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Tour de France 2012: T-Blanc, c'è sempre una fuga - Voeckler batte Scarponi. Sky in controllo, Nibali ci prova invano

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Thomas Voeckler vince e manda baci, Michele Scarponi ripensa all'occasione sfumata © Bettiniphoto

Partire all'attacco da lontano, in una maxifuga che si muove a 160 km dalla conclusione della prima tappa alpina del Tour de France, partire all'attacco con la speranza di vincere, e vedere che chilometro dopo chilometro questa speranza si fa sempre più tangibile. E però alla fine perdere, battuto da Thomas Voeckler, vecchia volpe del Tour che piazza l'assolo giusto a 800 metri dal traguardo. Di chi parliamo? Di Michele Scarponi.

Partire all'attacco da lontano, su una maxidiscesa (dal Grand Colombier) a 40 km dalla conclusione della frazione, trovare strada facendo un preziosissimo aiuto nel compagno Peter Sagan (che si era staccato dalla fuga), guadagnare quasi un minuto sulla maglia gialla Wiggins, sentire che l'impresa è davvero possibile, ma poi perdere Sagan sul Col de Richemond, e perdere conseguentemente terreno rispetto al gruppo dei migliori tirato dalla solita inesorabile Sky (con Porte), e perdere brillantezza e perdere convinzione. Per essere ripreso a 23 km dal traguardo. Di chi parliamo? Di Vincenzo Nibali.

Quanto scritto fin qui basta per capire che la decima frazione del Tour, da Mâcon a Bellegarde-sur-Valserine, ha visto gli italiani nei panni di protagonisti, per quanto sfortunati (o "irrealizzati", se preferiamo). Scarponi è entrato nella fuga di 25 uomini che ha preso corpo dopo 33 km sullo slancio di una primigenia azione a 3 partita al km 3 Sagan, Grivko e Lemoine. Poi quest'ultimo s'è rialzato, e sono subentrati altri 22 uomini: con il marchigiano, anche Millar, Zabriskie, Jeandesboz, Fofonov, Burghardt, Cummings, Egoi Martínez, Popovych, Voigt, Voeckler, Arashiro, Péraud, Horrach, Casar, Hutarovich, Ladagnous, LL Sánchez, Kroon, Mørkøv, Devenyns, Gerrans e Goss.

Tale drappello ha avuto fino a 7' di vantaggio sul gruppo, ha visto Sagan partire lungo e venire beffato da Goss e Hutarovich allo sprint intermedio di Béon (a 64 dall'arrivo) e poi, sul Grand Colombier, si è frantumato sulla maggiore spinta di gente come Scarponi e Péraud. Il migliore in salita è risultato comunque essere il corridore della Lampre, che ha selezionato un quartetto coi soli Voeckler, Devenyns e Sánchez, e con loro si è involato verso l'arrivo di Bellegarde.

Intanto il gruppo procedeva secondo il ritmo imposto da Boasson Hagen e dalla Sky, e solo Van den Broeck ha provato a spezzare la monotonia di quell'incedere (che peraltro, nella sua regolarità, non ha limato dai battistrada altro se non una cinquantina di secondi, dai 6 minuti abbondanti che i fuggitivi avevano ai piedi del Grand Colombier); ma i tre scatti del belga della Lotto non hanno sortito effetti, neanche l'ultimo dei tre, praticamente in cima, operato col supporto di Rolland e Taaramäe (e di Pinot - scattato poco prima e ripreso in discesa).

Sulla discesa, come detto più su, è stata la volta di Nibali. Un primo allungo, guardando dietro di sé se Evans rispondeva alla chiamata. Niente. Un secondo allungo, allora, più convinto, a meno di 35 km dal traguardo. Ai 32 km ecco ripreso Sagan, e quello è stato il momento più bello dell'azione, con lo slovacco che ha dato ottime trenate e non ha mollato nemmeno sul Col de Richemond, almeno non nei primi 3 km di salita. Perso Sagan, Nibali ha continuato con sempre meno verve per altri 4 km, prima di rialzarsi.

