con oggi la sua carriera ha intrapreso decisamente la fase calante. Vederlo cosi indietro è una sorpresa, anche se i segnali durante tutto l'arco di questo 2012 non è che portassero a pensare ad un suo bis al Tour, però vederlo ormai fuori dal podio e addirittura dietro al suo compagno di squadra Tejay Van Garderen, beh, questo era francamente difficile da prevedere.

Nel corso della sua carriera ha vissuto tante giornate no ma stavolta è diverso, probabilmente è la fine della sua carriera intesa come papabile vincitore della corsa più importante al mondo. Da sempre considerato un perdente di successo ha cominciato a togliersi quest'etichetta di dosso a Mendrisio 2009, per poi affrancarsene definitivamente a Parigi lo scorso anno. Un successo quello dello scorso anno che a dispetto dei 34 anni suonati faceva presagire ad almeno un altro paio di stagioni ad alto livello ed invece cosi non è stato.

Confrontando le ultime stagioni si vede chiaramente la differenza di rendimento alla Tirreno lo scorso anno aveva messo tutti in fila mentre quest'anno non ha offerto nessuna prestazione degna di nota con l'8° posto a Chieti come miglior risultato. Stessa cosa al Romandia dove è passato dal successo del 2011 ad una prestazione anonima con un altro 8° posto, stavolta nella tappa di Sion.

Le cose sembravano stessero tornando alla normalità quando al Delfinato dopo il 2° posto dello scorso anno aveva chiuso 3° vincendo una tappa ed insidiando in più di un occasione Wiggins, anche se le note dolenti erano arrivate a cronometro dove aveva perso tanto dal britannico ma da più parti si ipotizzava ad una sorta di nascondino. Una volta arrivati al Tour per tutti è stato subito tempo di gettare via la maschera col prologo di Liegi dove non si potevano regalare secondi a nessuno ed il Tour di Cadel pareva avviarsi verso la buona strada con il podio come obiettivo quasi scontato. Nelle prime tappe è sempre lì davanti, attento, non prende rischi, mette la squadra davanti nei finali per evitare problemi.

Insomma corre da padrone anche se quello vero è Wiggins. Un modo di correre molto simile a quello di Basso all’ultimo Giro almeno nelle tappe senza salite ma che proprio come con il varesino è risultato vano nel momento di fare sul serio. Le analogie col Basso dell’ultimo Giro ma anche dell’ultimo tour non si fermano certo qui. I due che tendono a finire i loro GT in crescendo sono invece accomunati da una partenza quasi sprint per i loro canoni ed un finale in affanno.

Cadel nelle prime tappe di montagna c'è e a La Planche des Belles Filles cosi come a Porrentruy è secondo, alle spalle di Froome e Pinot. Due secondi posti diversi tra loro con il primo che aveva lasciato un po' di amaro in bocca perché era stato il più deciso nel cercare la vittoria ma Froome aveva mostrato una marcia in più. Nonostante l'amarezza erano arrivati segnali positivi pensando alla sua solita crescita durante le 3 settimane ed invece questa è rimasta solo un'illusione, che ha cominciato a svanire nella crono in cui ha pagato quasi 2' a Wiggins, eppure era ancora lì a giocarsi il Tour visto il finale in crescendo.

Con l'inizio delle Alpi chi si aspettava un Evans alleato di Nibali ha dovuto ricredersi, nella tappa di La Toussuire il primo cedimento, resosi conto di non essere al top lancia all'attacco Van Garderen e dopo qualche km, quando all’arrivo ne mancano 65 esce dal gruppo. La sua azione è brutta da vedere ed infatti fatica a tenere la ruota del suo delfino. Tutti i limiti della sua condizione (o dell'età che avanza) comincia a sentirli salendo verso La Toussuire quando a 6 km dall'arrivo sotto i colpi di Nibali perde contatto e paga circa 1'30" ai rivali per il podio.

Trattandosi di Evans si pensa ad una giornata no, invece non sarà cosi, con una reazione d'orgoglio nella tappa di Cap d'Agde prova ad inventarsi qualcosa su quel muro ad una ventina di km dall’arrivo ma è impossibile fare la differenza in una tappa del genere. Col podio sempre lì a vista arriviamo alla tappa di oggi dove cede sulla penultima salita di giornata il Col d'Aspin sotto il ritmo imposto da Ivan Basso, si stacca soffre, fatica a tenere la ruota del suo gregario Moinard ma rientra al termine della discesa scortato da un buon numero di compagni. Purtroppo per lui c’è da scalare ancora il Peyresourde è qui gli si spegne definitivamente la luce. Al traguardo paga quasi 5' a Nibali, Wiggins e Froome e più che la fine del Tour e la fine della sua era.

Sull'ultima salita ha faticato a tenere il ritmo di Moinard e corridori come Grivko o che erano in fuga come Valls e Hoogerland sono stati senza fatica alla sua ruota, decisamente una scena triste per un campione come lui e per i suoi tifosi. Curioso che proprio nella giornata in cui l’allievo prediletto del Dottor Sassi passi il testimone proprio nella corsa che più ama, un altro suo allievo Ivan Basso regali segni di risveglio. Dopo il deludente Giro il varesino è venuto qui per aiutare Nibali ma fino ad oggi senza paura d’essere smentiti possiamo dire che il suo apporto era stato pari allo 0 o quasi.

Invece oggi ha messo il gruppo in fila sull'Aspin e col suo ritmo ha fatto male a tanti corridori a cominciare proprio da Cadel, la stessa cosa si è ripetuta sul Peyresourde dove ha dato alla causa d Nibali tutto se stesso per poi arrivare con calma in cima. Insomma nel podio di Nibali comincia ad esserci anche lo zampino di Ivan, meglio tardi che mai e domani è chiamato alla replica.

Vincenzo Piccirillo

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