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Tour de France 2012: Rolland e Pinot, Francia al top - Tanti talenti al di là delle Alpi

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Pierre Rolland felice per l'impresa di La Toussuire © Bettiniphoto

Quello francese resta uno dei movimenti ciclistici più importanti anche se ormai ha solo 2 squadre nel circuito World Tour e che i risultati nelle corse più importanti, classiche o GT che siano manchino da anni. Per restare ai GT se si esclude il podio a tavolino di John Gadret al Giro 2011, in seguito alla squalifica di Contador, è dal 1997 che un francese non chiude una corsa di 3 settimane sul podio, l'ultimo a riuscirci fu Richard Virenque, che chiuse quel Tour tra Ullrich e Pantani, mentre per trovare una vittoria bisogna risalire al 1995 con il successo di Jalabert alla Vuelta, inutile girarci intorno se il nostro movimento è in crisi quello francese lo è molto di più.

A vedere i risultati nelle grandi corse sembrerebbe di sì ma se analizziamo le cose con un occhio meno superficiale ci accorgiamo che cosi non è, il ciclismo francese è ormai alla fine del suo ricambio generazionale ed ha una nidiata di possibili campioni che nel giro di pochi è destinato a regalare all’intero movimento grosse soddisfazioni ed il Tour ci ha già dato qualche esempio.

Da sempre è il Tour, per l’intero movimento l'appuntamento clou e far bene qui equivale ad un'assicurazione sul futuro, normale dunque vedere le formazioni francesi dare il meglio di se in queste 3 settimane di corse. Le squadre francesi in gara sono 5 ma non tutte si stanno distinguendo per la qualità delle loro prestazioni, sono solo 2 le formazioni che possono ritenersi pienamente soddisfatte la Europcar e la FDJ, mentre per AG2R, Cofidis e Saur il piatto al momento piange. Più che le squadre però ci sono alcuni corridori che hanno fato uno svolta positiva al Tour per i colori francesi, il primo è il più giovane del gruppo Thibaut Pinot che domenica si è inventato un successo che già da solo vale una carriera. In fuga fin dal mattino ha mostrato una classe ed un esperienza che da un ragazzo del 1990 non ti aspetti, a meno che sempre questo ragazzo non abbia i crismi del predestinato e Thibaut sembra averli tutti, al suo primo Tour ha vinto una tappa dopo una lunga fuga e con gli ultimi km con il gruppetto dei big ad inseguirlo da vicino. Un successo impreziosito anche da un altro fattore, il giorno prima si era arrivati a La Planche des Belles Filles, praticamente casa sua ed era uno dei più attesi ma non riuscì ad andare oltre il 15° posto, un corridore normale si sarebbe potuto abbattere ma non lui, insomma quella di Porrentruy è una vittoria di gambe ma anche di testa.

Direte una vittoria di tappa ci può anche stare e va bene, ma quello che ha fatto negli ultimi 2 giorni sulle alpi ci dice che questo ragazzo qui oltre a giocarsi quest'anno la maglia bianca tra qualche anno si giocherà quella gialla, sia ieri che oggi ha regolato il gruppetto dei migliori e lo ha fatto sempre dopo aver tentato qualche attacco, insomma non stando sulle ruote. Questo tour non sta facendo altro che confermare anche tra i professionisti la sua innata classe.

Se la Francia aspettava un predestinato per le corse a tappe sembra proprio averlo trovato. L'altra impresa francese è firmata Pierre Rolland e qui non siamo difronte ad una novità bensì ad una grande conferma. Il ragazzo lo scorso anno dopo essersi sacrificato per Voeckler per tutto il Tour ha portato a casa la maglia bianca e la tappa dell’Alpe D'Huez. Quest'anno con tanta pressione sulle spalle ha vissuto una stagione difficile con qualche problema fisico di troppo ed è arrivato al Tour con qualche punto interrogativo sulla sua condizione, l'inizio è stato tutt'altro che incoraggiante complici anche lo voci su un'inchiesta antidoping riguardante la Europcar.

L'inizio è stato tutt'altro che esaltante ma non appena la strada è cominciata a salire ecco che come per incanto sembra essere tornati al Luglio 2011, con Pierre pronto a spiccare il volo ieri aveva salutato i big sull'ultima salita ed era arrivato al traguardo con una trentina di secondi di vantaggio e oggi ha inseguito la fuga e scortato prima da Malcarne poi da un'eccezionale Kern è andato a centrare un altro grande successo da aggiungere alla sua collezione che nei prossimi anni promette di riempirsi di altre perle simili.

A sorprendere (mica tanto) non è la vittoria ma la tenuta in una tappa affrontata ad alto ritmo dal primo all'ultimo km, sulla salita finale dai big ha perso veramente poco considerato il contesto in cui si era. Se Pinot è il futuro, lui è il presente ed è destinato a battersi con Pinot per qualcosa d'importante visto che stiamo parlando di un ragazzo del 1986. Di solito il dolce lo si riserva per il finale ed invece stavolta chiudiamo con l'antipatico Thomas Voeckler.

È lui il terzo corridore francese ad aver alzato le braccia al cielo in questo Tour ma a differenza degli altri due non è il nuovo che avanza ma il vecchio che resiste. Classe 1979 è reduce dalla miglior stagione della sua carriera, con un Tour chiuso al quarto posto e dopo aver sognato in giallo per 10 giorni. Per lui dopo la gloria di quei giorni non dev'essere stato facile tornare ad essere il solito corridore da fughe o poco più, anche considerando che dopo quanto mostrato lo scorso anno col cavolo che gli avrebbero permesso di prendere minuti in fuga.

Se ci aggiungiamo i problemi fisici dell'ultimo periodo ecco che c'erano tutti gli ingredienti per pensare ad Voeckler al tramonto della sua carriera. Invece lo smorfioso T-Blanc dopo 10 giorni anonimi di corsa nella prima tappa alpina ha centrato al fuga giusta e pur non essendo il più forte, ma il più scaltro e generoso si, è andato a battere tutti e a conquistare a Bellegarde-sur-Valserine quello che è appena il suo secondo successo di tappa al Tour.

Oggi ha perso la maglia a pois e probabilmente non ha la condizione per cercare di conquistarla e difenderla fino a Parigi ma possiamo stare certi che nei prossimi giorni lo rivedremo tante e tante volte all'attacco. I tifosi francesi in attesa di togliersi altre soddisfazioni ringraziano questi 3 ragazzi e guardano al futuro con più ottimismo.

Vincenzo Piccirillo

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