Conscio, però, di aver fatto il suo dovere; di aver fatto fuori coi suoi attacchi Rogers, uno dei gregari terribili della Sky (andato lungo su una curva a inizio discesa); e di aver messo un po' di pensieri a Wiggins (che poi ha detto di aver lasciato andare Vincenzo, però intanto il britannico un rischio l'ha corso). In cima al Richemond, poi, Van den Broeck ci ha riprovato, ancora con Rolland, e stavolta l'azione ha avuto successo, coi due che in discesa si sono riportati su un gruppetto di fuggitivi staccati da Scarponi e soci, e hanno salvato oltre mezzo minuto sul gruppo della maglia gialla.

L'attacco di Van den Broeck dà da pensare: in primis, se Nibali avesse atteso il Richemond per muoversi, magari anche lui avrebbe portato a casa quel mezzo minuto. Non vogliamo tarpare le ali alla fantasia e al coraggio del siciliano, quindi per il suo tentativo sprechiamo più di un applauso, in ogni caso; ma il fatto che la Sky abbia sì controllato, ma alla fin fine non abbia chiuso su Van den Broeck e Rolland, ci fa pensare che la possibilità di attaccare Wiggins e compagni non sia solo teorica. La Sky è attaccabile, e non è in grado di andare dietro a tutti: ora che ne hanno conferma, Nibali - ma anche Evans e gli altri che vorranno provarci - hanno l'obbligo di indovinare il momento degli attacchi. Anche se magari (vedi quanto è successo oggi negli ultimi 10 km con la RadioShack) una squadra interessata a difendere un sesto posto darà una mano ai nerazzurri di Gran Bretagna. I quali, passata un'importante tappa di montagna, hanno in ogni caso una difficoltà in meno tra loro e la vittoria del Tour.

Avevamo lasciato in sospeso il racconto del finale tra Scarponi, Sánchez, Voeckler e Devenyns. Intanto c'è da dire che sui 4, a 8 km dal termine, è rientrato un infinito Voigt, che poi ha pure provato a sorprendere gli altri con un subitaneo contropiede. Invece è stato Devenyns, scattato ai 3 km, a dare l'impressione di aver assestato il colpo giusto. Sánchez ha seguito il belga dopo un attimo di titubanza (e dopo un plateale gesto di Voeckler: "o vai tu, o io non ci vado"), Voigt ci ha provato ancora dopo, ma l'ultima rampa di un km verso il traguardo avrebbe rimescolato tutto.

Voeckler, che sembrava quello più stanco, ha ripreso Voigt appena ai piedi della citata rampa, per poi partire in contropiede agli 800 metri, bevendosi d'un sorso Devenyns, letteralmente scoppiato. Sánchez ha dato tutto per riportarsi sotto, ma è a sua volta rimbalzato ai 400 metri, mentre Scarponi, con una bella rimonta, si è avvicinato a T-Blanc quel tanto che è bastato a obbligare l'alsaziano a pedalare fin quasi alla linea d'arrivo.

Primo, comunque con merito, Voeckler, che un paio di settimane fa sembrava più fuori che dentro al Tour, a causa di un problema al ginocchio. Un problema che gli ha impedito di provare a far classifica, ma non di aver pazienza e di aspettare la giornata per una delle sue fughe. Una di quelle fughe felici che si concludono con la vittoria e non solo, visto che il capitano della Europcar ha conquistato pure la maglia di migliore scalatore, e da domani potrà amabilmente pavoneggiarsi tutto avvolto da quei sospirati pois rossi.

In ogni caso Scarponi potrà dire la sua relativamente alla classifica dei Gpm, per il momento si accontenta di essere risalito fino alla quindicesima posizione di una generale che vede sempre Wiggins in giallo con 1'53" su un deludente e rinunciatario Evans, 2'07" sul fido Froome e 2'23" su Nibali. A seguire, ad oltre 3', Menchov e Zubeldia, ad oltre 4' Monfort e Van den Broeck (ottavo a 4'48"). Tutti gli altri, a partire da Roche e dalla maglia bianca Van Garderen che completano la top ten momentanea, possono già dirsi troppo lontani per coltivare sogni di gloria.

Domani si replica sulle Alpi, a La Toussuire c'è un arrivo in quota dopo che in meno di 150 km saranno stati scalati anche Madeleine, Glandon-Croix de Fer e Mollard. Una giornata in cui non si potrà aver paura, anche se le pendenze dell'ascesa finale parrebbero piuttosto adatte al gioco Sky: per questo occorrerà trovare il coraggio di muoversi prima e di tentare di far saltare gli schemi dell'armata di Brailsford.

Marco Grassi

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